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Viterbo, scacco alla mafia: maxi operazione dei carabinieri. In manette 13 persone

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VITERBO – Dalle prime luci dell’alba, i Carabinieri del Comando Provinciale di Viterbo – con l’ausilio del Raggruppamento Aeromobili CC di Pratica di Mare (RM), di unità cinofile per la ricerca di armi e droga nonché Squadre della C.I.O. (Compagnia Intervento Operativo) dell’8° Reggimento “Lazio” sono impegnati in diverse località della Tuscia per l’esecuzione di un provvedimento cautelare, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Roma, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, nei confronti di tredici persone.

L’ordinanza applicativa della misura cautelare personale (11 in carcere, 2 agli arresti domiciliari) scaturisce da un’indagine, convenzionalmente denominata Operazione Erostrato, avviata nel mese di dicembre 2016, dai Carabinieri del Nucleo Investigativo e della Compagnia di Viterbo, prima sotto la direzione della Procura della Repubblica di Viterbo e poi, configurandosi delitti di competenza della Procura Distrettuale, sotto la Direzione Distrettuale Antimafia. Più precisamente, il 18 aprile del 2017, a seguito di due incendi appiccati consecutivamente a Grotte Santo Stefano, a seguito dei quali veniva, prima, distrutta l’autovettura di un Carabiniere in servizio proprio al citato Nucleo Investigativo e, poi, a Capodimonte, con le stesse modalità, veniva resa inservibile la macchina e danneggiata pesantemente l’abitazione del titolare di un compro oro.

Le investigazioni, risultate molto complesse, hanno permesso di accertare l’esistenza a Viterbo di un sodalizio criminale – facente capo al calabrese TROVATO Giuseppe e all’albanese REBESHI Ismail – che presenta le precipue caratteristiche dell’associazione di tipo mafioso di cui all’art. 416 bis del codice penale. Nel caso di specie, i membri dell’organizzazione criminale hanno agito in accordo tra loro per la commissione di un numero potenzialmente indeterminato di reati coinvolgenti diversi settori, compreso quello economico, attraverso metodi propriamente mafiosi:
 la tradizionale attività estorsiva praticata dai predetti;
 la condizione di totale assoggettamento dei sodali piegati ad un contesto gerarchizzato;
 il clima di omertà e paura della popolazione, non sempre disposta a denunciare le vessazioni subite, talvolta pronta a ritrattare dichiarazioni accusatorie e più spesso costretta a subirle, determinandosi a mutare piuttosto le proprie abitudini di vita.
L’associazione di tipo mafioso
Il sodalizio, attraverso il ricorso sistematico alla violenza, ha come obiettivo quello di conseguire il “controllo del territorio” nella città di Viterbo per quanto riguarda alcuni settori economici ed attività illecite. Il metodo mafioso, cui ricorrono i sodali, per l’appunto, è finalizzato:
a. al controllo di attività economiche e segnatamente riguardanti:

  • il commercio di preziosi usati, i cosiddetti Compro Oro. A tale settore, in particolare, è interessato uno dei “capi”, il calabrese TROVATO Giuseppe, titolare a Viterbo di tre Compro Oro;
  • i locali notturni frequentati da stranieri, cui è direttamente interessato l’altro capo dell’organizzazione, l’albanese REBESHI Ismail
  • il settore dei traslochi, cui è interessato LAEZZA Gabriele, essendo il padre titolare di una ditta di traslochi;
    b. alla commissione di diversi delitti come:
  • il controllo del mercato degli stupefacenti, nel cui ambito REBESHI riveste uno storico ruolo di vertice;
  • il “recupero credito”;
  • forme diverse di estorsione (costrizione di soggetti a desistere da azioni giudiziarie nei confronti di persone vicine al sodalizio oppure l’offerta di protezione).

Inoltre, diverse persone si sono rivolte all’associazione criminale, alla quale hanno chiesto l’intervento di alcuni sodali per tentare di risolvere controversie di natura privatistica.

Il programma criminoso

L’organizzazione criminale – frutto della fusione tra la metodologia mafiosa “calabrese”, importata a Viterbo da TROVATO e l’inclinazione spiccatamente violenta della criminalità albanese, propria di REBESHI – persegue il proprio programma attuando sistematicamente una strategia basata sulle intimidazioni e violenze, capace di diffondere a Viterbo – ove si è radicata – un comune sentire nella comunità, caratterizzato dalla percezione di forte timore e da una soggezione di fronte alla forza prevaricatrice del gruppo. Tale forza intimidatrice è stata espressa all’esterno dell’organizzazione con concreti atti, tipici delle organizzazioni mafiose storiche, passando:
da un “semplice”, ma efficace, atteggiamento non violento ma minaccioso, appostandosi, ad esempio, nei pressi di attività commerciali delle vittime;
all’intervento “bonario” di uno dei due capi dell’associazione, TROVATO Giuseppe, per la risoluzione, grazie alla propria fama criminale, di controversie tra privati; all’invio di messaggi minatori, corredati di proiettili; alla collocazione di teste di animali mozzate nell’autovettura di una delle vittime, ovvero dinanzi a negozi o discoteche, “attenzionati” dal sodalizio; alla pianificazione di rapine nei confronti di un soggetto che non si è immediatamente sottomesso al volere dei sodali; ai numerosi attentati incendiari che hanno interessato le vittime delle attenzioni violente dell’associazione. Proprio tali atti rappresentano la caratteristica principale del violento modus operandi dell’associazione; fino ad arrivare all’esplosione di diversi colpi di arma contro la vetrina di un negozio compro oro, per costringerlo a chiudere.

Il ricorso sistematico alla violenza

L’associazione gode diffusamente, nella città di Viterbo, di una propria fama criminale, conferita non solo dalle azioni criminali di cui molti, nella locale comunità, ne hanno piena conoscenza, ma anche dalla caratura criminale di TROVATO Giuseppe, la cui figura si caratterizza di quell’alone evocativo di ‘ndranghetista, e di REBESHI Ismail, noto per i suoi trascorsi giudiziari. Con riferimento al personaggio TROVATO, come già si è avuto modo di dire, ha importato dalle sue zone d’origine, nel viterbese, una metodologia mafiosa, condivisa da tutti i sodali dell’organizzazione. Un metodo che TROVATO certamente ha mutuato da un agguerrito clan ‘ndranghetista, ossia quello della famiglia Giampà di Lamezia Terme , al quale risulta molto vicino e legato anche da rapporti di parentela con alcuni importanti esponenti.

La fama criminale e i collegamenti con la ‘ndrangheta

Dal mese di gennaio 2017 a oggi, gli investigatori hanno ricostruito una cinquantina di atti intimidatori, realizzati spesso dal sodalizio, con il medesimo modus operandi. Di seguito alcuni di detti violenti episodi che dimostrano anche un accanimento ossessivo nei confronti delle vittime per costringerle a sottostare alla volontà del sodalizio:

dal mese di gennaio 2017 a giugno 2018, ad un commercialista di Viterbo e alla sua famiglia, per motivi non ancora chiariti, sono state incendiate, nottetempo, in circostanze diverse, due autovetture e danneggiata una terza, inviata una lettera minatoria con proiettili all’interno e fatto ritrovare la carcassa di un animale;

dal mese di aprile a novembre 2017, al titolare di un negozio compro oro a Viterbo, sono state incendiate, nottetempo, in circostanze diverse, due autovetture, fatta ritrovare una testa di agnello sgozzato nella sua autovettura ed imbrattata la vetrina dell’esercizio;
dal mese di settembre a novembre 2017, alla titolare di un negozio compro oro di Viterbo, sono state incendiate, nottetempo, in circostanze diverse, due autovetture, apposti lumi funebri e fatte scritte minatorie sul vetrina dell’attività commerciale, collocate sulla serranda del negozio tre teste di maiali con proiettili conficcati sulla fronte e tentato di incendiare lo stesso negozio;
nel mese di aprile 2017, a Capodimonte, è stata incendiata l’autovettura del titolare un negozio compro oro a Viterbo. Le fiamme hanno interessato anche l’abitazione della vittima;

dal mese di marzo 2017 a febbraio 2018, a Viterbo, nottetempo, in circostanze diverse, sono state incendiate tre autovetture, appartenenti ad altri gestori di compro oro;
nel mese di febbraio 2017, è stata danneggiata l’autovettura di una ex dipendente di uno degli indagati;
nel mese di ottobre 2017, i titolari di una discoteca sono stati intimiditi con la collocazione di cinque teste di agnello mozzate all’ingresso del locale, con messaggi minatori, il danneggiamento di autovettura e altro;
a luglio 2017, in una zona residenziale di Viterbo, è stata incendiata l’autovettura di un avvocato;
il 3 settembre 2017, è stato tentato il furto in danno di un importante negozio compro oro e, esattamente un anno dopo, contro il medesimo esercizio, sono stati esplosi diversi colpi di arma da fuoco;
nel mese di ottobre 2017, dinanzi ad una discoteca, è stata incendiata l’autovettura del titolare di una società specializzata nella sicurezza anche di locali notturni;
nel mese di dicembre 2017, sono stati predisposti due tentativi di rapina in danno del titolare di un ristorante di Viterbo, azioni non portate a termine per l’intervento dei Carabinieri;
il 31 dicembre 2017, a Viterbo, sono state incendiate due autovetture di un pregiudicato di origini campane;

nel mese di gennaio 2018, a Viterbo, sono state incendiate dodici autovetture che si trovavano parcheggiate nel parcheggio di un rivenditore di auto;
nello stesso mese di gennaio, a Viterbo, sono stati incendiati i furgoni di una ditta di traslochi;
nel mese di maggio 2018, a Viterbo, è stato vittima di un violento pestaggio un pregiudicato del posto;
durante lo stesso mese di maggio, a Viterbo, è stata incendiata l’autovettura di un parente di un direttore di ufficio postale.

Diversi altri azioni violente sono state ricostruite e tante altre i Carabinieri, intervenuti preventivamente, sono riusciti a evitare che fossero portate a termine.

Gli atti intimidatori

Le indagini – come già accennato per l’incendio dell’autovettura di un militare in servizio al Nucleo Investigativo di Viterbo, “reo” di aver partecipato ad alcuni fasi salienti delle operazioni di polizia giudiziaria che hanno portato all’arresto per droga di alcune persone vicine ad uno dei capi dell’organizzazione, REBESHI Ismail – hanno evidenziato il profondo rancore nutrito da tutti i componenti del sodalizio nei confronti di appartenenti alle Forze dell’Ordine, segnatamente all’Arma dei Carabinieri e alla Polizia di Stato. Tale astio è sfociato in azioni concrete come dimostra:

l’incendio dell’autovettura appartenente ad un secondo Carabiniere, avvenuto in una notte del mese di giugno 2017, quando il mezzo era parcheggiato nei pressi della sua abitazione. Il movente di tale gesto, sintomatico in un profondo odio verso i tutori della legge, è stato individuato nell’impegno profuso dal militare nel cercare informazioni utili ad individuare gli autori dell’incendio del veicolo del collega avvenuto nel precedente mese di aprile;

la predisposizione di un attentato incendiario ai danni dell’autovettura di un agente della Polizia di Stato in servizio presso la Questura di Viterbo, non portato a compimento per l’intervento preventivo dei Carabinieri che, nel mese di novembre 2017, hanno provveduto a sequestrare due bottiglie incendiarie destinate allo scopo. L’agente era ritenuto “responsabile” di aver proceduto a controlli e verifiche amministrative sui punti vendita di compro oro gestiti da TROVATO Giuseppe per recare un nocumento a quest’ultimo e, contestualmente, avvantaggiare la concorrenza;

i propositi violenti nei confronti di altro militare dell’Arma dei Carabinieri ed appartenenti alla Polizia di Stato, ritenuti “responsabili”, di svolgere indagini nei confronti dei componenti dell’associazione o effettuare ripetuti controlli. Detti propositi si sono concretizzati, talvolta, anche attraverso appostamenti e pedinamenti nei confronti delle Forze dell’Ordine per studiare abitudini di vita, i luoghi di privata dimora e le autovetture in uso per colpirli.
Le azioni ed i propositi violenti contro appartenente alle Forze di Polizia

Gli indagati sono:

  1. TROVATO Giuseppe, detto “Peppino”, quarantatreenne originario di Lamezia Terme, da anni trasferitosi a Viterbo, dove gestisce tre compro oro, con un ruolo di vertice nell’associazione oggi smantellata;
  2. REBESHI Ismail, detto “Ermal”, cittadino albanese di trentasei anni, domiciliato a Viterbo, dove gestisce una rivendita di autovettura ed un locale notturno, anche questi con ruolo di vertice nel sodalizio;
  3. PATOZI Spartak, detto “Ricmond”, cittadino albanese di trentuno anni, residente a Vitorchiano (VT), operaio, partecipe dell’associazione;
  4. DERVISHI Sokol, detto “Codino”, cittadino albanese di trentatré anni, residente a Viterbo, operaio, partecipe dell’associazione;
  5. GURGURI Gazmir, detto “Gas”, cittadino albanese di trentacinque anni, residente a Canepina (VT), operaio, partecipe dell’associazione;
  6. LAEZZA Gabriele, detto “Gamberone”, trentunenne, residente a Viterbo, residente a Viterbo, operaio, partecipe dell’associazione;
  7. OUFIR Fouzia, detta “Sofia”, cittadina marocchina di trentaquattro anni, residente a Viterbo, compagna e dipendente di TROVATO, partecipe dell’associazione;
  8. GUADAGNO Martina, trentunenne residente a Viterbo, dipendente di Trovato, partecipe dell’associazione;
  9. FORIERI Luigi, detto “Gigi”, cinquantunenne residente a Caprarola, titolare di un bar, partecipe dell’associazione;
  10. PATOZI Shkelzen, detto “Zen”, cittadino albanese di trentaquattro anni, residente a Viterbo, operaio, partecipe dell’associazione;
  11. PAVEL IONEL, cittadino romeno di trentacinque anni, concorrente in alcuni delitti-fine;
  12. PECCI Manuel, ventinovenne residente a Viterbo, titolare di un centro estetico, concorrente in un delitto-fine;
  13. ERASMI Emanuele, cinquantenne residente a Viterbo, artigiano, concorrente in un delitto-fine.

Le ipotesi delittuose contestate

Gli indagati ed i ruoli

I tredici indagati soggetti sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di “associazione di tipo mafioso ed estorsioni, danneggiamenti, danneggiamento seguito di incendio, incendio, furto, tentativi di rapina, favoreggiamento personale, lesioni personali, illecita concorrenza con violenza o minaccia, detenzioni di armi comuni da sparo, con l’aggravante di aver commesso tali delitti per agevolare l’associazione mafiosa e/o avvalendosi del metodo mafioso”.

Gli indagati dopo le formalità di rito sono stati associati presso le Case Circondariali di Viterbo e Civitavecchia (per le donne), ad eccezione di PECCI ed ERASMI sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari.
Presso la Casa Circondariale di Viterbo, i Carabinieri, unitamente a personale del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria hanno eseguito alcune perquisizioni anche in quell’Istituto.

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Costume e Società

Meta non rinnova l’accordo con la Siae, via la musica italiana da Facebook e Instagram

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Meta, la holding proprietaria di Facebook e Instagram, ha reso noto di non aver raggiunto un accordo con la Siae per il rinnovo della licenza sul diritto di autore. Di conseguenza sui social vengono bloccati o silenziati i brani che rientrano nel repertorio Siae, gli altri continuano ad essere disponibili. ”Una decisione unilaterale che lascia sconcertati”, dichiara la Società degli autori ed editori italiani. “Abbiamo accordi di licenza in oltre 150 paesi nel mondo, continueremo a impegnarci per raggiungere un accordo con Siae che soddisfi tutte le parti”, ribatte la società di Mark Zuckerberg. “No al far west, i colossi rispettino le opere d’ingegno e la sovranità legislativa degli Stati”, sottolinea il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano che aggiunge: “La indiscutibile libertà di mercato va esercitata all’interno di regole condivise e rispettate da tutti: è il fondamento di una convivenza pacifica e produttiva”. “La scelta di Meta è un danno enorme che preoccupa” dice il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’informazione a all’editoria, Alberto Barachini. Meta per consentire l’uso della musica sui social, che rende più accattivanti i post di creator e influencer, stringe accordi sul copyright con i titolari dei diritti musicali in tutto il mondo. Nel territorio europeo ha partner in Spagna, Francia, Germania, Svezia, Regno Unito e Turchia. La rottura con la Siae rappresenta un precedente mondiale per il colosso di Menlo Park. Ha un impatto sui Reels (i video brevi su Facebook e Instagram), sul flusso delle notizie di Instagram, e sulle Storie di Facebook e Instagram. Su Facebook i contenuti impattati vengono bloccati, su Instagram silenziati. “Purtroppo non siamo riusciti a rinnovare il nostro accordo di licenza con Siae – rende noto Meta – da oggi avvieremo la procedura per rimuovere i brani del loro repertorio nella nostra libreria musicale. Continueremo a impegnarci per raggiungere un’intesa che soddisfi tutte le parti, crediamo sia un valore per l’intera industria musicale permettere alle persone di condividere e connettersi sulle nostre piattaforme utilizzando la musica che amano”. ”A Siae viene richiesto di accettare una proposta unilaterale di Meta prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell’effettivo valore del repertorio – ribatte la Società degli autori ed editori italiani – Tale posizione, unitamente al rifiuto da parte di Meta di condividere le informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo, è evidentemente in contrasto con i principi sanciti dalla Direttiva Copyright per la quale gli autori e gli editori di tutta Europa si sono fortemente battuti. Siae ha continuato a cercare un accordo con Meta in buona fede, nonostante la piattaforma sia priva di una licenza a partire dal 1 gennaio 2023″. Per Mogol, presidente onorario di Siae e celebre autore e compositore, la battaglia in difesa degli autori “è sacra, queste piattaforme guadagnano miliardi e sono restie a pagare qualcosa”. L’industria musicale, attraverso il suo presidente Enzo Mazza, auspica che “Siae e Meta trovino presto un accordo nell’interesse del crescente mercato musicale in Italia e degli aventi diritto”. “Chiediamo che Meta riapra immediatamente in buona fede un tavolo negoziale con Siae”, gli fa eco il presidente della Federazioni Editori Musicali, Paolo Franchini. L’associazione influencer, in una nota, auspica “che il dialogo tra le due realtà abbia un epilogo costruttivo”, nella convinzione che, “specialmente per quanto concerne le professioni creative, sia importante ripristinare il precedente stato dell’arte”. Infine, rilievi anche da parte di Soundreef, gestore indipendente dei diritti d’autore. “Sappiamo che il take down dei brani da parte di Meta sta riguardando anche il repertorio integralmente amministrato da Soundreef e i repertori esteri – sottolinea il gruppo – È evidente che l’esito della trattativa tra Meta e Siae sta danneggiando tutte le società di collecting operanti, in Italia e non. Stiamo contattando entrambe le parti per capire come l’intera negoziazione sia stata condotta e stiamo lavorando per ripristinare sulle piattaforme Meta tutti i brani di cui amministra totalmente i diritti”.

F.P.L.

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Costume e Società

Apple Music Classical, l’app definitiva per gli amanti dei grandi compositori

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Apple Music Classical è, come suggerisce il nome, un’app tutta dedicata alla musica classica, con un catalogo composto da oltre 5 milioni di brani a cui si affiancano le biografie dei principali compositori e approfondimenti sulle opere. Per l’offerta di musica classica, il colosso di Cupertino ha badato soprattutto alla qualità: alcuni brani potranno infatti essere ascoltati con risoluzione Hi-Res Lossless, ossia la migliore possibile oggi su dispositivi della Mela, con migliaia di registrazioni composte con audio spaziale, più avvolgente. Apple Music Classical offrirà inoltre una serie di ritratti digitali ad alta risoluzione completamente restaurati di molti dei più grandi compositori della storia. Si tratta di lavori, spiega la società, “appositamente commissionati a un gruppo eterogeneo di artisti e artiste. Le immagini fondono la ricerca storica con i colori e i riferimenti artistici del relativo periodo classico. I risultati mostrano un’attenzione ai dettagli, portando il pubblico faccia a faccia con i volti più importanti della musica classica”. L’app offre la possibilità di effettuare ricerche per compositore, opera, direttore d’orchestra o anche per numero di catalogo, per trovare immediatamente registrazioni specifiche. Al momento, non è prevista una versione per iPad o Mac ma solo su iPhone con sistema operativo iOS 15.4 o successivo. Nel corso dei prossimi mesi, Music Classical arriverà anche su Android. Il download è gratuito ma sarà richiesto un abbonamento Apple Music per la fruizione. In un breve video introduttivo l’azienda di Tim Cook definisce l’app “a new dawn in classical music”. Sicuramente questa operazione fa bene a tutto il “mondo classica”. Le persone che utilizzano prodotti Apple sono prevalentemente giovani, grandi consumatori di musica e pieni di curiosità, per i quali la piattaforma propone una serie di playlist capaci di intercettare i loro gusti. Anche il mondo discografico, ancora troppo legato al disco fisico e ai tanti costi, può trarne benefici. Non solo. C’è la possibilità che aumentino gli spazi per nuovi e promettenti progetti. Apple pare stia già facendo accordi con artisti di musica classica e istituzioni musicali per offrire contenuti e registrazioni esclusive. Bisogna capire se l’azienda vuole lanciarsi stabilmente anche nel mondo della produzione approcciandosi con la stessa strategia usata per Apple TV: produrre poco a livello quantitativo ma di altissimo livello qualitativo.

F.P.L.

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Castelli Romani

Frascati, Luigi Caporicci nuovo Presidente del Consorzio Tutela Denominazioni Frascati

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L’Amministrazione comunale di Frascati ha incontrato il nuovo presidente del Consorzio Tutela Denominazioni Vini Frascati, al quale la sindaca Francesca Sbardella ha augurato un sereno e proficuo lavoro nella valorizzazione delle eccellenze del territori. Una guida autorevole quella che si ritrova il Consorzio, grazie alla grande esperienza di Caporicci, presidente della storica cantina Gotto D’Oro.

Caporicci alla guida del Consorzio saprà senz’ altro restituire il giusto peso ai vini del territorio valorizzandone la qualità come meritano anche sul piano Nazionale e internazionale. Ci si aspettano novità e iniziative nei prossimi mesi. Buon lavoro a Luigi Caporicci!

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