ARCE: GIP: "IL CASO DI SERENA MOLLICONE NON VIENE ARCHIVIATO"
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Arce – Il caso dell'omicidio di Serena Mollicone non sarà archiviato, le indagini per trovare gli autori del delitto proseguiranno. È quanto ha deciso il Gip del tribunale di Cassino, Angelo Valerio Lanna, che ha accolto la richiesta di opposizione presentata dalla famiglia di Serena, dal papà Guglielmo e dallo zio Antonio. «È una notizia positiva per noi- ha detto Dario De Santis, legale della famiglia Mollicone, all'agenzia Dire- È molto positiva per le indagini che devono proseguire». Nello specifico l'archiviazione «è stata disposta nei confronti degli indagati noti, nei confronti dei quali non è stata fatta opposizione» mentre le indagini proseguiranno, quindi l'opposizione è stata accolta, nei confronti dei tre noti «verso cui avevamo proposto opposizione. Il Gup ha deciso che proseguiranno le indagini anche verso gli ignoti. È molto positivo anche per tutti coloro che non vogliono che la morte di Serena non resti senza colpevole». Si farà, quindi, il prelievo del Dna sui circa 6mila abitanti di Arce (si partirà dagli uomini, poi eventualmente le donne, non è da escludere anche sugli abitanti dei paesi limitrofi, a partire da Rocca d'Arce), ma con modalità operative a discrezione della Procura della Repubblica: «Il Gip- ha confermato De Santis- ha menzionato tra le indagini possibili quella sul Dna e sulle impronte. I tempi? Saranno brevi, il giudice ha stabilito un termine di sei mesi ulteriori». Un risultato quindi «positivo per noi. Ci siamo battuti ottenendo un risultato totalmente positivo». Serena Mollicone, 18enne di Arce, è scomparsa l'1 giugno del 2001: due giorni dopo è stata ritrovata morta in un bosco, in località Anitrella, a una decina di chilometri da casa
SERENA MOLLICONE: MAPPATURA GENETICA PER TUTTI GLI UOMINI DI ARCE
SERENA MOLLICONE, IL PADRE: "MIA FIGLIA UCCISA PERCHE' HA DENUNCIATO UNO SPACCIO DI DROGA"
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Arce (Fr) – Una petizione online per dire 'no" all'archiviazione delle indagini sul delitto di Serena Mollicone, la 18enne uccisa ad Arce (Frosinone) nel 2001. Paladino dell'iniziativa, insieme ad Antonio Turri (presidente dell'associazione 'I cittadini contro le mafie e la corruzionè) è Guglielmo Mollicone, padre della vittima, intervenuto in esclusiva ai microfoni della trasmissione 'La storia oscurà su Radio Cusano Campus, emittente dell'università Niccolò Cusano (www.unicusano.it). «È una situazione surreale- ha affermato Mollicone- La Procura di Cassino si deve ancora pronunciare se mantenere alcune persone sul registro degli indagati, intanto il procuratore pro-tempore ha chiesto l'archiviazione. Credo che non sia mai accaduta una cosa simile: evidentemente c'è qualcuno che vuole insabbiare presto l'intera storia perchè ci sono di mezzo persone intoccabili. Perchè è chiaro che mia figlia non è stata uccisa da una sola persona ma da un 'pool' di persone». «Ci sono delle registrazioni chiare: quando trovarono il corpo del brigadiere Santino Tuzzi- ha rivelato- il suo amico Marco Mannati disse: 'Santino lo hanno ucciso perchè sicuramente era collegato al caso di Serena Mollicone. Santino mi ha detto che la notte della veglia il maresciallo Mottola ha portato il cellulare a casa di Serenà. Poi questo signore è stato minacciato. Mi disse: 'Guardi io c'ho tre figlì. Quindi qualcuno gli ha intimato di non dire quelle cose ai magistrati»
«Serena- ha spiegato poi Mollicone- era andata in caserma per denunciare lo spaccio di droga che avveniva in paese. Spaccio che veniva perpetrato dal figlio dell'ex maresciallo Mottola. Questo è agli atti, lo sapevano tutti. Una volta a pranzo Serena mi disse: 'Papà ma questo maresciallo che vuole da me se ha il figlio che spaccia e si droga?'. Il maresciallo Mottola inoltre aveva redarguito Serena in piazza perchè si permetteva di contrastare quello che era il commercio illegale del figlio». «Serena vittima di un sitema mafioso? Arce in quel periodo era in una situazione mafiosa- ha dichiarato ancora Mollicone- Non dimentichiamo che in quel periodo c'era un capo camorra che aveva preso alloggio nelle campagne di Arce, si chiamava Marino. Il suicidio di Santino Tuzzi? A chi vogliono darla a bere… -ha affermato- Come fa a suicidarsi in macchina e poi a poggiare la pistola sul sedile a fianco a lui? Se uno si spara la pistola gli cade fra le gambe e il proiettile buca il sedile». «Gli inquirenti dovevano concentrare tutte le loro ricerche nella caserma dei Carabinieri di Arce- ha accusato ancora- Si dovevano concentrare sugli indagati, interrogandoli con psicologi per capire se dicevano il vero. E poi scavare in quel pavimento, perchè magari sotto potrebbe esserci il dna di Serena. Il sangue è stato pulito con l'acido muriatico, ma potrebbe essere penetrato attraverso le mattonelle o nel muro. Anche altre analisi nel carcere dove Serena è stata depositata nella notte. Perchè dietro la maglia di Serena sono stati rinvenuti dei licheni che stavano sulle pareti del carcere».
SERENA MOLLICONE:FIACCOLATA CONTRO L'ARCHIVIAZIONE
ARCE: ESITO NEGATIVO PER LE IMPRONTE DIGITALI. L'ASSASSINO DI SERENA E' ANCORA IN LIBERTA'
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Frosinone – Nessuna nuova per la famiglia di Serena Mollicone. Hanno dato esito negativo anche gli accertamenti comparativi sulle impronte digitali per scoprire l'assassino di Serena, la studentessa scomparsa il primo giugno 2001 e ritrovata uccisa, legata e imbavagliata, due giorni dopo nel boschetto di Fonte Cupa ad Anitrella, nelle vicinanze di Arce dove la ragazza viveva. La relazione consegnata dai Ris di Roma al procuratore capo di Cassino Mario Mercone, titolare dell'inchiesta, ha fornito lo stesso risultato dei nuovi test del Dna svolti su 272 persone e consegnati alla procura prima di Natale. Dopo oltre 12 anni di indagini, dunque, l'assassino della diciottenne di Arce non ha ancora un nome e un volto. Per la morte della studentessa sono indagate con l'ipotesi di omicidio volontario e occultamento di cadavere sei persone, tutte scagionate dagli accertamenti scientifici svolti finora. Ora per la loro posizione, come lasciano capire gli inquirenti, si va verso l'archiviazione.A dicembre era stata concessa una proroga e il fatto aveva acceso ancora di più le speranze nel padre di Serena, Guglielmo Mollicone. Era stato chiesto un mese di proroga in quanto gli uomini del Ris stavano comparando tra le impronte dattiloscopiche e le tracce di Dna rinvenuti sul corpo di Serena Mollicone e i campioni prelevati a oltre 200 persone entrate nella rosa dei sospettati per la morte l’occultamento di cadavere della diciottenne di Arce. Adesso staremo a vedere che cosa dirà il legale della famiglia Mollicone.
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Arce (FR) – Hanno chiesto un mese di proroga gli uomini del Ris che stanno effettuando le comparazioni tra le impronte dattiloscopiche e le tracce di Dna rinvenuti sul corpo di Serena Mollicone e i campioni prelevati a oltre 200 persone entrate nella rosa dei sospettati per la morte l’occultamento di cadavere della diciottenne di Arce.
Il capo della procura di Cassino Mario Mercone ha concesso al Ris fino al prossimo 7 gennaio, data in cui si potrà sapere se qualcuno dei prelievi avrà dato esito positivo.
“Questa proroga è un buon segno”, ha dichiarato Guglielmo Mollicone, il padre di Serena, “vuol dire che gli inquirenti –a distanza di 12 anni- hanno in mano degli elementi che stanno valutando. Questo mese in più servirà sicuramente a mettere insieme altre prove a carico di chi ha ucciso e portato il corpo di Serena nel bosco di Fontecupa”.
La storia della studentessa di Arce è diventata un libro firmato da Pino Nazio che verrà presentato sabato 7 dicembre alle 20 a Roma, al Palacongressi dell’Eur, nell’ambito della rassegna “Più libri, più liberi”. All’incontro, oltre all’autore, saranno presenti Guglielmo Mollicone, l’ex-sovrintendente della Polizia che ha indagato sul caso, Giuseppe Pizzo, coordinati dal giornalista Mauro Valentini.
Serena Mollicone scomparve da Isola Liri il primo giugno del 2001. Due giorni dopo, una squadra della protezione civile trovò il corpo della studentessa in un boschetto. Aveva le mani e i piedi legati, un sacchetto di plastica le avvolgeva la testa, e una ferita vicino all’occhio provocata da un colpo violento che non poteva averla uccisa. Serena era morta dopo una lenta agonia ed era stata portata nel bosco poche ore prima del ritrovamento. La caccia all’assassino e ai suoi complici è ancora aperta.
Quello scritto da Pino Nazio”, ha commentato Guglielmo Mollicone, “è il primo libro sulla storia di Serena, sulla sua personalità, sulla sua vita, sulle orribili vicissitudini che l’hanno inghiottita. Finalmente un libro che va incontro alla verità, e non favorisce depistaggi come è stato per tutti quelli pubblicati finora. Nessuno degli autori precedenti ha rappresentato veramente ciò che era Serena e ciò che ha significato per la comunità di Arce. È come se la morte di Serena avesse liberato energie, in un paese dove i giovani morivano di droga e dove imperava la corruzione. Una morte che è stata una sorta di purificazione collettiva”.
Pino Nazio (Roma, 1958) è sociologo, giornalista e autore televisivo.
Dal 1992 è stato inviato del programma di Raitre “Chi l'ha visto?”, ha diretto per sette anni i canali satellitari di Unire Tv, ha ideato e realizzato per la tv oltre mille servizi, spot, documentari e reportage, in Italia e all’estero. Ha scritto saggi sulla comunicazione: “Le parole della tv”, “Il manuale del giornalista televisivo” e “Chi è della tv”.
Nel 2010 ha pubblicato per Sovera “Il bambino che sognava i cavalli – 779 giorni ostaggio dei Corleonesi”, nel 2012 “Il segreto di Emanuela Orlandi – Papa Wojtyla, la tomba del boss e la banda della Magliana”.
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E’ l’educazione il vero strumento che permette di conoscere i segnali negativi ma anche la nostra natura. Il direttore del quotidiano L’osservatore laziale, Chiara Rai testimonia con la sua presenza un’attenta e forte capacità di comunicazione di questo percorso e progetto d’informazione. “La divulgazione e l’importanza di dare messaggi positivi, non spettacolarizzando le notizie in merito ai fatti di cronaca, è stato sempre la nostra guida. L’osservatore laziale sensibile alle tematiche emerse in questa sede sarà sempre presente e propositivo ad incentivare un nuovo cambiamento culturale, oltre la legge serve la cultura.”
di Cinzia Marchegiani
Colfelice (FR) – Non è un semplice caso se a Colfelice è stata accolta come cornice d’autore il secondo Convegno Nazionale Violenza inFINITA. La dott.ssa Anna De Sanctis, segretaria nazionale dell’associazione Donne per la Sicurezza Onlus all’apertura dei lavori spiega come il territorio del frusinate sia stato lo scenario di stragi di donne uccise e travolte in destini maledetti, come la tragica morte della dolcissima Serena Mollicone che ad Arce trovò il suo aguzzino mentre a Sora altre due famiglie piangono Samanta Fava uccisa e murata in una cantina dal suo spasimante e Adriana Tamburini assassinata a coltellate dal compagno Michele Salerno. Tracce di efferati omicidi sono l’innesco per questo importante appuntamento organizzato dal Presidente dell'Associazione Donne per la Sicurezza Onlus Barbara Cerusico in collaborazione con ASD PEGASO 2 nella persona del Sig. Franco Adamo, maestro di arti marziali e difesa personale che collabora con la suddetta associazione. L’evento è stato patrocinato dal Consiglio della Regione Lazio, da Link Campus University e dal Comune di Colfelice, Banca Popolare del Cassinate, MG Costruzioni srl, Impresa Edile di Leo Srl, Gi.Gi Auto Srl, Dea Cosmesi 80 srl, Organizzazione Funebre San Tommaso, Meta Lux srl, Show Room Torriero srl, Cristina Design Emmegros, Le delizie di Asso, Araldo Viaggi, Un Posto al Sole e il quotidiano L'osservatore Laziale.
Femminicidio e Stalking alle porte della legge appena varata sono stati affrontati da un parterre di alta levatura professionale e con quella sensibilità e attenzione rivolta all’attuale società che si è trasformata negli anni con un inesorabile processo di mutazione che testimonia una decadenza nei ruoli della famiglia, delle mancanze delle istituzioni e dei vuoti legislativi. Indicando riflessioni e obiettivi importanti da raggiungere i singoli lavori della commissione hanno tracciato la metamorfosi che deve essere raggiunta per arginare le crepe del femminicidio e dello stalking attuando misure di protezione delle vittime mentre il deterrente legislativo deve respirare in simbiosi con un concreto cambiamento culturale. Il sindaco di Colfelice, Prof. Bernardo Donfrancesco, rappresentato dal suo vice Dante Marrocco ha dato accoglienza all’evento nel maestoso palazzetto dello Sport. Il contributo della senatrice Maria Spilabotte apre i lavori. Spiega come il decreto legge è un punto di partenza e non un traguardo, e rivolge una critica sulla definizione della donna che non può essere identificata come soggetto debole alla stregua dei minori, ma vulnerabile perché violata. Il suo gruppo parlamentare ha indicato l’istituzione di un fondo con 90 milioni di euro, il modo più concreto per aiutare le donne che oltre a denunciare devono avere un supporto nei centri antiviolenza. Il consigliere regionale e capogruppo PSI alla Regione Lazio on. Oscar Tortosa, che ha fattivamente contribuito al convegno per profondere un segno importante di sensibilizzazione nel territorio, ricorda la mozione approvata lo scorso 4 luglio promuove le attività di prevenzione e accoglienza, protezione e sostegno alle vittime di maltrattamenti, definisce responsabilità precise per la Regione, Enti locali e sistema socio-sanitario, è un obiettivo da associare anche alle iniziative da inserire nelle scuole e università, poiché il germe del rispetto e della parità tra uomini e donne deve partire dai giovani. Lo spot d’informazione e sensibilizzazione NOI NO partito il 25 ottobre scorso cambia look, i protagonisti della campagna pubblicitaria rivolgono moniti e riflessioni esclusivamente ad un pubblico maschile e trova volti d’eccezione come Claudio Bisio, Daniele Silvestri, Alessandro Gassman e Cesare Prandelli. Il convegno inizia a prendere forma e con un eccellente lavoro interdisciplinare. Il presidente dell’associazione Donne per la Sicurezza Onlus, Barbara Cerusico leggendo i saluti dell’On. Vincenzo Scotti, il presidente del LINK Campus University e On. Massimo Caciotti, sindaco di Colleferro, condivide una lettera di una donna che passo dopo passo spiega le fasi di un cambiamento relazionale con suo marito fino al completo controllo su di lei, annullando la sua essenza, fino alla disintegrazione della personalità e autostima. Saranno la sua salvezza, un ricovero in ospedale e l’accoglienza in un’associazione che riuscirà a spezzare quelle catene e renderla finalmente una donna e madre lontana dalle maglie della violenza psicologica. Per questo motivo la presidente dell’associazione chiede di tutelare la famiglia monoreddito aiutando la donna agevolandola con affitti equi ed volgere uno sguardo alla protezione del minore che spesso viene tolto ai genitori.
La moderatrice dell’evento Anna De Sanctis ringrazia la presenza delle dott.ssa Cinzia Cocchi, consigliere comunale di Nemi (ex sindaco), la dott.ssa Sepore, Lo Sole psicologa e l’avv. Alessandro Mancori legale che collaborano con l’associazione stessa, il comandante capitano Compagnia Pontecorvo, Fabio Imbratta e l’assessore alle pari opportunità e disabilità di Aquino, la dott.ssa Federica Di Sotto e presenta un altro importante tassello di questa commissione, il Generale Luciano Garofano, presidente dell’Accademia Italiana di Scienze Forensi. Un contributo che arricchisce il senso del convegno, il suo ultimo libro “I labirinti del male”, rappresenta una vera documentazione e indagine sull’universo della violenza contro le donne e nasce dalla volontà di andare oltre le indagini microscopiche. Illustrando il quadro della dimensione dato dalle statistiche, indica la non emergenza italiana rispetto i paesi europei che ci superano duplicando le stime. La cartina al tornasole, spiega, è l’Euroansa che l’anno scorso ha indicato il minimo storico degli ultimi 40 anni, sicuramente se ne parla di più e il ruolo dei media ha amplificato l’interesse del pubblico. “Il femminicidio matura nell’ambito familiare e il parlamento e il legislatore con l’art.5 hanno inserito un principio di grandissimo interesse, poiché occorre indagare e curare le patologie che si instaurano all’interno delle relazioni sentimentali, in tutto questo tempo abbiamo mancato nella prevenzione, mentre ad oggi si registra una caduta verticale dei ruoli distinti ma sinergici dei genitori e docenti.” Emerge dal quadro tracciato del generale Garofano un monito, il legislatore nelle fasi d’investigazione deve porre attenzione sul ruolo invadente delle trasmissioni e giornali poiché le indagini preliminari vanno protette e non dibattute. L’art.5 inoltre rinnova la formazione degli operatori, errori umani fatti sui luoghi d’indagine in sede di primo intervento e anche successivamente non sono più tollerabili. L’omicidio di Serena Mollicone insegna che sono stati commessi troppi errori, tutti i processi dibattuti attendono ancora risposte dalle prove scientifiche, sciupate da un’anarchia investigativa, la scienza fa la differenza se la burocrazia, prima investigativa e poi processuale, sono nella giusta misura. La moderatrice introduce la storia crudele di Serena Mollicone, uccisa nel suo piccolo paese perché la sua coscienza chiedeva giustizia, le morti dei suoi amici per droga non potevano essere taciute.
Segue l’intervento della dott.ssa Laura Volpini, docente di psicologia presso l’Università La Sapienza di Roma che annovera un curriculum straordinario di titoli e competenze, dal 1996 collabora nell’attività di consulenza e peritale per conto dell’autorità giudiziaria e la difesa. La Volpini passando all’analisi del femminicidio, fa luce alle cause ascrivibili dovute maggior parte all’isolamento sociale della vittima (difficilmente ci si rivolge ai membri della famiglia o ad esperti) che al silenzio del carnefice. Gli uomini trovano molte difficoltà ad esternare i propri problemi, legati soprattutto nell’affrontare le separazioni o quando la compagna diventa una sorta di proprietà che colpisce la sua lesa maestà. Prevenzione significa un’educazione all’affettività e sessualità. Nel delitto di Serena Mollicone la dott.ssa Volpini comincia a collaborare quando viene contattata dal gen. Garofano per studiare il profilo psicologico. Lì è stato creato un team di lavoro e le indagini riaperte nel 2007. Sono state individuate delle carenze dal punto di vista dell’ascolto dei testimoni, sommarie e superficiali la documentazione emersa, nel 2001 i responsabili che seguirono l’investigazione sono stati indagati. Un danno importante poiché negli aspetti psicologici si perdono delle occasioni per trovare importanti elementi. Questa giornata di studio e lavoro accoglie tra le sue mura virtuali Guglielmo Mollicone, papà di Serena.
La dott.ssa De Sanctis delinea il ritratto di questa ragazza simbolo di innocenza e coraggio, un’idealista, ragazza affidabile, con un forte senso di giustizia sviluppato tale da indirizzarla nelle mani dell’aguzzino, lei non poteva voltare lo sguardo e accettare che i suoi coetani morissero per droga. Guglielmo, il papà di Serena è un uomo distinto, con uno sguardo limpido ma deciso. E’ al convegno per testimoniare una barbaria disumana, duplicemente oltraggiata, nella morte cruenta e nel depistaggio delle prove dell’omicidio. Guglielmo racconta nei particolari l’agghiacciante storia. Serena, una giovane donna, col suo senso di giustizia e quello incosciente modo di fare senza pensare ai pericoli, ha fatto saltare il marciume che c’era ad Arce, un paesino che aveva il primato in Europa dei drogati. Nel dettaglio racconta le vergogne delle indagini, anche il giorno del funerale profanato per alimentare sospetti su di lui, con il prelievo e spostamento in caserma. Misteri che hanno preso luce con la forza e determinazione di chi non si arrende al lurido complotto oltre la vergogna di un assassinio. Serena aveva intuito un giro di droga insediata nelle istituzioni, sono passati 12 anni, e la consapevolezza che dopo i colpi inferti, e il trattamento criminale inferto col filo spinato, dall’autopsia si scoprì che poteva comunque essere salvata.
L’avvocato Dario De Santis non potendosi pronunciare conferma però che c’è un’indagine attuale, dopo l’archiviazione del caso, la verità certa è in attesa poiché parecchie volte è slittata per proroghe e sicuramente ascrivibile ad assenza ancora di un risultato utile, o alla presenza di un risultato utile dell’indagine che si verificando. “Meglio tardi che mai” è la frase con cui l’avv. Gianfranco Di Capua, penalista dell’associazione, si inserisce nel dibattito che in merito espone il nuovo decreto legge sul femminicidio, focalizzando la radice del problema che è genetico, indicando una seria riflessione, la legge può funzionare solo se c’è assistenza territoriale. Occorre la qualificazione degli operatori, monitorare il possesso dei requisiti.
Le caserme siano in grado di indicare luoghi che possano accogliere la donna violata e che denuncia, nominando un’associazione, strumenti e interventi qualificati affinché il magistrato possa intervenire, e lo stesso magistrato affianchi con un percorso deontologico queste associazioni. Patrizia Danella, consigliere comunale di Pontecorvo, già consigliere provinciale alle pari opportunità,pone obiettivi importanti che gli amministratori devono guardare, l’ascolto, la tutela e guida nelle scuole. Non si può solo insegnare, occorre ascoltare e sapere anche andare nel loro mondo. Facebook non è solo uno strumento negativo, e anche lì i genitori possono e devono tutelare i propri ragazzi, indicando che ogni genere di violenza, come lo stalking deve essere denunciato. La scuola deve lasciare il segno e contribuire a mettere in fila i figli, non sempre le istituzioni sono aperte al dialogo. Patrizia Danella, si rende disponibile come strumento di sensibilizzazione e azione concreta all’interno delle istituzioni. Il convegno termina con altri autorevoli contributi, il mediatore famigliare Evaldo Cavallaro che suscita particolare interesse con il suo intervento “Violenza subita e Violenza Cercata” che svela i meccanismi assolutamente da evitare, poiché nei rapporti umani ci sono sempre i sintomi, piccole avvisaglie che dobbiamo attivare come dei radar in emergency. Solo avvistando precocemente un potenziale nemico, si riesce a fuggire prima che il rapporto tra due persone diventi troppo avvolgente da diventare una catena davvero stretta e riuscendo a sganciarsi prima che diventino troppo forti e perverse. E’ l’educazione il vero strumento che permette di conoscere i segnali negativi ma anche la nostra natura.
Il direttore del quotidiano L'osservatore laziale, Chiara Rai testimonia con la sua presenza un’attenta e forte capacità di comunicazione di questo percorso e progetto d’informazione. “La divulgazione e l’importanza di dare messaggi positivi, non spettacolarizzando le notizie in merito ai fatti di cronaca, è stato sempre la nostra guida. L’osservatore laziale sensibile alle tematiche emerse in questa sede sarà sempre presente e propositivo ad incentivare un nuovo cambiamento culturale, oltre la legge serve la cultura.”
C’è un passaggio importante dedicato alla violenza ai disabili, la vice presidente dell’associazione Donne per la Sicurezza Onlus, Roberta Sibaud, apre ferite incredibili testimoniando ”La disabilità al femminile tra coraggio e violenza”, poiché le donne in questo caso sono vittime di molteplici discriminazione e che forse il nostro sguardo non si sofferma mai abbastanza. Sono quelle più vulnerabili delle altre, e più esposte al fenomeno, soprattutto quelle con disabilità psichica e sensoriale ovvero uditiva, visiva o con difficoltà di linguaggio. Sono le disabilità che amplificano la dipendenza nelle mani di altri….come recita la stessa Sibaud «Mani esperte, devote, mani disposte ma straniere. Mani materne, mani matrigne, mani benedette, mani maledette, mani necessarie, mani indispensabili! Mani! Mani! Inconsapevoli mani da cui spesso mi sento come cancellata, che del mio corpo leggono i bisogni, mai i desideri.” Antonio Staiola, interprete L.I.S (lingua italiana dei segni) e presidente dell’associazione I.D.E.A onlus conferma le enormi difficoltà che le donne con disabilità uditive incontrano nel dover e poter comunicare un abuso, poiché l’handicap della persona sorda è invisibile. Si conclude un percorso interessantissimo, che ha messo radici su quell’opera magnifica che è il germe della cultura, dell’impegno, delle riflessioni e dei progetti. Il convegno è itinerante in tutt' Italia e continuerà il 29 novembre a Napoli, a dicembre in Sicilia e a gennaio in Lombardia. Il maestro Franco Adamo presidente ASD Pegaso 2, collaboratore dell’associazione, grazie al quale il convegno ha preso forma oltre ad indicare l’importanza della difesa personale delle donne ha fatto una breve dimostrazione con il pubblico presente.
Un convegno che ha riaperto ferite mai marginate, come l’omicidio di Serena Mollicone che ha avuto un destino maledetto perché la sua coscienza era stata istruita contro i mostri della disonestà. L’osservatore Laziale è vicino al papà Guglielmo, persona d’immensa stima, testimonianza di un’Italia diversa da come molti la dipingono, dove ancora batte forte il coraggio di dire basta. Basta solo gridare, basta alla malagiustizia, basta ai soprusi, basta all’indifferenza della collettività… Convegno di alto spessore di tutti i relatori, un punto importante da cui occorre ripartire, perché mai è troppo tardi, come ci insegna Guglielmo Mollicone. Occorre saper andare oltre.
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Sono negativi i risultati dell'esame del Dna e delle impronte digitali rilevate sui sei indagati per l'omicidio di Serena Mollicone, la diciottenne di Arce (Frosinone) scomparsa nel 2001 e ritrovata morta dopo due giorni nel boschetto Fonte Cupa, ad Anitrella, vicino casa. Lo ha confermato questa mattina il procuratore della Repubblica di Cassino, Mario Mercone, titolare dell'inchiesta sul giallo di Arce. Oggi i Ris di Roma hanno consegnato la perizia, di circa cento pagine, sugli esami svolti. (Fonte Ansa)