Vibo Valentia, tentano un furto: 1 morto e due feriti

VIBO VALENTIA – C’è un morto nella sparatoria avvenuta ieri sera a San Calogero in provincia di Vibo Valentia. Si tratta di un cittadino del Mali di 29 anni, morto dopo essere stato ferito a colpi di fucile, sparati da ignoti. Stranieri anche i due feriti, che si trovavano in compagnia della vittima. Il fatto è accaduto in località Ex Fornace dove i tre si trovavano, verosimilmente, secondo la Prefettura di Reggio Calabria, per compiere un furto. Il cittadino del Mali è stata soccorso dal 118 e trasportato nel reparto di neurochirurgia dell’ospedale di Reggio Calabria dove è deceduto. Sull’episodio hanno avviato indagini i carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia.




Vibo Valentia, attentato con ordigno su auto: muore sul colpo Matteo Vinci. Il padre grave in ospedale

VIBO VALENTIA – In un primo tempo si era pensato all’esplosione di una bombola gpl e quindi ad una disgrazia. Poi, l’approfondimento delle indagini ha fatto emergere qualcosa di diverso e ben più grave: lo scoppio a Limbadi, nel Vibonese, dell’automobile su cui viaggiavano Matteo Vinci, di 42 anni, ed il padre Francesco, di 70, é stato provocato da un ordigno. Nell’esplosione Matteo Vinci é morto sul colpo, mentre il padre é rimasto ferito in modo grave ed é stato ricoverato in prognosi riservata nell’ospedale di Vibo Valentia.

La vettura su cui viaggiavano i due (una Ford Fiesta) é stata praticamente sventrata dall’esplosione.

Le prime persone giunte sul posto, richiamate dallo scoppio, hanno provato a soccorrere i due, ma per Matteo Vinci non c’era più niente da fare. Lo scoppio gli aveva leso organi vitali e la sua morte è stata praticamente istantanea. Francesco Vinci, invece, rantolava ed aveva lesioni in varie parti del corpo. É stato chiamato il 118 che ha provveduto a trasportare il ferito nell’ospedale di Vibo Valentia. Le sue condizioni sono apparse subito molto gravi e la prognosi per lui é riservata. Un attentato, dunque, e non un fatto accidentale. Un attentato compiuto, peraltro, con una tecnica criminale che riporta direttamente, ed inevitabilmente, alla ‘ndrangheta ed alle sue articolazioni sul territorio più efferate e sanguinarie. Lo scoppio si é verificato nel momento in cui l’auto percorreva una strada interpoderale in una zona molto isolata, in località “Cervolaro”.

Sul posto, per il coordinamento delle indagini, sono giunti il pm di turno della Procura della Repubblica di Vibo Valentia ed un magistrato della Procura antimafia di Catanzaro.

Gli artificieri dei carabinieri hanno effettuato gli accertamenti tecnici per verificare dinamica e cause dell’esplosione. L’ordigno ad alto potenziale era stato collocato, secondo quanto é emerso dai primi accertamenti, sotto la vettura e lo scoppio potrebbe essere stato azionato con un radiocomando. Una tecnica criminale di spessore elevato per eliminare due persone che non pare fossero legate ad ambienti mafiosi importanti. Perché quindi utilizzare per ucciderle modalità così spettacolari? É uno dei tanti dubbi che le indagini dei carabinieri dovranno sciogliere. Limbadi, tra l’altro, é uno dei centri a più alta densità mafiosa della provincia di Vibo Valentia e dell’intera Calabria, regno incontrastato da sempre della cosca Mancuso, uno dei gruppi storici della criminalità organizzata calabrese. Al momento, però, non c’é prova alcuna di un coinvolgimento dei Mancuso in quanto é accaduto, né si capisce quale sia stata la logica mafiosa che possa avere provocato un episodio di tale gravità.

Il prefetto di Vibo valentia, Guido Longo, ha convocato d’urgenza il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica per fare il punto sulle indagini.

Il problema, innanzitutto, é capire se l’obiettivo dell’attentato fosse Matteo Vinci o il padre. Quest’ultimo, stando a quanto si é appreso, in passato era stato vittima di un agguato. Matteo Vinci fino a poco tempo addietro aveva fatto il rappresentante di medicinali e nelle ultime elezioni comunali si era candidato con la lista “Limbadi libera e democratica”. Tanti gli elementi, dunque, che caratterizzano il quadro delle indagini, ma nessuna pista precisa, al momento, che possa consentire di spiegare quanto é accaduto.




Vibo Valentia, operazione “Black Widows”: la faida aizzata dalle vedove della famiglia Inzillo

VIBO VALENTIA – La Polizia di Stato e in particolare gli uomini della Squadra Mobile di Vibo Valentia e del Commissariato di Serra San Bruno, con il supporto del Servizio Centrale Operativo di Roma e del Reparto Prevenzione Crimine di Vibo Valentia, nella decorsa nottata, hanno eseguito un decreto di fermo, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, nei confronti di 7 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di tentato omicidio, detenzione e porto abusivo di armi – provento di furto o comunque alterate per aumentarne la potenzialità offensiva (cd a canne mozze) – oltre che di ricettazione: reati tutti aggravati dal metodo mafioso.

Le indagini, dirette dai Sostituti Procuratori della DDA dott.sse Annamaria Frustaci e Filomena Aliberti coordinate dal Procuratore Aggiunto Giovanni Bombardieri e dal Procuratore Capo Nicola Gratteri, sono scaturite dal tentato omicidio dei fratelli NESCI Giovanni Alessandro e Manuel – quest´ultimo minore affetto da Sindrome di Down -, ed hanno fatto luce su uno spaccato della attuali dinamiche criminali dell´entroterra vibonese, piagato oramai da decenni dalla contrapposizione (nota alla cronaca come “faida dei boschi” e già costata diverse decine di morti) che vede impegnate nella contesa per il controllo del territorio le famiglie LOIELO ed EMANUELE-MAIOLO.

Le investigazioni hanno disvelato i complessi equilibri che portarono alla consumazione dell´agguato mafioso nel quale rimasero gravemente feriti -il 28 luglio 2017 – i due fratelli NESCI, dipingendo un quadro a tinte fosche fatto di trame ordite – senza soluzione di continuità – dagli INZILLO, contigui agli EMANUELE, per addivenire alla eliminazione della controparte, espressione invece della famiglia LOIELO.

E´ in tale quadro – che ha visto il comprensorio di Sorianello e Gerocarne violentato dalle logiche di sistema proprie della faida – che si inseriscono il rinvenimento di diverso munizionamento (pronto all´uso) occultato negli anfratti delle vecchie abitazioni di Sorianello, così come il sequestro di armi, cartucciere, passamontagna ed un veicolo custoditi dagli indagati all´interno di alcuni stabili disabitati di Gerocarnein funzione di una prossima azione omicidiaria da consumarsi in danno dei NESCI.

Sullo sfondo del progetto criminale che ha accomunato i propositi degli indagati ha trovato, poi, sfogo l´operato delle “donne” della famiglia INZILLO: operato che si è contraddistinto per l´inusitata violenza delle affermazioni, per la determinazione evidenziata nei propositi omicidiari, per il costante incentivo all´azione assicurato in favore dei “maschi buoni” della famiglia (ossia gli uomini capaci di commettere le azioni delittuose) nonché per l´apporto che in prima persona le stesse hanno garantito nella custodia delle armi, non esitando a coinvolgere anche l´anziana madre(indotta dalle figlie ad occultare una pistola nella propria biancheria intima, al fine di fugare eventuali controlli ad opera delle forze dell´ordine).
L´insieme dei fattori interni ed esterni che hanno gravato il contesto investigativo ha pertanto ingenerato un clima di costante emergenzialità, fronteggiata grazie ad una massiccia opera di controllo del territorio ed all´elevata oculatezza e professionalità dimostrata nell´acquisizione delle fonti di prova in costante sinergia e sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro.




Tropea: due turisti salvati dai Vigili del Fuoco dopo aver passato la notte nella “Grotta del palombaro”

TROPEA (VV) – Due turisti salvati dai Vigili del Fuoco. Il fatto è successo lo scorso 3 settembre quando i Vigili del fuoco del Comando, sono stati impegnati nelle operazioni di salvataggio di due turisti. L’episodio è accaduto a Tropea, dove due stranieri hanno passato la notte tra sabato e domenica all’interno della  grotta del “Palombaro” sottostante il santuario di Santa Maria dell’isola. A causa delle condizioni meteomarine avverse nella mattinata di domenica  non hanno potuto raggiungere la terra ferma ed hanno richiesto soccorso.

Sul posto è intervenuta la guardia costiera con mezzi navali ed aerei, che  a causa delle condizioni meteo non hanno potuto operare ed effettuare il recupero.

Per poter effettuare il salvataggio si è reso pertanto necessario l’intervento del nucleo SAF (Speleo Alpino Fluviale) dei Vigili del fuoco del Comando, integrati da personale del Comando di Reggio Calabria che, calandosi dalla sommità dell’isola, ha raggiunto e fatto risalire i due turisti stranieri in prossimità del santuario. Le condizioni generali dei due turisti sono apparse buone

Per intervenire sono state utilizzate tecniche di derivazione SAF attraverso una calata di oltre 40 metri .




Vibo Valentia, intercettato e fermato veliero con a bordo 55 migranti irregolari

Reparto Operativo Aeronavale Vibo Valentia

Soccorsi 55 migranti di nazionalità iraniana ed irakena a bordo di un veliero ed arrestati in flagranza di reato tre scafisti ucraini. L’attività aeronavale è stata svolta dai mezzi navali e aerei del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Vibo Valentia unitamente ai mezzi navali della Guardia Costiera di stanza a Roccella Ionica.

Nel pomeriggio del 20 agosto, infatti, l’intervento di due velivoli Dash-8 impegnati nella missione “TRITON 2017” sotto l’egida dell’Agenzia Europea Frontex, coordinati dall’International Coordiantion Centre di Pratica di Mare (ente di coordinamento nazionale del dispositivo Frontex antimmigrazione) e di un’unità navale della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Roccella Ionica in coordinamento con un’unità della Guardia Costiera, ha permesso l’intercetto ed il fermo di un veliero carico di migranti che era diretto verso Punta Stilo (RC). L’imbarcazione, con i migranti nascosti sottocoperta, denominata “HYDRA”, proveniente dalla Turchia e battente bandiera americana, era difficilmente riconoscibile quale natante utilizzato per l’illecito traffico in quanto apparentemente in normale transito nelle acque del Mar Ionio.

L’esperienza delle fiamme gialle del mare, però, ha permesso di smascherare l’illecito traffico. Poco prima del fermo, infatti, operato da una vedetta classe 800 della Guardia di Finanza di Roccella Ionica, supportata anche da un elicottero A109 del Corpo decollato da Lamezia Terme, i militari non si sono fatti sfuggire la linea di galleggiamento del veliero particolarmente bassa, segno della presenza di numerose persone a bordo.

Da un primo controllo, una volta saliti sull’imbarcazione, emergeva che, oltre ai tre ucraini, erano presenti numerosi migranti irregolari tra cui alcune donne e bambini, tutti stipati sottocoperta in condizioni disumane.

A dare supporto alle operazioni è intervenuta poco dopo una vedetta classe 300 della Guardia Costiera di Roccella Ionica. In considerazione delle precarie condizioni del natante e dell’elevato numero di persone a bordo, veniva dichiarato evento SAR e scattavano le operazioni di soccorso sotto il coordinamento della Direzione Marittima di Reggio Calabria.

Il veliero fermato, con a bordo i 3 presunti responsabili dell’illecita attività di traffico di migranti, è stato condotto da militari del Corpo verso il porto di Roccella Ionica, unitamente ai migranti giunti in sicurezza a bordo delle unità della Capitaneria e della Guardia di Finanza. Ad accoglierli nel porto della locride era già operativo il dispositivo per questo deputato, coordinato dalla Prefettura di Reggio Calabria.

Contestualmente gli investigatori della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Roccella Ionica, stante le inequivocabili prove a loro carico, arrestavano i tre ucraini per il reato di favoreggiamento aggravato all’immigrazione clandestina. Dalle loro stesse dichiarazioni, infatti, si è potuto accertare che i migranti erano stati imbarcati in Turchia alla volta dell’Italia a fronte del pagamento di circa 5000 dollari cadauno.

I tre ucraini sono stati condotti presso la casa circondariale di Locri a disposizione dell’Autorità Giudiziaria che sta dirigendo e coordinando le indagini.

Gli arrivi di migranti in Italia attraverso le rotte del Mediterraneo Orientale, utilizzando unità da diporto, sono negli ultimi mesi in aumento.

Per questo motivo è stato intensificato l’impegno e la presenza lungo la fascia ionica dei mezzi aerei e navali di Guardia di Finanza e Guardia Costiera.




VIBO VALENTIA: ARRESTATI 23 AFFILIATI ALLA COSCA MANCUSO

di A.B.
Vibo Valentia – Su esecuzione di un provvedimento dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro è stata compiuta una maxioperazione da Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza a Vibo Valentia, Como, Cosenza, Monza e sono state arrestate ben 23 persone affiliate alla cosca Mancuso e  accusate a vario titolo di estorsione, associazione mafiosa, detenzione di armi, intestazione fittizia di beni e detenzione di stupefacenti. L’operazione è stata denominata “Costa Pulita”, le indagini hanno avuto il loro inizio nei primi mesi del 2013 e si sono concentrate principalmente sul clan Accorinti di Briatico, La Rosa di Tropea, Il Grande di Parghelia. Gli inquirenti hanno posto sotto sequestro beni per un valore di 70 mila euro, tra i beni sequestrati ci sono 100 immobili, ma anche armi da fuoco, quote societarie quote societarie, due villaggi vacanze, tre compagnie di navigazione con motonavi che venivano utilizzate per le isole Eolie. Le indagini che hanno portato ai 23 arresti sono state condotte anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche, ambientali, riprese video. 



VIBO VALENTIA, 'NDRANGHETA: SEQUESTRATI 37 MILIONI ALLA COSCA DEI TRIPODI

di Angelo Barraco
 
Vibo Valentia – E’ in corso un’operazione dei Carabinieri, del Nucleo di Polizia Tributaria e della Guardia di Finanza di  Vibo Valentia  con supporto da parte della Polizia Tributaria di Milano e Bologna in diverse località in provincia di Vibo Valencia, Roma, Milano, Monza, Padova, Messina con esecuzione di un provvedimento di confisca di beni nei confronti di esponenti della cosca della ‘ndrangheta Tripodi di Vibo Valentia Marina.
 
Ai soggetti sono contestati i reati di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, estorsioni. Illecita detenzione di armi, usura. La confisca dei beni arriva a seguito di indagini coordinate dal Procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Giovanni Bombardieri e dal sostituto Pierpaolo Bruni. A 6 soggetti è stata applicata la sorveglianza speciale con l’obbligo di dimora. Sono 13 le aziende colpite dal decreto e queste ci sono bar e ristoranti situati in pieno centro a Roma e a Milano e diverse imprese di Padova, Vibo Valentia, Milano e Roma, ci sono anche quote societarie della provincia di Bologna.
 
Sono stati confiscati 31 immobili a Roma e Vibo Valentia, tra essi ci sono 10 fabbricati prestigiosi a Milano e Roma, 21 terreni a Roma e Vibo Valentia e 13 tra automezzi e autoveicoli.  Il valore dei beni ammonta a circa 37 milioni di euro. Le indagini hanno portato all’individuazione di un’organizzazione che si infiltrava, attraverso le società riconducibili ad esponenti del clan, nei lavori pubblici nella costa Vibonese. La cosca era diventata predominante in campo di usura, questo ultimo passaggio citato è stato accertato oggettivamente dalle estorsioni fatte dal clan ad altri operatori economici. 



VIBO VALENTIA:50MILA EURO DI MULTA A COMMERCIANTE SFRUTTATORE

Redazione

Vibo Valentia – La Guardia di Finanzia di Vibo Valentia ha scoperto quattordici  lavoratori non regolari che prestavano la loro attività presso un esercizio commerciale che veniva gestito da un imprenditore straniero. Dalle carte è risultato che soltanto tre di loro erano in regola a livello contrattuale, gli altri erano completamente in nero. Coloro che non erano in nero svolgevano la loro attività lavorativa oltre ai tempi pattuiti. I soggetti lavoravano circa 50/60 ore alla settimana e venivano pagati 2 euro l’ora. In merito alle irregolarità scoperte, il commerciante ha ricevuto una multa di 50mila euro.



VIBO VALENTIA, MEGA TRUFFA ALL'INPS: LA GUARDIA DI FINANZA DENUNCIA 21 PERSONE

Redazione

Vibo Valentia – La Guardia di finanza di Vibo Valentia ha scoperto, nell'ambito di un'operazione denominata "Morte apparente", una truffa all’Inps messa in atto, secondo l’accusa, da cinque Centri di assistenza fiscale della provincia di Vibo Valentia. Grazie al meccanismo fraudolento che era stato organizzato, l’Inps ha erogato somme ai CAF per dichiarazioni sostitutive uniche predisposte falsamente a favore di persone decedute. I responsabili dei Caf avrebbero intascato così le somme corrisposte dall’Inps il cui importo è in fase di quantificazione.

Le persone denunciate all’autorità giudiziaria sono cinque rappresentanti legali dei Caf che avrebbero messo in atto la truffa ed altre 16 coinvolte, a vario titolo, nel sistema fraudolento. L’accusa contestata alle persone denunciate è truffa aggravata. Le indagini della Guardia di finanza proseguono per verificare se nella truffa siano coinvolti altri Caf oltre a quelli già individuati.

Nel dettaglio, il meccanismo fraudolento consisteva nella trasmissione all’Inps di Dichiarazioni sostitutive uniche (DSU) falsamente predisposte nell’interesse di soggetti in realtà da tempo deceduti. Con la trasmissione di migliaia di tali dichiarazioni, unitamente alle relative attestazioni Isee (Indicatore Situazione Economica Equivalente) i cinque Caf, sulla base di una specifica convenzione stipulata con l’Ente previdenziale, hanno percepito indebitamente somme in via di completo accertamento ed esatta quantificazione.
Infatti, gli accertamenti delle Fiamme gialle vibonesi proseguono per verificare eventuali ulteriori episodi fraudolenti con il coinvolgimento di altri centri di assistenza fiscale. Allo stato delle indagini, come detto, sono state già denunciate all’Autorità giudiziaria cinque persone, nella loro qualità di rappresentanti legali dei citati Caf, per i reati di truffa aggravata e continuata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e ulteriori sedici soggetti a vario titolo coinvolti nel sistema fraudolento descritto, per il reato di concorso in truffa aggravata. E’ stata, inoltre, richiesta all’Autorità giudiziaria l’adozione della misura cautelare del sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente delle somme indebitamente percepite.

Tale servizio, svolto nell’ambito dei poteri conferiti al Corpo dal D.Lgs.68/2001, assume spiccata importanza, laddove vede le Fiamme Gialle vibonesi costantemente impegnate sul versante della difesa degli interessi erariali del Paese e della tutela della Spesa pubblica nazionale, settori in relazione ai quali il Corpo della Guardia di finanza svolge una costante azione di monitoraggio e di prevenzione.




VIBO VALENTIA: PROFESSORE DI VIOLINO PRESO A PISTOLETTATE DALLA MADRE DELLA FIDANZATA

Redazione

Vibo Valentia –  Una donna ha ferito con 7 colpi di pistola calibro 7,65 un professore del Conservatorio di Vibo Valentia, fidanzato da tempo con la figlia. Il docente ferito e' Salvatore Lombardo, 47 anni, professore di violino.
  Il ferimento e' avvenuto all'interno dei locali che ospitano il Conservatorio di musica "Fausto Torrefranca", in pieno centro storico a Vibo Valentia. La donna e' stata bloccata da un docente del conservatorio. Sul posto sono intervenuti gli agenti della squadra volante che hanno fermato la donna e anche la figlia che si trovava nel conservatorio al momento dell'aggressione.

Il violinista ferito e' stato soccorso dai medici del 118 e portato nell'ospedale di Vibo.
  La donna che ha sparato ha 50 anni ed e' di Rizziconi (Reggio Calabria). Il fermo nei confronti della donna e' stato disposto dal pm della Procura di Vibo Valentia, Gabriella Di Lauro, al termine di un interrogatorio che si e' svolto nei locali della Questura vibonese. Tentato omicidio l'accusa formulata dal pm nei confronti della donna. La sparatoria e' avvenuta al termine di un animato diverbio fra la donna (che aveva nascosto la pistola nella borsa) e il docente, divorziato. L'uomo, insegnante del Liceo musicale "Vito Capialbi" di Vibo Valentia, era arrivato nelle prime ore di stamattina al conservatorio "Fausto Torrefranca" di Vibo per poter studiare insieme alla fidanzata, pianista e studentessa di composizione dello stesso conservatorio.
  Il docente, colpito in varie parti del corpo (torace, bocca, testa ed arti superiori) e' in prognosi riservata ed e' stato trasferito dall'ospedale di Vibo Valentia a una clinica specializzata di Palermo. A destare preoccupazione e' la ferita alla bocca causata da uno dei proiettili. Altre ferite meno gravi a un polmone e all'addome.




ASPROMONTE, VIBO VALENTIA: RINVENUTO VERO E PROPRIO ARSENALE

Redazione

Vibo Valentia (RC) – Nel corso della mattinata odierna, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Locri e quelli dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria” di Vibo Valentia hanno individuato in località “Valle Scura”, ben occultato tra la fitta vegetazione, su terreno demaniale in area aspromontana notoriamente (come emerso nell’ambito delle indagini che hanno portato all’esecuzione dell’operazione “Saggezza”) di influenza della cosca di ‘ndrangheta “Raso” di Antonimina (RC), un rifugio in legno e lamiere completamente arredato, con 6 posti letto – all’evidenza non utilizzato da alcuni anni ma che in passato può aver assicurato lunghe permanenze di latitanti – al cui interno sono stati rinvenuti, oltre a materiale di supporto logistico e generi di prima necessità, fucili calibro 12 smontati in più parti, numerose cartucce per arma lunga calibro 12, diversi bossoli per pistola calibro 9×21, 9×19 parabellum e 7,65 marca, ogive per pistola calibro 9, materiale vario per la ricarica del munizionamento (polvere da sparo, pallini e pallettoni di varia misura, borre, un bilancino), un’ottica di precisione per arma lunga, un giubbetto antiproiettile, varie fondine, cartuccere e binocoli, due passamontagna, un’uniforme mimetica verde oliva in dotazione all’Esercito Italiano negli anni ‘80 ed abbigliamento policromo vario. Il materiale rinvenuto è stato sottoposto a sequestro per i successivi accertamenti e per gli approfondimenti investigativi del caso.