UCRAINA: E' ALLARME VACCINO KILLER

di Cinzia Marchegiani

Kiev
– Quando il vaccino può far danni come un virus selvaggio. È il caso avvenuto in Ucraina, a due passi anche dall’Europa. La condizione di bassa copertura vaccinale esistente in certe aree è conosciuta da tempo, ma sembra che le istituzioni mondiali abbiamo lasciato correre senza incoraggiare i dovuti provvedimenti che un progetto mondiale di eradicazione della malattia suggeriva di adottare. Allora ora piangiamo noi stessi di fronte a due casi che potrebbero innescare un’epidemia di poliomielite paralitica. 

Il fatto. Il mondo si è allertato dalla notizia di due casi di poliomielite paralitica causati dalla circolazione del poliovirus tipo 1 (cVDPV1) derivato dal vaccino, casi che sono stati confermati in Ucraina il 28 agosto 2015. La somiglianza genetica tra i virus isolati indica la trasmissione attiva del poliovirus. Entrambi i casi sono stati registrati nella regione di Zakarpatskaya nel sud-ovest Ucraina, al confine con la Romania, l'Ungheria, la Slovacchia e la Polonia.

Quindi i casi accertati di poliomelite paralitica sono stati causati dall’azione del vaccino somministrato (virus vivo ed attenuato) che poi è mutato, e non dal virus selvaggio, del quale ignoriamo la condizione attuale di diffusione.

L'intervista. Il dr Girolamo Giannotta ci spiega come è potuto accadere un contagio da vaccino, partendo dal comunicato del 4 settembre dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) che dichiara che ci sono stati due casi in Ucraina di poliomielite paralitica provocati dalla circolazione del poliovirus tipo 1 (cVDPV1) derivato dal vaccino.

Dr Giannotta, c’è stata poca informazione al riguardo, dr Giannotta, può spiegare meglio cosa è accaduto?
È del tutto evidente che il vaccino sotto accusa è quello in gocce (di Sabin, virus vivo ed attenuato) che in Italia non si usa dal 2002. La similarità genetica tra i tipi isolati in Ucraina indica che si tratta di trasmissione attiva del virus. Quando si vaccina la massa della popolazione è inevitabile che si vaccinino un gran numero di soggetti immuno-competenti ed un piccolo numero di soggetti con deficit immunitari diagnosticati nel periodo post-vaccinale. È una cosa della quale nessuno si è mai occupato, ma che adesso assume tutta la sua rilevanza. Dunn et al., hanno dimostrato che un soggetto ha albergato nel suo corpo e disseminato nell’ambiente una grande quantità di un poliovirus di tipo 2 altamente virulento ed antigenicamente modificato per un periodo stimato di 28 anni. Il possibile rischio legato a questa condizione è che possa insorgere la polio paralitica nelle popolazioni dove da lungo tempo si usa il vaccino Salk (virus ucciso) per iniezione intramuscolare, come in Italia.

Un quadro inquietante che le istituzioni mondiali preposte a monitorare e anticipare le epidemie sembrano non aver valutato nella giusta misura questa eventualità. Cosa dobbiamo sapere?
I casi di poliomielite da virus selvaggio si sono abbattuti con la campagna vaccinale, ma casi rari si sono verificati con l’uso del vaccino vivo ed attenuato. I ceppi di virus polio del vaccino orale possono ritornare rapidamente al fenotipo neuro-virulento che si replica negli esseri umani dopo la vaccinazione. Questi ceppi modificati si possono trasmettere da persona a persona e produrre un’epidemia. Ma il fatto più preoccupante e che questi virus si possono replicare per un lungo periodo di tempo nei soggetti con deficit immunitari dove possono provocare la paralisi od infezioni croniche e non esiste alcuna possibilità di arrestare questa diffusione virale da parte di questi soggetti, fino alla loro morte. Il soggetto descritto ha eliminato nell’ambiente in cui viveva il poliovirus di tipo 2, derivato dal vaccino, per un periodo stimato di 28 anni. Questo virus è altamente virulento, è antigenicamente alla deriva ed è eliminato in grandi quantità a tal punto da rappresentare un rischio evidente per il programma di eradicazione della poliomielite.

Esiste quindi un serio pericolo di epidemia quale conseguenza della particolare condizione indotta da queste persone che sono produttori e disseminatori di virus della poliomielite da ceppi vaccinali mutati?
Seppur esista questa reale minaccia, la popolazione immunizzata in massa potrebbe correre pochi rischi di andare incontro alla poliomielite paralitica e l’auspicata virata della strategia vaccinale non pare essere all’orizzonte e questo potrebbe essere una minaccia ben peggiore dei ceppi mutati e liberamente circolanti in tutto il mondo poiché il serbatoio dei soggetti con deficit immunitari è grande ed in teoria da lì possono emergere altri virus vaccinali mutati.

Un quadro inquietante dr Giannotta, cosa suggerisce?
Piuttosto che dedicarsi alle sciocchezze per tranquillizzare il popolino, è imperiosa la necessità di rivedere la strategia vaccinale che non deve limitarsi al solito ritornello della reiterazioni delle dosi, con aggiunte che non cambierebbero il corso degli eventi futuri. Questo è compito delle Autorità Sanitarie che non vorrei si dedicassero al millantato credito ed io non posso suggerire strategie perché non sono in possesso dei dati virologici che le suddette Autorità custodiscono gelosamente, senza possibilità di onesta condivisione.

Sul caso polio in Ucrania l’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) ci fa sapere che il rischio di trasmissione del virus e l’importazione dello stesso è più alto nelle zone di confine con un rischio per i cittadini europei, basso in virtù dell’elevata copertura vaccinale.
Ma l’ECDC forse sottovaluta che l’adozione del vaccino Salk ha impedito il realizzarsi dell’immunità locale gastrointestinale, l’unica capace di bloccare la diffusione del virus al resto del corpo e non ha tenuto in debita considerazione il tempo di latenza della risposta da parte delle cellule B della memoria immunologica, indotte dalla vaccinazione con vaccino Salk. 

Il monito che il dr Giannotta ha sollevato, speriamo sia ben conosciuto da chi è preposto alla tutela mondiale della popolazione. Ma cosa possiamo dire ai genitori preoccupati?
Alle mamme bisogna dire che le sub-popolazioni di vaccinati e non vaccinati potrebbero ottenere vantaggi o svantaggi imprevedibili a causa della strategia microbica a noi ignota. Di certo è l’Istituto Superiore della Sanità che dovrebbe fornire informazioni al riguardo. Poi, volenti o nolenti, dobbiamo attenerci alle raccomandazioni impartite dall’OMS che si ripromette di monitorare di continuo la situazione e raccomanda i Paesi interessati a rinforzare il monitoraggio della specifica situazione per individuare gli eventuali nuovi casi di polio paralitica. Non mancano le raccomandazioni per l’intensificazione della campagna vaccinale, ma tutti questi provvedimenti richiedono tempo, troppo tempo per impedire il realizzarsi di nuovi casi.

I virus sembrano avere strategie che sfugguno al controllo umano, l'OMS per ora raccomanda che tutti i viaggiatori che si recano nelle aree colpite da polio paralitica siano completamente vaccinati contro la stessa polio. Residenti e visitatori (per più di 4 settimane) nelle zone infette devono ricevere una dose addizionale di vaccino orale antipolio (OPV) o vaccino antipolio inattivato (IPV) da 4 settimane a 12 mesi dal viaggio.