Omicidio Serena Mollicone e morte Santino Tuzi, un giallo ancora tutto da chiarire: l’approfondimento con l’Avv. Leonardo Lastei

Fissata per l’11 gennaio 2021 la prima udienza del processo per la morte di Serena Mollicone, la 18 enne di Arce scomparsa il 1 giugno del 2001 e trovata morta, dopo due giorni, in un boschetto a Monte San Giovanni.

A giudizio l’ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, sua moglie Anna Maria e il figlio Marco accusati di concorso in omicidio.

Stessa imputazione per il maresciallo Vincenzo Quatrale che deve rispondere anche di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi e per all’appuntato Francesco Suprano accusato anche di favoreggiamento.

Officina Stampa del 30/07/2020 – l’Avvocato Leonardo Lastei penalista e patrocinante in Cassazione spiega quelli che potranno essere i risvolti giudiziari delle vicende Mollicone e Tuzi

Una vicenda, quella della morte di Serena, che inizialmente ha visto indagato un carrozziere, Carmine Belli, con cui si sospettava la giovane avesse un appuntamento. Ma fu poi prosciolto.

La svolta arriva nell’aprile del 2008 quando il brigadiere dei carabinieri Santino Tuzi, ascoltato come persona informata sui fatti, riferisce che il giorno della scomparsa di Serena aveva visto quest’ultima in caserma dai Mottola.

Viene quindi predisposto un confronto tra il Brigadiere Tuzi e il Maresciallo Mottola ma tre giorni prima dell’incontro in Procura il Brigadiere viene trovato morto.

Serena Mollicone, dunque, la mattina del primo giugno 2001 dalle 11.30 alle 14.30, si trova nella caserma dei Carabinieri di Arce per, stando alle parole di Guglielmo Mollicone, denunciare lo spaccio di droga che avveniva in paese.

Officina Stampa del 30/07/2020 – Il video servizio che ripercorre la vicenda che vede imputate 5 persone, tra le quali l’ex comandante della stazione dei Carabinieri di Arce, per concorso in omicidio

Gli inquirenti ricostruiscono il fatto: Serena Mollicone sarebbe stata colpita mortalmente dal figlio di Mottola, Marco, probabilmente facendo sbattere la testa di Serena contro una porta all’interno della caserma o meglio all’interno dell’appartamento in dotazione al comandante della Stazione e alla sua famiglia e poi sarebbe stata portata nel bosco dell’anitrella, un luogo che ormai conserva solo dolore, cordoglio e ricordo. Un luogo che ha cambiato il suo nome da Fonte Cupa a Fonte Serena. 

Officina Stampa del 30/7/2020 – L’intervista esclusiva di Chiara Rai a Guglielmo Mollicone che parla del carcere di Arce vicino alla stazione dei carabinieri

Una morte quella di Santino Tuzi tutt’ora avvolta da una fitta cortina di mistero

Diverse le “stranezze” in un giallo dalle tinte forti tutto da chiarire. Basti pensare che dietro il sedile dell’auto di Tuzi è stato rinvenuto il fodero della sua pistola di ordinanza mentre nel verbale riportato nell’istanza di archiviazione si fa presente che il fodero della pistola si trovava nell’armadietto del Brigadiere.

Officina Stampa del 30/7/2020 – Il video servizio sulla morte del Brigadiere dei carabinieri Santino Tuzi

O ancora ci si chiede come mai non sarebbe stata effettuata un’analisi dell’arma di ordinanza relativamente al proiettile rinvenuto nell’autovettura? Come si fa a dichiarare che quell’ogiva appartenga alla pistola rinvenuta sul sedile dell’auto di Tuzi? Per altro il brigadiere dopo essersi sparato al petto avrebbe avuto la calma e la lucidità di adagiare l’arma sul sedile. Inoltre sulla pistola non vengono rinvenute le impronte di Tuzi, se non una impronta parziale e latente della mano sinistra, quando Tuzi era invece destrorso.




Caso omicidio Serena Mollicone: il criminologo Carmelo Lavorino querela “Le Iene”

Sulla morte di Serena Mollicone – la ragazza di Arce trovata senza vita nel 2001 in un boschetto nei pressi di Arce – non è mai stata fatta chiarezza. Incolpato in un primo tempo il carrozziere di Rocca d’Arce, Carmine Belli, poi assolto in tre gradi di giudizio, ora i riflettori della procura di Cassino puntano sul maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, ex comandante della caserma dei carabinieri di Arce, sulla moglie Annamaria e sul figlio Marco.

Questo in seguito alla testimonianza del brigadiere Santino Tuzi, che riferì d’aver visto la ragazza salire nell’appartamento del maresciallo, in caserma. Il brigadiere Tuzi si è poi tolto la vita, senza aver potuto chiarire la sua testimonianza davanti al magistrato. Come consulente della difesa è stato chiamato il criminologo professor Carmelo Lavorino, autore, a suo tempo, dell’assoluzione di Carmine Belli.

Nonostante i processi si debbano celebrare in tribunale, da tempo è invalso l’uso di celebrarli mediaticamente, convocando, in alcuni programmi pruriginosi che attirano grande audience, personaggi vari e diversi – investigatori o presunti tali, parenti delle vittime che hanno da sciorinare le proprie supposizioni e teorie colpevoliste, pseudoesperti, sociologi – e -udite udite – giornalisti investigatori che imbastiscono indagini mediatiche molto ghiotte.

È il caso, stavolta, del noto programma ‘Le iene’, i cui operatori si sono rivolti al professor Lavorino, chiedendogli un’intervista a proposito del caso di Arce. Pare che non tutto, secondo Lavorino, sia stato fatto nel binario dell’obiettività e della correttezza che ogni professionista deve mostrare nell’esercizio della sua professione.

Il servizio è andato in onda, ma non secondo ciò che era stato registrato, secondo Lavorino.

Pare infatti che alcune frasi pronunciate dal criminologo siano state manipolate nel montaggio del servizio, assumendo così un significato che mai il professore aveva inteso dal loro. Questo è il motivo per cui Carmelo Lavorino ha sporto querela contro i giornalisti autori della registrazione, contro il programma televisivo, ed altri.

Di queste querele abbiamo ricevuto un comunicato stampa dal professor Lavorino, che pubblichiamo, sotto la piena responsabilità di chi lo ha redatto, affinchè il lettore meglio possa rendersi conto di ciò che è accaduto, e di ciò che potrà accadere.

Questo è il testo trasmessoci dal professor Lavorino

“Rendo noto che questa mattina ho presentato querela alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma per il tramite della Stazione dei Carabinieri di Gaeta (LT) nei confronti dei signori del programma televisivo LE IENE Alessia RAFANELLI, Veronica RUGGERI e Marco ALINI, del Direttore Responsabile del suddetto programma e di altri allo stato ignoti, per i seguenti motivi:

= MOTIVO 1. La sera di domenica 8 dicembre 2019 il canale Italia 1 di Mediaset mandava in onda una puntata del programma LE IENE, dove veniva trasmesso un servizio di circa 26 minuti dedicato all’omicidio di Serena Mollicone – Caso di Arce. Il servizio divulgava alcuni mie frasi estrapolate dall’intervista da me rilasciata agli inviati delle IENE (Veronica RUGGERI e Marco ALINI) il 19 novembre 2019 presso il mio domicilio. Delle suddette frasi (A) alcune sono state registrate in modo fraudolento all’interno del mio domicilio tramite il posizionamento a mia insaputa di uno strumento atto a registrare e mai sono state da me autorizzate ad essere divulgate, frasi da me espresse a fine intervista e a “telecamere spente”; (B) alcune sono state estrapolate dai responsabili del servizio dopo essere state astutamente, abilmente, slealmente e dolosamente tagliate, spostate e manipolate, in modo tale da cambiare il senso reale, il significato e il contesto delle mie parole e del mio pensiero, tanto che – ciliegina finale sulla torta – la parte finale dedicata alle mie dichiarazioni vedeva tagliata la mia frase iniziale “I CARABINIERI INIZIALMENTE HANNO PENSATO CHE FOSSE VERA LA DICHIARAZIONE DI ELVIRA MOLLICONE, LA MAESTRA” e inseriva soltanto la frase “la ragazza doveva andare dal dentista, lui le ha dato un passaggio”, PER COSÌ PRESENTARE COL SUDDETTO TAGLIO DOLOSO LA SEGUENTE “CLAMOROSA RIVELAZIONE” DECLAMATA IN POMPA MAGNA DA VERONICA RUGGERI: “Il primo giugno del 2001 Serena doveva andare dal dentista, TUZI secondo la difesa Mottola l’avrebbe incontrata, le avrebbe dato un passaggio un passaggio e l’avrebbe uccisa per motivi psichiatrici”. In tal modo – e ciò è gravissimo – si fa apparire falsamente la risposta del sottoscritto come riferita a una personale e propria conclusione deduttiva, eliminando il riferimento lo stesso fa all’ipotesi dei Carabinieri in un discorso riservato ed esplicativo, per poi effettuare la seguente manipolazione: mutare l’aggettivo “psichici” proferito dal sottoscritto quando ha parlato delle motivazioni della menzogna del Tuzi con “psichiatrici”.

= MOTIVO 2. Quanto sopra è stato messo in essere per fare risultare FALSAMENTE che io accusassi il brig. Santino TUZI di essere l’assassino di Serena MOLLICONE con l’obiettivo complesso di: (A) danneggiare la mia reputazione, la mia professionalità, (B) inibire le attività di consulenza che su incarico dell’avvocato Francesco GERMANI sto svolgendo per conto dei signori Franco, Marco e Annamaria MOTTOLA, per i quali la Procura di Cassino ha chiesto il rinvio a giudizio, (C) fare lo “scoop” mediatico con diversi scopi, fra cui quello dell’audience.

= MOTIVO 3. Le “accuse verso il brig. TUZI” messemi falsamente e dolosamente in bocca dal suddetto servizio hanno spinto la famiglia del brig. TUZI ed altri a propalare comunicati stampa contro il sottoscritto sino ad accusarlo di “infamia” e di “affermazioni calunniose” ed hanno sollevato indignazione, proteste e insulti da parte di moltissime persone nei miei confronti: hanno indotto molti giornali ed emittenti televisive a pubblicare INCAUTAMENTE titoli del tipo “Il criminologo Lavorino accusa il brig. Tuzi di essere l’assassino di Serena”; ha fatto sì che la famiglia Tuzi presentasse querela contro il medesimo per diffamazione, notizia, quest’ultima, anch’essa divulgata a livello nazionale e sempre riferita alle “mie dichiarazioni ‘accusatorie’ (sic!!!) di omicidio verso il brig. Santino Tuzi”, tanto che una giornalista compiacente, parziale e imprecisa, ha pubblicato, sulle manipolazioni delle IENE ai danni del sottoscritto, ulteriori falsità tutte denigratorie del sottoscritto.

= MOTIVO 4. È evidente che le condotte oggetto della mia querela hanno denigrato la mia persona nella sfera professionale, quale figura di esperto criminologo e criminalista, analista della scena del crimine, profiler e consulente globale investigativo, essendomi stata falsamente attribuita una tesi investigativa arbitraria e non riscontrata, così essendo stato additato come sostenitore di tesi infondate, tanto più scorretto in quanto mosso dal fine di fuorviare l’opinione pubblica e l’Autorità Giudiziaria in favore degli imputati per i quali svolgo la mia opera professionale di consulenza tecnica.

TRATTASI EVIDENTEMENTE DI UN PIANO COMPLESSO, BEN PREMEDITATO
E BEN AGITO, ANCHE IN PERFETTA SINCRONIA FRA LE VARIE PARTI: UN PIANO
RAGIONEVOLMENTE COMMISSIONATO DA SOGGETTI IGNOTI E GESTITO DA ALTRI E/O DAI
DENUNCIATI IN FASI DIVERSE E SINCRONIZZATE.

= MOTIVO 5- Il suddetto servizio delle IENE ha preso in giro,
ingannato e turlupinato quasi tutte le testate giornalistiche tramite
l’organizzazione e la divulgazione dell’INGANNO.

QUATTRO CONSIDERAZIONI DEL SOTTOSCRITTO:

– CONSIDERAZIONE 1- Sicuramente il servizio delle IENE,
eliminando la mia frase “È IPOTESI DEI CARABINIERI CHE” ed attribuendomi
falsamente le frasi accusatorie contro il brig. Tuzi, ha sollevato contro di me
la riprovazione di moltissime persone e giornalisti.

– CONSIDERAZIONE 2. Sicuramente vi è stato l’intento
diffamatorio della combinazione che mi ha teso la trappola e che i tre
denunciati hanno attivato contro il sottoscritto un progetto criminale ben
preciso consistito in fasi ideative-esecutive ben individuate e definite dal
sottoscritto.

– CONSIDERAZIONE 3- La falsa attribuzione alla mia persona
della tesi secondo cui il brig. Santino TUZI deve ritenersi l’assassino di
Serena Mollicone comporta, in via necessaria e di diretta consequenzialità, la
contestuale attribuzione a me medesimo di dichiarazioni diffamatorie nei
confronti del Tuzi, proprio in quanto arbitrarie e infondate, ha di fatto
indotto fraudolentemente e consapevolmente in errore chiunque – ed in primis la
figlia del brig. Tuzi, sig.ra Maria Tuzi – circa la consumazione da parte mia
della diffamazione, tanto da indurla a querelarmi, quale prossima congiunta a
tutela della memoria del defunto padre, ai sensi dell’art. 595 c.p.

– CONSIDERAZIONE 4- Il servizio delle IENE, lungi dall’avere
riportato mie dichiarazioni sulla scorta del diritto di cronaca (ma sono
iscritti all’Ordine dei Giornalisti i tre delle IENE???), appare avere commesso
esso stesso diffamazione ai danni del defunto Santino Tuzi, poiché la tesi
accusatoria nei suoi confronti è opera della sua stessa manipolazione
dichiarativa. Ne consegue che gli autori essi dovranno essere perseguiti per la
condotta oggetto della querela sporta dalla sig.ra Maria Tuzi (erroneamente nei
miei confronti).

Ho nominato mio difensore l’avv. Piergiorgio DI GIUSEPPE.

La querela sarà inviata anche all’Ordine dei Giornalisti, al
Garante della Privacy, a Mediaset, alla Direzione del programma televisivo LE
IENE e ad altre Autorità e Istituzioni con la richiesta di diretto intervento
affinché vengano stroncate e inibite vergognose attività di falsa informazione
basata sul cannibalismo, sulla manipolazione, sulla fraudolenza, sulla slealtà,
sul “taglia-sposta-incolla-fai quello che ti pare e piace tanto sei protetto
dall’interesse dell’audience”, sulla prepotenza, sull’inganno e sulla certezza
dell’impunità in quanto imbevuti dell’autoconvincimento di essere protetti a
livello legale e mediatico sempre in nome dell’audience.

Sono in fase di ultimazione altre querele verso altre persone e/o per altri reati.

Prof. Carmelo Lavorino”




Arce, omicidio di Serena Mollicone. Udienza preliminare per il Maresciallo dei carabinieri Franco Mottola: un caso in salita per il criminologo Carmelo Lavorino

Dopo diciotto anni, pareva che si avvicinasse la conclusione
del caso di omicidio che ha riguardato la morte di Serena Mollicone, ad Arce,
in provincia di Frosinone, uccisa presumibilmente il 1 giugno del 2001, giorno
in cui non fece ritorno a casa.

Ne fu trovato il cadavere due giorni dopo, il 3 di giugno, nel
bosco della Anitrella, in località Fontecupa, in un luogo già setacciato nelle
ricerche dai carabinieri. Il corpo era adagiato in posizione supina coperto da
alcuni arbusti e fogliame, la testa avvolta in un sacchetto di plastica, mani e
piedi legati con scotch e fil di ferro. Naso e bocca erano stati avvolti con
diversi giri di nastro adesivo, causando presumibilmente alla ragazza una lenta
morte per asfissia.

Del delitto fu accusato in un primo tempo Carmine Belli, un carrozziere
di Arce, condannato in prima istanza, poi assolto in appello e Cassazione
grazie al pool difensivo che vedeva come consulente il professor Carmelo
Lavorino.

Lo stesso criminologo è presente ora nel pool difensivo del
maresciallo Franco Mottola, ex comandante della stazione dei carabinieri di
Arce, di sua moglie Annamaria, e di suo figlio Marco, accusati dell’omicidio
che, secondo l’accusa, sarebbe avvenuto proprio nei locali della caserma dei
carabinieri. In particolare, il figlio Marco avrebbe avuto a che fare con un
giro di droga in paese, ragione per la quale Serena Mollicone quella mattina si
sarebbe recata in caserma per denunziare il figlio al padre: da qui il movente
per l’omicidio.  

La prima udienza preliminare per il rinvio a giudizio dei
Mottola si è tenuta ieri mattina, presso il Tribunale di Cassino. Dopo diciotto
anni, e dopo il lavoro ai fianchi effettuato nei confronti dell’opinione
pubblica dal padre di Serena e dai vari programmi di intrattenimento televisivi
che lo hanno visto ospite, Guglielmo Mollicone riteneva che le sue accuse, da
lui ritenute fondate in base alla conoscenza che lui stesso si era formata del
caso e degli eventi, trovassero finalmente la loro logica conclusione nella
condanna della famiglia Mottola. Ma così pare che non sia.

Lo stesso professor Lavorino che ha fatto assolvere Belli,
si occupa ora, con il suo team criminologico-investigativo, della consulenza
per la difesa dei Mottola.

Lavorino afferma che non assume mai la consulenza per la
difesa di persone che lui stesso, a ragion veduta, ritenga colpevoli. Si
prospetta per lui, dato tutto ciò che è stato detto e scritto, un lavoro in
salita.

Abbiamo voluto intervistarlo, e queste sono le sue parole

Carmelo Lavorino criminologo

Professor Lavorino, dopo l’udienza preliminare di oggi,
ritiene che il camino sia ancora lungo?

Ci vorranno ancora tre udienze, programmate per il mese di febbraio, in cui il giudice dovrà valutare alcuni aspetti. dopodichè verso aprile deciderà per l’eventuale rinvio a giudizio di una o più persone. Abbiamo presentato la nostra consulenza, del dottor Antonio Dalla Valle medico legale, dello psicologo dottor Enrico Delli Compagni, oltre che del sottoscritto, una relazione complessa, in cui affrontiamo tutti i temi, e praticamente confutiamo dal punto di vista tecnico-scientifico e criminalistico l’impianto accusatorio, e concludiamo con ventiquattro punti.

Professor Lavorino, ci dica un po’ chi è lei. Noi la
conosciamo da tempo, e conosciamo bene la sua professionalità e il suo ‘tirar
diritto’, ma visto che in televisione vanno sempre certi personaggi, vorremmo
far sapere a chi non la conosce chi è il criminologo Lavorino, quali sono state
le sue esperienze, quali casi ha trattato, e così via. Sappiamo anche che lei
cura la pubblicazione on line di un periodico che tratta di criminologia, e che
ha la gestione del CESCRIN, una scuola di formazione criminologica e
criminalistica.

Bè, mi sono formato essenzialmente sul campo, mi sono
occupato di circa duecentocinquanta omicidi, ho iniziato con i delitti del
‘mostro di Firenze’, attribuiti al contadino di Mercatale val di Pesa Pietro
Pacciani, che facemmo assolvere in appello assieme all’avvocato Nino Marazzita
con un pool tecnico investigativo fondato da me, e sono specializzato
nell’organizzare, fondare e coordinare pool tecnici di difesa o investigativi
di analisi criminale. Mi sono interessato del caso di Via Poma, facendo
prosciogliere Federico Valle, e poi del caso di Arce, in cui facemmo assolvere
in primo grado, appello e Cassazione Carmine Belli, accusato di essere
l’assassino di Serena Mollicone. Ora invece per gli inquirenti l’assassino non
è più Carmine Belli, ma l’assassino sarebbe Marco Mottola con il concorso del
padre e della madre. Ancora, l’omicidio di Cogne, e diversi altri. Sono
professore a contratto all’Università dell’Aquila alla facoltà di Scienza
dell’investigazione, in analisi e scena del crimine.

Quindi anche se il grosso pubblico televisivo non la
conosce, è chiaro che lei può vantare un’esperienza che pochi altri possano
dire di avere accumulato.

Sono d’accordo con lei soltanto sulla seconda delle sue
affermazioni. Per ciò che riguarda la prima, una volta il pubblico televisivo
mi conosceva, poi è successo che pian piano sono stato messo un po’ in
punizione, perché non mi piego mai ai dettami degli autori e di chi vuol far
diventare il crimine un argomento da salotto, in cui si parla di tutto e del
contrario di tutto senza avere le basi, e poi anche perché molti opinionisti
del crimine non gradiscono la mia presenza perché secondo loro potrei rubare
loro visibilità. E poi questi soggetti sono abituati, in maniera molto
maleducata, e non deontologica, che, congiuntamente alla loro attività di
opinionisti in certi programmi, poi si procacciano clienti proprio abusando di
questa visibilità. Io questo lo vedo in effetti come concorrenza sleale, però
tanto è, tanto succede in Italia, non m’importa nulla, ciò che mi importa è la
scienza del crimine.

Quindi lei possiamo dire che è un personaggio un po’
scomodo per la televisione.

Senz’altro per un tipo di televisione in cui è evidente il
pressappochismo nell’analisi criminale, nei fatti di cronaca, e in cui si cerca
di usare la tecnica del fango, la tecnica di molestare le persone imputate
perché le vogliono trascinare per forza sullo schermo per fare spettacolo,
eccetera. Io sono per uno studio del crimine, della criminologia e della
criminalistica e dell’investigazione criminale, in una forma seria, tecnica,
scientifica a prova, e con molta coerenza, bisogna essere coerenti.

Quindi, secondo ciò che si sente soprattutto in
televisione, in questi programmi di intrattenimento, quella che lei ha preso in
mano oggi è una patata bollente, forse derivante dall’esperienza che lei ha
maturato nella difesa del carrozziere Carmine Belli?

Certo, una patata estremamente bollente perché ci troviamo
contro tutti. Questa famiglia [Mottola ndr] è sospettata e anche indagata da
circa otto anni per l’omicidio di Serena Mollicone, e siamo riusciti ad
ottenere gli atti del processo, quindi conoscere le investigazioni fatte e i
capi d’accusa, soltanto da sei, sette mesi, e sono ben cinquantadue faldoni.
Naturalmente è una patata bollente perché li abbiamo tutti contro, perché
finora, l’opinione pubblica, grazie agli opinionisti, grazie alle ‘vittime’,
fra virgolette, che si lamentano di ciò che è accaduto eccetera, l’opinione
pubblica è stata ammorbata con la notizia che questi tre sono colpevoli e non
presunti innocenti. L’opinione pubblica è convinta fermamente che nella caserma
dei carabinieri DI Arce è avvenuto l’omicidio ai danni di Serena Mollicone,
cosa che, secondo me, è falsa. L’opinione pubblica è convinta che l’arma del
delitto contro Serena Mollicone sia la porta del bagno che è stata sequestrata
sempre in questa caserma. Secondo me e i nostri consulenti è una notizia falsa
e sballata. Hanno propalato per anni queste notizie, l’opinione pubblica ha
abboccato, ha bevuto tutto, e purtroppo ora ci troviamo a cercare di pulire, di
eliminare il veleno della vipera che si è sparso. Però devo dire che da quando
abbiamo incominciato a fare delle conferenze stampa con dei giornalisti, –  però a ragion veduta, perché lì abbiamo dovuto
studiare tutti quanti gli atti, non abbiamo sparato cavolate, come fa ogni
tanto qualche opinionista, senza sapere nulla, –  dobbiamo dire che il vento sta cambiando,
perché giornalisti e opinione pubblica stanno incominciando a rendersi conto di
non trovarsi di fronte ad un caso risolto, e che molte fesserie, o altrimenti
molte versioni di parte sono state finora propalate a cavolo.

Questa volta lei e il pool difensivo avete di fronte due
nuovi avversari, l’Arma dei carabinieri che si costituisce parte civile, e la
figlia del brigadiere Santino Tuzi. Lei, però, afferma che assume la consulenza
di personaggi che secondo le sue valutazioni non sono assolutamente colpevoli.

La famiglia Tuzi con la famiglia Mottola non c’entra nulla, quindi conseguentemente con la morte di Serena Mollicone. Noi avremo come avversari l’Arma dei carabinieri, i familiari della Mollicone, e probabilmente ancora qualcun altro. Però è una cosa che non ci preoccupa assolutamente, perché ora che siamo arrivati al contraddittorio, e tutto quello che dovrà essere fatto sarà fatto in maniera estremamente seria, organizzata, meticolosa, per cui daremo il massimo di quello che possiamo dare. Una cosa che mi da’ fastidio come essere umano e criminologo professionista, è che, quando facemmo assolvere Carmine Belli, accusato dello stesso omicidio, contro di noi c’erano tutti quelli che abbiamo contro anche oggi. Tutti quanti puntarono contro Carmine Belli come l’assassino di Serena Mollicone, addirittura anche i familiari di Serena vedevano Carmine Belli come l’assassino. Fummo noi a salvare il Belli, e congiuntamente salvammo anche la giustizia e la verità. Ora ci troviamo a fare lo stesso schieramento contro diversi avversari tra cui ci sono alcuni che sono gli stessi di prima, che così come prima hanno sposato una tesi senza avere cognizione di causa, lo stanno facendo tuttora. Quindi una patata bollente molto forte, e una sfida molto forte che noi accettiamo, perché siamo certi che il nostro lavoro si produrrà al massimo delle sue potenzialità.




Serena Mollicone, concluse indagini: cinque indagati

Tre sono della famiglia Mottola e dovranno rispondere per concorso in omicidio aggravato e occultamento di cadavere

La procura di Cassino (Frosinone) ha concluso le indagini sull’omicidio di Serena Mollicone, la studentessa di Arce uccisa all’inizio di giugno 2001, con il relativo “avviso” ai cinque indagati. Ci sono l’ex comandante dei carabinieri di Arce Franco Mottola, la moglie e il figlio Marco e due carabinieri all’epoca dei fatti in servizio nel comune in provincia di Frosinone. I tre membri della famiglia Mottola sono indagati per concorso in omicidio aggravato e occultamento di cadavere. L’ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce Franco Mottola, la moglie Annamaria e del figlio Marco, che dovranno rispondere di omicidio volontario sono indagati per concorso in omicidio aggravato e occultamento di cadavere. IL sottufficiale dell’Arma Vincenzo Quatrale è indagato per concorso in omicidio volontario mentre un altro militare, Francesco Suprano, è indagato per favoreggiamento.




Delitto Serena Mollicone, perizia del Ris. Il criminologo Carmelo Lavorino aspetta le carte e prepara la difesa dei Mottola

Falso allarme, secondo il noto criminologo Carmelo Lavorino, incaricato dalla famiglia Mottola nell’ambito della difesa dall’accusa dell’omicidio di Serena Mollicone, 18 anni, ad Arce, avvenuto il 1 giugno del 2001. A dispetto di quanto comunicato dal RIS dei Carabinieri agli organi di stampa, il professor Lavorino non ritiene esatte le conclusioni a cui gli stessi sono giunti.

Secondo il RIS, infatti, Serena Mollicone sarebbe stata uccisa dal figlio del maresciallo dei carabinieri Mottola, Marco, il quale le avrebbe violentemente sbattuto il capo contro una porta della caserma dei carabinieri di Arce, porta su cui sono state trovate tracce di sangue.

Lui stesso poi – non è ancora chiaro se da solo o con dei complici – ne avrebbe trasportato il corpo nel boschetto di Fontecupa, ad Anitrella, 8 km. Da Arce.

L’assassino le aveva coperto il capo con un sacchetto di plastica, ad evitare di lasciare tracce di sangue, mani e piedi legati con scotch e fil di ferro. Naso e bocca avvolti da numerosi giri di fil di nastro adesivo, che ne avevano causato la morte per asfissia.

“Leggo con fastidio e stupore – dichiara il professor Lavorino – articoli dal titolo ‘Il cerchio si stringe attorno al figlio del maresciallo’, ‘Il delitto è avvenuto in caserma’, ‘Serena sbattuta con forza contro la porta della caserma’, ‘Un’informativa/rapporto incastra il figlio del maresciallo’, e similari, dove si travisano gli esiti degli accertamenti tecnici che qualche ignorante continua imperterrito a chiamare impropriamente ‘perizie’, si strumentalizzano alcune nostre eccellenze (leggere “RIS”), facendo credere all’opinione pubblica che i RIS concludano in tal senso… mentre non è vero, si attribuisce a un atto di parte – l’informativa – una valenza investigativa, tecnica e scientifica spropositata, dimenticando le regole del “giusto processo” e della cautela, non si tiene conto delle confutazioni della difesa.
Ricordo a tutti – prosegue il criminologo – che molti anni fa venne scritto, sempre a proposito del delitto di Arce: “Il cerchio si è stretto attorno al carrozziere Carmine Belli“. Ebbene, questi si fece ingiustamente 18 mesi di ingiusta detenzione e venne assolto soltanto grazie a noi del pool di difesa, in quanto demolimmo l’impianto accusatorio dei due sostituti procuratori e impedimmo un terribile errore giudiziario.
Ritengo che gli Inquirenti siano entrati, – ha proseguito Lavorino – ancora una volta, nel deserto dell’innamoramento del sospetto e dell’ipotesi per non uscirne più, avvolti dal pregiudizio del gruppo e dell’équipe e dall’autoconvincimento riverberante.
Aspettiamo la chiusura delle indagini, – ha concluso Lavorino – aspettiamo le carte, poi analizzeremo e valuteremo sia gli aspetti difensivi, sia quelli per individuare il vero assassino di Serena Mollicone”.

Aggiungiamo che ci auguriamo venga fatta chiarezza anche a proposito del suicidio del brigadiere Santino Tuzi, che apparve poco chiaro nelle sue modalità di esecuzione. Il brigadiere Tuzi, stando alle apparenze, si suicidò con la pistola d’ordinanza, nell’auto di sua proprietà, proprio il giorno prima della sua convocazione in Tribunale per essere interrogato quale persona informata sui fatti.




Arce, delitto Serena Mollicone: la perizia dei Ris conferma le accuse a Marco e Franco Mottola

-La perizia dei Ris ora è contenuta in un’informativa consegnata alla Procura di Cassino nella quale in sostanza si ribadisce ciò che era emerso dall’atto istruttorio: per la morte di Serena Mollicone, uccisa il 1 giugno del 2011, le indagini conducono a Marco Mottola e al padre Franco, allora comandante della stazione dei carabinieri di Arce.

I due, con la moglie di quest’ultimo Anna sono infatti da tempo iscritti nel registro degli indagati per omicidio volontario in concorso e occultamento di cadavere. Altri due carabinieri sono indagati per favoreggiamento.

Secondo quanto emerso dalla perizia dei Ris Serena Mollicone sarebbe stata colpita negli alloggi della caserma al culmine di una lite. Successivamente il cadavere sarebbe stato spostato nel boschetto dell’Anitrella dove poi è stato trovato. La perizia medico-legale infatti indica una compatibilita’ tra lo sfondamento della porta dell’alloggio della caserma dei carabinieri di Arce e la frattura cranica riportata da Serena Mollicone.




Omicidio Serena Mollicone, torna in scena il criminologo Carmelo Lavorino: si preannuncia lo scontro con il Ris dei carabinieri

Carmelo Lavorino, il noto criminologo che già ad Arce, con la sua squadra, condusse le indagini criminologiche che portarono all’assoluzione in tre gradi di giudizio dell’unico indiziato per la morte di Serena Mollicone, il carrozziere Carmine Belli, scarcerato dopo 18 mesi di detenzione, in quel lontano giugno del 2001, ritorna ad indagare sullo stesso delitto irrisolto, ma questa volta come consulente per la famiglia dell’ex comandante della caserma dei carabinieri di Arce, Franco Mottola, la moglie Annamaria e il figlio Marco, tutti e tre indiziati di omicidio volontario e occultamento di cadavere.

Omicidio Serena Mollicone, l’ipotesi: picchiata brutalmente e poi soffocata nella caserma dei carabinieri di Arce

L’incarico al prof Carmelo Lavorino

Infatti il 2 di novembre 2018 l’avvocato di fiducia della famiglia Mottola, Francesco Germani, ha depositato alla Procura di Cassino la richiesta di incarico del prof. Lavorino, che ha accettato, quale consulente, con il mandato di stilare una relazione criminale, criminalistica, criminologica e investigativa a favore degli indagati.

Contrariamente a quanto sostenuto dalla consulenza firmata dalla dottoressa Cristina Cattaneo, la stessa che si occupò del caso Gambirasio, Lavorino non considera la porta interna della caserma quale arma del delitto, nonostante siano state repertate dal RIS dei carabinieri tracce lignee sul corpo di Serena Mollicone, dopo l’esumazione.

Già una volta il criminologo – noto per la sua avversione a quello che lui chiama ‘innamoramento della tesi accusatoria’- si scontrò, nel caso di Carmine Belli, con le conclusioni dell’UACV della Polizia, Unità Analisi Crimine Violento – la task force voluta da Gianni De Gennaro quand’era capo della polizia di Stato, per contrastare l’aumento dei crimini violenti in Italia – demolendole al punto di portare all’assoluzione del Belli.

Stavolta si profila l’ennesimo scontro nei confronti del RIS dei carabinieri e delle loro conclusioni in ordine alla repertazione e analisi di vario materiale sul corpo di Serena Mollicone. Assisteremo probabilmente alla confutazione della relazione della dottoressa Cattaneo, quella che è stata consegnata al procuratore capo di Cassino dottor Luciano D’Emanuele, che, insieme al sostituto procuratore dottoressa Maria Beatrice Siravo, cercano di far luce su questa morte per la quale ancora oggi nessuno ha pagato. L’ingresso di Lavorino e della sua equipe nelle indagini certamente segnerà un livello più alto di indagine e di confronto nella ricerca della verità.

Le ombre sulla morte del brigadiere Santino Tuzi

Omicidio Serena Mollicone e morte del brigadiere Tuzi: il video messaggio della figlia Maria

Sulla vicenda, tuttavia, si allunga l’ombra di un’altra morte, quella del brigadiere Santino Tuzi, archiviata come suicidio, ma in realtà mai accettata come tale dalla famiglia.

Santino Tuzi doveva essere ascoltato in tribunale a proposito della visita di Serena Mollicone alla caserma di Arce, proprio il giorno successivo a quello della sua morte. Il brigadiere infatti testimoniò di aver visto Serena, alle 11,00 del 1 giugno del 2001, entrare nella caserma della quale era comandante il maresciallo Mottola, il che aveva anche l’abitazione al piano superiore, e di non averla più vista uscire fino alle 14,00, orario in cui smontò dal turno di servizio.

Santino Tuzi fu trovato l’11 aprile del 2008 in una Fiat Marea nei pressi della diga di Arce in località S. Eleuterio, ucciso da un colpo di pistola sparato al petto, in circostanze poco chiare, sulle quali non fu mai indagato. La mancanza di una situazione conclamata e pregressa di disagio che fornissero una motivazione al gesto estremo, il fatto che alcuni riscontri non furono approfonditi e che non furono neanche fatte foto del corpo nell’auto, le modalità stesse del suicidio, portano la famiglia a pensare che di suicidio non si trattò.

Il professor Lavorino tiene a precisare che attualmente sta studiando il fascicolo che l’avvocato Germani gli ha consegnato, e che non rilascerà dichiarazioni in merito al caso se non dopo le decisioni della Procura di Cassino relative alla chiusura delle indagini. Il professore ha dunque rimarcato il fatto che collabora e collaborerà per la verità dei fatti, per la giustizia e per la soluzione del caso, come fece per Carmine Belli, e si augura che tutti coloro che sono impegnati nelle indagini facciano altrettanto.

Roberto Ragone




Omicidio Serena Mollicone, l’ipotesi: picchiata brutalmente e poi soffocata nella caserma dei carabinieri di Arce

Serena Mollicone è stata uccisa nella caserma dei carabinieri di Arce. A confermarlo sono le analisi del Ris. Un verdetto che arriva dopo diciassette anni dal delitto.

Ora la conferma del Ris, che ha effettuato la perizia sia su quella porta sia sul nastro adesivo usato per bloccare mani e piedi della 18enne. Anche quello proveniva dalla caserma di Arce, ritengono i carabinieri. Serena Mollicone, questa è l’ipotesi, sarebbe stata picchiata brutalmente e poi soffocata mettendole la testa in un sacchetto di plastica.

Per il delitto di Serena venne inizialmente indagato un carrozziere, Carmine Belli, con cui si sospettava la giovane avesse un appuntamento. Ma fu prosciolto. Nel 2008 poi il misterioso suicidio del carabinieri Santino Tuzi, tra i militari presenti in caserma il giorno della scomparsa di Serena. Al momento per la morte della ragazza di Arce sono indagati, con le accuse di omicidio volontario e occultamento di cadavere, l’ex comandante della stazione di Arce, il maresciallo Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Anna, il luogotenente Vincenzo Quatrale per concorso morale nell’omicidio e per istigazione al suicidio del brigadiere Tuzi, e l’appuntato Francesco Suprano per favoreggiamento.

Serena Mollicone era sparita il 1 giugno del 2001

Serena Mollicone, morta a 18 anni nel giugno del 2001 e il suo cadavere venne rinvenuto nel bosco dell’Anitrella. Il 24 settembre 2002, la Procura di Cassino iscrisse nel registro degli indagati il carrozziere di Rocca D’Arce, Carmine Belli. Un indizio che inizialmente destò sospetti sull’uomo fu il rinvenimento del nastro adesivo. Il Belli aveva un nastro adesivo simile a quello che teneva mani e piedi di Serena legati, ma la comparazione delle impronte digitali ha portato esito negativo, nell’ottobre del 2006, la Cassazione ribadì che il carrozziere era estraneo ai fatti.

La svolta arriva però nell’aprile 2008, con la morte di Santino Tuzi, brigadiere dei carabinieri che in precedenza era stato ascoltato come persona informata sui fatti e aveva riferito che il giorno della scomparsa di Serena, aveva visto quest’ultima in caserma dai Mottola. Santino Tuzi successivamente però si suicida e tale morte è tutt’ora avvolta da una fitta cortina di mistero.

Omicidio Serena Mollicone e morte del brigadiere Tuzi: il video messaggio della figlia Maria

 




Omicidio Serena Mollicone, picchiata e soffocata: lesioni compatibili con alloggio carabinieri di Arce

ARCE (FR) – Picchiata e poi soffocata, probabilmente con un sacchetto intorno alla testa. Sarebbe morta così Serena Mollicone, la 18/enne di Arce in Provincia di Frosinone scomparsa il primo giugno 2001 e ritrovata senza vita dopo due giorni in un boschetto di Anitrella, nella stessa zona.

Secondo la perizia medico legale firmata da Cristina Cattaneo – anatomopatologa milanese già autrice del dossier sui resti di Yara Gambirasio – e consegnata nei giorni scorsi alla procura di Cassino, le lesioni al capo sarebbero “compatibili” con l’urto su una porta sequestrata in un alloggio della caserma dei carabinieri di Arce. Ma la morte della ragazza sarebbe stata provocata da asfissia causata dalla “chiusura delle vie aeree con del nastro adesivo (possibilmente anche insieme al sacchetto di plastica intorno al capo)”.

Sono indagati per omicidio volontario e occultamento di cadavere l’ex maresciallo dei carabinieri di Arce Franco Mottola, la moglie e il figlio; si sono sottoposti a tutti gli esami delle indagini svolte finora.

Serena quella mattina era uscita di casa al mattino ed era andata all’ospedale di Isola del Liri, a 10 km dal paese, per fare un’ortopanoramica. La visita medica era finita alle 9:30. Poco dopo era andata in una panetteria e aveva comprato quattro pezzi di pizza e quattro cornetti (quindi si presume dovesse incontrare delle persone) nei pressi della stazione. Poi si presume prese l’autobus per Arce e forse è stata forse vista per l’ultima volta viva nella piazza principale del paese, piazza Umberto. Serena doveva rientrare a casa, alle 14 doveva incontrare il suo ragazzo e nel pomeriggio doveva completare la tesina di maturità. Serena Mollicone scompare il 1º giugno da Arce. Il cadavere venne ritrovato due giorni dopo da una squadra della Protezione Civile nel boschetto di Fonte Cupa ad Anitrella, frazione di Monte San Giovanni Campano a 8 km da Arce, con un sacchetto di plastica in testa, mani e piedi legati e una ferita vicino all’occhio; inoltre aveva del nastro adesivo che aveva causato la morte dopo una lunga asfissia




SERENA MOLLICONE: RIAPERTO IL FASCICOLO SULLA MORTE DEL BRIGADIERE DI ARCE

di Angelo Barraco
 
Cassino – E’ stato riaperto il fascicolo sulla misteriosa morte del Brigadiere Santino Tuzi, morto suicida in data 11 aprile del 2008. La riapertura del caso Tuzi è stata fortemente voluta dalla famiglia poiché vi sono elementi poco chiari in merito alla morte del Brigadiere, si sospetta che vi possa essere un collegamento con il caso di Serena Mollicone. Un ulteriore dubbio in merito al caso Tuzi, riguarda al collegamento con il caso Mollicone e i collegamenti con la caserma di Arce dove si recò quella mattina. Santino Tuzi si è suicidato oppure è stato ucciso? La sua pistola, con il quale si sparò al cuore, è stata rinvenuta sul sedile passeggero e tale circostanza sollevò non pochi dubbi. Il giorno della tragica fine era di riposo e all’improvviso ricevette una chiamata, successivamente disse che doveva uscire con urgenza. Chi chiamò Tuzi? Rimane un mistero. Il Brigadiere quel giorno fece un’altra cosa strana, acquistò una nuova scheda telefonica poiché era consapevole che il suo telefono era intercettato nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Serena Mollicone, ma quella scheda non fu analizzata, nulla di fatto. Perché? Tali dati ormai risultano impossibili da reperire poiché sono trascorsi i termini di legge, perché non furono analizzati in quel periodo? Tuzi quella mattina chiamò la sua amante  e poi si sparò. 
 
La scomparsa, le indagini. Serena Mollicone, la giovane studentessa di Arce  è morta a 18 anni nel giugno del 2001 e il suo cadavere fu rinvenuto nel bosco dell’Anitrella. Ma come si sono svolte le indagini in questi anni? Le indagini sul caso hanno avuto alti e bassi. Il 24 settembre 2002, la Procura di Cassino iscrisse nel registro degli indagati il carrozziere di Rocca D’Arce, Carmine Belli. Un indizio che inizialmente destò sospetti sull’uomo fu il rinvenimento del nastro adesivo. Il Belli aveva un nastro adesivo simile a quello che teneva mani e piedi di Serena legati, ma la comparazione delle impronte digitali ha portato esito negativo,  nell’ottobre del 2006, la Cassazione ribadì che il carrozziere era estraneo ai fatti. La svolta arriva però nell’aprile 2008, con la morte di Santino Tuzi, brigadiere dei carabinieri che in precedenza era stato ascoltato come persona informata sui fatti e aveva riferito che il giorno della scomparsa di Serena, aveva visto quest’ultima in caserma dai Mottola. Santino Tuzi successivamente però si suicida e tale morte è tutt’ora avvolta da una fitta cortina di mistero, perché Tuzi si uccide? Il 27 giugno 2011 vengono iscritte nel registro degli indagati cinque persone e sono: l’ex Maresciallo dei Carabinieri di Arce Franco Mottola, suo figlio Marco, un altro Carabiniere, Francesco Suprano, il fidanzato di allora di Serena Michele Fioretti e la madre del giovane, Rosina Partigianoni. Poco tempo fa il Procuratore Mario Mercone e gli investigatori del Reparto Operativo Provinciale dei Carabinieri hanno interrogato un uomo, l’uomo in questione non è stato iscritto nel registro degli indagati ma è stato ascoltato come persona informata sui fatti, vi erano inoltre accertamenti sulla busta e si parlava dell’isolamento di un DNA che presto avrebbe portato al nome dell’assassino, poi cos’è successo? Un caso che sembra avere la risposta dietro l’angolo ma ad ogni passo qualcosa non torna e tutto riparte da capo, si azzera e si annulla. Allo stato attuale le cose sono cambiate, gli ingranaggi investigativi si sono mossi seguendo una dinamica da sempre scritta e delineata da chi ha urlato a gran voce giustizia e verità per Serena.



SERENA MOLLICONE: LA SALMA SARÀ TRASFERITA A MILANO PER NUOVE INDAGINI

di Angelo Barraco
 
Frosinone – Il Procuratore Capo di Cassino ha stabilito che la salma di Serena Mollicone sarà trasferita a Milano, presso l’istituto di medicina legale, dove verrà svolto un esame tanatologico. Gli indagati per la morte di Serena Mollicone sono: l’ex maresciallo dei Carabinieri Franco Mottola, la moglie Annamaria e il figlio Marco. Devono rispondere di omicidio volontario con l’aggravante della crudeltà. In merito alla riesumazione del cadavere, il giudice delle indagini preliminari aveva detto “Forse non sarebbe del tutto pellegrina l'ipotesi di procedere alla riesumazione della salma”, per quanto riguarda invece la non archiviazione del caso, nell’ordinanza si legge “all'interno di uno degli alloggi di servizio della caserma fosse pacificamente presente una porta danneggiata da un violento urto”. Il GIP Lanna ha deciso di non archiviare il caso lo scorso gennaio e ha dato l’incarico ai seguenti consulenti nominati dalla Procura: Capitano Cesare Rapone dei RIS di Roma, Cristina Cattaneo, anatomopatologa e direttrice del laboratorio del LABANOF di Milano. Il conferimento è stato dato dal sostituto procuratore Beatrice Siravo. In tale circostanza presenziava anche il legale della famiglia Mottola, non erano presenti invece i tre indagati. Era presente invece Guglielmo Mollicone. Il 16 febbraio  sono stati eseguiti  accertamenti nella caserma dei Carabinieri di Arce in via Magni.Sono stati nominati dalla Procura di Cassino due nuovi consulenti tecnici: il Capitano dei RIS di Roma Rapone e l’anatomopatologa Cattaneo di Milano. Gli accertamenti tecnici sono iniziati alle ore 13 e sono terminati alle 18.30 circa e si sono svolti nel piano soprastante la caserma, precisamente in un appartamento inutilizzato e posto sotto sequestro. Gli accertamenti non si sono concentrati nei locali della caserma e nemmeno nei locali che all’epoca dei fatti era abitato dalla famiglia Mottola. L’appartamento in questione è un alloggio a servizio della caserma. Le analisi eseguite sul posto sono state effettuate con le più sofisticate tecniche investigative e ciò lo dimostra anche il tempo che gli esperti hanno impiegato all’interno della struttura. Analisi accurate e attente, si attendono adesso i referti di laboratorio che daranno risposta in merito a quanto analizzato all’interno dell’alloggio e passeranno circa due-tre mesi. Il pool investigativo che si è costituito per la ricerca della verità sulla morte di Serena Mollicone avanzerà la richiesta di sottoporre Arce ad una mappatura genetica, l’intento è di sottoporre molte persone di Arce all’esame del DNA, ma la richiesta che verrà avanzata non riguarderà tutta la popolazione ma categorie specifiche di soggetti. 
 
La scomparsa, le indagini. Serena Mollicone, la giovane studentessa di Arce  è morta a 18 anni nel giugno del 2001 e il suo cadavere fu rinvenuto nel bosco dell’Anitrella. Ma come si sono svolte le indagini in questi anni? Le indagini sul caso hanno avuto alti e bassi. Il 24 settembre 2002, la Procura di Cassino iscrisse nel registro degli indagati il carrozziere di Rocca D’Arce, Carmine Belli. Un indizio che inizialmente destò sospetti sull’uomo fu il rinvenimento del nastro adesivo. Il Belli aveva un nastro adesivo simile a quello che teneva mani e piedi di Serena legati, ma la comparazione delle impronte digitali ha portato esito negativo,  nell’ottobre del 2006, la Cassazione ribadì che il carrozziere era estraneo ai fatti. La svolta arriva però nell’aprile 2008, con la morte di Santino Tuzi, brigadiere dei carabinieri che in precedenza era stato ascoltato come persona informata sui fatti e aveva riferito che il giorno della scomparsa di Serena, aveva visto quest’ultima in caserma dai Mottola. Santino Tuzi successivamente però si suicida e tale morte è tutt’ora avvolta da una fitta cortina di mistero, perché Tuzi si uccide? Il 27 giugno 2011 vengono iscritte nel registro degli indagati cinque persone e sono: l’ex Maresciallo dei Carabinieri di Arce Franco Mottola, suo figlio Marco, un altro Carabiniere, Francesco Suprano, il fidanzato di allora di Serena Michele Fioretti e la madre del giovane, Rosina Partigianoni. Poco tempo fa il Procuratore Mario Mercone e gli investigatori del Reparto Operativo Provinciale dei Carabinieri hanno interrogato un uomo, l’uomo in questione non è stato iscritto nel registro degli indagati ma è stato ascoltato come persona informata sui fatti, vi erano inoltre accertamenti sulla busta e si parlava dell’isolamento di un DNA che presto avrebbe portato al nome dell’assassino, poi cos’è successo? Un caso che sembra avere la risposta dietro l’angolo ma ad ogni passo qualcosa non torna e tutto riparte da capo, si azzera e si annulla. Allo stato attuale le cose sono cambiate, gli ingranaggi investigativi si sono mossi seguendo una dinamica da sempre scritta e delineata da chi ha urlato a gran voce giustizia e verità per Serena.