Papa Francesco sulle affermazioni di Pietro Orlandi: “Su Wojtyla illazioni offensive e infondate”

“Certo di intepretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo, rivolgo un pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate”.

Lo ha detto papa Francesco al Regina Caeli, applaudito dai fedeli riuniti in Piazza San Pietro. 

La Presidenza della Cei, a nome dei Vescovi italiani, si unisce al “pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate”, rivolto ieri da Papa Francesco dopo la recita del “Regina Caeli”.

“Non ci possono essere mezzi termini, infatti, per definire i recenti attacchi verso San Giovanni Paolo II – si legge in una nota -. Nella Domenica della Divina Misericordia, istituita nel 2000 da Wojtyla, ricordiamo proprio le Sue parole: ‘Il messaggio della divina misericordia è così, implicitamente, anche un messaggio sul valore di ogni uomo. Ogni persona è preziosa agli occhi di Dio, per ciascuno Cristo ha dato la sua vita, a tutti il Padre fa dono del suo Spirito e offre l’accesso alla sua intimità’ (Omelia, 30 aprile 2000)”. 

“Grazie a Papa Francesco per le sue parole di questa mattina. Le illazioni vergognose verso San Giovanni Paolo II vanno respinte al mittente con sdegno e confermano, a proposito del caso di Emanuela Orlandi, che il giusto e doveroso anelito di giustizia è incompatibile col fango della menzogna.” Lo scrive sul suo profilo Facebook, Pier Ferdinando Casini.

“E’ giusto che Papa Francesco abbia difeso Wojtyla dalle accuse fatte attraverso un audio reso pubblico lo scorso 9 dicembre. Per questo motivo ho deciso di depositare quell’audio al promotore di giustizia Alessandro Diddi”, ha affermato Pietro Orlandi suo suo profilo Facebook.

“Io, tantomeno l’avvocato Sgrò – aggiunge -, abbiamo mai accusato Wojtyla di alcunché come qualcuno vorrebbe far credere. L’unico nostro intento è quello di dare giustizia a mia sorella Emanuela e arrivare alla verità qualunque essa sia”.




Vaticano, folla di fedeli per la beatificazione di Papa Luciani

Le festa del nuovo beato sarà il 26 agosto, giorno dell’elezione, nel 1978, di Papa Giovanni Paolo I

Un grande applauso si è levato dalla folla di fedeli in Piazza San Pietro quando papa Francesco ha pronunciato la formula di beatificazione di Giovanni Paolo I e mentre veniva svelato sulla facciata di San Pietro l’arazzo col ritratto di papa Luciani realizzato su dipinto dell’artista iperrealista cinese Yan Zhang.

Le festa del nuovo beato sarà il 26 agosto, giorno dell’elezione, nel 1978, di papa Giovanni Paolo I.

La storia della guarigione 

Dal pericolo di morte imminente alla completa guarigione: è la storia, che risale al 2011, di una bambina argentina che allora aveva undici anni.

Un miracolo per la Chiesa cattolica, attribuito all’intercessione di Giovanni Paolo primo (al secolo Albino Luciani), Papa per soli 33 giorni, dal 26 agosto al 28 settembre 1978, quando morì nel Palazzo Apostolico, ufficialmente per infarto miocardico acuto. Proprio il riconoscimento di quel miracolo ha dato il via libera alla beatificazione, del Pontefice che i cardinali avevano eletto in Conclave dopo la morte di Paolo VI e che, da pastore, con stile sobrio, aveva sempre manifestato attenzione per gli ammalati, per i poveri e per il mondo operaio.

La bambina argentina il 20 marzo 2011 ebbe un forte mal di testa che continuò per una settimana, poi si manifestarono febbre, vomito, disturbi comportamentali e della parola. Lo stesso giorno fu ricoverata d’urgenza a Paraná. Secondo quanto riportato in documenti vaticani, dopo gli esami e le cure del caso, fu formulata la diagnosi di “encefalopatia epilettica ad insorgenza acuta, con stato epilettico refrattario ad eziologia sconosciuta”. Il quadro clinico era grave, caratterizzato da numerose crisi epilettiche giornaliere, tanto che fu necessario intubarla. Non essendosi riscontrato alcun miglioramento, il 26 maggio la piccola venne trasferita, con prognosi riservata, nel reparto di terapia intensiva di un ospedale di Buenos Aires. Il 22 luglio il quadro clinico peggiorò ulteriormente per la comparsa di uno stato settico da broncopolmonite. I medici curanti convocarono i familiari, prospettando la possibilità di “morte imminente”. Il 23 luglio 2011 (data del miracolo) – “inaspettatamente”, si legge in un documento del Dicastero delle Cause dei Santi – vi fu un rapido miglioramento dello shock settico, che continuò con il successivo recupero della stabilità emodinamica e respiratoria. L’8 agosto la paziente venne estubata; il successivo 25 agosto lo stato epilettico apparve risolto e il 5 settembre 2011 la paziente venne dimessa con prescrizione di terapia farmacologica e riabilitativa. La bambina riacquistò la completa autonomia fisica e comportamentale.

Si legge nel documento del Dicastero: “L’iniziativa di invocare il Venerabile Servo di Dio Giovanni Paolo primo fu presa dal parroco della parrocchia a cui apparteneva il complesso ospedaliero. Egli si recò al capezzale della piccola e propose alla madre di chiedere insieme l’intercessione del Venerabile Servo di Dio, al quale era molto devoto. Alle loro preghiere si unì il personale infermieristico presente in rianimazione. Le invocazioni furono rivolte esclusivamente a Papa Luciani. Le preghiere furono corali, individuali e antecedenti il viraggio favorevole del decorso clinico. È stato ravvisato il nesso causale tra l’invocazione al Venerabile Giovanni Paolo primo e la guarigione della piccola”.




Papa Francesco rientrato dal suo viaggio apostolico in Canada

Papa Francesco è rientrato in Italia dal suo viaggio apostolico in Canada. L’aereo del Pontefice, proveniente da Iqaluit, è atterrato all’aeroporto di Roma-Fiumicino.

Ma sul volo di ritorno ha rivolto un appello alle forze politiche in vista del voto: serve “responsabilità, responsabilità civica”. “Prima di tutto non voglio immischiarmi nella politica interna italiana”, premette Francesco interpellato sulla caduta di Draghi. “Secondo, nessuno può dire che il presidente Draghi non fosse un uomo di alta qualità internazionale. E’ stato presidente della Banca, una buona carriera, diciamo così. Ma poi, io ho fatto una domanda soltanto a uno dei miei collaboratori. Dimmi: quanti governi ha avuto l’Italia in questo secolo? Mi ha detto: venti. Questa è la mia risposta”. E sul suo futuro osserva: “Non credo che io possa andare con lo stesso ritmo dei viaggi di prima. Credo che alla mia età e con questa limitazione devo risparmiare un po’ per poter servire la Chiesa. O al contrario pensare alla possibilità di farmi da parte. Non è una catastrofe, no. Si può cambiare Papa. Si può cambiare, non c’è problema”, osserva. “Se ho mai pensato a ritirarmi? La porta è aperta. E’ una delle opzioni normali. Ma fino ad oggi non ho bussato a quella porta. Non ho sentito di pensare a questa possibilità. Ma forse questo non vuol dire che dopodomani comincio a pensarci. Ma in questo momento sinceramente no”. “Anche questo viaggio è stato un po’ il test – sottolinea Francesco – è vero che non si può fare viaggi in questo stato. Devo forse cambiare un po’ lo stile, diminuire, pagare i debiti dei viaggi che ancora devo fare. Risistemare. Ma sarà il Signore a dirlo, la porta è aperta, questo è vero”. “Credo che devo limitarmi un po’ con questi sforzi – ha ribadito il Pontefice – l’intervento chirurgico al ginocchio non va. Nel mio caso i tecnici dicono di sì, ma c’è il problema dell’anestesia che ho subito 10 mesi fa, sei ore di anestesia e ancora ci sono le tracce. Non si gioca, non si scherza con l’anestesia, e per questo si pensa che non è del tutto conveniente”. “Ma io cercherò di continuare a fare dei viaggi ed essere vicino alla gente, perché credo che è un modo di servire. La vicinanza. Ma più di questo non mi viene di dire. Speriamo”. “Sì potrei ritirarmi – dice ancora il Pontefice rispondendo a un’altra domanda – è una vocazione: che il Signore dica. Il gesuita cerca di fare la volontà del Signore. Anche il Papa gesuita deve fare lo stesso. Quando il Signore parla, se il Signore ti dice vai avanti, tu vai avanti, se il Signore ti dice vai all’angolo, te ne vai all’angolo. Ma è il Signore che comanda. Quindi quello che il Signore dica. Il Signore può dire dimettiti. E’ il Signore che comanda”. Ma sui possibili viaggi che potrebbe ancora fare spiega: “Io ho detto che in Ucraina vorrei andarci, vediamo adesso cosa trovo quando arrivo a casa. In Kazakhstan per il momento mi piacerebbe andare. E’ un viaggio tranquillo, senza tanto movimento. Per il momento tutto rimane. Anche devo andare in Sud Sudan, prima che nel Congo, perché è un viaggio con l’arcivescovo di Canterbury e il vescovo della Chiesa di Scozia, tutti e tre insieme, tutti e tre abbiamo fatto il ritiro due anni fa. Poi il Congo, sarà l’anno prossimo, perché la stagione delle piogge, speriamo. Io ho tutta la buona volontà, ma vediamo la gamba cosa dice”.




Papa Francesco ricoverato al Gemelli

Questo pomeriggio Papa Francesco si è recato presso il Policlinico A. Gemelli di Roma dove verrà sottoposto ad un intervento chirurgico programmato per una stenosi diverticolare sintomatica del colon.  

Che cos’è la stenosi del colon?

Sergio Alfieri. Al termine dell’intervento verrà diramato un nuovo bollettino medico. Lo riferisce la Sala stampa vaticana.

Erano da poco passate le 15.00 quando l’auto di papa Francesco, come di consueto, senza particolari segni di riconoscimento, ha lasciato il Pontefice all’ingresso della struttura ospedaliera del Gemelli. Con lui solo un ridottissimo seguito: soltanto l’autista e uno stretto collaboratore di Francesco. In quel momento, nessuno dei normali degenti del Gemelli si è accorto di qualcosa di particolare che stesse accadendo. Nessuno neanche della gran parte del personale del policlinico universitario – se non i medici direttamente coinvolti – era a conoscenza dell’intervento chirurgico cui doveva essere sottoposto il Papa.

Per la degenza al Gemelli papa Francesco è stato sistemato al decimo piano del Policlinico universitario, negli stessi locali che in passato hanno già ospitato i ricoveri papali, come quelli di Giovanni Paolo II. Lo confermano all’ANSA fonti dell’ospedale




Stampa Estera in Italia, il corrispondente Papa Francesco delinea il compito del giornalista

Umile, libero, coraggioso, alla continua ricerca della verità, “affinché la comunicazione sia strumento per costruire, non per distruggere; per incontrarsi, non per scontrarsi; per dialogare, non per monologare; per orientare, non per disorientare; per capirsi, non per fraintendersi; per camminare in pace, non per seminare odio; per dare voce a chi non ha voce, non per fare da megafono a chi urla più forte”: è il profilo del giornalista che Papa Francesco ha tratteggiato ricevendo in Vaticano il 18 maggio scorso i circa 400 membri dell’Associazione della Stampa Estera in Italia.

In un lungo e articolato discorso, arricchito con ulteriori riflessioni personali, il Pontefice ha esordito esprimendo stima ai giornalisti anche quando “mettono il dito sulla piaga, e magari la piaga è la comunità ecclesiale», sottolineando l’indispensabilità del loro ruolo e la grande responsabilità che ne consegue, ed esortando a «operare secondo verità e giustizia”.

Certo, Francesco si è detto anche consapevole dell’importanza di caratteristiche come “professionalità, competenza, memoria storica, curiosità, capacità di scrittura, abilità nell’indagare e nel porre le giuste domande, velocità di sintesi, abilità nel rendere comprensibile al vasto pubblico ciò che accade”, ma ha insistito soprattutto sull’umiltà di chi non si accontenta “di soluzioni scontate, che non conoscono la fatica di un’indagine capace di rappresentare la complessità della vita reale”.

Del resto, ha spiegato, “giornalisti umili non vuol dire mediocri”, gente che costruisce stereotipi o si accontenta di rappresentazioni di comodo. “In un tempo in cui molti diffondono fake news, — ha spiegato — l’umiltà ti impedisce di smerciare il cibo avariato della disinformazione”.

Infine riguardo alla libertà di espressione il Papa ha parlato delle dittature che “mascherano” la stampa, delle guerre “di cui la gente si dimentica”.

In precedenza, la Presidente dell’Associazione, l’americana Patricia Thomas, aveva invitato il Papa a visitare la sede dell’Associazione, appropriatamente denominata via dell’Umiltà a Roma, consegnadogli la tessera di socio onorario dell’associazione.

Ai partecipanti all’udienza il Pontefice ha donato il volume edito dalla Libreria Editrice Vaticana ‘Comunicare il bene’ che raccoglie i discorsi, le interviste e i messaggi di Papa Francesco in materia di comunicazione.
Il nostro collaboratore Gianfranco Nitti, da 30 anni corrispondente di media finlandesi dall’Italia, e membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione, ha riferito che il Papa è stato invitato a visitare la sede dell’Associazione, ad oltre 30 anni di distanza dalla visita che effettuò San Papa Giovanni Paolo II nel 1988.




Roma, l’appello di Papa Francesco: “Coinvolgimento per rinascita morale e spirituale della Città”

Roma “è un organismo delicato, che necessita di cura umile e assidua e di coraggio creativo per mantenersi ordinato e vivibile, perché tanto splendore non si degradi, ma al cumulo delle glorie passate si possa aggiungere il contributo delle nuove generazioni, il loro specifico genio, le loro iniziative, i loro buoni progetti”. Così il Papa nel suo discorso all’Amministrazione capitolina. “Questa peculiare identità storica, culturale e istituzionale di Roma postula che l’Amministrazione capitolina sia posta in grado di governare questa complessa realtà con strumenti normativi appropriati e una congrua dotazione di risorse”, ha aggiunto il pontefice. 

“Formulo perciò i migliori auspici affinché tutti si sentano pienamente coinvolti per raggiungere questo obiettivo, per confermare con la chiarezza delle idee e la forza della testimonianza quotidiana le migliori tradizioni di Roma e la sua missione, e perché questo favorisca una rinascita morale e spirituale della Città“, ha concluso il Papa. 

Al suo arrivo il Pontefice è stato accolto dalla sindaca Virginia Raggi, in tailleur nero e fascia tricolore, con cui ha scambiato una cordiale stretta di mano e alcune parole di saluto, tra gli squilli di tromba dei Fedeli di Vitorchiano.

Dopo un breve incontro e un colloquio con i familiari di Virginia Raggi, papa Francesco e la sindaca sono entrati nello studio di quest’ultima e si sono affacciati dal balcone che dà sui Fori Romani. I due, sempre dialogando molto cordialmente, si sono poi riuniti nello studio per un colloquio privato.

“Roma è una città aperta, città del multilateralismo e del multiculturalismo”, ha detto la sindaca di Roma Virginia Raggi. “L’attenzione verso i più deboli significa anche avere riguardo per i più giovani che erediteranno ciò che noi seminiamo oggi. Roma accoglie il suo appello: il progresso economico e sociale avviene anche attraverso il rispetto dell’ambiente. La città si onora di avere un rapporto speciale e unico con Papa Francesco”.




Roma, commemorazione dei defunti: Papa Francesco presiede la Messa al cimitero Laurentino

ROMA – Il 2 novembre Papa Francesco presiede la Messa al cimitero Laurentino. Le Messe con i vescovi ausiliari negli altri cimiteri

Il Santo Padre presiederà la celebrazione eucaristica alle ore 16

Ad accogliere il Pontefice, il cardinale vicario Angelo De Donatis, il vescovo ausiliare Paolo Lojudice, il cappellano monsignor Claudio Palma. Le Messe negli altri cimiteri con i vescovi ausiliari. La catechesi del cardinale Luis Francisco Ladaria nell’Aula della Conciliazione per prepararsi alla commemorazione dei defunti

Nella commemorazione dei fedeli defunti, giovedì 2 novembre, alle ore 16, Papa Francesco presiederà la celebrazione eucaristica nel cimitero Laurentino (via Laurentina km 13.500). Ad accoglierlo, il cardinale vicario Angelo De Donatis, il vescovo ausiliare per il settore Sud Paolo Lojudice, il cappellano della chiesa di Gesù Risorto, situata all’interno del Laurentino, monsignor Claudio Palma. È il quarto cimitero visitato dal Santo Padre in occasione della commemorazione dei defunti: per tre anni consecutivi (2013, 2014 e 2015) celebrò la Messa al cimitero monumentale del Verano; nel 2016 fu a Prima Porta; mentre lo scorso anno si è recato al cimitero americano di Nettuno.

Celebrazioni eucaristiche sono in programma anche negli altri cimiteri romani:

con il vescovo Guerino Di Tora, ausiliare per il settore Nord, il 2 novembre alle ore 16 nella basilica di San Lorenzo fuori le Mura (piazzale del Verano, 3); con il vescovo Paolo Ricciardi, delegato per la pastorale sanitaria, al cimitero Flaminio (Prima Porta, via Flaminia km. 14.400) il primo novembre alle ore 16; con il vescovo Paolo Lojudice, ausiliare per il settore Sud, al cimitero di Ostia Antica (via di Piana Bella), il primo novembre alle ore 15.30

Nei prossimi giorni, in particolare nelle giornate dell’1 e del 2 novembre, giovani volontari distribuiranno all’ingresso dei cimiteri romani un sussidio per la preghiera curato dall’Ufficio liturgico diocesano. Il piccolo depliant comprende la preghiera del Padre Nostro, l’Ave Maria e l’Eterno riposo. «Un’opportunità per favorire la preghiera delle tante persone che in questo periodo si recano nei cimiteri per un omaggio alla tomba dei propri cari», spiegano dall’Ufficio, che già da alcuni anni ha promosso l’iniziativa. «Portare un fiore su una tomba – si legge nel sussidio – è un segno di speranza e di fede: ponendolo sulla terra o sulla pietra diciamo che nel nostro cuore c’è la certezza, la fiducia o almeno il desiderio che quella pietra o quella nuda terra tornino a fiorire, restituendo la vita a chi ci è caro».

Per prepararsi alla commemorazione dei defunti, la diocesi di Roma propone una catechesi con il cardinale Luis Francisco Ladaria, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, sul tema “Chiamati alla vita eterna e alla santità”. Organizzato dal Centro per la pastorale familiare del Vicariato, l’incontro è in programma questa sera (lunedì 29 ottobre) alle ore 19 nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense. «Sia la festa di Ognissanti che quella della commemorazione dei defunti sono particolarmente sentite nelle famiglie – sottolinea il direttore del Centro diocesano monsignor Andrea Manto –, che custodiscono la storia e la memoria dei nostri vissuti, spesso storie di santità della porta accanto di cui parla il Santo Padre nella “Gaudete et exsultate”». Il tema della morte, però, riflette il sacerdote, è «un tema che la società tende a non affrontare o affrontare in maniera distorta; e pure nella nostra predicazione, nella vita pastorale delle nostre comunità, rimane spesso sullo sfondo, non adeguatamente proposto, pensato e sperimentato».




Papa Francesco proclama 7 nuovi santi: alla messa solenne oltre 70mila fedeli

Paolo VI, Oscar Romero, Francesco Spinelli, Vincenzo Romano, Maria Caterina Kasper, Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù e Nunzio Sulprizio “li iscriviamo nell’Albo dei Santi, stabilendo che in tutta la Chiesa siano devotamente onorati tra i Santi”. Lo ha detto Papa Francesco pronunciando la formula di canonizzazione. Tra i sette nuovi santi Paolo VI e l’arcivescovo Oscar Romero, ucciso in El Salvador nel 1980 dagli squadroni della morte. Attesi molti capi di Stato.

Anche il capo dello Stato, Sergio Mattarella, è a Piazza San Pietro per assistere alla messa. Sono 70mila i fedeli che hanno partecipato a san Pietro alla messa di Papa Francesco per le canonizzazioni. Lo riferisce la sala stampa vaticana.

“Senza un salto in avanti nell’amore – ha detto Papa Francesco – la nostra vita e la nostra Chiesa si ammalano di autocompiacimento egocentrico: si cerca la gioia in qualche piacere passeggero, ci si rinchiude nel chiacchiericcio sterile, ci si adagia nella monotonia di una vita cristiana senza slancio, dove un po’ di narcisismo copre la tristezza di rimanere incompiuti”.
“Gesù interroga – ha proseguito – ciascuno di noi e tutti noi come Chiesa in cammino: siamo una Chiesa che soltanto predica buoni precetti o una Chiesa-sposa, che per il suo Signore si lancia nell’amore?”. “Chiediamo la grazia di saper lasciare per amore del Signore: lasciare le ricchezze, lasciare nostalgie di ruoli e poteri, lasciare strutture non più adeguate all’annuncio del Vangelo, i pesi che frenano la missione, i lacci che ci legano al mondo”.




XXV anniversario dall’uccisione del beato Pino Puglisi: tutto pronto per la visita in Sicilia di Papa Francesco

PALERMO – Tutto pronto in Sicilia per la visita di Papa Francesco il prossimo 15 settembre in occasione del XXV anniversario dall’uccisione del beato Pino Puglisi, che era nato il 15 settembre ’37 ed è stato ucciso il 15 settembre ’93. Il Papa arriverà a Catania e decollerà in elicottero alle 8 per Piazza Armerina (Enna) dove atterrerà nel campo sportivo alle 8.30 e sarà accolto da mons. Rosario Gisana vescovo della cittadina. Si trasferirà in auto a piazza Europa dove alle 9 incontrerà i fedeli e pronuncerà il suo discorso.

Alle 10.15 Papa Francesco decollerà per Palermo

dove la macchina organizzativa è al lavoro da tempo: un mese fa l’Arcidiocesi di Palermo ha attivato un portale con le informazioni sulla visita pastorale di Bergoglio. Il Pontefice arriverà in elicottero al Porto di Palermo alle 10.45. Da qui si sposterà al Foro Italico, dove sul palco alle 11.15 sarà celebrata una funzione eucaristica. Alle 13.30, Bergoglio farà tappa alla missione Speranza e Carità del missionario laico Biagio Conte, che a Palermo assiste migliaia di persone e ogni giorno fornisce pasti caldi a senza tetto e persone in difficoltà.

Nella mensa di via Decollati, il Papa pranzerà con gli ospiti della missione, poi alle 15 si sposterà a Brancaccio per una sosta nel luogo dell’uccisione di Don Puglisi e una visita alla parrocchia di San Gaetano. Alle 15,30 invece sarà in Cattedrale dove è previsto un incontro riservato al clero diocesano e religioso: parroci, sacerdoti e seminaristi di tutta la Sicilia, Superiori e Superiore delle comunità religiose dell’Isola. Ad accompagnare il Santo padre in ciascuna tappa, fa sapere l’Arcidiocesi di Palermo, sarà l’arcivescovo Corrado Lorefice. A chiudere la visita pastorale, alle 17, sarà l’incontro in piazza Politeama tra il Pontefice e i giovani.




Rocca di Papa, migranti al Mondo Migliore: il sindaco Crestini scrive a Papa Francesco

ROCCA DI PAPA (RM) – A fornire aggiornamenti sulla situazione migranti a Rocca di Papa è direttamente il sindaco Emanuele Crestini: “Nelle prime ore di questa mattina, abbiamo appreso dalle agenzie di stampa e dai telegiornali che circa cento dei migranti a bordo della nave Diciotti, per volontà della Santa Sede, saranno ospitati a “Mondo Migliore”, Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS) che si trova qui a Rocca di Papa.

Quella della Diciotti rappresenta l’ennesima tragedia umanitaria che è stata oggetto di un braccio di ferro politico a livello nazionale ed europeo. Le persone a bordo della nave sono state ferme lì, senza conoscere il proprio destino per giorni. Finalmente, la situazione si è sbloccata. Non abbiamo ricevuto comunicazioni ufficiali del Ministero degli Interni o della Prefettura, ma la decisione di ospitare i migranti a “Mondo Migliore” è una precisaindicazione personale di Papa Francesco. Sua Santità ha infatti dichiarato che i migranti verranno inseriti immediatamente in un percorso di integrazione, focalizzato sull’apprendimento della lingua italiana. “Mondo Migliore”  è un centro di accoglienza autorizzato dalla Prefettura ed è il fiore all’occhiello a livello internazionale, così come riconosciuto più volte da figure di spicco, specialmente sotto il profilo della sicurezza.

Rispetto la decisione del Santo Padre, che ha lavorato assieme al Ministro degli Interni per risolvere una questione politicamente difficile. Per quanto riguarda Rocca di Papa, ci stiamo già attivando, in coordinamento con la Prefettura e la cooperativa che gestisce il centro per continuare a garantire il massimo controllo sul territorio, per evitare eventuali disagi alla cittadinanza.

Questa mattina ho inviato una lettera al Santo Padre, con la quale ho ricordato che Rocca di Papa è sempre stata pronta ad accogliere e a sostenere coloro che si trovano in una situazione di difficoltà. In particolare, il mio pensiero si posa sui tanti minori che abbiamo avuto modo di aiutare e collocare in strutture sicure, dove hanno trovato un luogo dove crescere sereni. In questo, si è creata una rete di solidarietà, formata da cittadini e associazioni locali, sostenuta dall’Amministrazione Comunale, grazie alla quale è stato possibile attivare numerosi progetti di inclusione. Nella lettera ho anche avuto il piacere di invitare Papa Francesco nella nostra cittadina”.




Papa Francesco: venduta all’asta la “sua” Lamborghini

E’ stata venduta all’asta per 715mila euro la Lamborghini bianca che era stata donata a Papa Francesco e che lui aveva a sua volta destinato al finanziamento di alcuni progetti di carità. Lo rende noto la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, tra i beneficiari della vendita; Acs porterà avanti così il suo ‘Piano Marshall’ per il rientro dei cristiani in Iraq che erano stati cacciati dall’Isis. Inoltre papa Francesco ha deciso di sostenere i progetti dedicati soprattutto a donne e bambini di due associazioni italiane che svolgono attività soprattutto in Africa, la Gicam del professor Marco Lanzetta (chirurgia della mano) e Amici del Centrafrica. Un’altra parte del ricavato della vendita della Lamborghini di papa Francesco andrà a favore della Comunità Papa Giovanni XXIII, che da 50 anni si occupa delle donne delle vittime della tratta e della prostituzione. A gestire la vendita all’asta dell’auto di lusso, firmata dal pontefice, è stata Sotheby’s nel principato di Monaco

La Lamborghini Huracán RWD, regalata al Papa, è stata realizzata dal dipartimento di personalizzazione della casa automobilistica di Sant’Agata Bolognose, “Ad Personam”, e si presenta di colore bianco con strisce giallo che corrono lungo la carrozzeria, in omaggio ai colori della bandiera di Città del Vaticano. L’auto è autografata sul cofano da papa Francesco