Governo, dopo Casellati il mandato a Fico: obiettivo accordo M5s-Pd

Alle 17,00 di ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito all’onorevole Roberto Fico, presidente della Camera dei deputati, il mandato esplorativo per la creazione di un governo con il Partito Democratico. Nell’accettare, il presidente Fico ha dichiarato che prioritari nei suoi sondaggi saranno i programmi.

Quindi un mandato non ampio, come ci si aspettava, ma mirato.

Un mandato a breve scadenza, come è stato anche per la Casellati. Impossibile, nonostante la buona volontà di Salvini, si è rivelato l’accordo che sarebbe logicamente emerso dai risultati elettorali, cioè un governo CDX- M5S. o, al limite, Lega-M5S, impossibile per lo sbarramento di Berlusconi, che ha rifiutato un appoggio esterno di Forza Italia al governo, ma anche per l’impossibilità di Salvini di abbandonare i compagni della Lega in seno alla coalizione.

Già da ieri il presidente Fico ha iniziato le consultazioni

Dieci punti sono fondamentalmente quelli proposti da Di Maio per un accordo ‘alla tedesca’. Bisogna vedere ora la reazione dei Dem di fronte a questa occasione che probabilmente era nelle loro previsioni. Il percorso di Fico non sarà però così agevole. Non tutti, infatti, nel PD, sono d’accordo ad una alleanza con un partito che fino a ieri li ha messi alla berlina, arrivando a dire che avevano ‘le mani sporche di sangue’. Certamente contrari saranno i renziani, che hanno in Senato la loro roccaforte: infatti in Senato i numeri di una maggioranza parlamentare sarebbero risicati. A questa alleanza parteciperebbe, con tutta probabilità, anche Grasso con LEU, il che darebbe qualche numero in più per l’accordo. In caso di fallimento anche di Fico, l’alternativa sarebbe un governo tecnico, il ‘governo del presidente’, certamente auspicato da chi invoca ordini dall’alto dell’UE. Oppure un governo di tregua, con la partecipazione di tutte le forze politiche: una soluzione a scadenza breve, adottata per cambiare, se non altro, la legge elettorale.

Strada in salita, quindi, anche per Fico

Il punto cruciale sarà la discussione sui 10 punti da mettere in atto secondo il calendario di Di Maio, punti che nel tempo hanno subito una modifica rispetto a quelli presentati in programma elettorale. Nessuna influenza, come qualcuno si aspettava, hanno avuto le elezioni in Molise, dove la coalizione di Centrodestra ha rafforzato le sue posizioni, risultando la più votata. M5S al 38% hanno in sostanza confermato le proprie posizioni, mentre non c’è stato l’atteso sfondamento della Lega in seno al CDX.

Roberto Ragone




Governo, Fico prossimo designato per mandato esplorativo

Partiti in attesa delle mosse del Capo dello Stato che, dopo due giorni di riflessione, dovrebbe sciogliere la riserva e, molto probabilmente, conferire un mandato esplorativo al presidente della Camera Roberto Fico. “Sto facendo di tutto per dare un futuro all’Italia”, garantisce Matteo Salvini. Intanto M5S e Lega confermano la vicinanza anche su temi di merito.

Ma di traverso all’intesa resta Silvio Berlusconi che continua a tacciare come “immaturi e arroganti” gli esponenti Cinque Stelle, ribadendo di fidarsi di Salvini. Sulla carta resta – dunque – lo stallo anche se oggi il calendario della crisi prevede una nuova tappa. Il Presidente della Camera, specularmente a quanto è accaduto con Casellati, potrebbe rivolgersi anche al Pd.

Ma, secondo fonti dem, non basterà a “scongelare” i dem il fatto che, come sembra, a ricevere l’incarico questa volta dovrebbe essere il presidente della Camera, considerato l’esponente M5S più in grado di parlare al centrosinistra. “La pregiudiziale – spiegano fonti di maggioranza – è che Di Maio chiuda il forno con la Lega. Se non dichiara chiuso il confronto con la Lega e tergiversa, anche alla luce dei vari ultimatum già scaduti di Di Maio a Salvini il Pd neanche si siederà al tavolo”. Sedersi al tavolo, chiariscono i dem, non vuol dire automaticamente aprire un dialogo per un governo M5S-Pd ma “provare a confrontarsi e vedere che succede, l’esito non lo sappiamo”. Anzi, i renziani continuano a ritenersi alternativi a M5s ma l’avvio di un confronto, nel quale ognuno pone le sue condizioni, è chiaro che potrebbe aprire scenari nuovi e, chissà, ragionano i dem, mutare gli equilibri interni a M5S




L’italietta delle offese (anche agli italiani) di un ex presidente in declino e i capriccetti a 5 stelle

Proprio così. Berlusconi, dopo avere dichiarato che i Cinquestelle sarebbero ‘una massa di disoccupati che non hanno mai fatto nulla nella vita, e che non prenderei neanche a pulire i cessi nelle mie aziende’, si è detto ‘disgustato del voto degli Italiani, che hanno votato malissimo’. Potremmo chiamare queste ultime manifestazioni ‘colpi di coda’, come accade ad un animale in agonia, che si dimena per creare maggior danno possibile a chi l’ha ferito a morte. Certamente non ci si poteva aspettare una tale reazione da parte di un uomo che una volta era un brillante imprenditore, grande mediatore, famoso per mettere tutti d’accordo. Ricordiamo quel sorriso accattivante che incantava le persone.

Berlusconi ha cambiato espressione, non ha più ‘quel’ sorriso, e ciò che gli si legge in viso è tanta rabbia

Certamente uno così dovrebbe tirare i remi in barca e farsi da parte. Nonostante la fedeltà di Salvini, che ha mostrato di seguirlo fino alla fine, è riuscito a litigare anche con lui, quando ha detto di cercare l’appoggio del PD per formare un governo. Secondo lui, il PD sarebbe ‘un partito avanti anni luce rispetto ai Cinquestelle’. Senza ricordare che quelli stessi che lui oggi avrebbe voluto accanto per formare a tutti i costi un governo, fanno parte della combriccola filo-UE che lo ha disarcionato nel 2011. Pace fatta, quindi, con Salvini, e dichiarazioni che rinnegano la sua pretesa intenzione di andare con il PD, pur fresche di stampa. In definitiva, gli Italiani hanno finalmente votato, e se il risultato non è quello che lui avrebbe gradito, il Cavaliere non può dichiararsi disgustato dal loro voto, né dire che hanno ‘votato malissimo’. Questo è offensivo. Forse sarebbe stato più contento se i voti li avessero dati tutti a Forza Italia, un partito ormai vecchio e scaduto come il suo leader, che non presenta nulla di nuovo agli elettori, e che annovera nelle sue schiere elementi che con la giustizia hanno avuto a che fare, i cosiddetti ‘impresentabili’: che poi l’impresentabilità in questi casi è soggettiva, e dipende da chi la decreta o da chi la rifiuta. Le promesse di flat tax, di aumento delle pensioni minime a mille euro e di posti di lavoro, non sono bastate a far conseguire un buon risultato alla compagine in declino. Ormai gli elettori sono vaccinati contro le promesse elettorali, da qualunque parte provengano. Il programma di M5S, o quello della lega, evidentemente sono risultati più appetibili, e più affidabili – fino a prova contraria. Ma questa è la classe politica che abbiamo e ce la dobbiamo tenere.

Il pericolo per l’Italia sarebbe stato un governo Forza Italia-PD

Non Centrodestra-PD, perché Salvini, con coerenza, ha dichiarato che non parteciperebbe ad una soluzione politica con i Dem, e che in questo caso, che don Silvio vada pure da solo. Abituato a comandare, forse B. non si rende conto appieno del peso di ciò che dice: dichiarare che ‘vuole’ fare un governo di Centrodestra è totalmente velleitario, e non tiene conto dei passaggi democratici che contemplano che il presidente Mattarella dica la sua. Speriamo che la ‘pausa di riflessione’ che il Presidente s’è preso gli porti consiglio. Comunque, dopo la frettolosa riconciliazione con Salvini, la situazione, che pareva risolta dopo la sparata di B., si ripresenta come prima. con l’aggravante della sentenza di Palermo sulla trattativa Stato-mafia che coinvolgerebbe anche B. e il suo governo. Di Maio, infatti, gettando benzina su di un fuoco ormai solo brace, ha dichiarato, se ce ne fosse stato bisogno, che questa sentenza ha definitivamente chiuso ogni possibilità di alleanza con FI: dichiarazione decisamente ipocrita, visto che già dall’inizio lui stesso ha negato qualsiasi soluzione del genere. Un Berlusconi ormai patetico nel suo velleitarismo, con il volto segnato da troppe operazioni di lifting. Un Berlusconi tirato in ballo, nel processo relativo alla trattativa Stato-mafia a Palermo, dal P.M. Nino Di Matteo – prontamente smentito e querelato – a proposito della connivenza con la mafia per il presunto tramite di Dell’Utri – il quale ormai probabilmente non uscirà più di galera.

A latere, ci sentiamo di spendere una parola per i servitori dello Stato, condannati a pene pesanti

Non hanno evidentemente agito di propria iniziativa, ma soltanto per obbedire a ordini precisi. I mandanti non appaiono nella sentenza del Tribunale di Palermo: sono tranquillamente a casa loro, con il sedere al caldo. Ma si sa, i militari sono lì per obbedire agli ordini, e per fare da scudo ai potenti, a volte. Dall’altra parte, una parola di elogio merita Salvini. Ripetutamente tacciato di razzismo, non solo nei confronti dei neri ma anche del meridionali, accusato d’essere populista e giustizialista, e chissà di quante altre malefatte – proprio da quella sinistra che B. avrebbe sollecitato per un governo comune, – Matteo Salvini ha conservato la calma e la coerenza, cercando di rendere concreto il risultato elettorale. Allora, chi è che ha più il senso dello Stato, o della democrazia? Certo chi fa i capricci come B. e Di Maio, che non perdono occasione per insultarsi a vicenda, – mentre l’Italia ha bisogno di chi la governi, e non di chi fa i propri interessi alla faccia del popolo, – non è adatto a governare. Di fronte alla sovranità del popolo tutti dovrebbero fare un passo indietro. B. vuole governare a tutti i costi, calpestando quei valori democratici che rimprovera ad altri di non avere, e non trovando di meglio che insultare tutti gli Italiani, che avrebbero ‘votato malissimo’.

Di Maio & Co. s’impuntano come un mulo su di una strada di montagna, a rischio di cadere nel burrone con tutti i bagagli e con il cavaliere

L’unico, che ci sentiamo di assolvere, in questa situazione, è proprio Matteo Salvini. All’orizzonte nuove elezioni, o, peggio, un governo tecnico teleguidato dalla UE, del quale abbiamo già una infelice esperienza nel governo Monti. Non ci resta che sperare nella Lega, non più Lombarda. Se son rose fioriranno, dice il proverbio. Ma che si diano una mossa. Nel frattempo Martina, con il suo solito sorriso sardonico, bagna il pane, contando i giorni del non-governo – quarantotto – e facendo la parte di chi, all’opposizione per dichiarazione autonoma, guarda la barca del nemico affondare, mentre i buoni stanno all’asciutto. E mentre Renzi ogni tanto fa una puntatina in Qatar – con volo dello Stato? – certamente non per compiti istituzionali, ma per gli affari suoi e di Carrai, suo amico. Pare che la piccola ma ricchissima nazione mediorientale abbia già investito più di sei miliardi di dollari in Italia, acquistando fra l’altro alberghi ed edifici storici di prestigio, sponsorizzata da don Matteo. Soldi grossi, insomma, e, come dice il proverbio, chi va al mulino s’infarina. Ma questo riguarda i compiti istituzionali di un senatore PD?

Roberto Ragone




Governo sì, governo no: dalle stelle (cinque) allo stallo

Probabilmente, anzi, certamente, la sconfitta post-elettorale di questo governo era già nelle intenzioni di chi il Rosatellum ha preparato, come un piattino avvelenato, a chi avesse ricevuto più voti del PD a queste elezioni. La realtà è che nessuno ha vinto, ma tutti hanno perso, e questo era ampiamente prevedibile in un paese che si nutre di sondaggi politici e di intenzioni di voto. Dovessimo andare oggi a rivotare, certamente alcune posizioni si radicalizzerebbero, ma non a vantaggio della governabilità. Nel senso che M5S e Lega avrebbero più consensi, a scapito degli altri partiti, ma questo non sarebbe determinante.

Lo scenario è da prima elementare:

Ognuno dice d’aver vinto e di avere il diritto al premierato e alla creazione di un governo. Ma non è così. Certe liti le abbiamo viste da piccoli attorno ad una pista di sabbia, per stabilire chi avesse diritto a vincere tutte le biglie in gioco. Ricordate, quelle belle biglie di vetro che dentro mostravano piccole volute di colori affascinanti? Bene, questa è la lite di oggi, purtroppo. Da una parte Berlusconi, che accusa i Cinque Stelle di porre veti, pone il veto più impegnativo, non volendo rinunciare, se non altro in nome del senso dello Stato e dell’amore per l’Italia sempre proclamato, a partecipare ad un governo che senza di lui si farebbe in un minuto. Dall’altra Di Maio, che, dopo aver fatto tuoni e fulmini da sempre contro il Berlusca, a questo punto proprio non lo può accettare, pena la perdita di metà, almeno, dei suoi consensi. Per terzo, Salvini, che non può accettare l’esclusione politica del Cav, dato che senza Forza Italia la Lega sarebbe soltanto il terzo partito, dopo il PD.

D’altronde Berlusconi sa benissimo che questa è la sua ultima spiaggia:

Rimanere fuori oggi vorrebbe dire rimanere per sempre a margine di qualsiasi governo. Come un grosso avvoltoio, Martina sta sul ramo a guardare, per cibarsi dei resti dei contendenti. E sa, o spera, che alla fine tutti abbiano bisogno di lui. Tutti mostrano – ora – considerazione per la volontà degli Italiani, e sanno che un passo falso li farebbe precipitare nei sondaggi, e questa è la loro reale preoccupazione. Tutti richiamano al senso di responsabilità, ma solo a quello degli altri. Responsabilità – altrui – è la pezza a colore di chi non sa come risolvere una situazione, e cerca di scaricare il barile sulle spalle degli antagonisti. Insomma, dalle Stelle – Cinque – allo Stallo.

Il voto per i Cinque Stelle e per la Lega è stato, certamente, un voto anche, e soprattutto, contro un Renzi spocchioso, bugiardo, clientelare, eccetera

Tutti abbiamo visto e stigmatizzato alcune sue manovre, a favore di chi certamente non voleva il bene dell’Italia: una per tutte – e val la pena di ricordarlo sempre – l’abolizione del divieto di trivellazione in mare entro le dodici miglia, a favore di alcune grosse società petrolifere. Quelle stesse a cui è stato risparmiato l’obbligo – contemplato nella concessione – di smantellare le torri petrolifere una volta finita l’estrazione. Allora di chi è amico Renzi? Quando poi dobbiamo anche contemplare che il costo delle concessioni è ridotto al minimo. Ma che in realtà ogni Società può, a sua discrezione, denunciare un estratto – che nessuno controlla – inferiore al reale, per cui la concessione diventa gratuita. Oggi don Matteo siede su uno dei banchi di quel Senato che avrebbe voluto esautorare, e trasformare a sua immagine e somiglianza, con uno pseudo referendum costituzionale alla riuscita del quale ci aveva ‘messo la faccia’, e al fallimento del medesimo aveva promesso la sua rinunzia alla carriera politica. Di certe persone l’italiano medio deve avere paura.

E infatti, il rischio è che Di Maio faccia entrare nel governo il PD, anche se mascherato come unità di intenti sul programma

E che don Matteo rientri nella politica del governo neonato, portando la barra del timone dove vuole lui. Una via d’uscita non si intravede, almeno dalle nostre postazioni di osservatori. Berlusconi in questo psicodramma fa la parte di Sansone, che, pur di uccidere il maggior numero di Filistei, fece crollare il palazzetto in cui erano riuniti, e morì egli stesso. Questo vorrebbe dire andare incontro ad altre elezioni. Ma con questa legge elettorale, i risultati cambierebbero poco, specie se i tre moschettieri vorranno continuare a tenere insieme la coalizione di centrodestra. Il governo del Presidente non lo vuole nessuno, a meno che non serva a cambiare le regole elettorali.

Allora si ricomincia daccapo

Intanto, chi ha votato sperando in un aumento delle pensioni, un reddito di inclusione o di cittadinanza, l’abolizione degli iniqui ‘diritti acquisiti’ a favore della Casta, una crescita vera, e non solo quella delle banche: insomma, un miglioramento della situazione precedente, si attacca al tram. La Fornero continua a far vittime, prevedendo l’uscita dal mondo del lavoro almeno a settant’anni, con un cifra mensile ridicola. La disoccupazione galoppa, i grandi distributori di prodotti di consumo e di consumo durevole chiudono i negozi, il lavoro latita, in Italia, e continuerà sempre peggio, dati i balzelli vari che aumentano sempre, e che non potranno diminuire, dati gli impegni economici con l’UE; in attesa del ‘colpo del coniglio’ con l’aumento dell’IVA al 24% (ce lo chiede l’Europa). Ma non siete capaci di mandare a quel paese certe richieste e chi ve le fa? O siete amici del giaguaro? Non sappiamo a che titolo la Bonino si sia prestata a mettere la faccia su di un logo che vorrebbe “+ Europa”, ma sappiamo che di questa Europa ne abbiamo, come diceva tempo fa un quotidiano che fa opinione, ‘i Gentiloni pieni’. Il debito pubblico aumenta, nonostante le notizie diverse – e ciò è fatale, dati i ceppi che l’Italia ha ai piedi con l’euro, la perdita di sovranità monetaria, il patto di stabilità e il pareggio di bilancio; tutti fattori che ci costringono ogni mese a versare fior di milioni di euro alle avide casse dell’Unione Europea, accrescendo, di fatto, il nostro debito. Diceva un economista in TV, che l’usuraio teme due cose: la prima è la morte del debitore, la seconda il fatto che possa ripianare totalmente il debito. Gli usurai vivono degli interessi dei loro clienti, e nessuno, in certi ambienti, avrebbe piacere che l’Italia riuscisse a ripianare il debito pubblico. In realtà, ciò che è debito, lo abbiamo già ampiamente ripagato con gli interessi pagati, anzi, molto di più, e quindi il nostro debito andrebbe azzerato, come è stato fatto con la Germania dopo la caduta del muro di Berlino: la quale Germania non ha pagato un bel nulla. L’altra soluzione è senz’altro l’uscita dall’euro, anche con le ossa rotte.

L’Italia si potrà riprendere solo riconquistando la propria sovranità monetaria

Cioè tornando a poter autonomamente battere moneta per dare impulso all’economia. Questo è un fatto reale, non una battaglia ideologica. Quei paesi che sono usciti dall’euro hanno un’economia che vola. Naturalmente le opinioni di chi sostiene l’UE sono diverse. Allora guardiamo il quotidiano: si dice che la bontà dell’albero si veda dai suoi frutti. Facciamo un bilancio dal governo Ciampi in poi: Prodi, autore di una valutazione della lira a tutto vantaggio della Germania – un marco, 880 lire, un euro –; le dimissioni provocate del Berlusca, manovrando 400 miliardi di euro sul mercato internazionale per far salire lo spread; Monti, con il suo ‘governo tecnico’ che ha distrutto l’economia dell’edilizia; ça va sans dire, l’avvento di Renzi, e così via. Ci va di paragonare il frutto rosso e lucido dell’UE a quello che uccise Biancaneve: avvelenato.

Roberto Ragone




Governo, Mattarella affida alla Casellati una mission (quasi) impossible: governo a guida centrodestra e M5s

Sergio Mattarella ha affidato questa mattina al Quirinale il compito alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati di verificare l’esistenza di una maggioranza parlamentare tra i partiti della coalizione di centrodestra e il Movimento 5 Stelle. Quindi di dare una indicazione condivisa per il conferimento dell’incarico di presidente del consiglio per costituire il governo.

Mattarella ha quindi chiesto alla Casellati di riferire entro la giornata di venerdì prossimo.

“Ho ringraziato per la fiducia accordatami il presidente Mattarella che terrò costantemente aggiornato. – Ha detto Casellati al termine del colloquio con il presidente della Repubblica – Intendo svolgere questo incarico con lo stesso spirito di servizio che ha animato in queste settimane il ruolo di presidente del Senato”. Dopo aver lasciato il Quirinale, Maria Elisabetta Alberti Casellati ha incontrato il presidente della Camera Roberto Fico.

Una mission quasi impossibile per la Casellati che ora dovrà fare i conti con i pentastellati che hanno aperto alla Lega di Salvini e al partito Democratico ma che restano chiusi per quanto riguarda il partito di Berlusconi. E un Salvini che, almeno fino ad ora, non intende rompere il patto con Forza Italia.

“Il centrodestra per noi è un artifizio elettorale”, ha detto il leader M5s Luigi Di Maio, al termine dell’incontro con la presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati.

“Ancora una volta abbiamo ribadito in questa sede che M5s è pronto a sottoscrivere un contratto di governo solo con la lega non con tutto il centrodestra”. “Salvini ha l’occasione per prendere consapevolezza e coscienza del fatto che le uniche forze in grado di dialogare e firmare un contratto di governo sono M5s e la Lega e dico a Salvini che di tempo non c’è più più, decida entro questa settimana il paese non può aspettare”. “Il presidente della Repubblica ha dato a Elisabetta Casellati tempi molto stretti e un mandato ben preciso e questo ci fa piacere. L’ha incaricata di verificare una maggioranza di governo tra centrodestra e m5s”. “Qui non è ‘comandiamo noi o niente’, Salvini deve comprendere l’importanza di un contratto di governo che può dare alla Lega e a Salvini di fare le cose che hanno sempre promesso. Salvini deve fare una scelta il tempo è poco”.

Ora tocca alla Lega. Un’occasione per difendere la democrazia dai “nemici della libertà, esteri ed interni alla nostra società” per Forza Italia chiamata dalla Presidente a palazzo Giustiniani un’ora dopo mentre FdI sarà ricevuta alle 19,30 con Giorgia Meloni che dirà “Siamo per un governo con un guida di centrodestra”. Le consultazioni sono mirate su questi attori, altri partiti non sono previsti. E non si esclude un secondo giro domani.

Sono premesse che allo stato non sembrano cambiare l’approccio delle forze politiche coinvolte dall’esplorazione “mirata” e che si chiuderà quindi già stasera.

E che fanno commentare al presidente dei senatori leghisti, Gian Marco Centinaio: la possibilità che Casellati “riesca a ottenere un risultato sarebbe un miracolo per come stanno le cose”. Il gruppo di Palazzo Madama della Lega si è riunito a stretto giro dall’annuncio del Quirinale, poi Matteo Salvini – che non andrà ma invierà all’incontro i capigruppo – annuncia: alla Presidente “ripeteremo quello che stiamo dicendo da un mese: che i due che hanno vinto hanno il dovere di governare, ma se tutti rimangono sui loro no non andiamo da nessuna parte. Noi siamo pronti a fare tutto, tranne che col Pd.




Governo, Luigi Di Maio: il triangolo no. Lui chi è? Mollalo…

Querelle senza fine per i due leader che si affrontano senza esclusione di colpi. Il capo politico del M5S persevera nel tentativo, a volte anche goffo, di rompere il rapporto di lealtà reciproco tra Salvini e Forza Italia. Silvio Berlusconi invece non ha nessuna intenzione di cedere alle richieste di Di Maio che insiste perché faccia “un passo di lato”. Una delle condizioni, appunto, posta da Di Maio alla Lega, è che Salvini molli Silvio, dopodiché si potrebbe iniziare a trattare.

Il mantra di Giggino. Una faccenda che sta diventando tragicomica

Oramai è diventato un mantra, tanto è che, da alcune parti dell’Italia si sente canticchiare: Il triangolo no. Lui chi è? Mollalo. Ovviamente canticchiando la canzone del cantautore romano Renato Zero si fa un esplicito riferimento a Berlusconi. Oramai la faccenda sta diventando tragicomica. Luigi di Maio,” o’ guappo e cartone incartato”, come è stato descritto in un articolo apparso su U&B, oltre a non voler convincersi che nessuno lo abbia mai designato a presidente del futuro Consiglio, testardamente insiste su Salvini: lui chi è, già è difficile farlo con te… Mollalo! Oramai si è ben capito, al M5S Berlusconi non va a genio e del resto la cosa è reciproca. Si sapeva che questa altalena tra i due contendenti non poteva andare avanti a lungo.

A complicare le cose Trump, la May e Marcon, Qui, Quo, Qua, si sono messi a giocare alla guerra, allarmando Mattarella e questi ha posto termine al tiro alla fune tra il Matteo leghista e il Luigi pentastellato

Il presidente, concedendo altri giorni di riflessione avverte che se non gli avanzano da parte delle forze politiche delle soluzioni valide alla crisi, penserà lui a cercare una via d’uscita. Secondo i quirinalisti questo vorrebbe significare un Giorgetti con preincarico o governo del presidente. Come ultima analisi, ci sarebbe anche l’opzione Casellati esploratore. A seguito di queste dichiarazioni del Presidente, il Di Maio, si dice abbia accusato il colpo, come se il terreno gli franasse sotto i piedi e preoccupato dell’esito che lo potrebbe escludere dal gioco, sembra aver avvicinato nuovamente Salvini dicendo: Il triangolo no, / non l’avevo considerato… / d’accordo: ci proverò, / la geometria non è un reato, / garantisci per lui? Non si sa cosa abbia risposto Salvini, di certo si dubita che Silvio Berlusconi mai accetterebbe il triangolo con Di Maio. In tal caso non rimarrebbe altra soluzione che affidarsi all’iniziativa del Presidente.

Emanuel Galea




Governo, Mattarella: “Attenderò alcuni giorni per decidere come procedere per uscire dallo stallo”

Si è concluso con le alte cariche istituzionali il secondo giro di consultazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la formazione del nuovo governo.

Il primo a salire al Quirinale il presidente emerito Giorgio Napolitano. “Come rappresentanti istituzionali siamo tutti accanto al presidente Mattarella nella ricerca di soluzioni. Il suo è un compito estremamente difficile”, ha detto Napolitano al termine del colloquio. Dopo Napolitano sono saliti sul Colle il presidente della Camera Roberto Fico e a seguire il presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati.

“Dall’andamento delle consultazioni di questi giorni emerge con evidenza che il confronto tra i partiti politici per dar vita in Parlamento a una maggioranza che sostenga un governo non ha fatto progressi”, ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al termine del secondo giro di consultazioni.

“Ho fatto presente alle varie forze politiche la necessità per il nostro Paese di avere un governo nella pienezza delle sue funzioni”, ha aggiunto Mattarella. “Attenderò alcuni giorni per decidere come procedere per uscire dallo stallo”, ha concluso il capo dello Stato parlando della necessità di dare vita a un governo.




Giancarlo Giorgetti, il trait d’union tra M5s e la Lega: la video intervista di Chiara Rai

“C’è stanchezza, c’è tanta rabbia rispetto a come vanno le cose nell’economia, nella sicurezza, nelle strade nelle stazioni ferroviarie. Noi ci proponiamo di trasformare la stanchezza in energia creativa”. Così Giancarlo Giorgetti numero due della Lega di Salvini e capogruppo alla Camera dei Deputati durante la video intervista rilasciata al direttore de L’Osservatore d’Italia, Chiara Rai, qualche giorno prima delle consultazioni elettorali che oggi potrebbe rappresentare il trait d’union con il M5s che non vuole il condannato Berlusconi ma che nello stesso tempo non riesce a chiarire se un sindaco condannato eletto col Movimento ad Anguillara in provincia di Roma nel 2016 faccia ancora parte o meno della compagine pentastellata.

A Giorgetti vengono riconosciute doti da grande mediatore

Da molti è definito il Gianni Letta della Lega e il suo nome è rimbalzato con forza anche al Quirinale dove ha serie possibilità di ricevere un mandato perlustrativo. E i numeri non gli mancano certo: laureato in economia all’Università Bocconi di Milano, commercialista professionista e revisore contabile venne già invitato nel 2013 dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a far parte del “Gruppo dei saggi” che si occupò di preparare iniziative di leggi nel campo economico e sociale.

Una figura quella di Giorgetti che risulterebbe “dialogante” sia per il M5s che per il Pd e probabilmente darebbe la possibilità al capo del Carroccio di attendere i risultati delle regionali in Friuli che potrebbero dargli il propellente necessario per staccarsi da Berlusconi e proseguire in solitaria.




Governo, Salvini vs 5Stelle: “O la smettono o si vota”

Consultazioni al Quirinale. Salvini getta acqua sul fuoco:” La battuta di Berlusconi? Non cambia nulla”

Secondo giorno del secondo giro di consultazioni per la formazione del nuovo governo. Il centrodestra, come preannunciato, si presenta unito: Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi formano un’unica delegazione. Salvini prende la parola per ribadire l’unita’ della coalizione ma anche per aprire ai 5stelle se vorranno convergere sui punti del programma di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Berlusconi fa fatica nel ruolo di “secondo”, mima alcuni punti del discorso di Salvini per sottolineare che è lui che ha dato il “placet” e alla fine prende la parola per dire ai giornalisti:” Mi raccomando fate i bravi e imparate a distinguere chi è veramente democratico da chi non conosce neanche l’ABC della democrazia”. L’allusione ai 5stelle è evidente e la reazione di Di Maio è immediata:” La coalizione di centrodestra è divisa: mentre Salvini diceva di voler aprire al movimento 5stelle, dopo pochi minuti Berlusconi, con una battutaccia, ha evidenziato che spera ancora in un’apertura del PD piuttosto che da parte nostra” ha dichiarato uscendo dal Quirinale.

Questa mattina Salvini getta acqua sul fuoco parlando ai microfoni di Radio anch’io:

“La battuta di Berlusconi? Non cambia nulla. Sono più attento alla sostanza che alla forma. Noi siamo pronti. Certo ci sono due veti contrapposti di M5S e Forza Italia. Io chiedo a tutti di essere responsabili. Se continua così si stuferanno gli italiani, mi stuferò io e tra un mese si tornerà alle urne, quindi o la smettono o si vota.”

Susanna Donatella Campione




Governo, Salvini fedele alla coalizione di centrodestra. E’ scontro col M5s

E’ muro contro muro tra Centrodestra e Movimento 5 stelle sulla formazione del nuovo governo. Questo quanto emerso oggi dopo il secondo giro di consultazioni col Presidente della Repubblica.
Mattarella, ha incontrato le delegazioni del Partito Democratico, del centrodestra con Salvini, Berlusconi e Meloni e in ultimo quella dei pentastellati.

Di Maio: non capisco Salvini. Lega si prenda le sue responsabilità

“La Lega deve prendersi le sue responsabilità perché sta dicendo o che vuole fare un governissimo che non ci vede assolutamente d’accordo o che vuole tornare al voto, ipotesi che scongiuriamo ma di cui non abbiamo paura e su cui non abbiamo niente da perdere”, ha detto Luigi Di Maio al termine delle consultazioni al Quirinale. “E’ chiaro che la coalizione di centrodestra è tuttora divisa, – ha dichiarato ancora Di Maio – perché mentre il leader della Lega apriva al M5s, con una battutaccia nei nostri confronti Berlusconi ha dimostrato che il centrodestra stesse sperando in questo momento nel Pd”. Il capo dei pentastellati riferendosi poi al Berlusconi ha auspicato un passo di lato da parte dell’ex cavaliere: “Non possiamo più perdere altro tempo – afferma Di Maio – abbiamo proposto a due partiti la stesura di un contratto politico e avevo detto che avrei incontrato volentieri Martina e Salvini, ma abbiamo capito che i tempi non erano ancora maturi perché c’erano evoluzioni in corso in questi due partiti. Allora abbiamo chiesto a un comitato scientifico di valutare la compatibilità dei nostri programmi. Ho apprezzato l’apertura di notevoli esponenti del Partito democratico, che però è fermo su posizioni che non aiutano. L’unica soluzione investe Silvio Berlusconi: dovrebbe fare un passo di lato e consentire la partenza di un governo del cambiamento”.

Salvini ha ribadito sulla compatezza del centrodestra unito per un governo a lunga durata guidato dalla Lega

“Il centrodestra è pronto a farsi carico di questa responsabilità unitariamente, – ha detto il leader leghista – formando un governo forte e di lunga durata con un premier indicato dalla Lega. No ai veti e all’arroganza dei singoli. Basta con veti e tattiche, M5s sia responsabile. Se continuasse il gioco delle tattiche politiche – ha proseguito Salvini – e dei veti mentre gli italiani soffrono vuol dire che la richiesta di cambiamento emersa dalle elezioni del 4 marzo sarebbe disattesa. Speriamo non sia così per l’Italia, per noi è il valore più grande. Ci attendiamo dalle altre forze politiche, a partire dal Movimento Cinque Stelle, altrettanta responsabilità”. Matteo Salvini ha letto poi un comunicato congiunto con accanto Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, che annuiva vistosamente contando con le dita i singoli punti del comunicato man mano che venivano esplicitati. Il segretario della Lega ha poi escluso di “andare in Parlamento a cercare i voti a caso nel segreto dell’urna”. Salvini ha quindi dichiarando che: “O c’è un governo chiaro, che dice chiaramente chi c’è, con i punti di programma che abbiamo ribadito – abolizione della legge Fornero, controllo dei confini, abbassamento delle tasse -, vogliamo nomi e cognomi di chi c’è”.

Berlusconi ai giornalisti

“Distinguete i veri democratici” E alla fine della lettura del comunicato, l’ex premier ha ‘rubato la scena’ per una chiosa rivolta ai cronisti: “Fate i bravi, sappiate distinguere chi è veramente democratico da chi non conosce l’abc della democrazia, sarebbe ora di dirlo a tutti gli italiani”.

Martina: Pd lavora su temi prioritari. Stop tatticismi, mostrino se all’altezza

Il Pd ha ribadito l’impegno a “lavorare su alcune questioni prioritarie, fondamentali per il Paese, lo abbiamo ribadito oggi con grande convinzione: questa è la funzione fondamentale del nostro partito in un momento particolare come questo a maggior ragione”. Lo dice Maurizio Martina, parlando a nome della delegazione Pd al termine delle consultazioni al Quirinale, citando il sociale, il lavoro, il rilancio europeo. “Chi ha vinto smetta balletti e dica se governa” ha aggiunto. Anche alla luce di quanto avviene in Siria, “occorre che le forze che hanno prevalso la smettano col tira e molla, le tattiche, i tatticismi, i personalismi estremi e la grande incertezza che stanno generando” dicendo se sono in grado di essere “all’altezza della situazione”. “Il Paese – ha precisato- ha il bisogno di scelte chiare: chi ha prevalso ha il dovere di dire cosa vuol fare senza continuare con i balletti di polemiche pubbliche che nascondono solide intese di occupazione” di incarichi. “Inaccettabile il rinvio” per la formazione di un governo “per aspettare le regionali”. Conclude il reggente del Pd Maurizio Martina parlando a nome della delegazione dem. “Abbiamo espresso la nostra preoccupazione per certe reazioni di alcune forze, che hanno avuto successo alle elezioni, espresse in queste ore. Se qualcuno intende cambiare il quadro delle alleanze internazionali che Italia ha sempre avuto lo deve dire chiaro agli italiani”. Il Pd ha confermato la scelta di una collocazione internazionale italiana in linea con la pluridecennale tradizione di politica estera del Paese ed ha espresso “anche in questa circostanza preoccupazione per una vicenda delicata come quella siriana”. “Per quel che riguarda noi, con coerenza, con responsabilita’, con tenacia, con impegno, continueremo il nostro impegno, il nostro lavoro. Innanzitutto in Parlamento come stiamo già facendo. Continueremo a supportare l’azione del Presidente della Repubblica in questo passaggio delicato, continueremo a farlo con lo spirito che ci ha sempre animato, uno spirito di responsabilita’ verso l’Italia”.




Governo, pentalega: prove di intesa tra Salvini e Di Maio

Continuano i segnali d’intesa tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Fonti interne al Movimento 5 Stelle fanno sapere che i due leader hanno avuto un colloquio telefonico in cui hanno parlato del comune obiettivo di rendere operative al più presto le due Camere. A tal fine il candidato premier M5s e il segretario della Lega hanno concordato di votare giovedì alla presidenza della commissione speciale della Camera il deputato del Carroccio Nicola Molteni.

Salvini non ha però mancato di lanciare una nuova frecciata all’esponente 5 Stelle, scrivendo su Facebook che “deve scendere dal piedistallo, non può continuare a dire io io io. Noi diciamo noi, e voi, con umiltà, buonsenso e la voglia di cominciare a lavorare prima possibile. Se mi accorgessi che non vogliono cambiare nulla, io dirò, torniamo al voto, torniamo ad ascoltare voi”.

Martina: “Paese appeso alle liti M5s-Lega sul governo” – “Salvini e Di Maio comunicano su carta intestata comune Lega e 5 Stelle l’accordo spartitorio dell’ennesima poltrona: quella della presidenza della Commissione speciale alla Camera, dopo aver già fatto la stessa cosa al Senato. Tutto questo mentre il Paese rimane appeso ai loro litigi sulle prospettive di governo”, ha commentato il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina.