PALERMO, OMICIDIO MAFIOSO: FREDDATO A COLPI DI PISTOLA GIUSEPPE DI GIACOMO, FRATELLO DEL BOSS DEL GRUPPO DI PIPPO CALO'

di Alberto De Marchis

Una ucciosione di mafia che probabilmente potrebbe aprire faide interne. Queste ore sono frenetiche a palermo dove ad essere freddato è stato proprio il fratello di un grosso boss mafioso che sta scontando in carcere l'ergastolo per omicidio. Giuseppe Di Giacomo, 47 anni, è stato ucciso nel corso di una sparatoria in via Eugenio l’Emiro, nel popolare quartiere della Zisa, mentre si trovava in auto davanti a un bar.
Il delitto è di chiaro stampo mafioso. L’uomo, che si trovava in compagnia del figlio, sembra avesse lasciato il congiunto pochi istanti prima. Stava percorrendo la via Eugenio L’Ermiro a bordo della sua smart quando, in prossimità di un bar e di una sala giochi, la sua auto veniva affiancata da due killer in motocicletta. Il primo colpo contro l’auto veniva esploso dal lato del passeggero. Capito che era una trappola Di Giacomo abbandonava l’auto e tentava di fuggire a piedi ma veniva inseguito, raggiunto e freddato. Sul posto sono giunti anche il procuratore aggiunto Leonardo Agueci, il pm di turno Malagodi e i vertici delle forze dell’ordine: il comandante provinciale dei carabinieri Salvatore Altavilla e il capo della Squadra mobile di Palermo, Maurizio Calvino.
 




MESSINA: CORSI PROFESSIONALI "D'ORO" HANNO PERCEPITO INDEBITAMENTE 47 MILIONI DI EURO

Redazione

Messina – I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Messina hanno segnalato alla Corte dei Conti di Palermo un danno erariale causato dai tre enti di formazione oggetto dell'indagine "Corsi d'oro" per l'indebita percezione di finanziamenti, nel periodo 2006/2011, per un ammontare complessivo di circa 47.000.000 di euro.
Per giungere a questo risultato, è stata analizzata la disciplina di settore introdotta dalla Regione Siciliana, la quale prevede che gli enti autorizzati a svolgere attività nel settore della formazione professionale non debbano perseguire fini di lucro.
A seguito degli esiti delle indagini penali, le Fiamme Gialle peloritane hanno accertato che i centri di formazione professionale oggetto delle attività investigative di Messina, attraverso lo schermo di società – appositamente create e i cui amministratori erano legati ai responsabili degli enti da vincoli di parentela e/o di fiducia – riuscivano a documentare spese relative al noleggio di attrezzature, ai servizi di pulizia dei locali e agli affitti degli immobili in cui venivano svolti i corsi di formazione, a prezzi notevolmente superiori a quelli di mercato, così distraendo a proprio vantaggio i fondi loro destinati dalla Regione.
A causa di tale illecita condotta è venuto meno il requisito della "non lucratività" degli enti e, di conseguenza, la loro legittimazione a vedersi accreditati i fondi destinati alle attività di formazione.
Per tali motivi i finanzieri hanno segnalato alla Corte dei Conti un danno erariale a carico dell'A., per aver percepito indebitamente finanziamenti per circa Euro 27.150.000,00 e della L., per aver percepito indebitamente finanziamenti per circa Euro 3.100.000,00. Nei confronti di entrambi gli enti è stata richiesta l'adozione della misura cautelare del sequestro conservativo, così da garantire la solvibilità nei confronti dell'erario.
Nello scorso mese di dicembre analoga informativa era stata inoltrata alla magistratura contabile nei confronti dell'A. Sicilia per un danno erariale di circa Euro 16.660.000,00.Quest'attività a tutela del bilancio dell'Unione Europea e della Regione Siciliana – gli enti pubblici che hanno erogato i fondi per la formazione oggetto dell'attenzione degli investigatori – testimonia il fondamentale ruolo della Guardia di Finanza quale polizia economico finanziaria, imprescindibile e insostituibile baluardo a tutela del corretto utilizzo dei fondi pubblici, sia in virtù delle specifiche disposizioni legislative che affidano ad essa questocompito, che per la professionalità dei propri militari.




PALERMO: IN MANETTE SEI RAPINATORI DI TIR

Redazione

Palermo – "Stasera andiamo a giocare a pallone" era la frase in codice con la quale la banda si dava appuntamento per iniziare a perlustrare le strade alla ricerca di un tir da rapinare.

Ma con l'operazione "Ciak" gli uomini della polizia stradale di Palermo hanno interrotto l'attività del gruppo criminale arrestando gli ultimi tre rapinatori rimasti in libertà. Altri tre erano infatti già in carcere perché arrestati in flagranza di reato proprio all'inizio dell'indagine, che risale al dicembre 2009.

Sono tutti accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine a mano armata, sequestro di persona, detenzione e porto abusivo di armi, violenze e minacce.

Denunciate per ricettazione e favoreggiamento altre cinque persone che acquistavano i carichi trafugati a circa il 50 per cento del loro valore di mercato.

Il gruppo criminale era specializzato nel mettere a segno rapine ai danni di autotrasportatori. Sono almeno 9 i colpi attribuiti al gruppo che, in altri casi, non è riuscito a portare a termine le rapine.

La convocazione per i raid partiva telefonicamente, con la frase convenzionale. I banditi si incontravano e, a bordo di due auto, iniziavano a scandagliare strade e autostrade a caccia di possibili obiettivi.

Il modus operandi era sempre lo stesso. Una volta individuato il target, cioè un carico facilmente piazzabile sul mercato nero, per esempio prodotti alimentari o detersivi, l'autista veniva minacciato con le armi e fatto scendere dal mezzo. Subito dopo era costretto con minacce e violenze a salire su una delle auto e portato in giro per le strade del capoluogo siciliano. Nel frattempo gli altri portavano il tir in un'area in via dell'Antilope, in zona Bonagia, dove veniva svuotato.

Al termine delle operazioni il mezzo pesante veniva quasi sempre abbandonato per strada e l'autista liberato. In alcuni casi però il tir è stato smontato e venduto a pezzi.

L'indagine è iniziata nel settembre del 2009, quando la banda ha messo a segno i primi colpi, ma la svolta c'è stata nel dicembre dello stesso anno quando gli uomini della Stradale arrestarono in flagranza di reato quattro banditi, liberando l'autista tenuto in ostaggio e recuperando il carico appena rubato.

Individuata l'area utilizzata per lo svuotamento dei tir, sono iniziate una serie di attività tecniche come riprese video da telecamere nascoste, intercettazioni telefoniche e ambientali effettuate con microspie piazzate anche all'interno delle auto utilizzate dai rapinatori, pedinamenti e analisi dei tabulati telefonici, che hanno portato all'individuazione di tutti i componenti della banda.




PALERMO, INFILTRAZIONI DI COSA NOSTRA NEL MERCATO ORTOFRUTTICOLO

Redazione

Palermo – Non ci si può sorprendere che sia successo anche questo. Una 'regia occulta' della mafia dietro il mercato ortofrutticolo di Palermo è stata scoperta dalla Dia del capoluogo siciliano che – a seguito di una complessa indagine disposta dal direttore della Dia, Arturo De Felice – ha concluso un maxi sequestro di beni dal valore di oltre 250 milioni di euro. Obiettivo dei provvedimenti – riferisce una nota – i patrimoni di cinque titolari di vari stand all'interno del mercato ortofrutticolo, tutti palermitani, ritenuti vicini e contigui a 'cosa nostra', in particolare alla nota famiglia mafiosa dei Galatolo. I destinatari del sequestro – si legge nel comunicato – ''monopolizzavano l'attivita' del mercato palermitano anche attraverso l'utilizzo dei servizi forniti dalla cooperativa 'Carovana Santa Rosalia' (compravendita di merce, facchinaggio, parcheggio, trasporto e vendita di cassette di legno e materiale di imballaggio)''. Sulla base degli elementi raccolti, la Dia configura una ''regia occulta all'interno del mercato ortofrutticolo palermitano'' capace di: prestabilire il prezzo dei beni posti in vendita, cui gli operatori del settore dovevano uniformarsi; controllare il trasporto su gomma da e per la Sicilia occidentale ed i principali mercati di approvvigionamento delle derrate alimentari, ubicati in centro Italia; gestire le attivita' connesse al commercio svolto all'interno del mercato stesso, ad opera di 'cosa nostra'. A quest'ultima gli investigatori attribuiscono ''il totale controllo di un importante settore economico locale, provocando da un lato una grave distorsione del mercato ed eliminando, di fatto, qualsiasi forma di concorrenza con la conseguente imposizione dei prezzi, garantendo all'organizzazione criminale, la possibilita' di conseguire ingenti guadagni attraverso attivita' solo apparentemente lecite''. Conclusioni, queste, suffragate dalle ''convergenti dichiarazioni rese da numerosi collaboratori di giustizia''. Non solo. In base alla ricostruzione degli inquirenti, ''l'immissione di denaro di sicura provenienza illecita, non si e' limitato all'acquisizione di attivita' commerciali 'lecite' ma ha 'occupato' interi settori del terziario, strettamente legati alle attivita' di vendita dei prodotti ortofrutticoli all'interno del locale mercato''. Da precedenti ordinanze di arresto emesse – tra il 2005 e il 2010 – dal Gip di Napoli, la Dia di Palermo ha tratto ulteriori elementi di conferma della sua ipotesi investigativa di infiltrazioni mafiose nel settore ortofrutticolo: agli indagati dalla magisratura partenopea – incluso il fratello di Toto' Riina, Gaetano – veniva infatti gia' allora contestato, tra l'altro, di controllare il trasporto su gomma da e per i mercati ortofrutticoli di Fondi, Aversa, Parete, Trentola Ducenta e Giugliano e, da questi, verso quelli del sud Italia, interessando, in particolare, i mercati siciliani di Palermo, Catania, Vittoria (Rg), Gela (Cl) e Marsala (Tp). E' in questo quadro che e' scattato il maxi sequestro, dopo che dalle indagini Dia e' emersa anche una totale sperequazione tra i redditi dichiarati dai cinque soggetti interessati ed i beni da essi posseduti. I sigilli sono infatti scattati per 20 immobili (terreni, appartamenti e box); 13 aziende; 14 veicoli; numerosi rapporti finanziari.




PALERMO, CONTRABBANDO: SEQUESTRATI TRENTAMILA LITRI DI OLIO LUBRIFICANTE

Redazione

Palermo – Un ingente quantitativo di olio lubrificante per automobili del valore di circa 200 mila euro di provenienza illecita, verosimilmente destinato al mercato palermitano, è stato sequestrato dal Gruppo della Guardia di Finanza di Palermo.
Nel corso di un ordinario servizio di controllo economico del territorio, una pattuglia di finanzieri ha notato, nei pressi di un'area di sosta ubicata nella zona di Via Messina Marine, la presenza di un auto rimorchio recante targa albanese dal cui cassone posteriore era possibile intravedere numerosi fusti ed altrettanti cartoni contenenti prodotti petroliferi.
Le Fiamme Gialle hanno deciso di procedere ad un controllo più approfondito, verificando che il mezzo trasportava olio lubrificante per auto proveniente dall'estero ed identificando tre soggetti, fra cui il trasportatore di origine albanese, che stazionavano nelle vicinanze dell'auto rimorchio esaminando il carico.
Alla richiesta di esibire la documentazione relativa alla provenienza e alla regolarità del possesso e del trasporto del prodotto, anche ai fini della prova del pagamento delle relative imposte di consumo (accise), i tre hanno consegnato ai finanzieri documenti che non consentivano in alcun modo di risalire con certezza né al mittente né al destinatario della merce.
In particolare, nella lettera di vettura internazionale (CMR) prodotta dall'autotrasportatore, mancante del numero progressivo obbligatorio per questo genere di trasporti, era indicata, quale luogo di destinazione, la città di Macerata e, quale presunto destinatario, una ditta di vendita all'ingrosso di prodotti per auto con sede nella stessa città, poi risultata – da una rapida consultazione delle banche dati a disposizione della Guardia di Finanza – priva delle autorizzazioni per ricevere e commercializzare prodotti del genere.
Emergendo elementi indicativi della falsità della documentazione, i finanzieri hanno proceduto al sequestro di 50 fusti da 205 litri cadauno di olio lubrificante per auto di marca estera per un totale di 10.250 litri, nonché di circa 900 cartoni contenenti in totale 18.000 confezioni sigillate da 1 litro del medesimo prodotto, introdotto illegalmente dall'estero in totale sottrazione dell'imposta erariale di consumo ed in violazione alle norme che ne regolano la relativa tassazione.
I preliminari accertamenti sull'origine del prodotto hanno permesso di appurare la sua provenienza dall'Albania.
Nel corso dell'ispezione i finanzieri hanno prelevato campioni del prodotto sequestrato al fine di accettarne la qualità e la conformità alle caratteristiche previste dalle rigorose norme europee a tutela degli automobilisti e dell'ambiente, nonché per verificare la corrispondenza con quanto riportato nelle etichette apposte sulle singole confezioni, verosimilmente non veritiere, in quanto prive di qualsiasi dicitura che potesse ricondurre chiaramente alla loro origine; i campioni sono stati inviati al laboratorio chimico dell'Agenzia delle Dogane.
Oltre al sequestro del carico, i finanzieri hanno denunciato l'autotrasportatore e altri due soggetti palermitani, risultati rappresentanti di ricambi per auto, che si stavano verosimilmente accordando con il primo per la distribuzione del prodotto sul mercato locale; i reati contestati vanno dal contrabbando alla sottrazione all'accertamento e al pagamento dell'accisa sui prodotti energetici.




PALERMO: RAPINARONO E FERIRONO UN IMPIEGATO PUBBLICO

Redazione

Palermo – Agenti della Polizia di Stato, appartenenti alla sezione "investigativa" del Commissariato P.S. "S.Lorenzo", hanno eseguito un provvedimento di "fermo", già convalidato dall'Autorità Giudiziaria, nei confronti di Di Mino Giuseppe, 41enne palermitano di via Castellana e Lauria Giuseppe, 33enne palermitano, formalmente residente a Limbiate (MI), poiché ritenuti responsabili dei reati di rapina aggravata in concorso, lesioni personali dolose aggravate, detenzione e porto di oggetto atto ad offendere e violenza privata.

I due dovranno rispondere di una rapina, connotata da una violenza inusitata, compiuta, in danno di un impiegato pubblico, lo scorso 22 novembre in una nota arteria cittadina.

Violenti rapinatori e serafici clienti di un bar cittadino: per due malviventi palermitani, il passaggio tra le due condizioni apparentemente inconciliabili è stato rapido ma, alla fine, è costato loro l'identificazione e quindi l'arresto da parte della Polizia di Stato.

Intorno alle 21:00 del 22 novembre scorso, armati di coltello e pronti a tutto pur di racimolare denaro, i due malviventi affrontarono in via Croce Rossa un impiegato quando questi si trovava all'interno dell'abitacolo della sua vettura.

Dapprima i malviventi gli impedirono la marcia, parcheggiando la loro vettura dinanzi a quella del malcapitato e successivamente aprirono lo sportello e lo ferirono con colpi di coltello alla mano ed al volto.

Tutto per ottenere il portafogli della vittima che, pur ferito e svantaggiato dalle condizioni di luogo e dall'inferiorità numerica, riuscì a reagire, ferendo alla mano uno degli assalitori.

A distanza di qualche ora dall'accaduto, una volante della Polizia di Stato ritrovò il portafogli della vittima su un marciapiede non distante e limitrofo ad un bar tabacchi.

I poliziotti, alla ricerca di elementi utili alla identificazione dei malviventi, pensarono di trarre delle indicazioni dalla visione delle immagini delle telecamere esterne degli esercizi di zona.

Non pensavano certamente, gli agenti, di risalire direttamente ai rapinatori grazie alle telecamere interne del bar.

Di Mino e Lauria, subito dopo la rapina, avevano fatto ingresso nei locali del bar tabacchi per consumare un caffè, incuranti dell'attenzione che la sanguinante ferita alla mano di uno dei due avrebbe potuto suscitare sui presenti.

Con furbizia e sfacciataggine, alle inevitabili domande su cosa fosse accaduto, i malviventi avevano risposto di essersi feriti durante una rapina, invertendo in tal modo i termini della realtà.

Le immagini delle telecamere che hanno dato conto di come uno dei due, Lauria, tentasse di tamponare la ferita alla meno peggio con un fazzoletto, hanno consentito la piena identificazioni dei rapinatori.

I due, inizialmente irreperibili presso i rispettivi domicili, sono stati catturati dalla Polizia di Stato dopo una serie di appostamenti e pedinamenti nei luoghi di principale frequentazione.

Non è da escludere che stessero preparandosi ad abbandonare il capoluogo per sottrarsi alla temuta cattura.




PALERMO: SCATTATE LE MANETTE PER L'EX COMMISSARIO STRAORDINARIO DELL'ASP PALERMO PER TURBATIVA D'ASTA IN CONCORSO

Redazione
Palermo
– In data odierna e stata eseguita l'ordinanza di arresti domiciliari a carico del dr. Salvatore Cirignotta, ex commissario straordinario e direttore generale de|l’Asp di Palermo, e di Carlo Carollo, procuratore della s.p.a. FATER per Ia Sicilia e la Campania. L’ordinanza è stata emessa il 3 febbraio 2014 dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo che ha emesso l’ordinanza, su conforme richiesta della Procura della Repubblica, per il reato di turbativa d’asta in concorso.
L’indagine é stata avviata il 31 gennaio 2013 allorché il Presidente della Regione Siciliaria, on. Rosario Crocetta, e l’assessore Regionale alla Salute, Lucia Borsellino, denunciarono alla Procura
della Repubblica un grave episodio di interferenza, verificatosi poco tempo prima, nei confrontidei componenti della commissione aggiudicatrice della gara di appalto gestita da|l’A.S.P. diPalermo avente ad oggetto Ia fornitura quinquennale di materiale d’assorbenza per un importo di
50 milioni di euro.

Dalle indagini svolte è emerso che il dott. Cirignotta ha cercato, com varie modalità ed in tempi diversi, di orientare sin dall’inizio il risultato della gara a favore della societa FATER spa, nonostante la diversa conclusione raggiunta unanimemente dai commissari esaminatori.
Le dichiarazioni dei componenti Ia commissione sono state pienamente riscontrate dalla documentazione rinvenuta nel corso di perquisizioni presso i due indagati.

Le indagini sono state svolte dai Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Palermo, che hanno anche provveduto alla esecuzione della misura, coadiuvati dai competenti reparti territoriali.

 




PALERMO: SCOPERTO DAI CARABINIERI DEPOSITO DI AUTO RUBATE ALLO “ZEN 2”.

Redazione
 
Palermo
– E’ accaduto nei giorni scorsi, quando i Carabinieri della Compagnia San Lorenzo hanno fatto irruzione all’interno del quartiere “Zen 2” di Palermo, svolgendo una serie di perquisizioni locali, è in particolare lungo la via Costante Girardengo.
L’attività, di Polizia Giudiziaria, finalizzata alla ricerca di armi, materiale esplodente, sostanze stupefacenti e quant’altro di illecita provenienza, ha interessato in particolar modo, i box ubicati al piano strada del padiglione di via Costante Girardengo tra i civici 13 e 15.

I militari dell’Arma, stante agli illeciti presenti nel quartiere “San Filippo Neri”, non son stati identificati i proprietari di detti locali adibiti a box, pertanto, è stato richiesto l’ausilio di una squadra dei Vigili del Fuoco per aprire l’accesso nei garage, opportunamente sigillati con catene e lucchetti di grosse dimensioni.

All’apertura delle porte d’ingresso, i Carabinieri,  hanno rinvenuto diversi veicoli e parti di mezzi sicuro proventi di altri furti avvenuti tra il mese di dicembre 2013 e quello di gennaio 2014.

In particolare, venivano rinvenute è poste sotto sequestro, per essere poi affidati a ditta autorizzata:

– n. 4 SMART FOR TWO, tutte in pessime condizioni e mancanti di diverse parti meccaniche ed interni;

– n. 1 FIAT 500 vecchio tipo, in discrete condizioni;

– n. 1 ciclomotore PIAGGIO “CIAO”, sprovvisto di targa;

– un blocco motore di una SMART FOR TWO;

– svariati parti di mezzi (fari, centraline, portafusibili, parafanghi, cofani) etc.

A seguito degli accertamenti esperiti dai militari si riusciva a ricostruire la storia di ogni veicolo, contattando i rispettivi proprietari, per alcuni dei quali, come per una signora di 82enne che ha potuto rivedere la cara vecchia Fiat 500, in attesa del dissequestro da parte della competente Autorità Giudiziaria, che ha ringraziato i Carabinieri elogiandoli per il loro operato, anche perché era convinta che non l’avrebbe più riavuta.

Sono in corso ulteriori indagini dei Carabinieri della Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando provinciale di Palermo, che sta eseguendo peculiari accertamenti matricolari, al fine di risalire ai proprietari dei mezzi e delle componenti rinvenuti nell’operazione.

 




PALERMO: TENTA DI RUBARE UN'AUTO CON INVALIDA A BORDO

Redazione
Palermo
– Il fatto, che ha dell’incredibile, si è svolto nel primo pomeriggio di sabato, in Via Aquileia, quando un ignaro cittadino, dopo aver parcheggiato la sua autovettura Fiat Doblò in doppia fila, con gli sportelli aperti e con a bordo la propria madre invalida al 100%, non deambulante, è entrato in una macelleria, posta a pochi passi per acquistare della carne. Dall’interno dell’esercizio, mentre effettuava l’acquisto, notava un giovane seduto al posto di guida intento ad armeggiare nel quadro di accensione della propria autovettura per cui, resosi conto che stavano per rubargli la macchina ed essendo preoccupato per la presenza a bordo della madre invalida, usciva fuori dal locale andando incontro al malfattore che prontamente riusciva a scappare, inseguito dal proprietario.

L’episodio non è passato inosservato ad una pattuglia della Stazione Carabinieri Olivuzza che, insospettita dalla fuga del giovane, non esitava ad inseguirlo e  bloccarlo. Il giovane, FERRAZZANO Angelo nato a Palermo, classe 1994, ivi residente, veniva condotto in caserma ove, dichiarato in arresto per il reato di tentato furto, su disposizione del Magistrato di turno della locale Procura della Repubblica, veniva accompagnato presso la propria abitazione in attesa della celebrazione del rito per direttissima. Dopo la convalida dell’arresto il giovane è stato sottoposto alla misura degli arresti domiciliari in attesa del processo.

Per l’anziana signora, che non riportava alcuna lesione, solo un forte spavento.

 




PALERMO: TENTATO OMICIDIO DEL 4 GENNAIO NELLA “VILLA MARIA”, FERMATO IL COMPLICE DELLA DONNA ARRESTATA DAI CARABINIERI

Redazione

Palermo – Nei giorni scorsi, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Palermo San Lorenzo, hanno dato esecuzione ad un decreto di fermo emesso dalla locale Procura della Repubblica, bloccando in Viale Strasburgo, all’altezza della filiale di Banca Nuova, Patti Giovanni Claudio, nato a Mazzara del Vallo (TP), 40enne, senza fissa dimora, con l’accusa di tentato omicidio aggravato in concorso nei confronti di Hajek Richard 39 enne senza fissa dimora, per cui era già stata tratta in arresto il 4 gennaio u.s., dai Carabinieri del Nucleo Radiomobile, in flagranza di reato la sua compagna 41enne, Marzani
Fabrizia, censurata e senza fissa dimora.

Le indagini, portate avanti dai Carabinieri del Nucleo Operativo San Lorenzo, hanno dimostrato la complicità del Patti, il quale, dopo che la sua convivente aveva ripetutamente sferrato colpi al torace ed all’addome di Hajek Richard con un coltello da cucina, questi, infieriva sulla vittima con una spranga di ferro, provocandogli dei vistosi ematomi sulle braccia e due profondi tagli alla testa.

La vittima, soccorsa e trasportata dall’ambulanza del 118  presso l’ospedale “Civico” di Palermo, in codice rosso, veniva ricoverata in prognosi riservata, per ferite da arma da taglio in varie parti del corpo. L’uomo, solo dopo essere stato sottoposto a due delicati interventi chirurgici e ad un lungo drenaggio del polmone sinistro dovuto ad un accumulo di sangue e gravemente lesionato, veniva dichiarato fuori pericolo e dimesso dal nosocomio.

Le indagini dei Carabinieri, si sono avvalse dell’esame delle testimonianze fornite agli inquirenti e dei rilievi tecnici eseguiti da personale specializzato della Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale Carabinieri di Palermo, sia sul coltello che sulla spranga di ferro, con la comparazione delle fe
rite riportate dalla vittima. Le risultanze investigative sono state agevolate da una registrazione audio della centrale del “118”, durante la quale, viene registrata chiaramente la voce della  Marzani : che detta disposizioni su quale debba essere la versione da fornire alle Forze dell’Ordine, paventando altrimenti l’ipotesi di dover scontare 12 anni di carcere.

Tale circostanza, oltre a fornire elementi utili per l’arresto della donna, tuttora ristretta presso la locale Casa Circondariale “Pagliarelli”, ha dato motivo di dubitare della versione fornita dal Patti, il quale, pur convivendo con la Marzani, aveva dichiarato di non
essere stato presente durante i fatti. La violenta aggressione, avvenuta verso le ore 15:00 del 04 gennaio scorso, all’interno della “Villa Maria”, un casolare abbandonato e fatiscente nel quartiere San Lorenzo,  divenuto luogo di ricovero e ritrovo di persone senza fissa dimora, sarebbe scaturita al culmine di una lite, per futili motivi, inerenti a questioni di convivenza e spazi vitali.

Patti Giovanni Claudio, su disposizione della competente Autorità Giudiziaria, è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto, e ristretto presso la locale Casa Circondariale “Ucciardone”, in attesa dell’udienza di convalida del G.I.P., conclusasi con la misura caute
lare in carcere.

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PALERMO: BARMAN SERVIVA COCKTAIL E DOSI DI STUPEFACENTE

Redazione

Palermo – A finire in manette con l’accusa detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti è stato AIELLO Roberto, barman palermitano classe 1977, con precedenti specifici per stupefacenti.

L’uomo impiegato in un noto pub in piazza Albergheria in zona Ballarò, oltre a servire drink spacciava anche hashish e marijuana fino a quando, due Carabinieri liberi dal servizio ed in abiti civili non hanno deciso di entrare nel locale per bere un drink.

I militari dopo aver ordinato una bibita e pagato alla cassa, si erano diretti al banco dove l’AIELLO gli aveva consegnato la consumazione. Dopo pochi minuti, i Carabinieri, rimasti nei pressi della cassa intenti a bere quanto ordinato, avevano notato un giovane entrare nel locale e dirigersi verso il bancone, scambiando qualche parola con l’AIELLO, che dopo essersi guardato attorno con fare sospetto, aveva prelevato qualcosa da un sacchetto nascosto dietro il bancone, consegnando un piccolo involucro al giovane, che consegnatagli una banconota usciva dal pub molto velocemente.

I Carabinieri insospettiti da quanto visto, andavano a controllare dietro il bancone, scoprendo che il sacchetto appena preso dall’AIELLO, conteneva circa 120 grammi di hashish suddiviso in altrettante dosi e 100 grammi di marijuana, anche questa già suddivisa in dosi, il tutto sottoposto a sequestro.

Giunte sul posto due pattuglie dell’Arma l’AIELLO veniva fermato, dinanzi agli altri impiegati rimasti sorpresi ed attoniti. Giova precisare che durante le fasi appena descritte, il titolare del locale commerciale non fosse presente sul posto.

Accompagnato in caserma l’AIELLO, terminate le formalità di rito veniva dichiarato in arresto e su disposizione dell’Autorità Giudiziaria tradotto all’Ucciardone.