Matteo Messina Denaro in coma irreversibile: medici pronti a sospendere l’alimentazione
Il boss Matteo Messina Denaro ricoverato nel reparto detenuti dell’ospedale dell’Aquila è in coma irreversibile.
I medici sospenderanno l’alimentazione. Le condizioni del boss, malato terminale di tumore al colon, si sono aggravate due giorni fa quando ha avuto un grave sanguinamento per poi essere colpito da un collasso con i parametri vitali compromessi.
Il capo di Cosa Nostra, 61 anni, è stato arrestato il 16 gennaio dopo oltre 30 anni di latitanza
Il 16 gennaio 2023, dopo quasi trent’anni di latitanza, Matteo Messina Denaro è stato arrestato dai Carabinieri del ROS con la collaborazione del GIS[101], in Via Domenico Lo Faso, un vicolo nei pressi della clinica privata La Maddalena a Palermo, nel quartiere San Lorenzo. Il boss era in procinto di effettuare, sotto il falso nome di Andrea Bonafede, una seduta di chemioterapia.
Messina Denaro al momento dell’arresto non ha opposto resistenza e ha confermato la sua identità. In manette è finito anche l’autista, Giovanni Luppino, con l’accusa di favoreggiamento.
Subito dopo l’arresto, Messina Denaro è stato trasferito con un volo militare all’aeroporto di Pescara e, da lì, nella casa circondariale dell’Aquila, venendo sottoposto al regime carcerario previsto dall’articolo 41-bis. La scelta di questo penitenziario è dovuta alla presenza al suo interno di una sala di medicina oncologica, dove il boss avrebbe potuto proseguire le cure, e alla vicinanza con Roma.
Una settimana dopo, il 23 gennaio, i Carabinieri del ROS hanno arrestato, a Tre Fontane, Andrea Bonafede, geometra cinquantanovenne di Campobello di Mazara, con l’accusa di associazione mafiosa per aver prestato la propria identità a Messina Denaro durante la sua latitanza. Bonafede è stato accusato di avergli fornito, oltre ai documenti falsi, un appartamento in vicolo San Vito a Campobello, in cui Messina Denaro ha trascorso gli ultimi mesi di latitanza, e un’Alfa Romeo Giulietta nera, acquistata a nome della madre di Bonafede. Date le considerazioni del GIP di Palermo, tutta la vicenda si è sviluppata nel 2020, dato che il 13 novembre 2020 Messina Denaro è stato operato, per un tumore al colon, presso l’ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo presentandosi con la tessera sanitaria prestata da Bonafede, e l’autovettura da lui usata risulta essere stata acquistata in un concessionario di Palermo il 27 luglio 2020.
Il 7 febbraio è stato arrestato il dottor Alfonso Tumbarello, medico campobellese legato alla massoneria locale che avrebbe curato Messina Denaro durante la latitanza, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e falso ideologico; Tumbarello, inoltre, è stato accusato di aver firmato le richieste di cura per la clinica dove il boss è stato catturato. Insieme al Tumbarello è stato tratto in arresto Andrea Bonafede classe ’69, cugino e omonimo del geometra campobellese Andrea Bonafede, accusato di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena aggravati dal metodo mafioso. L’uomo avrebbe recapitato le ricette mediche al boss . Il 3 marzo è stata arrestata Rosalia Messina Denaro, sorella del boss e madre del suo avvocato Lorenza Guttadauro, accusata di aver gestito la cassa di famiglia e la trasmissione dei pizzini che il boss mandava a familiari e collaboratori. Il 16 marzo sono stati arrestati due coniugi, Emanuele Bonafede, nipote del boss di Campobello Leonardo Bonafede, e Lorena Ninfa, accusati di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dal metodo mafioso; secondo gli inquirenti, i due avrebbero favorito la latitanza del boss ospitandolo presso la propria abitazione. Il giorno seguente sono state indagate per favoreggiamento personale e procurata inosservanza della pena altre quattro persone, tra cui la figlia di Leonardo Bonafede, che aveva intrattenuto una corrispondenza con il boss.
Matteo Messina Denaro, durante l’interrogatorio in carcere e davanti al GIP, ha ammesso di aver ordinato il sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo negando però di aver ordinato il brutale assassinio e scaricando la responsabilità del delitto su Giovanni Brusca, collaboratore di giustizia che dal 31 maggio 2021 è tornato in libertà.
Il 13 aprile è stata arrestata l’insegnante Laura Bonafede, la figlia del boss di Campobello, con l’accusa di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dall’aver agevolato Cosa nostra: avrebbe fatto parte della rete di complici che ha protetto Messina Denaro durante la latitanza incontrandolo di persona al supermercato di Campobello ancora due giorni prima del suo arresto, provvedendo alle sue necessità di vita quotidiana, condividendo con lui un linguaggio cifrato e curando con maniacale attenzione la sua sicurezza; nel contempo è stata indagata anche la figlia della donna. Laura Bonafede è anche la moglie di Salvatore Gentile, uno degli uomini di fiducia di Matteo Messina Denaro, utilizzato dallo stesso come basista per assassinii commessi a Campobello; Gentile è stato condannato all’ergastolo nel maxi-processo “Omega” per aver partecipato negli anni ’90 insieme a Messina Denaro agli omicidi di Pietro Calvaruso e Nicolò Tripoli.
Il 5 settembre la posizione processuale nei confronti di Andrea Bonafede (’69) si aggrava, viene contestata all’imputato l’accusa di associazione mafiosa in aggiunta ai reati precedenti di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena, lo stesso giorno in cui doveva esserci la sentenza per i reati in precedenza contestati. Messina Denaro si sarebbe rivolto all’uomo in un momento estremamente delicato, il giorno dopo in cui ha scoperto di essere malato di tumore, Bonafede attiva una nuova scheda telefonica che secondo gli inquirenti è stata in uso al boss, tra il nuovo numero e l’originale in uso al Bonafede vi è traccia di numerose chiamate, situazione assai anomala che contribuirà all’aggiunta del nuovo capo d’accusa.