Trattato di Caen, mare italiano alla Francia?: E’ scontro tra Farnesina e Meloni

Entrerà in vigore il 25 marzo l’accordo bilaterale tra Francia e Italia sottoscritto nel 2015 dall’allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, oggi Presidente del Consiglio dimissionario, ed il suo omologo francese, secondo il quale diverse miglia marine passeranno dalle acque territoriali italiane a quelle francesi. In dettaglio saranno porzioni del Mare di Sardegna e del Mar Ligure che passeranno sotto la competenza di Parigi che già può contare sulle acque della Corsica da 12 a 40 miglia. Per quanto riguarda la Zona Economica Speciale (Zes) in prossimità delle acque sarde si estenderà l’influenza francese per 200 miglia. I risvolti economici per la Penisola posso essere gravosi dato che la zona marittima in analisi contribuisce alla crescita dell’industria ittica italiana ma soprattutto perché l’Italia rinuncerà allo sfruttamento di un giacimento di idrocarburi nei pressi della Sardegna che conta dimensioni di un decimo rispetto allo Zohr egiziano (il più grande del mondo). L’Italia è un importatore di risorse minerarie energetiche e con questa mossa si perderebbero 1.400 miliardi di metri cubi di gas e 420 milioni di barili di petrolio.

Fin qui sembra la solita storia all’italiana ma le cose peggiorano considerando che non sono previste royalties da corrispondere al governo italiano che si sorbirà solo i danni ambientali

Ci si aspetterebbe perciò una ratifica formale (come smentita) dal nostro inerme governo attraverso una legge, ma niente. Al contrario Macron inizia a Bruxelles una procedura unilaterale di ratifica che conferirà il 25 marzo suddetti tratti alla Francia, de iure. Anche se l’ambasciatore francese in Italia smentisce una modificazione delle delimitazioni marittime.

Mentre Gentiloni muove la danza del “Io non so nulla e non faccio nulla”, gli esponenti del centrodestra tra cui Meloni, Santanché e Calderoli sollevano le loro preoccupazioni

Il senatore della Lega poi chiarisce che qualora non si prenderanno i giusti provvedimenti sarà considerata l’ipotesi di far rispondere lo stesso Gentiloni di danno erariale all’Italia. Ieri la risposta della Farnesina che spiega come “l’accordo bilaterale del marzo 2015 non è stato ratificato dall’Italia e non può pertanto produrre effetti giuridici. A breve si terranno consultazioni bilaterali previste dalla normativa UE al solo fine di migliorare e armonizzare la gestione delle risorse marine tra i Paesi confinanti”.

Giorgia Meloni ha fatto sapere che la mobilitazione del Governo si è dovuta attendere fino alla protesta del centrodestra “Fratelli d’Italia continuerà a vigilare sull’integrità dei nostri confini marittimi. Raccoglieremo in un’interrogazione parlamentare le tante domande invase su questa vicenda e chiederemo che il nuovo Parlamento si esprima sui contenuti di questo trattato.”

La notizia di possibili cessioni di acque territoriali alla Francia è priva di ogni fondamento. Lo precisa la Farnesina, “relativamente alle dichiarazioni di alcuni esponenti politici”.

Nella nota non è fatto alcun nome, ma appare evidente il riferimento al Presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni che sul suo profilo Facebook aveva postato: “In assenza di un intervento del governo italiano, il 25 marzo entrerà in vigore il Trattato di Caen con il quale verranno scandalosamente sottratti al Mare di Sardegna e al Mar Ligure alcune zone molto pescose e il diritto di sfruttamento di un importante giacimento di idrocarburi recentemente individuato”, ha scritto Meloni. “Per questo Fratelli d’Italia intima il governo in carica ad agire immediatamente per interrompere la procedura unilaterale di ratifica attivata dalla Francia presso Bruxelles, che in caso di silenzio-assenso da parte italiana, conferirà de iure i tratti di mare in questione alla Francia arrecando un gravissimo danno ai nostri interessi nazionali”. “Chiediamo, inoltre, l’intervento del presidente della Repubblica Mattarella affinché questo trattato, che comporta variazioni del territorio italiano”, ha aggiunto la leader di FdI, “sia sottoposto al voto di ratifica del Parlamento come previsto dall’articolo 80 della nostra Costituzione”. Meloni annuncia anche di aver presentato con Guido Crosetto “un esposto alla Procura di Roma contro Paolo Gentiloni per fare piena luce su questa storia dai contorni torbidi”. La Farnesina spiega che “l’accordo bilaterale del marzo 2015 non è stato ratificato dall’Italia e non può pertanto produrre effetti giuridici”. L’ambasciata – dice ancora la Farnesina – riconosce che ‘le cartine circolate nel quadro della consultazione pubblica contengono degli errori (in particolare le delimitazioni dell’accordo di Caen, non ratificato dall’Italia)‘ e aggiunge che ‘esse saranno corrette al più presto possibile’”. Infine, dal ministero degli Esteri italiano sottolineano che “a breve si terranno consultazioni bilaterali previste a scadenze regolari dalla normativa UE al solo fine di migliorare e armonizzare la gestione delle risorse marine tra i Paesi confinanti, nel quadro del diritto esistente”.

La Meloni, nonostante le rassicurazioni della Farnesina – sempre dal suo profilo Facebook – attacca:

“Dopo le denunce e l’esposto presentato da Fratelli d’Italia in Procura, il Governo Gentiloni è stato costretto a smentire ufficialmente che il trattato di Caen preveda la cessione di acque territoriali italiane alla Francia. La mobilitazione va avanti e Fratelli d’Italia continuerà a vigilare sull’integrità dei nostri confini marittimi: raccoglieremo in un’interrogazione parlamentare le tante domande inevase su questa vicenda e chiederemo che il nuovo Parlamento si esprima sui contenuti di questo trattato. Per noi questo accordo è carta straccia e non deve essere ratificato”.

Ambasciata di Francia a Roma: il 25 solo una consultazione pubblica

I confini marittimi con la Francia sono immutati e nessuno, a Parigi o a Roma, intende modificarli. E quanto alla data del 25 marzo, “essa, come informa l’ambasciata di Francia a Roma, riguarda semplicemente ‘una consultazione pubblica nel quadro della concertazione preparatoria di un documento strategico’ sul Mediterraneo che si riferisce al diritto ed alle direttive europee esistenti e che non è volta in alcun modo a ‘modificare le delimitazioni marittime nel Mediterraneo’».

Il Trattato di Caen

L’ accordo – si legge dal sito del Ministero degli esteri – è stato firmato il 21 marzo 2015, dopo un lungo negoziato avviato nel 2006 e terminato nel 2012, per far fronte a un’obiettiva esigenza di regolamentazione anche alla luce delle sopravvenute norme della convezione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 (UNCLOS). Al negoziato sulla base delle rispettive competenze hanno partecipato anche tutti i Ministeri tecnici – inclusi quelli che hanno responsabilità in materia di pesca, trasporti ed energia – che hanno avuto modo di formulare le proprie autonome valutazioni. Considerata la sua natura, l’Accordo di Caen è sottoposto a ratifica parlamentare e, pertanto, non è ancora in vigore. Per quanto riguarda, in particolare, i contenuti dell’Accordo, il tracciato di delimitazione delle acque territoriali e delle restanti zone marittime riflette i criteri stabiliti dall’UNCLOS, primo fra tutti il principio della linea mediana di equidistanza. Nel corso dei negoziati che hanno portato alla firma dell’Accordo, la parte italiana ha ottenuto di mantenere immutata la definizione di linea retta di base per l’arcipelago toscano, già fissata dall’Italia per la delimitazione del mare territoriale nel 1977. Inoltre, per il mare territoriale tra Corsica e Sardegna, è stato completamente salvaguardato l’accordo del 1986, inclusa la zona di pesca congiunta. Anche per quanto riguarda il confine del mare territoriale tra Italia e Francia nel Mar Ligure, in assenza di un precedente accordo di delimitazione, l’Accordo di Caen segue il principio dell’equidistanza come previsto dall’UNCLOS.

Il caso del peschereccio Mina

L’ ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ex Capo di Stato Maggiore della Marina Militare dal 2013 1l 2016 – rileva sul suo blog – che l’accordo era passato piuttosto inosservato fino a quando nel gennaio 2016 il peschereccio italiano Mina era stato fermato dalla gendarmeria marittima francese e scortato fino al porto di Nizza, con l’accusa di praticare la pesca del gambero in acque francesi. Solo dopo il pagamento di una cauzione di 8300 euro era stato rilasciato. Dunque, quelle che sembravano essere acque italiane erano diventate francesi. L’episodio fece deflagrare la questione dei confini e di porzioni di mare cedute alla Francia. E prosegue: mentre in Italia l’accordo non è stato mai ratificato, in Francia sembrava essere di dominio pubblico, tanto che la gendarmeria marittima era subito intervenuta pochi mesi dopo l’accordo fermando proprio il peschereccio Mina. Ad oggi, spiega l’ammiraglio De Giorgi, i confini tra acque italiane e francesi rimangono incerti.

Gianpaolo Plini