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Redazione Lazio

TORTURE AI BAMBINI E PEDOPORNOGRAFIA: LA PIU' GRANDE INCHIESTA D'ITALIA. SE TUTTO VA BENE I CRIMINALI SCONTERANNO SOLO QUALCHE ANNO DI CARCERE

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Tempo di lettura 4 minuti Deep web: Si tratta del primo caso in Italia che parla della più grande rete di associati dediti alla pedopornografia e violenze sessuali

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Uno dei molteplici casi: Un bambino italiano completamente nudo, con falli di gomma in mano, vicino ad una donna anch’essa parzialmente nuda; Oltre ad atteggiamenti richiamanti al sesso, il bambino reggeva dei cartelli con scritte delle bestemmie, urinava su un crocifisso e prendeva l’ostia inginocchiato dinnanzi al sesso nudo della donna che si è rivelata, poi, essere la madre.

 

Chiara Rai

Salerno – E’ di quattro giorni fa, 19 novembre, la notizia di arresti nell’ambito della pedopornografia partiti da Salerno. Si è accennato a violenze sessuali e torture ma non si è entrati nel dettaglio perché si tratta del primo caso in Italia che parla della più grande rete di associati e di milioni di files rinvenuti appartenenti ad “insospettabili” criminali. E’ un argomento complesso che non può essere affrontato in una volta sola, per questo si inizia oggi, ma si continuerà con una serie di approfondimenti per conoscere come funzionano queste reti virtuali anonime che celano attività delittuose e criminali perpetrate a danno dei bambini. Atti alla mano. Conoscere questi meccanismi è essenziale perché non solo rende la vita difficile a questi criminali che vorrebbero rimanere anonimi ma mette in allerta da un nuovo grandissimo pericolo: la rete profonda. Nascosta.

Oggi 23 novembre, presso la Procura di Salerno si tengono i primi interrogatori di garanzia di queste persone, se così si possono definire. L’orrore del “Deep web” purtroppo è una realtà concreta con criminali in carne ed ossa che utilizzano la rete per diffondere materiale pedopornografico ma soprattutto per continuare a compiere violenze sessuali, atti osceni e torture su neonati grazie a nuove conoscenze perverse. Undici indagati sparsi in tutta Italia: Terni, Roma, provincia di Mantova e poi ancora in provincia Vicenza, Vercelli, Brescia, Genova, Torino, Catania. Arresti e perquisizioni sono in corso in Campania, Lazio, Umbria, Liguria, Piemonte, Lombardia e Veneto. Due  in carcere. Circa sette ai domiciliari. Le ordinanze son state emesse dal Gip di Salerno Renata Sessa, su richiesta del Pm della Procura distrettuale della città campana, Francesca Fittipaldi. Sono intermediari, insospettabili divulgatori di materiale pedopornografico, oltre 5 milioni di file dell’orrore, utilizzando la sottorete internet denominata “deep web” che garantisce l’anonimato. 

Si tratta del più grande archivio pedopornografico mai rinvenuto finora in Italia. Tra milioni di immagini e video, scoperti dalla Polizia Postale della Campania, vi sono anche filmati e foto di neonati sottoposti a torture talmente macabre che possono aver portato questi bambini di pochi mesi anche alla morte. Le immagini e i video pedopornografici del database erano suddivisi per categorie: quelli più crudi erano classificati come "hurtcore" e "death". L’ipotesi di omicidio non viene esclusa dagli investigatori. La diffusione del materiale avveniva in Campania e da qui alle altre regioni d’Italia. Non è invenzione, è realtà e internet è stato il mezzo di diffusione di queste azioni immonde.

Tutto parte da una denuncia in Procura di una giovane salernitana che ha riferito di avere scaricato file musicali di Edith Piaf. Quando però era andata ad aprirli, gli erano comparse sul computer foto pedopornografiche. La giovane donna si è recata subito in Procura a spiegare l’accaduto. Queste persone sono indagate per il reato di cui all’articolo 416 del codice penale. Poiché associandosi tra loro e con altri soggetti non ancora identificati, realizzavano un sodalizio criminoso estrinsecatosi in una comunità virtuale in internet. L’elemento soggettivo caratterizzante il reato è il dolo specifico, consistente nella coscienza e volontà di aderire alle idee e far parte dell’associazione, di contribuire a mantenerla in vita, nonché di condividerne gli scopi e favorire l’attuazione dell’indeterminato programma delittuoso volto ad una serialità di delitti, tra cui è indubbio l’abuso sessuale ai danni dei minori. 

Si tratta di una vera e propria comunità virtuale che conta oltre seimila affiliati di diverse nazionalità, con una gerarchia e regole ferree che disciplinano sia la partecipazione che l’esclusione. Viene definita una associazione stabile ed organizzata. Gli associati dovevano accedere alla rete di anonimizzazione Tor.
Per citare uno dei molteplici casi: una donna del ’64 insieme al compagno del ’48 fornivano materiale “inedito”, cioè prodotto da loro stessi servendosi del figlio minore della donna con il quale questa compiva degli atti sessuali. La madre abusava di suo figlio di circa 7 anni. E’ un orrore. Si tratta di persone “anonime”, di gente comune che tortura i minori, i propri stessi figli o cerca di abusare di bambini affidategli per fiducia: ad esempio per lezioni private, baby sitter, amici. Ci sono coppie con figli maggiorenni che si divertono ad abusare di minori oltre ad essere scambisti e cultori della perversione. C’è un passaggio terribile nell’enorme fascicolo giudiziario, in uno dei milioni di link visionati dalla Polizia Giudiziaria è descritto questo bambino italiano completamente nudo, con falli di gomma in mano, vicino ad una donna anch’essa parzialmente nuda; “si poteva osservare inoltre,  – citazione testuale – che oltre ad atteggiamenti richiamanti al sesso, il bambino reggeva dei cartelli con scritte delle bestemmie, urinava su un crocifisso e prendeva l’ostia inginocchiato dinnanzi al sesso nudo della donna che si è rivelata, poi, essere la madre”.

A seguito della legge n. 269 datata 1998, nel nostro Paese sono state introdotte norme specifiche contro la pedofilia. Umiliazione, violenza, danni psicologici su delle creature innocenti possono essere puniti con solo quattro anni di reclusione? Le persone che si macchiano di simili reati dovrebbero finire a vita ai lavori forzati, rinchiusi in pochi metri quadri e buttata la chiave.

Così l’art. 600 del nostro codice penale, stabilisce la pena di reclusione da sei a dodici anni in caso di sfruttamento dei minori al fine di realizzare esibizioni pornografiche o di produrre materiale pornografico; la pena della reclusione da uno a cinque anni in caso di distribuzione, divulgazione o pubblicazione di notizie o informazioni finalizzate all’adescamento o allo sfruttamento dei minori degli anni diciotto; la pena della reclusione sino a tre anni in caso di cessione consapevole, ed anche solo a titolo gratuito, a terzi di materiale pedopornografico. Oltre ai succitati reati gravi e ben delineati, l’attuale normativa prevede all’art. 600 quater del codice penale, il reato di detenzione di materiale pedopornografico. Secondo la previsione legislativa, chiunque, al di fuori delle precedenti condotte indicate dall’art. 600 ter, consapevolmente si procuri o disponga di materiale pornografico prodotto mediante lo sfruttamento sessuale dei minori degli anni diciotto, è punito con la reclusione fino a tre anni o con la multa non inferiore a 1.549 euro.

Noi non possiamo cambiare la legge, ma possiamo invocare l'applicazione per questi individui, della massima pena prevista senza sconti di sorta.
 

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Castelli Romani

Frascati: eletti i presidenti delle Commissioni Affari Istituzionali e Bilancio

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Eletti ieri i presidenti della Commissione Affari Istituzionali e della Commissione Bilancio, Patrimonio e Partecipate del Comune di Frascati, rispettivamente Maria, detta Emanuela, Bruni e Roberto Mastrosanti.

Una nuova elezione che segue le dimissioni, sembrerebbe senza alcuna motivazione, di Anna delle Chiaie e Marco Lonzi.

La Commissione Affari Istituzionali, da Statuto del Consiglio Comunale, spetta di diritto alle opposizioni che siedono a Palazzo Marconi che oggi erano rappresentate dalla stessa Emanuela Bruni, Roberto Mastrosanti, Anna delle Chiaie e Matteo Angelantoni con la sola assenza di Marco Lonzi.

Maria, detta Emanuela, Bruni

All’unanimità dei presenti viene eletta la dottoressa Bruni, già candidata sindaco nel 2021 del centro destra Frascatano: un curriculum vitae che spazia dalla carriera giornalista, a ruoli istituzionali – la prima donna a presiedere il cerimoniale di Palazzo Chigi – ed, attualmente, consigliere del CdA del MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo.

Roberto Mastrosanti

Per la Commissione Bilancio, Patrimonio e Partecipate viene eletto, sempre all’unanimità dei presenti compresi i capogruppo dei partiti di maggioranza di Palazzo Marconi, l’avvocato Roberto Mastrosanti, già sindaco della città: una regola non scritta, ma sempre rispettata dall’assise tuscolana, attribuisce sempre alle opposizioni tale presidenza in virtù del fatto che trattasi, pur sempre, di una commissione di controllo.
Si ricuce così il rischio di un blocco dell’attività politica del Consiglio Comunale.
A caldo il commento del commissario cittadino di Forza Italia, nonché membro della segreteria provinciale, il dottor Mario Gori: “Eletti due consiglieri comunali con grande esperienza Amministrativa ed Istituzionale, oltre che stimati professionisti, che, sicuramente, eserciteranno le loro funzioni nell’interesse della collettività”. Si aggiunge poi, nella serata, dalle pagine Facebook, il commento della Lega Frascati che oltre ad augurare un “buon lavoro” ai neoeletti scrive: “su queste commissioni parta un percorso di costruzione di una alternativa politico-amministrativa all’attuale giunta a guida PD”.

Ai neo presidenti auguriamo un buon lavoro.

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Castelli Romani

Rocca Priora, elezioni: intervista a 360 gradi a Anna Zaratti

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Anna Zaratti, classe 1983, sposata. Una laurea in biologia cellulare molecolare ed un master in genetica forense, oggi docente nella scuola media secondaria.

Una chiacchierata in serenità davanti ad un caffè cercando di capire cosa spinge una ragazza della sua età ad una competizione elettorale.

Anna, anche con te, ci diamo del tu? Come sei arrivata alla politica?

(sorride serena) Si si, diamoci del tu. Ho respirato in casa questa passione.
I primi momenti di vita politica li ho vissuti all’università ed è stata per me un bel banco di prova perché ho compreso in pieno il concetto che la “vera politica parla sempre”.

Spiegami un po’ questa tua ultima affermazione

Vedi non è una questione di ideologie contrapposte ma il concetto stesso che la politica è arte del fare e del discutere. Ha come fine il bene delle persone, della comunità.
Quindi va da se che costruire una strada, una scuola, non è né di destra né di sinistra è semplicemente da FARE e questo si vede ancora di più in un ambito, come quello locale, dove bisogna necessariamente superare questi steccati ideologici.

Quindi vuoi dirmi che alla fine gli steccati ideologici crollano o meglio debbono venire meno di fronte a questo tuo principio?

(il sorriso diventa serio) Certo che si.
La contrapposizione ideologica porta sempre allo scontro delle persone e non al chiarimento delle idee e quindi compiere delle scelte sulla base del FARE deve essere, necessariamente, il principio di chi si presenta di fronte agli elettori.

A Rocca Priora la scelta del tuo partito, Fratelli d’Italia, di cui sei presidente, viene vista come una scelta sofferta. È vero?

Ma neanche tanto.
Quello che ci rimproverano è il discorso delle solite facce, delle solite persone.
Ti faccio un esempio: tu lasceresti una Ferrari o un aereo in mano ad una persona che non l’ha mai guidata?
Io tentennerei nel farlo, preferirei avere qualcuno al fianco che mi insegnasse a farlo, mi spiegasse come tirare fuori al meglio le potenzialità della Ferrari o dell’aereo.
Ecco: guidare una macchina amministrativa, di certo, non è una cosa facile.
C’è bisogno di chi ha le capacità di farlo e che permetta a “noi giovani” di fare esperienza creando poi una nuova classe dirigente.

Quindi fare quella che un tempo era la “gavetta” è necessario anche in politica?

Ancora di più. Si dice spesso che chi governa debba essere un buon padre o una buona madre di famiglia.
Ma non mi risulta che ci sia il “manuale del perfetto genitore” bisogna fare esperienza sul campo ed avere vicino donne e uomini che di “esperienza” ne hanno già e che ci permettano di acquisire con loro quelle capacità amministrative e di governo necessarie per il bene della popolazione.

Mi ha colpito molto nella riunione del 24 aprile quando hai parlato di biodiversità e nello specifico del Bosco del Cerquone. Ho appuntato un acronimo “ZSC” mi spieghi cosa significa e come può diventare quella località il valore aggiunto per Rocca Priora?

(gli brillano gli occhi ed il suo sorriso risplende) Mi fa piacere che ti sia soffermato su questo argomento lo serbo nel mio cuore dai tempi in cui, in università, facevo ricerca.
Noi abbiamo la fortuna di avere una Zona Speciale di Conservazione, ZSC appunto.
Prova a chiudere gli occhi e pensare al nostro territorio in periodo compreso tra 600 mila anni fa e 40 mila anni fa … beh! quello è il Bosco del Cerquone.
Un unicum per il nostro territorio, una zona non contaminata dalle successive forestazioni, i castagni ad esempio, che mutarono moltissimo l’aspetto delle nostre zone.
Li si conservano ancora querce, tigli ed aceri tipici della nostra zona.
Un vero e proprio Santuario Ecologico, un campionario, passami il termine, di molteplici biodiversità, sia faunistiche che floreali.
Si potrebbe creare un indotto turistico magari un vero e proprio centro di ricerca assieme alle università arrivando fino all’ARPA.
Ma quello che diventa ancora più necessario è quello che Claudio Fatelli ha esposto nella riunione a cui tu facevi riferimento: creare quelle strutture capaci di accogliere turisti e ricercatori. Oltre l’indotto ci vuole la capacità recettiva.

Sempre in quella stessa occasione hai ampiamente parlato di Sport ma cosa rappresenta per te?

Qui il discorso si ampia.
Siamo troppe volte abituati a considerare lo sport esclusivamente come pratica sportiva, come attività.
Ma se andiamo a guardare bene lo Sport è la base dell’inclusione, è simbolo e sinonimo di pace, basta guardare nel mondo antico quando durante il periodo olimpico si interrompeva ogni guerra.
Lo Sport insegna a fare tesoro delle sconfitte.
Lo Sport educa i giovani ad una disciplina comportamentale, è la scuola delle regole.
Lo Sport deve diventare un progetto educativo, sociale, inclusivo non esclusivamente motorio.
Quindi una progettualità di questo genere deve diventare l’anima di ogni azione amministrativa.

Un progetto ambizioso, il tuo, ma non si può non condividere

Beh aggiungo che Rocca Priora ha avuto la fortuna di essere stato uno dei primi paesi dei Castelli Romani a dotarsi di un complesso sportivo polivalente. Oggi quella realtà può e deve diventare una Cittadella dello Sport proprio in questo ambito che ho appena descritto. E lo si può fare anche utilizzando strutture ecocompatibili che ne farebbero un unicum nel suo genere.

Sei alla tua seconda esperienza come candidato al consiglio comunale. C’è qualcosa che nella prima tua prima esperienza ti ha colpito?

Si! Non te lo nascondo – dice guardandomi fissa negli occhi – ho sentito forte il peso della responsabilità delle persone che avevano riposto in me la loro fiducia. Un peso importante ma che oggi, ancora di più, mi spinge a fare meglio.
Ma stavolta ho dietro di me una bella squadra che mi supporta e mi sprona ad andare avanti e quello che chiedo ai roccaprioresi è di non smettere mai di stimolarmi anche il giorno dopo le elezioni ricordandogli la mia piena e totale disponibilità a riceverli ogni volta che lo riterranno necessario.
Ed in più, mi prendo l’impegno, già da ora, di incontrarli spesso, in una Assemblea Pubblica, per fare il punto della situazione. Un impegno concreto che mi permetta di ascoltare i loro suggerimenti, le loro idee e, perché no, anche le eventuali lamentele.

Le mie interviste, lo avrai letto, si chiudono sempre con una bacchetta magica che io ti presto e che può far avverare due desideri: uno per te, per la tua famiglia ed uno per la tua città …

Beh facile per la mia famiglia: la serenità e l’armonia e quella capacità di comprendersi sempre.
Per Rocca Priora ho un sogno: una Ludoteca, un luogo che permetta ai giovani di trovarsi e di incontrarsi.
Un luogo che permetta loro di poter tornare ad essere comunità che si unisce e che crea valore aggiunto. E questo lo si può fare utilizzando quelli spazi, troppe volte abbandonati e che, grazie al PNRR il Comune di Rocca Priora sta recuperando appieno.

L’avevo conosciuta dalle parole di alcuni amici che me l’avevano descritta come una donna tenace ma piena di voglia di fare e di capacità di fare sintesi: avevano ragione.
Grazie Anna ed un grosso in bocca al lupo.

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Castelli Romani

Castel Gandolfo, sulle sponde del lago appare un cartello del Comune “Attenzione pericolo di Morte”

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L’assessore Tiziano Mariani: “La settimana scorsa sono stati rinvenuti degli ordigni bellici inesplosi”

“Attenzione pericolo di morte, divieto di accesso nell’area e nello spazio lacuale antistante. Presenza di ordigni bellici inesplosi”. Questo quanto riportato dalla segnaletica, apparsa da qualche giorno e messa dal Comune di Castel Gandolfo che dice chiaramente che nel lago ci sono bombe inesplose che stanno lì dalla seconda guerra mondiale.

La segnaletica richiama due ordinanze (ndr. come scritto sui cartelli stessi) del 2013 e del 2021

Il fatto che esistano ben due ordinanze sta a significare che il pericolo della presenza di ordigni bellici si conosce da almeno 11 anni ma il segnale di pericolo, inequivocabile nella sua interpretazione, è stato messo pochi giorni fa:

Il cartello si trova sull’arenile del lago Albano di Castel Gandolfo, tra il vecchio porticciolo e il civico 7 di via dei Pescatori, vicino a un circolo di canoa direttamente con accesso in acqua per disabili.

Il cartello ha scatenato non poche polemiche e messo preoccupazione tra più di qualche operatore balneare e turistico nonché dei residenti che qualche bracciata lì intorno, almeno in questi anni e ultimi tempi, l’hanno azzardata: “Ci chiediamo perché sia comparso adesso – dicono altri residenti del posto – ci sembra davvero strano e il messaggio è inquietante: se si fa il bagno c’è il pericolo che esploda una bomba. Naturalmente vieteremo ai nostri figli di frequentare la zona, ci manca anche la disgrazia e poi magari ci sentiamo dire che ci avevano avvisato”.

Dal Comune, risponde l’assessore alle Attività produttive Tiziano Mariani: “La settimana scorsa sono stati rinvenuti degli ordigni bellici inesplosi e il Genio Civile ha provveduto alla bonifica. In via precauzionale abbiamo deciso insieme a Prefettura e Arma dei carabinieri di apporre la segnaletica e le boe che delimitano alla zona di pericolo in attesa di effettuare una bonifica più generale dell’area. Il sindaco ha già richiesto un intervento diretto della Regione o in alternativa i fondi per poter effettuare quanto prima l’intervento”.

Questi ordigni, rimasti dormienti per decenni, rappresentano un rischio reale e tangibile per chiunque si avvicini alle rive del lago. La presenza di ordigni bellici inesplosi, sebbene sorprendente nonostante abbastanza frequente nell’area dei Castelli Romani, è un fenomeno che semina paura e non incoraggia il rilancio turistico di qualità tanto auspicato per l’intera provincia. I resti dei conflitti passati continuano a emergere, minacciando la sicurezza e la stabilità delle comunità locali. Tuttavia, la loro scoperta sulle rive tranquille del Lago serve da promemoria urgente dell’importanza di affrontare questi pericoli con determinazione e urgenza. «Le autorità locali devono agire prontamente – dicono alcuni residenti – per identificare e rimuovere in modo sicuro gli ordigni bellici rimasti, proteggendo così il pubblico da potenziali rischi mortali. Allo stesso tempo, è essenziale educare il pubblico sulla natura di questa minaccia e sull’importanza di rispettare i divieti d’accesso per garantire la sicurezza di tutti». Lo scorso anno, a fine agosto, un bomba risalente alla Seconda Guerra Mondiale è stata trovata nella tarda mattinata di una tranquilla domenica nei pressi del lago. La scoperta è stata fatta da una persona che stava passeggiando lungo il percorso naturalistico di via dei Pescatori. Scattato l’allarme alle forze dell’ordine, sul posto sono arrivati i carabinieri della compagnia di Castel Gandolfo. La bomba, una spoletta lunga 10 centimetri non pericolosa, al momento del ritrovamento si trovava a qualche metro di distanza dalla riva. Il cartello apparso pochi giorno fa lascia presagire che il pericolo sia davvero concreto.

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