RENZI "ABBIAMO INTRAPRESO IL PERCORSO DI GRANDI RIFORME"

Angelo Barraco

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi si trova a Bolzano, prima tappa delle giornata che comprende anche Trento e Rovereto. Il presidente del Consiglio Renzi si trova in Trentino Alto Adige nella doppia veste di premier e di segretario del PD. Renzi farà visita presso le aziende e i musei delle tre città sopracitate e prenderà a parte a tre appuntamenti di campagna elettorale con tre candidati a Sindaco Dem. Il premier non era da solo, con lui vi erano dei parlamentari del Trentino Alto Adige come il sottosegretario Gianclaudio Bressa e Lorenzo Dellai, inoltre Renzi è stato accolto dal presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Arno kompatscher, e di Trento, Ugo Rossi. Renzi ha detto a Bolzano: “Abbiamo intrapreso il percorso di grandi Riforme e andremo avanti con testa dura. Abbiamo tenuto la promessa della legge elettorale varata ieri e andiamo avanti su questa strada”.
 
Il premier ha annunciato una ripresa dell’edilizia e ha detto: “L'obiettivo è dire che siamo a un bivio: da un lato quelli che protestano soltanto, lamentano, fanno l'elenco delle difficoltà. In alcuni casi hanno ragione, non possiamo dire che va tutto bene e raccontare barzellette. Ma loro sono destinati a crogiolarsi nelle loro proteste" mentre dall'altro lato c'è chi "fa le cose.  Oggi abbiamo il coraggio di rimettere in moto le energie migliori partendo dalla scuola.
 
Ci sono tante persone che protestano: qualcuno dice che protestano sempre ma noi ascoltiamo le protesta, è giusto affrontarla ed entrare nel merito. Renzi ha detto, dopo un incontro con i governatori di Trento e Bolzano: “Il nostro profondo desiderio è rafforzare l'autonomia e l'identità”. Il premier ha anche rivolto un pensiero allo sciopero della scuole dicendo: “Il Governo ascolterà nel merito le ragioni di questa manifestazione. Vada come vada andiamo avanti, decisi ad ascoltare tutti, ma a togliere un po' di polvere da questo paese. Pronti ad ascoltare e condividere – ribadisce il premier – questo governo ha messo piu' soldi nella scuola ed e' pronto ad incentivare l'autonomia, per avere una scuola che non sia in mano alle circolari ministeriali o ai sindacati, ma a famiglie, insegnanti e studenti”. Renzi ha detto: “Questo paese e' decisamente piu' bello di come lo rappresentano i talk show, da come ci viene raccontato da chi vuole distruggere l'Italia e non costruirla, derby fra chi dice che va tutto male e gode quando ci sono i risultati negativi dell'Istat. L'Italia non sia un paese finito ma infinito nelle sue possibilità”.
 
Continua Renzi dicendo: “Dobbiamo guardare in faccia i problemi che abbiamo, non metterli sotto la sabbia, le promesse, come quella sull'approvazione della legge elettorale, si mantengono”. Ha concluso poi “L’Italia non la salvano i politici da soli, non sara' rimessa in piedi solo da chi la dirige ma sara' rimesso in piedi da chi gli vuole bene, per questo "i momenti di campagna elettorale sono particolarmente importanti per far vedere che la politica e' una cosa seria, non solo la polemica dei ragazzi romani ma un qualcosa che va in contro ai bisogni della gente”. 



ITALICUM: VIA LIBERA ALLA PRIMA FIDUCIA. 38 DEPUTATI PD NON LA VOTANO

Redazione

L'Aula della Camera conferma la fiducia al governo sul primo articolo della legge elettorale con 352, 207 no e un astenuto. Sono 38 i deputati del Partito democratico che non hanno votato la fiducia al governo sulla legge elettorale. In base ai tabulati, ai 36 che risultano non partecipanti alla chiama, vanno aggiunti Roberto Speranza e Guglielmo Epifani che risultano in missione ma hanno espresso pubblicamente la dichiarazione di non voto. "Siamo in linea con i numeri delle altre fiducie. E' il primo passo". Così il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, uscendo dall'Aula della Camera dopo il primo voto di fiducia al governo sulla legge elettorale. Il ministro esprime "soddisfazione" per il risultato. "Grazie di cuore ai deputati che hanno votato la prima fiducia. La strada è ancora lunga ma questa è #lavoltabuona". Così Matteo Renzi commenta su tweet l'esito del primo voto di fiducia su Italicum




ITALICUM, VOTO DI FIDUCIA: RENZI SFIDA IL PARLAMENTO. BAGARRE IN AULA

Redazione

Sono ore decisive. Il Governo potrebbe cadere. Matteo Renzi sfida il Parlamento e dopo che il governo ha chiesto la fiducia sull'Italicum scrive su twitter: "La Camera ha il diritto di mandarmi a casa se vuole: la fiducia serve a questo. Finchè sto qui, provo a cambiare l'Italia". La richiesta di fiducia arriva dopo che la riforma ha superato indenne il primo scoglio del voto a scrutunio segreto sulle pregiudiziali di costituzionalità. "Ci prendiamo le nostre responsabilità", twitta Renzi. Ma l'opposizione è sulle barricate e protesta in Aula. Dai banchi M5S scoppiano le urla "Fascisti!". Maurizio Bianconi di Fi urla "Vergogna!" ed è richiamato all'ordine dalla presidente Boldrini che fatica non poco a mantenere l'ordine.

La Camera ha il diritto di mandarmi a casa, se vuole: la fiducia serve a questo. Finché sto qui, provo a cambiare l'Italia. #lavoltabuona

— Matteo Renzi (@matteorenzi) 28 Aprile 2015
La tensione in Aula è alle stelle. "Non consentiremo – attacca Renato Brunetta – il fascismo renziano. Faremo di tutto per impedirlo, dentro e fuori questa Aula. Non consentiremo che questa Aula sia ridotta a un bivacco di manipoli renziani". Lancio di crisantemi gialli da parte dei deputati di Sel in Aula alla Camera. "E' il funerale della democrazia", ha detto il capogruppo Arturo Scotto dopo la richiesta della fiducia.

Bersani, è in gioco democrazia – "Non avevo dubbi che avrebbero messo la fiducia. Qui il governo non c'entra niente, è in gioco una cosuccia che si chiama democrazia. Ora decideremo insieme che fare e poi deciderò io perchè ognuno deve assumersi le sue responsabilità".




IMMIGRAZIONE, OBAMA: "IN LIBIA E' CAOS". BAN KI-MOON TELEFONA A RENZI

In Libia è il caos più totale. In un'intervista tv, interviene per la prima volta sulla tragedia del Canale di Sicilia anche Barack Obama, puntando il dito soprattutto sulla instabilità politica della Libia: "Il problema dei rifugiati è in gran parte il risultato di conflitti tribali e differenze religiose in Libia, che stanno creando il caos". Ma – sottolinea il presidente americano – le vittime del disastro vengono da varie parti dell'Africa e del Medio Oriente e fuggono da guerre, povertà e persecuzione. "Dobbiamo rimanere concentrati su questa visione: il Medio Oriente e il Nordafrica stanno attraversando un periodo di cambiamenti che non vedevamo da una generazione. Penso – ha proseguito Obama – che il mondo islamico stia attraversando un processo dove è necessario isolare e respingere ogni tipo di estremismo, come quello che vediamo incarnato nell'Isis. Ci vorrà tempo"

Renzi e Ban Ki-moon al telefono. Apprezzamento per il ruolo dell'Italia e una convinzione comune della "responsabilità condivisa" della comunità internazionale di proteggere migranti e profughi che si imbarcano nel pericoloso viaggio nel Mediterraneo per raggiungere l'Europa: questo il tenore della telefonata tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che sta preparando il vertice Ue di domani, e il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon. Ban – nel corso della telefonata a Renzi il cui contenuto è stato reso noto dalle Nazioni unite – ha sottolineato il bisogno di assicurare un "robusto meccanismo congiunto europeo di ricerca e salvataggio in mare". Il segretario generale Onu ha anche fatto presente la necessità di assicurare percorsi sicuri e regolari di migrazione e accesso a protezione per i migranti. L'emergenza immigrazione è arrivata in Consiglio di sicurezza. In una dichiarazione alla stampa, i membri del massimo organo di governo politico del mondo hanno espresso "forte solidarietà" ai paesi coinvolti dal traffico illegale dei migranti e "profonda preoccupazione" che l'impatto di questo traffico ha sulla stabilità regionale. "La voce dell'Italia è stata ascoltata, non solo a Bruxelles ma anche a New York", ha detto il rappresentante permanente italiano all'Onu Sebastiano Cardi, sottolineando come la dichiarazione del Consiglio sia "un passo significativo in un percorso che passa per il vertice europeo di giovedì per arrivare a misure per debellare il fenomeno del traffico illegale con il sostegno dell'Onu e in una cornice di legalità internazionale"




RENZI PIGLIA TUTTO…ANCHE LA FESTA DELL'UNITA'

Redazione

Matteo Renzi piglia tutto, anche la festa dell'Unità. Dopo i 10 deputati sostituiti in commissione Affari Costituzionali perché contrari alla linea del partito sull'Italicum, il premier esclude i dissidenti anche dalla festa dell'Unità Nazionale che si svolge a Bologna da oggi fino al 3 maggio e che, tra l'altro, celebra i 70 anni dalla Liberazione. Nel programma, infatti, non compaiono né Pier Luigi Bersani, né Gianni Cuperlo, né altri esponenti della minoranza. Spazio solo ai fedelissimi. Al punto che Rosy Bindi, fresca di epurazione dalla Commissione, si rivolge direttamente al presidente del Pd, Matteo Orfini. "Fa davvero male leggere sugli organi di stampa che alla imminente Festa nazionale dell'Unità non sarebbero stati invitati alcuni tra i più autorevoli esponenti del partito – scrive Bindi – Restano fuori pezzi rilevanti della dirigenza: fondatori, ex segretari, candidati alle primarie per la segreteria. Si augura che Orfini possa smentire una scelta che, se fosse confermata, sarebbe non meno grave della sostituzione di dieci deputati. Qualcuno potrà spiegare che il segretario per ottenere l'approvazione dell'Italicum, al più presto e senza modifiche, faccia leva sulla differenza tra il mandato in commissione, dove i componenti sono designati dal gruppo parlamentare, e quello in aula dove ci si esprime con la libertà prevista dalla Costituzione e dove l'appello alla disciplina di gruppo o di partito non può spingersi oltre certi limiti". "Ma la Festa dell'Unità – prosegue – non è una seduta del Parlamento nella quale si devono prendere decisioni". Bindi, in sostanza, chiede a Orfini, come presidente dell'Assemblea nazionale e garante del pluralismo del Pd, di assicurare che la festa sia, come sempre è stato, specchio della originale natura del nostro partito. In caso contrario si potrebbe considerare interrotta la costruzione di un partito nuovo, democratico, laico e plurale: "Il Pd non solo sta rinnegando la prospettiva del bipolarismo con la proposta dell'Italicum, ma sconfessa le sue radici uliviste per consegnarsi al pensiero unico del nascente Partito della nazione".




G8, RENZI: "IL MIO IMPEGNO E' DI INTRODURRE IL REATO DI TORTURA"

di Angelo Barraco

Genova –  In questo ultimo periodo i fatti del G8 sono tornati in faccia agli italiani come un pugno di fango su un muro bianco. Ripercorriamo i fatti: Ricordiamo che l’Italia è stata condannata, dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, per tortura. La Corte europea dei diritti dell’uomo dice: “Quanto compiuto deve essere qualificato come tortura”. La Corte condanna anche l’assenza, nel nostro paese, di legislazione in materia. La condanna è arrivata sulla base del ricorso presentato a Strasburgo da Arnaldo Cestaro, presente all’interno della scuola Diaz e vittima. Ricordiamo che i fatti risalgono al 21 luglio 2001. L’uomo all’epoca dei fatti aveva 62 anni, e nel ricorso dice che quella terribile notte fu picchiato dalle forze dell’ordine e a causa delle percosse ha dovuto persino subire un intervento. Inoltre la vittima delle percosse aggiunge che coloro che hanno fatto ciò dovevano essere punite in modo adeguato, ma a causa delle leggi presenti in Italia ciò non è accaduto, in Italia non è previsto il reato di tortura o simili e reati come questi rimangono impuniti. I giudici della Corte europea dei diritti umani hanno dato ragione ad Arnaldo Cestaro e hanno sostenuto; sia che quanto subito dal soggetto è considerabile come tortura, sia che le leggi italiane sono inadeguate e devono essere cambiate. Dopo la condanna dalla Corte europea, i politicanti italiani si sono alzati, tardamente, dalla sedia e hanno preso in considerazione il reato di tortura.  Il via libera della Camera al ddl sul reato di tortura, avvicina il nostro paese all’introduzione di questo nuovo gravissimo reato, che diventerà legge tra qualche settimana dato che il testo deve tornare al Senato. Il testo ha avuto 244 si, 14 no e 50 astenuti. Il ministro della giustizia Andrea Orlando rivolge un appello finale in aula dicendo: “il più ampio possibile per andare a Strasburgo con un risultato non del governo ma di tutto il Parlamento”.  la legge in questione: l’articolo 1 prevede che quello di tortura sia un reato comune e punibile con la reclusione da 4 a 10 anni e ascrivibile a chiunque: “con violenza o minaccia ovvero con violazione dei propri obblighi di protezione o assistenza, intenzionalmente cagiona a una persona a lui affidata, o comunque sottoposta a sua autorità, vigilanza o custodia, acute sofferenze fisiche o psichiche, per ottenere informazioni o dichiarazioni, per infliggere una punizione, per vincere una resistenza o in ragione dell'appartenenza etnica, dell'orientamento sessuale o delle opinioni politiche o religiose”. L’aggravante scatta quando a commettere il reato è un pubblico ufficiale che abusa del suo potere e in questo caso la pena aumenta e raggiunge un massimo di 15 anni di carcere e una minima di 5 anni. Per i cittadini stranieri invece la legge prevede l’estradizione richiedente. Adesso anche Matteo Renzi si è espresso in merito alle vicende della Diaz e del G8 e ha detto: “Da presidente del Consiglio e da segretario del Pd il mio impegno e' mettere il reato di tortura” continua dicendo “Genova è stata una pagina terribile per quelli della mia generazione, ne porteranno i segni per sempre”. Renzi dice è sua intenzione fare chiarezza sui fatti della Diaz e verificare le “responsabilità politiche di chi ha gestito quella vicenda”.



RENZI HA TROVATO UN TESORETTO

di Angelo Barraco

Roma –  Il Def doveva essere varato stamane, ma invece è stato posticipato per stasera dopo le 20.00. E’ spuntata una novità di notevole importanza, ovvero che il governo ha scovato un miliardo e 500 milioni tra i conti pubblici. Questa notizia è stata comunicata da alcune fonti ministeriali e c’è un’altra indiscrezione secondo la quale Renzi, starebbe pensando di attuare un decreto per destinare questo bonus al welfare. Il bonus sarebbe destinato a sostenere il delicato settore del sociale e l’idea è di lavorare in tempi molto brevi per fare ciò. Questa fretta che ha Renzi nell’investimento di questo bonus sembra non aver accontentato proprio tutti, anzi, ha insospettito Renato Brunetta che si è espresso così su Twitter: “Pare che Renzi voglia destinare un bonus di 1,5 mld a welfare. Per decreto. Per comprarsi elezioni regionali come europee con 80 euro?”, anche Beppe Grillo si è espresso con toni abbastanza duri “Alle balle del governo non ci crede piu' nessuno: era solo questione di tempo”. Toni negativi anche quelli di Susanna Camusso che ha detto: “L'impostazione del Def, per le cose che finora si conoscono, non affronta i nodi del Paese, che sono come si crea lavoro e come si investe”. Ma cos’è il Def? Il Def, ovvero Documento di Economia e Finanza è il principale strumento della programmazione economico-finanziaria che ogni anno il Governo deve presentare a Bruxelles insieme al piano nazionale delle riforme e fissa le linee guida della politica economica del Governo. Con Bruxelles bisogna verificare il rispetto degli impegni presi e prenderne di nuovi. Viene presentato alle Camere entro il 10 aprile di ogni anno, viene proposto dal Governo e approvato dal Parlamento ed è composto da tre parti:
 
La prima parte contiene gli obiettivi da conseguire per accelerare la riduzione del debito pubblico, in particolare gli obiettivi di politica economica per il triennio successivo; l’aggiornamento dell’anno in corso, l’indicazione dell’evoluzione economico-finanziaria internazionale e gli obiettivi programmatici.
 
La seconda parte contiene l’analisi del conto economico e del conto di cassa nell’anno precedente, le previsioni del saldo di cassa del settore statale e le indicazioni sulle modalità di copertura. In questa seconda parte c’è una sezione  che contiene i criteri di formulazione per il triennio successivo. 
 
La terza parte contiene invece lo stato di avanzamento delle riforme avviate, degli squilibri microeconomici nazionali e dei fattori macroeconomici che incidono sulla competitività, le priorità del paese e le principali riforme da attuare. 



D'ALEMA CONTRO RENZI:"DOBBIAMO OPPORCI ALL'ARROGANZA". GUERINI: "RENZI HA STRAVINTO"

Redazione

D'Alema parte all'attacco di Renzi e cerca di creare un'alternativa al premier all'interno dello stesso Pd perché tutte queste minoranze frastagliate servono a ben poco. Creare una vasta associazione di rinascita della sinistra, a partire dal Pd. E' la proposta lanciata durante la convention della minoranza dem, in corso a Roma, da Massimo D'Alema. "Io penso che dobbiamo trovare un nuovo modello organizzativo anche per quello che riguarda i tesseramenti. Non tessere degli iscritti alle correnti del Pd. Per favore, no. Ma creare una vasta associazione di rinascita della sinistra che non sia un nuovo partito politico, ma uno spazio di partecipazione per tante persone", ha spiegato D'Alema. "Una componente minoritaria in un partito a forte componente personale e anche di arroganza, può avere peso solo se si muove con coerenza e unità", attacca D'Alema, indicando la linea da seguire per fare una sana opposizione interna al partito. L'ex premier e segretario del Pd non lesina accuse a Renzi di "arronganza" e ribadisce che "questa parte del Pd puo' avere un peso solo se raggiunge un certo grado di unita' nell'azione, altrimenti non avra' alcun peso".

D'Alema prosegue: "Io non sono partecipe di nessuno dei raggruppamenti in cui si suddividono le minoranze del Pd e non approvo che sia piu' di una. Diciamo che faccio parte della sinistra extraparlamentare – ironizza – pero' voglio dare due consigli: il primo, che non e' un appello retorico, e' che questa parte del Pd puo' avere un peso solo se raggiunge un certo grado di unita' nell'azione, altrimenti non avrà alcun peso".

E a tal fine "ci si diano strumenti in cui ci si riunisce, si cerca un punto di mediazione e si decide la posizione su cui convergere". Consiglio che ha riscosso l'applauso della platea.
"Il secondo consiglio – ha proseguito – e' che una componente minoritaria in un partito a forte componente personale e anche di arroganza, puo' avere peso solo se si muove con coerenza, definendo i punti invalicabili con assoluta intransigenza".

Le parole di D'Alema non piacciono alla maggioranza del Pd. "Dispiace che dirigenti importanti per la storia della sinistra usino toni degni di una rissa da bar. Cosi' si offende la nostra comunita'", scrive su Twitter Matteo Orfini. Di diverso avviso, invece, l'ultimo segretario del partito prima di Renzi: "Massimo D'Alema ha detto una cosa sacrosanta. C'e' tanta gente nel PD in sofferenza e disagio. Bisogna trovare il modo, anche dal punto di vista organizzativo, per dialogare con questi mondi", dichiara Pierluigi Bersani a margine dell'iniziativa della sinistra dem.

"Renzi ha stravinto il congresso e portato il Pd al 41% per cambiare l'Italia dove altri non sono riusciti, qualcuno se ne faccia una ragione", scrive su Twitter Lorenzo Guerini. Il vicesegretario del Pd replica all'attacco di D'Alema che ha parlato di partito "arrogante e personale" con Renzi.




BERLUSCONI CONTRO LE RIFORME. RENZI: "IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE"

Si apre una nuova fase per Forza Italia che tanto per cominciare, martedì voterà contro le riforme di Renzi il quale ha disatteso, secondo Berlusconi, quel "cammino di unità" sugellato dal patto del Nazareno. "Forza Italia voterà contro le riforme". Lo ha detto Silvio Berlusconi, nel corso di un intervento all'iniziativa del centrodestra pugliese. Berlusconi fa appello "alle forze del centrodestra perchè si uniscano, in modo da costruire un'alternativa al Pd. Martedì diremo no all'arroganza e alla prepotenza di un Pd che non è stato capace di cambiare il Paese. Oggi, con tutto il centrodestra di nuovo insieme, si apre una nuova fase". "Oggi rappresenta un momento importante per una ripartenza. Il primo passo di un cammino, un'occasione per il rinnovamento di Fi che si candida per tornare a vincere e a guidare il Paese. Un Paese che sta peggio dal punto di vista economico, democratico, di equilibrio delle istituzioni. La disoccupazione è ai massimi e quella giovanile supera il 40% spesa e debito pubblico sono aumentati. Sono convinto – ha ribadito – che occorra lavorare tutti insieme per invertire la rotta. Siamo chiamati ad avere la maturità di essere eredi di noi stessi. Spero che tutti noi sappiamo rinunciare a qualcosa in nome dell'unità del centrodestra".Berlusconi ha così chiarito nettamente la sua posizione e la sua volontà di contrastare il Pd con un centrodestra unito e compatto.

Il tradimento del Patto del Nazareno. "Oggi a Palazzo Chigi c'è un segretario di partito che non è stato eletto, un segretario di partito che ha promesso tanto e fatto poco. Un segretario di partito con cui avevamo pensato di condividere grandi scelte istituzionali del Paese, avevamo sperato di poter chiudere quella guerra civile che ha avvelenato tutti, ma purtroppo non è stato così". Lo ha detto Silvio Berlusconi intervenendo telefonicamente a Bari, durante l'avvio della campagna elettorale del candidato del centrodestra, Francesco Schittulli. "Abbiamo imparato a nostre spese – ha aggiunto Berlusconi – che per la sinistra il partito viene prima del Paese, che non c'è dialogo. Noi – ha continuato – in questo avevamo creduto fino in fondo. Oggi a testa alta possiamo dire che non siamo stati noi a tradire quel cammino".

Fitto e il cambio di rotta. "Il nostro partito ha intrapreso un percorso sbagliato. Qualche mese fa si è ipotizzato di fare un partito con Renzi, si sarebbe creata una situazione imbarazzante. Noi siamo stati eletti nel centrodestra, siamo una forza alternativa alla sinistra". Afferma Raffaele Fitto a Palermo in una delle tappe del suo tour italiano Ricostruttori con il quale entra in polemica con la classe dirigente di FI e i fedelissimi di Berlusconi chiedendo maggiore democrazia interna al partito, l'adozione delle elezioni primarie per le cariche di vertice, il superamento del Porcellum con una legge elettorale "che porti in parlamento deputati eletti e non nominati". Fitto ha poi affrontato il tema del presidenzialismo e dell introduzione di un tetto fiscale. "Quello che abbiamo rappresentato per anni come FI – ha proseguito Fitto – non siamo piu' in grado di rappresentarlo. Vogliamo spiegare che anche nel centrodestra puo' esserci una sana competizione che però non può monopolizzare il consenso". Non posso criticare Salvini – ha aggiunto – la Lega fa il suo lavoro, ma perché nel nostro partito non c'è la consapevolezza di mettere in campo una forza politica che sia in grado di competere". Infine il parlamentare pugliese ha criticato il leader degli azzurri "Berlusconi si chiude in un bunker con i suoi collaboratori – ha detto – noi suggeriamo un altra strada, nuove regole di democrazia. Ma per fare questo non vogliamo scontrarci con qualcuno"

 

Il no annunciato da Silvio Berluisconi alle riforme, che martedi' saranno votate dall'Aula della Camera, viene accolto con ostentata indifferenza da Matteo Renzi, come a dire che ormai del secondo contraente del Patto del Nazareno non c'e' piu' nemmeno tanto bisogno. " Martedi' andiamo alla camera con il voto finale della seconda lettura – spiega il premier -. Puntiamo al referendum finale perche' per noi decidono i cittadini, con buona pace di chi ci accusa di atteggiamento autoritario: la sovranita' appartiene al popolo e sara' il popolo a decidere se la nostra riforma va bene o no. Il popolo, nessun altro, dira' se i parlamentari hanno fatto un buon lavoro o no". In mattinata il leader di Forza Italia aveva dichiarato totale indisponibilita' verso il Pd ed il suo leader, nel pomeriggio questi risponde con la piu' renziana delle alzate di spalle. Il meglio deve ancora venire, scrive il presidente del Consilgio nella sua newsletter, e noi non abbiamo alcuna voglia di mollare. Primo pensiero di Renzi nella sua circolare telematica, quello alla ripresa economica. "In un anno sono aumentati i posti di lavoro, piu' 134mila. Con le misure della legge di stabilita', zero tasse per chi assume a tempo indeterminato e con la riforma del lavoro (Jobs Act) sara' ancora piu' facile assumere", rivendica, "Il Jobs Act aumenta le tutele per chi perde l'occupazione, ma soprattutto facilita le assunzioni, con buona pace di chi ha trascinato per mesi una polemica ideologica".

Inoltre: "Lo spread non fa piu' paura: il decennale con i Bund era oltre 200 nel febbraio 2014, adesso sta sotto i 90 e ancora non e' partito il Quantitive Easing.
Quando partira' lo spread scendera' ancora". Ancora: "Il dollaro ha recuperato terreno sull'Euro e ci avviciniamo alla parita'. L'Italia ha tutto da guadagnarne". In aggiunta: "L'Unione Europea sta attenta ai vincoli di bilancio ma finalmente si torna a parlare di crescita e investimenti (piano Juncker) e la nostra battaglia sulla flessibilita' ha visto dei risultati concreti (la comunicazione sulla flessibilita' della Commissione Europea)". E se non bastasse: "Mutui e compravendita di auto crescono a doppia cifra. Mercato immobiliare, consumi, indice di fiducia delle famiglie e delle imprese tornano al segno piu' dopo anni. Nel primo trimestre e' probabile che il Pil torni positivo dopo decine di rilevazioni negative".

Grazie al governo, grazie ad un Pd forte, suggerisce a questo punto Renzi: "Tutto questo deriva dalla solidita' delle nostre riforme (l'elenco non comprende solo il mercato del lavoro ma spazia dai tanto criticati 80 euro fino alle misure innovative sulla legge di stabilita' che ha abbassato le tasse per chi crea posti di lavoro e ridotto l'Irap) e dalla recuperata credibilita' internazionale del Paese, che e' un fattore molto importante per la fiducia dei mercati e quindi per l'economia reale. Ma naturalmente non basta". Insomma, "Il quadro economico non e' mai stato cosi' invitante: si aggiunga – e su questo noi non c'entriamo niente, ma siamo felici per gli effetti – che il costo del petrolio e' molto basso e questo e' un dato molto significativo specie per un paese con la nostra bolletta energetica". Quindi "fuori torna a splendere il sole. Ma uscire di casa e mettersi in cammino dipende solo da noi. Per questo noi continuiamo con decisione sulle principali sfide che abbiamo davanti". Detto questo, Renzi presenta il lavoro della prossima settimana, con una considerazione di carattere metodologico. Il contributo delle opposizioni e' benvenuto, a patto che non intralci. I punti sono enumerati quasi con pedanteria. Eccoli a partire dal primo. "Riforme costituzionali. Superare il bicameralismo paritario, ridurre i poteri delle regioni e semplificare il rapporto tra centro e autonomie, eliminare gli enti inutili. Ci siamo. Martedi' andiamo alla camera con il voto finale della seconda lettura.
Puntiamo al referendum finale (perche' per noi decidono i cittadini, con buona pace di chi ci accusa di atteggiamento autoritario: la sovranita' appartiene al popolo e sara' il popolo a decidere se la nostra riforma va bene o no. Il popolo, nessun altro, dira' se i parlamentari hanno fatto un buon lavoro o no)".




VERTICE ITALIA-FRANCIA: "RAFFORZARE TRITON E PACE IN LIBIA"

di Maurizio Costa

Parigi – L'Italia e la Francia si incontrano e trovano molti obiettivi comuni. Matteo Renzi e il presidente francese, Francois Hollande, si sono riuniti all'Eliseo per un vertice sui temi fondamentali che hanno caratterizzato i due paesi e l'Europa negli ultimi mesi.

Il primo obiettivo è la pace in Libia, che, secondo il premier Renzi, non deve essere portata con una missione di pace ma cercando di avvicinare le fazioni del Nord Africa: "Il vertice di oggi con la Francia ha mostrato che la Libia è una priorità per tutta l’Europa – ha detto l'ex sindaco di Firenze -. La pace in Libia la possono fare solo i libici, non possiamo farla noi per loro, sono solo le tribù che possono trovare un accordo. Ma è molto importante affermare che la Libia è una priorità per tutta l’Europa e che non potremo consentire alla comunità internazionale di girare la testa dall’altra parte: bisogna mettere pressione alle tribù e alle forze politiche dell’area". Il problema dell'ex paese di Gheddafi non è secondario: "Il Mediterraneo non può essere un cimitero e non può essere una periferia del nostro continente. Il Mediterraneo è il cuore del continente" ha concluso Renzi.

I due leader hanno firmato anche un accordo per la Tav Torino-Lione per cercare di accelerare i lavori: "Oggi non c'è più nessun freno, nessun ostacolo" ha affermato Hollande. In un comunicato congiunto si legge che "Italia e Francia esprimono la propria soddisfazione per i progressi decisivi compiuti a favore del progetto Torino-Lione in occasione del Vertice di Parigi questo costituisce una tappa fondamentale per la realizzazione del tunnel binazionale".

Renzi risponde anche a Maurizio Landini, leader della Fiom, che ha accusato il premier di non essere stato eletto dal popolo: "L'Italia è una Repubblica parlamentare" ha detto il premier.

Durante il vertice ci sono state parole anche sulla situazione greca e sul progetto economico europeo: "La politica economica dell'europa ha cambiato direzione, ha cambiato verso: è un grande risultato per il quale esprimo gratitudine a Francois Hollande – ha dichiarato Renzi -. Nella Ue la parola crescita è entrata nel vocabolario, non è più una parolaccia ma un obiettivo chiave".




BERLUSCONI TRANQUILLIZZA RENZI SU RIFORME

Redazione

Tre giorni fa, alla riunione dei senatori, l'ultimo scontro: da una parte Verdini e Romani, dall'altra Renato Brunetta. Quando il capogruppo di FI alla Camera il giorno dopo ha cercato di rinviare il voto sulle riforme c'e' stata, secondo quanto riferito da fonti parlamentari, una telefonata tra Silvio Berlusconi e l'ex ministro della Funzione Pubblica. Anche in quella circostanza il Cavaliere si e' limitato ad invitare l'esponente azzurro a non deviare dalla linea del 'Patto del Nazareno'. Io vado avanti per questa strada, se non va bene posso sempre essere sostituito, e' stata la risposta.

Ma e' oggi che per la prima volta l'ex premier ha espresso pubblicamente la sua irritazione per i continui distinguo da parte di Brunetta. Lo ha invitato a cambiare atteggiamento e se Brunetta rimanda la 'querelle' all'appuntamento di mercoledi' prossimo e' perche' i malpancisti sono convinti di poter ampliare l'area dei 'frondisti' e sbarrare la strada al percorso individuato dal premier Matteo Renzi. La richiesta e' nota: posticipare il passaggio alle Camere della legge elettorale e del pacchetto costituzionale a dopo l'elezione del presidente della Repubblica. Ma gia' ieri sera Berlusconi ai suoi aveva ribadito la sua intenzione di rispettare i patti, convinto che il Renzi concordera' proprio con gli azzurri un nome per la sostituzione di Napolitano.

Questa mattina Verdini avrebbe fatto sentire la sua voce, ribadendo al Cavaliere – dicono fonti parlamentari di FI – che non possono esserci due linee. Da qui la decisione di Berlusconi di mettere fine alle polemiche. Io non c'entro nulla, ha fatto sapere ai suoi Raffaele Fitto. Ma lo scontro di oggi potrebbe portare anche a delle conseguenze in settimana visto che la riunione di gruppo alla Camera si potrebbe trasformare, spiega un esponente di FI di primo piano, in una sorta di sfiducia a chi guida i deputati. Una 'mossa' che Berlusconi ha sempre negato di voler compiere ma che non e' esclusa alla luce della 'delegittimazione' odierna. FI vuole a tutti i costi essere sul tavolo delle trattative sul Quirinale: i nomi di Amato e Mattarella – le ipotesi al momento piu' accreditate per il Colle – agli azzurri vanno benissimo.

Per ora il Capo dell'esecutivo non scopre le carte, ha fornito solo il metodo e tratteggiato un identikit che lascia in gioco tutti i papabili al Quirinale emersi in questi giorni. Alla direzione del Pd non c'e' stato uno scontro tra la minoranza e la maggioranza del partito, ma l'annunciata fuoriuscita di Sergio Cofferati potrebbe pesare sul clima interno al partito. Nel centrodestra Alfano e Berlusconi hanno concordato di vedersi martedi' o mercoledi' per portare avanti un patto di responsabilita' che veda proprio FI, Pd e l'area popolare capaci di arrivare all'individuazi9one di una figura entro il quarto scrutinio. Da questo patto verrebbero esclusi la Lega e il Movimento 5 stelle, con Salvini e Grillo che per ora si sfilano anche se anche loro vogliono essere della partita