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Cultura e Spettacoli

Anno Leonardiano, Francesco Guadagnuolo presenta due sculture

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L’artista italiano Francesco Guadagnuolo rievoca Leonardo Da Vinci con due sculture “Leonardo adolescente: dal volo degli uccelli all’aeroplano” e l’altra “Il vero ritratto di Leonardo da vecchio”.

Per la prima scultura di Guadagnuolo “Leonardo adolescente: dal volo degli uccelli all’aeroplano” è ispirata all’adolescenza di Leonardo vissuto a Vinci (FI), attendo all’osservazione della natura della campagna circostante dove egli trova straordinario il creato delle piante, delle rocce, degli animali e degli uccelli, con questo si comprende, la tanta importanza che ciò ha avuto nella formazione di Leonardo.

La parola “conoscere” dall’adolescenza in poi è stato il suo interesse principale. Leonardo scriveva sui suoi quaderni: “Io domando”, investigare sul mistero del mondo era la sua priorità. Da sempre attratto dal volo degli uccelli cui si è dedicato a lungo, fabbricò una macchina a loro immagine e somiglianza, anticipando genialmente quello che secoli dopo hanno chiamato “aeroplano”. Leonardo, ricorderà, come segno premonitore, che un uccello gli batté il becco sulle labbra. Volare, è stato da sempre il sogno dell’uomo e Leonardo apprese del volo concetto e meccanica, natura e ingegneria; la contaminazione delle arti e delle scienze sono state da sempre nello spirito di Leonardo tanto da far scrivere al Vasari “Dovunque, l’animo volse alle cose difficili”.

L’installazione-scultura transrealista “Leonardo adolescente: dal volo degli uccelli all’aeroplano” di Francesco Guadagnuolo realizzata per l’Anniversario dei Cinquecento anni dalla morte di Leonardo, unisce e fonde tempi diversi che dialogano tra loro e vuole indicare la strada di Leonardo come sin dall’adolescenza si era impegnato nell’osservare la natura ed era affascinato dal volo degli uccelli premonizione dell’aereo futuro. Questo vuole dirci Guadagnuolo del genio leonardesco: essere riuscito a pensare una macchina che potesse volare imitando sia nell’aspetto sia nella funzionalità i volatili. Tramite l’esperienza, Leonardo arrivò alla comunicazione della legge della meccanica, come a qualunque azione ne coincide una contraria. Leonardo sosteneva essere necessaria una parte trainante (di un motore) che aiutasse alla sua invenzione la sua macchina volante per giungere alla concretizzazione di un volo lungo e duraturo.

Nell’installazione di Guadagnuolo l’aeroplano viene inserito addirittura sopra la testa come geniale intuizione, mentre il volatile nell’attimo che vola sul torso andando a colpire Leonardo sulle labbra, come narra lui stesso. In basso è installato un libro Enciclopedia del sapere, simbolo della genialità leonardesca. Sopra il libro, una provetta che prende la sembianza della Terra con all’interno un veliero come viaggio simbolico di colui che si è interessato su tutto ciò che comprende lo scibile umano. Le predilezioni di Leonardo erano: comprendere l’anatomia Umana e le energie disciplinanti le leggi dell’Universo. Nella scultura-installazione di Guadagnuolo si nota la Terra disegnata sull’ampolla, simbolo di osservazione e sperimentazione, “Non è vera scientia se non addimandata alle matematiche dimostrazioni” ebbe a scrivere Leonardo, interrogandosi su tutto, preannunciando Galileo e Bacone. Da siffatto livello intellettivo scaturisce l’importanza dei suoi studi, dei suoi progetti e dei calcoli matematici. L’opera di Guadagnuolo, è tutta posta su tre simboli: il volo degli uccelli, l’aeroplano e la provetta delle sperimentazioni è su queste caratteristiche che l’artista fa concentrare lo sguardo; dunque passato e presente si fondono per creare un nuovo transreale connubio artistico.

Descrivendo la seconda scultura di Guadagnuolo “Il vero ritratto di Leonardo da vecchio”, l’artista vorrebbe mostrare il vero ritratto da vecchio di Leonardo Da Vinci. Dopo un’attenta analisi, il Mº Guadagnuolo è arrivato a questo ritratto avendo percorso diverse strade di studio che sono state portate avanti, da alti esperti con diverse interpretazioni del suo vero ritratto. Guadagnuolo lo concepisce all’interno di una valigia custode della memoria della vita di Leonardo, sopra la valigia, il ritrovamento ipotetico del suo teschio. Come detto, diversi studi sono stati compiuti per rilevare il vero aspetto di Leonardo Da Vinci e sono pubbliche poche opere ritraenti un uomo con barba che viene visto da alcuni studiosi come Leonardo Da Vinci.

Il ritratto più noto è quello custodito nella Biblioteca Reale di Torino, ed è stato realizzato attorno al 1500, quando Leonardo aveva più di 60 anni. Secondo taluni esperti, il disegno a sanguigna non raffigura Leonardo Da Vinci ma il volto di un vecchio, calvo sulla fronte, con barba e lunghi capelli, certamente disegnato da Leonardo ma pare che non è il suo autoritratto. Infatti, secondo testimonianze dell’epoca, la sembianza reale di Leonardo era differente.

Nella scultura che ritrae Leonardo Da Vinci del Mº Guadagnuolo, la testa non è calva, ma mostra capelli lunghi che partono dal capo, secondo le testimonianze dell’epoca, ed un viso di un uomo anziano con barba lunga. Lo sguardo è disteso, dall’espressione seria, i particolari del volto indicano un atteggiamento forte e deciso. Le linee del volto, sono evidenti e quindi segnano il tempo trascorso che esibisce rugosità sulla faccia, vicino agli occhi, sopra la bocca e sulle guance. Lo sguardo è particolare, sembra che osservi ed appare mutevole, enigmatico. L’artista ha trasfuso uno stato d’animo malinconico, chiuso in un certo mistero. I contorni del volto non sono perfettamente rappresentati, ma consentono la forma, come se sparisse nell’ombra. Questo riporta una certa vitalità alla configurazione: come solerte ad avanzare, quasi a parlare. Per la realizzazione della capigliatura di Leonardo l’artista ha seguito e si è avvalso della collaborazione professionale dell’acconciatrice Lucia Coppola.

L’opera di Guadagnuolo respira un’aria metafisica, osservandola si rimane impressionati, il ritratto di Leonardo sembra uscire da una dimensione impenetrabile nonostante si tratta di un’opera transrealista, che dialoga con il suo teschio idealmente ritrovato. La pelle del volto biancastra, segnata dal tempo, come rinvenuta da un utopistico sepolcro il cui volto di Leonardo da Vinci prende vita nella scultura di Guadagnuolo. La valigia è stata in questi cinquecento anni custode del suo testamento e della memoria leonardesca, grazie alla conservazione del suo amico allievo Francesco Melzi. Infatti, ereditate tutte le opere e i manoscritti artistici e scientifici di Leonardo Da Vinci, li traslocò a Vaprio d’Adda nell’abitazione famigliare e furono custoditi fino alla sua morte.

Leonardo è morto in Francia ad Amboise, il 2 maggio del 1519. Qualche settimana prima della morte, compilò il suo testamento, firmandolo di fronte al notaio Guglielmo Boreau, alcuni testimoni e al suo amico Francesco Melzi. Nella dichiarazione desiderava dopo la morte essere sepolto nella Chiesa di Saint-Florentin. Infatti, dopo la sua morte, fu seppellito nella Chiesa che purtroppo, dopo qualche tempo, fu demolita. La sepoltura venne dispersa negli scontri tra ugonotti (protestanti francesi) e cattolici. Anche se nel 1874 alcuni resti trovati vennero sepolti nella Cappella del Castello di Saint-Hubert ad Amboise, nessuno può dire che quei resti presenti nella Chiesa di Saint-Florentin appartengano a Leonardo Da Vinci, permane l’enigma della sua sepoltura.

Cultura e Spettacoli

Prato, il museo di Palazzo Pretorio celebra i suoi 10 anni

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Inaugurata una nuova sala con dipinti del ‘400 e del ‘500  provenienti dai depositi
 
 
Sono trascorsi dieci anni dall’inaugurazione del Museo del Palazzo Pretorio di Prato che aprì il 12 aprile 2014, dopo un complesso restauro del Palazzo, iniziato nel 1998, sede dal 1912 del Museo Civico. E molti sono stati i progetti realizzati, guidati da un unico obiettivo: essere interprete della contemporaneità di ogni tempo e diventare sempre più inclusivo.
 
“Festeggiamo i 10 anni dall’apertura del Museo di Palazzo Pretorio con la presentazione di una nuova sala, a dimostrazione che il Pretorio non è mai rimasto fermo: mostre, nuove sale, linguaggi inclusivi, un polo culturale con una particolare attenzione all’autismo, sono la testimonianza di come l’arte sia capace di coinvolgere tutti con la sua bellezza e la sua capacità di comunicare.
 
Da oggi al primo piano si potranno ammirare opere del ‘400 e ‘500 provenienti dai depositi, grazie alla volontà di investire per valorizzare il patrimonio esistente”, dichiara Matteo Biffoni  sindaco di Prato. Un anniversario significativo, quello del decennale, che il Museo condivide con la comunità rendendo godibili diciassette opere che fino ad ora sono state custodite nei depositi e adesso hanno trovato collocazione nella nuova sala “Dai depositi al museo: dipinti del Quattrocento e del Cinquecento”, posta al primo piano nell’area recentemente restaurata dell’antico Monte dei Pegni. Il percorso espositivo così si amplia con un nucleo di maestri del Quattrocento che documentano il clima culturale che si riflette nelle tante botteghe attive a Firenze e nelle periferie; e con la preziosa raccolta di Sacre Famiglie e di Madonne con Bambino del secolo XVI composta da dieci dipinti.
 
La nuova sala rientra in un progetto di ampliamento dell’offerta museale che vedrà a breve altri due spazi dedicati, rispettivamente, “Prato prima di Prato” con reperti archeologici provenienti dal territorio e dalla vicina area di Gonfienti, sede di un insediamento etrusco del VI secolo avanti Cristo, arricchito anche da contenuti multimediali, e al Museo del Risorgimento, con una raccolta di cimeli dell’antico Museo del Risorgimento che dai primi del Novecento fu allestito nel Pretorio e ancora conservati nei depositi. “In questi dieci anni, il Museo civico di Palazzo Pretorio è diventato un punto di riferimento nel panorama non solo toscano. Un lavoro costante – in prima fila la Direttrice Rita Iacopino, tutto lo staff ed il Comitato scientifico – ha consentito di intrecciare relazioni e consolidare ed arricchire un patrimonio inestimabile. La scelta dell’amministrazione di ampliare il percorso della Collezione recupera l’idea del progetto di Gae Aulenti e Bianca Ballestrero e restituisce con ancora maggiore aderenza la storia non solo artistica del nostro territorio”, aggiunge Simone Mangani, Assessore alla cultura del Comune di Prato, presentando il nuovo allestimento anche a rappresentanti della stampa estera. Questi allestimenti si aggiungono al recente percorso parallelo multisensoriale arricchito di contenuti interattivi, opere da toccare e da ascoltare, guide nella lingua dei segni, nuovi dispositivi multimediali.
 
Il Museo celebra il decennale proponendo anche un originale programma di eventi, spettacoli, danza, laboratori, musica, incontri a tema e attività, rivolte a pubblici diversi. Tra gli altri ha organizzato, in collaborazione con la Fondazione Opera Santa Rita, la mostra “PretorioAPERTO – 10 anni 1000 sguardi”, i cui I protagonisti sono i ragazzi con sindrome dello spettro autistico del Centro “Silvio Politano”, che attraverso il loro punto di vista regalano ai visitatori una chiave di lettura alternativa delle opere del Museo di Palazzo Pretorio; le loro produzioni artistiche, inedite e originali, sono realizzate in collaborazione con i loro educatori, gli operatori museali e il contributo degli studenti del Liceo Artistico “Umberto Brunelleschi”di Montemurlo. Uno spazio di confronto, conoscenza e dialogo con le diversità. La mostra è ad accesso gratuito, dal 20 al 29 di aprile.
Con Prato Card è disponibile un unico biglietto che permette di visitare i quattro musei principali di Prato: Museo di Palazzo Pretorio, Museo del Tessuto, Museo dell’Opera del Duomo di Prato e Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci. Una tessera rivolta a tutti, turisti e residenti, con offerte per giovani e famiglie.
 
Tuttavia Prato merita anche una rapida conoscenza del suo centro storico, con una passeggiata definibile “Prato Classica – La città dei mercanti, di ieri e di oggi”: Itinerario a piedi nel centro cittadino. Si parte da Francesco di Marco Datini, il mercante che nel ‘400 fondò la prima conglomerata europea e che con il suo lascito contribuì a fondare l’Ospedale Degli Innocenti di Firenze, per arrivare alla monumentale Forma Squadrata con taglio di Henry Moore, installata a Prato nel 1974, 50 anni fa, la cui presenza rappresenta il segno tangibile del rinnovato mecenatismo degli imprenditori tessili pratesi del secondo Novecento e l’inizio del rilancio culturale e artistico della città laniera. Imperdibile una vista all’antica chiesa diSan Francesco, con il chiostro di Santa
Maria delle Carceri e il Castello dell’Imperatore.
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“Firmitas, utilitas, venustas”: a Frascati il convegno per la rinascita di un’architettura umana

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Villa Falconieri dal 26 al 28 aprile

“Tutte queste costruzioni devono avere requisiti di solidità, utilità e bellezza.
Avranno solidità quando le fondamenta, costruite con materiali scelti con cura e senza parsimonia, poggeranno profondamente e saldamente sul terreno sottostante; utilità, quando la distribuzione dello spazio interno di ciascun edificio di qualsiasi genere sarà corretta e pratica all’uso; bellezza, infine quando l’aspetto dell’opera sarà piacevole per l’armoniosa proporzione delle parti che si ottiene con l’avveduto calcolo delle simmetrie”

Vitruvio nel “De Architectura” sviluppa un concetto costruttivo che può essere racchiuso in tre semplici parole “Firmitas, utilitas, venustas” – solidità, funzione, bellezza – e partendo proprio da queste tre espressioni l’accademia Vivarium Novum di Frascati, nell’incantevole cornice di Villa Falconieri dal 26 al 28 aprile, terrà un Convegno dal titolo “Firmitas, utilitas, venustas: per la rinascita di un’architettura umana”.

Iniziativa estremamente lodevole patrocinata da School of Architecture della Notre Dame University, dal movimento internazionale New traditional architecture, dall’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, dal FAI – Fondo per l’ambiente italiano – Delegazione di Roma, dall‘Ordine degli architetti PPC di Roma e provincia, dall’Ordine degl’ingegneri di Roma, da Pulchria, dallo Studio ACAM, dal Festival dell’innovazione di Frascati.

Un “nuovo approccio della concezione architettonica” si legge nelle parole del Comunicato stampa diffuso in occasione di questo convegno che evidenzia, inoltre, la necessità di individuare “criteri e approcci architettonici e urbanistici rispondenti alle reali necessità materiali e spirituali dell’uomo, che da un lato aspira a proporzione ed equilibrio, dall’altra richiede socialità piena e vitale desiderosa di spazi da condividere con altri” – prosegue il comunicato stampa.

L’architettura deve tornare ad esprimere armonia con i luoghi ed, assieme alla solidità, offrire spazi capaci di rispondere ai bisogni sociali delle persone.

Lo scopo di Accademia Vivarum Novum punta ad una profonda “riflessione che possa approdare ad un rinnovamento delle pratiche culturali, artistiche e architettoniche, affinché esse pongano la naturale disposizione umana verso l’armonia e la bellezza al centro del loro operato, perseguendo inoltre un’idea di continuità, piuttosto che di rottura, coi paesaggi naturali e culturali costruiti attraverso i secoli”.

Un rinascimento architettonico che porti di nuovo l’Uomo al centro di ogni arte.

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Cultura e Spettacoli

Venezia, 60esima Biennale d’Arte: al padiglione della Finlandia la mostra “I piaceri che scegliamo”

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La ministra finlandese della Scienza e della Cultura, Sari Multala, accompagnata dall’ambasciatore di Finlandia in Italia, Matti Lassila, presenzia all’inaugurazione
 
 
È aperta da sabato 20 aprile a domenica 24 novembre 2024, la 60esima Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere, a cura di Adriano Pedrosa e prodotta dalla Biennale di Venezia. La pre-apertura ha luogo nei giorni 17, 18 e 19 aprile, la cerimonia di premiazione e inaugurazione si svolgerà il 20 aprile 2024.
 
Prima dell’apertura del 20 aprile, la ministra finlandese della Scienza e della Cultura, Sari Multala, accompagnata dall’ambasciatore di Finlandia in Italia, Matti Lassila, presenzia all’inaugurazione, nel Padiglione Aalto, della mostra finlandese alla 60a Biennale d’Arte di Venezia il 17 aprile; visita. tra gli altri, anche i padiglioni dei paesi nordici, dei Paesi Bassi, dell’Ucraina, degli Stati Uniti e dell’Islanda.
 
Il Padiglione Finlandia presenta una mostra dal titolo The pleasures we choose, “I piaceri che scegliamo”. Commissario: Raija Koli, Frame Contemporary Art Finland; Curatore: Yvonne Billimore & Jussi Koitela; Espositore: Pia Lindman, Vidha Saumya, Jenni-Juulia Wallinheimo-Heimonen
 
Sede: Giardini
 
“Gli artisti finlandesi hanno preso parte alla Biennale di Venezia sin dalla sua ideazione. L’importanza della Biennale di Venezia sull’arte contemporanea europea e sugli artisti e professionisti dell’arte finlandesi non può essere sottovalutata. In questi tempi in cui ci sono così tanti gravi conflitti nel mondo, l’arte e la cultura, insieme alla cooperazione internazionale e allo scambio di idee, svolgono un ruolo sempre più importante”, dichiara la ministr Multala.
 
Il Ministro Multala ha in programma di presenziare anche all’inaugurazione della mostra presso il Padiglione Nordico
 
Quest’anno, la Svezia è responsabile della mostra del Padiglione, intitolata “The Altersea Opera”; Commissari: Gitte Ørskou, Moderna Museet, Leevi Haapala, Kiasma Museum of Contemporary Art / The Finnish National Gallery, Ruben Steinum, Office for Contemporary Art Norway (OCA); Curatore: Asrin Haidari; Espositori: Lap-See Lam con Kholod Hawash e Tze Yeung Ho. Sede: Giardini
La Biennale di Venezia è la più antica biennale d’arte contemporanea al mondo.  Si tiene ogni due anni e riunisce nel parco dei Giardini della Biennale mostre provenienti da diversi paesi.  La mostra al Padiglione finlandese è stata commissionata e prodotta da Frame Contemporary Art Finland.  La Biennale sarà aperta al pubblico dal 20 aprile al 24 novembre 2024.
 
Sfumando i confini tra arte, architettura e critica sociale, il Padiglione della Finlandia riunisce tre artisti per i quali arte, vita e attivismo si intrecciano. Incorporato come un progetto collettivo, The Pleasures We Choose si è evoluto attraverso lo scambio di esperienze condivise e individuali per creare aree di diverse “occupazioni” in cui i visitatori sono incoraggiati a rivalutare e (ri)considerare le aspettative della società. Le opere di Lindman, Saumya e Wallinheimo-Heimonen sono profondamente informate dalle loro esperienze incarnate di squilibri strutturali, ambientali e sociali. Articolate attraverso un’ampia gamma di materiali e processi – tra cui disegno, ricamo, scultura e guarigione – le loro opere celebrano il piacere personale come potente mezzo per reinventare il mondo come lo conosciamo.
In seguito all’avvelenamento da mercurio, l’artista Pia Lindman sperimenta una maggiore sensibilità del sistema nervoso e una consapevolezza dei microsegnali all’interno del suo corpo. Traduce questi segnali in immagini visive, melodie, parole e colori e li incorpora in opere d’arte che le consentono di esplorare le sfumature di diversi ambienti e situazioni sociali.
 
Spesso impegnato con l’intricata relazione tra presenza umana e ambiente, il lavoro di Vidha Saumya sfida le norme dell’estetica, del genere, del mondo accademico e dello stato-nazione. Nel suo lavoro, gli spettatori incontrano un’interazione tra desiderio, intimità e (casa)terra, controbilanciata dalle esigenze eteronormative di utilità, tempo e (s)posizionamento.
L’opera di Jenni-Juulia Wallinheimo-Heimonen porta alla luce la varietà di forme di discriminazione e violenza a cui sono sottoposte le persone con disabilità. Le sue realtà intricate celebrano un mondo in cui una diversità di corpi umani ha conquistato il diritto di scegliere una vita piacevole rispetto alla mera esistenza.
 
“ I piaceri che scegliamo rifiutano l’eccezionalismo dell’arte e il mito che l’artista sia separato dal mondo, al contrario sono proprio le esperienze che richiamano l’attenzione sulla convivenza – mettersi in fila, scendere in strada, ricevere cure mediche , respirando la stessa aria tossica che ci spinge a dare vita a nuovi futuri collettivi ”, spiegano i curatori Yvonne Billimore e Jussi Koitela.
 
Presentate nel Padiglione Aalto della Finlandia, le opere degli artisti sono collegate concettualmente e materialmente attraverso interventi architettonici progettati da Kaisa Sööt . Ripensando il padiglione e il tipo di arte, corpi ed esperienze che può supportare, la mostra introduce un’“architettura di accesso” che considera l’accesso e le esigenze corporee attraverso i registri, incoraggiando al contempo esperienze multisensoriali.
 
“È stato meraviglioso testimoniare il processo di collaborazione e gioia tra artisti e curatori”, afferma Raija Koli , direttrice di Frame e commissaria della mostra. “Siamo felici di condividere questo progetto significativo con il pubblico nella prossima mostra”.  La mostra è accompagnata da una pubblicazione edita da K. Verlag .
 
Privo di virus.www.avast.com



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