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Roma-Viterbo, è scontro tra Regione e Comitato: A.a.a. cercasi nuovo orario

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Tempo di lettura 5 minuti Le promesse dell’assessore Alessandri non soddisfano il Comitato Pendolari che promette battaglia

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Sarebbe andato bene, così almeno pare, il confronto con l’assessore regionale ai trasporti Mauro Alessandri del 4 settembre, “al fine di risolvere le criticità createsi nel mese di luglio a seguito dell’applicazione delle nuove normative ANSF entrate in vigore anche sulla ferrovia Roma-Civita Castellana-Viterbo”. Recitava il comunicato congiunto dei sindaci dell’asse Flaminia.

A presenziare, oltre all’assessore e ai dirigenti regionali, lo stato maggiore di Atac SpA, con il Direttore delle ex-concesse Giovanni Battista Nicastro, e i rappresentati di ANAS. L’Azienda Capitolina “ha presentato il nuovo piano ferroviario calibrato sui flussi reali dei passeggeri, in linea con il piano dello scorso anno, da avviare dal 16 settembre, con la sola sostituzione di alcuni treni contro flusso con bus gestiti direttamente da Atac. Rispetto alle ipotesi iniziali sono stati ridotti i tempi di percorrenza dei treni, con un ritardo massimo presunto di soli 10 minuti da Montebello a Catalano. I sindaci hanno chiesto di anticipare l’entrata in vigore almeno qualche giorno prima”. Così come suggerito dal Comitato Pendolari RomaNord, è bene sottolinearlo.

“È stato inoltre presentato”, continua il comunicato, “il cronoprogramma dei lavori di ammodernamento [altra richiesta avanzata dal Comitato, ndr], dell’intera infrastruttura per un importo lavori previsto di circa 400 milioni di euro in tre anni. I Sindaci si sono riservati di valutare la proposta di orario, una volta ricevuta in forma cartacea e più dettagliata, e di presentare a ATAC, nei prossimi giorni, eventuali proposte di miglioria”.

Fissata per il 18 settembre la firma del protocollo per la formazione dell’Osservatorio sulla mobilità e poi “nella stessa occasione, “sindaci e gestori saranno ascoltati per verificare la possibilità di potenziare il Trasporto Pubblico Locale su gomma in sinergia tra i Comuni, per garantire con maggiore facilità il trasporto da e per le stazioni di Montebello e Monterotondo. I sindaci inoltre si sono accordati affinché venga stabilito un calendario di incontri in ciascun comune, con la partecipazione dell’assessore ai Lavori Pubblici e dei dirigenti regionali, per illustrare la situazione ai cittadini”.

Da Viterbo è stata l’assessore Laura Allegrini a tirare le somme: “Alessandri ha assicurato che per l’anno scolastico 2019/2020 saranno ripristinate le corse dello scorso anno. Saranno quindi soppresse le corse sostitutive degli autobus. Sarà anche ripristinato lo scambio a Vignanello. Ci saranno inoltre corse col sistema del cadenzato mnemonico ogni due ore sull’ora pari al minuto 30 in partenza da Catalano, e al minuto 21 in partenza da Viterbo. Entro due anni inizieranno i lavori per 105 milioni di euro, già disponibili per tutti i lavori tecnologici riguardanti l’intera linea, il cui soggetto attuatore è RFI. Durante la riunione è stato affrontato anche il problema dei passaggi a livello privati: due per il Comune di Viterbo. La Regione chiederà al Comune di rendere pubbliche le strade interessate in modo da poterli mettere in sicurezza. Con il consigliere Panunzi abbiamo ribadito la necessità che la carrozza 59 ritorni a Viterbo, quale pezzo di storia del nostro territorio”.

Insomma, tutto sarebbe andato nei migliori dei modi. “Come Regione Lazio abbiamo inoltre illustrato il quadro degli interventi già avviati, per un costo complessivo di circa 100 milioni di €, che saranno realizzati da RFI SpA quale soggetto attuatore ai sensi dell’art. 47 comma 1 del Decreto-Legge 24 aprile 2017, n. 50”. Ha dichiarato, gongolando, Alessandri: “A tal fine è in corso di approvazione la convenzione che regola i rapporti tra Regione Lazio ed RFI per la realizzazione dei suddetti provvedimenti. Inoltre, per quanto concerne il parco rotabile, la gara in atto prevede un vero e proprio rinnovo: 12 treni sulla tratta urbana; 6 sulla tratta extraurbana; manutenzione per 10 anni e materiale di scorta”.

“Per monitorare il corretto funzionamento di questi provvedimenti”, ha poi concluso, “nonché per avanzare segnalazioni o proposte atte a migliorare la qualità del servizio per i cittadini, è prossima l’istituzione dell’Osservatorio di Vigilanza, organismo di concertazione tra la Regione Lazio e i Comuni. Ringrazio i consiglieri Minnucci e Panunzi per aver partecipato ai due incontri confermando nuovamente la loro grande validità di interlocutori e rappresentanti dei territori”.

Ma del nuovo orario, quello impacchettato da Atac, ancora nessuna traccia. Doveva essere consegnato ai primi cittadini al massimo ieri, 5 settembre, invece la cosa sarebbe slittata all’inizio della prossima settimana. Perché tanto mistero? C’è o non c’è? E quali sono i timori? Quel poco che si conosce, frutto di indiscrezioni, è stato anticipato in anteprima da l’Osservatorio d’Italia. Per il resto, buio pesto.

“Come un dejavu”, attacca Fabrizio Bonanni portavoce del Comitato Pendolari. “Esatto, tutte cose già sentite anni fa e che si ripropongono di solito o prima delle elezioni o quando si debbono scusare per i tanti errori che fanno continuamente, come fossero in stato confusionale. La sensazione è proprio questa: per cercare di calmare le acque che di solito i pendolari agitano a ragione, se ne escono in Regione e (sempre meno) in Atac con ‘faremo, investiremo, programmeremo, stiamo per…’, le solite litanie che sentiamo dal 2012”.

“Questo accade perché fondamentalmente non conoscono la nostra ferrovia, non viaggiano con noi, non soffrono con noi. Questo gli manca per capire bene come si sta dalle nostre parti. Se da lunedi 16 il nuovo orario fatto vedere da ATAC (ma che nessuno, nemmeno i sindaci riescono ancora ad averne copia) produrrà ancora più disservizi (e stranamente i nuovi avvisi di ATAC sul nuovo orario iniziano a essere pieni di scuse, perché forse già sanno che saranno dolori per noi utenti) non basterà nemmeno il Comitato a calmare gli animi degli utenti ancora alle prese con soppressioni, ritardi al posto dei ‘faremo, investiremo…’. Con le promesse non ci facciamo nulla e restiamo sorpresi dalle posizioni di alcuni sindaci che invece di attaccare e farsi sentire duramente verso chi non mantiene gli impegni, sembrano essersi tranquillizzati con quelle 4 promesse buttate sul tavolo dall’assessore e da Atac che è sempre più fuori dalla gestione della nostra ferrovia”.

“Purtroppo non abbiamo avuto la possibilità di partecipare all’incontro del 4 settembre insieme ai Sindaci, nonostante la preventiva richiesta, perché la Regione ha ritenuto opportuno vedere solo i primi cittadini dei comuni interessati…quando chi sta sul pezzo e ed è a fianco dei pendolari è solo questo Comitato. La cosa non ci ha sorpreso più di tanto, ce l’aspettavamo. Come ci aspettavamo che la Regione per riparare al torto ci convocasse lunedì 9, per darci evidenza del nuovo orario e degli investimenti previsti, che ormai conosciamo a memoria da anni. Non essendo abituati a perdere tempo nelle fresche stanze degli enti pubblici ma a stare sul campo, in stazione e sui treni a fianco dei nostri amici pendolari, abbiamo declinato l’invito certi che con il nuovo orario dal 16 settembre ci sarà da soffrire. Sicuramente l’incontro è solo rimandato a tempi peggiori, di questo ne siamo purtroppo certi”.

“Avevamo chiesto di anticipare di qualche giorno l’entrata in vigore del nuovo orario per permettere a tutti di prendere confidenza con i nuovi treni e le nuove soppressioni che immancabilmente ci saranno, e invece nemmeno quello: si comincia con il primo giorno di scuola, quasi a ripetere lo stesso errore del 1 luglio scorso, ma si sa che Regione Lazio e Atac ripetono facilmente gli stessi errori: abbiamo tanti esempi lampanti a proposito. Insieme all’associazione TrasportiAmo era stata presentata ai Sindaci e ai cittadini di Sant’Oreste, Rignano e Sacrofano (gli unici a fare incontri con i cittadini prima del 4 settembre, con Sindaco e Giunta di Sant’Oreste ‘fastidiosi’ capofila coraggiosi!) sia lo stato del servizio dal 1 luglio al 30 agosto che una proposta di orario nel rispetto del regolamento ANSF vigente, e speravamo che questo nostro lavoro, insieme alla richiesta di avere un dettagliato cronoprogramma dei lavori, fosse soddisfacente per dare l’idea alla Regione e Atac che il servizio può essere migliorato. Invece, non solo non ci hanno invitato il 4, ma non hanno nemmeno preso in considerazione le nostre proposte, veicolate dai sindaci presenti all’incontro”.

“Adesso ci aspettiamo che ogni Comune che non abbia ancora provveduto, convochi prima del 16 una assemblea pubblica per informare i cittadini delle novità recepite in regione, che vanno oltre il comunicato congiunto pubblicato recentemente. Il risultato migliore in questo periodo è sicuramente aver ricompattato e avvicinato sindaci e comuni anche nella prospettiva della costruzione di una rete di trasporto locale, anche per sopperire temporaneamente (si spera) alle lacune del treno che collega questi comuni”.

“Il Comitato Pendolari”, conclude Bonanni, “sarà sempre al fianco degli utenti della romanord e rappresenterà la voce e il baluardo di tanti cittadini che si sentono abbandonati dagli enti e che pagano biglietti e abbonamenti per avere un atroce servizio pubblico che dal 1 luglio al 30 agosto ha funzionato al 100% solo per 6 giorni su 60. Questo è il vero dato che fa riflettere e che ci invoglia ad andare avanti anche con la nostra petizione che vi invitiamo a firmare e a condividere”.

Per firmare la petizione:
https://www.change.org/p/regione-lazio-potenziare-la-ferrovia-roma-civita-castellana-viterbo

Costume e Società

A Milano l’arte elegante del pugliese parigino

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Palazzo Reale a Milano  sta celebrando, per la prima volta, con una mostra monografica, il talento di Giuseppe De Nittis esponendo una novantina dipinti, tra oli e pastelli, provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private, italiane e straniere, tra cui il Musée d’Orsay e il Petit Palais di Parigi, i Musée des Beaux-Arts di Reims e di Dunquerke, gli Uffizi di Firenze – solo per citarne alcuni – oltre allo straordinario nucleo di opere conservate alla GAM di Milano e una selezione dalla Pinacoteca di Barletta, intitolata al Pittore, che ne conserva un eccezionale numero a seguito del lascito testamentario della vedova Leontine De Nittis.
 
La consacrazione di Giuseppe de Nittis come uno dei grandi protagonisti della pittura dell’Ottocento europeo è avvenuta grazie alla fortuna espositiva di cui ha goduto a partire dalla magnifica retrospettiva dedicatagli nel 1914 dalla 11a Biennale di Venezia. Altre tappe fondamentali sono state la mostra ‘Giuseppe De Nittis. La modernité élégante’ allestita a Parigi al Petit Palais nel 2010-11, e nel 2013 la fondamentale monografica a lui dedicata a Padova a Palazzo Zabarella.
 
In ‘De Nittis. Pittore della vita moderna’ si intende esaltare la statura internazionale di un pittore che è stato, insieme a Boldini, il più grande degli italiani a Parigi, dove è riuscito a reggere il confronto con Manet, Degas e gli impressionisti, con cui ha saputo condividere, pur nella diversità del linguaggio pittorico, l’aspirazione a rivoluzionare l’idea stessa della pittura, scardinando una volta per sempre la gerarchia dei generi per raggiungere quell’autonomia dell’arte che è stata la massima aspirazione della modernità.
 
I francesi e De Nittis, che si è sempre sentito profondamente parigino di adozione, hanno affrontato gli stessi temi, come il paesaggio, il ritratto e la rappresentazione della vita moderna che De Nittis ha saputo catturare lungo le strade delle due metropoli da lui frequentate, in quegli anni grandi capitali europee dell’arte: Parigi e Londra. Ha saputo rappresentare con le due metropoli, in una straordinaria pittura en plein air, i luoghi privilegiati della mitologia della modernità, che saranno collocati al centro di un percorso espositivo articolato lungo un arco temporale di vent’anni, dal 1864 al 1884, ricostruendo un’avventura pittorica assolutamente straordinaria, conclusasi prematuramente con la sua scomparsa a soli 38 anni di età. I risultati da lui raggiunti si devono a un’innata genialità, alla capacità di sapersi confrontare con i maggiori artisti del suo tempo, alla sua curiosità intellettuale, alla sua disponibilità verso altri linguaggi. È inoltre tra gli artisti dell’epoca che meglio si è saputo misurare con la pittura giapponese allora diventata di moda.La mostra vede infine la collaborazione di METS Percorsi d’Arte, che ha contribuito al progetto espositivo con l’apporto di un importante nucleo di opere provenienti da collezioni private, tra le quali il Kimono color arancio, Piccadilly e la celeberrima Westminster.
 
Tutto questo è sottolineato dalla mostra e dal ricco catalogo Silvana Editoriale.
 
Una vita breve ma sufficiente per entrare nella storia dell’arte
 
Giuseppe De Nittis nacque a Barletta il 25 febbraio 1846. A pochi mesi dalla sua nascita, il padre si suicidò dopo due anni di carcere per motivi politici e Giuseppe crebbe con i tre fratelli nella casa dei nonni paterni. Fin dall’infanzia manifestò una forte propensione alla pittura e, nonostante il parere contrario della famiglia, si iscrssee nel 1861 all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Insofferente agli schemi accademici, fu espulso due anni dopo ed iniziò a dipingere en plen air con altri artisti, come Federico Rossano e Marco De Gregorio. Nel 1866 partì per Firenze dove prese contatto con il gruppo dei Macchiaoli. Dopo aver visitato Palermo, Roma, Venezia e Torino, nel 1867 si trasferì a Parigi dove due anni dopo sposò Léontine Lucile Gruvelle. Nel 1869 partecipò per la prima volta al Salon con opere molto vicine al gusto parigino. Il soggiorno napoletano del 1870 vide il suo stile arrivare alla maturità e all’indipendenza artistica e il ritorno a Parigi nel 1872 segnò il suo successo con la partecipazione al Salon dell’opera ‘Una strada da Brindisi a Barletta’. Il dipinto ‘Che freddo!’ esposto al Salon nel 1874 rappresentò l’affermazione definitiva dell’artista, che si meritò anche l’appellativo ‘peintre des Parisiennes’ (pittore della parigine). Nello stesso anno partecipò con ben cinque tele alla prima esposizione di quello che sarà il gruppo impressionista tenutosi nello studio del fotografo Nadar. In cerca di nuovi stimoli partì poco dopo per Londra, dove realizzò una serie di opere dedicate alla vita quotidiana della città. Partecipò all’Esposizione Universale di Parigi nel 1878 con dodici lavori che polarizzarono l’attenzione sia del pubblico che della critica. Negli ultimi anni si concentrò particolarmente sulla tecnica del disegno a pastello. Colpito da una forte bronchite nel 1883, rimase per mesi bloccato a letto e dipingere diventò sempre più difficile; morì a  Saint-Germain-en-Laye (Francia)   il 21 agosto del 1884 a causa di un ictus cerebrale. È sepolto a Parigi, nel cimitero di Père-Lachaise (divisione 11) ed il suo epitaffio fu scritto da Alessandro Dumas figlio. Sua moglie Léontine donò molti suoi quadri alla città natale del pittore, ora conservati nella Pinacoteca De Nittis collocata nel Palazzo della Marra a Barletta.
 
Informazioni:
 
Una mostra Comune di Milano – Cultura | Palazzo Reale | CMS.Cultura
 
A cura di Fernando Mazzocca e Paola Zatti , fino al  30.06.2024
 
Orario: Da martedì a domenica ore 10:00-19:30, giovedì chiusura alle 22:30. Ultimo ingresso un’ora prima. Lunedì chiuso.
 
Biglietti
 
Aperto: € 17,00; Intero: € 15,00;Ridotto: € 13,00; Esclusi i costi di prevendita.
 
Info e prenotazioni: palazzorealemilano.it     mostradenittis.it
 
Privo di virus.www.avast.com



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Cronaca

Prevenzione e contrasto dei crimini informatici: siglato accordo tra Polizia di Stato e BCC Banca Iccrea

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È stato siglato a Roma l’accordo tra la Polizia di Stato e BCC Banca Iccrea, capogruppo del Gruppo BCC Iccrea, per la prevenzione e il contrasto dei crimini informatici che hanno per oggetto le reti e i sistemi informativi di supporto alle funzioni istituzionali della società.
La convenzione, firmata dal Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza Prefetto Vittorio Pisani e da Mauro Pastore, Direttore Generale di BCC Banca Iccrea, è finalizzata a sviluppare una collaborazione strutturata tra le parti, per l’adozione ed il potenziamento di strategie sempre più efficaci in materia di prevenzione e contrasto al cybercrime, considerato il delicato e strategico settore di intervento del Gruppo.
Il Gruppo BCC Iccrea è il maggiore gruppo bancario cooperativo, l’unico gruppo bancario nazionale a capitale interamente italiano e il quarto gruppo bancario in Italia per attivi. BCC Iccrea, in qualità di Capogruppo esercita le attività di direzione, coordinamento e controllo sulle Società del Perimetro di Direzione e Coordinamento e, in tale ambito, supporta l’operatività bancaria delle BCC, fornendo prodotti, servizi e consulenza al fine di soddisfare le esigenze dei loro Soci, clienti, famiglie e territorio di riferimento.
La tutela delle infrastrutture critiche informatizzate di istituzioni e aziende che erogano servizi essenziali è una delle mission specifiche della Polizia Postale, l’articolazione specialistica della Polizia di Stato deputata alla prevenzione e contrasto della criminalità. La Polizia di Stato assicura attraverso la Polizia Postale e delle Comunicazioni, Organo del Ministero dell’Interno deputato alla sicurezza delle comunicazioni. In particolare, tale compito viene assolto attraverso il Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (CNAIPIC) che, con una sala operativa disponibile h24, rappresenta il punto di contatto per la gestione degli eventi critici delle infrastrutture di rilievo nazionale operanti in settori sensibili e di importanza strategica per il Paese.
Alla firma della convenzione erano presenti per il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, il Direttore Centrale per la Polizia Stradale, Ferroviaria, delle Comunicazioni e per i Reparti Speciali della Polizia di Stato, Prefetto Renato Cortese, il Direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, Dott. Ivano Gabrielli mentre per BCC Banca Iccrea erano presenti Renato Alessandroni,
Responsabile Sicurezza e Continuità Operativa, Chief Information Security Officer, Pasquale De Rinaldis, Responsabile Sicurezza delle Informazioni, Giuseppe Cardillo, Head of Architecture & Innovation e Raffaella Nani, Responsabile Comunicazione Istituzionale.



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Ambiente

Clima, osservatorio ANBI: “Dopo l’estate anticipata, l’inverno ritardato”. Ecco il quadro nazionale

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Assieme a raffreddori ed influenze, nonché al rischio di gelate per le colture, lo sbalzo termico verso il basso dei giorni scorsi ha portato una benefica discesa nelle temperature dei mari italiani, ricondotte a livelli più in linea con le medie del periodo. Secondo i dati del Programma europeo Copernicus e dell’European Centre for Medium-Range Weather Forecasts (ECMWF), a livello mondiale si registrano, da oltre un anno, le acque marine più calde di sempre, così come conferma il report “European State of the Climate 2023” per quelle, che bagnano i confini esterni del Vecchio Continente.

“Un aspetto della crisi climatica poco percepito dall’opinione pubblica è la sua complessità: la biosfera è unica e l’alterazione di un elemento influisce sull’equilibrio generale – evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Per questo, confinare la siccità come un problema meramente agricolo è un gravissimo errore, perché molteplici sono i servizi ecosistemici apportati: dall’equilibrio ambientale all’attrattività turistica.”

Secondo il report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, chi non pare beneficiare dell’instabilità climatica di questi giorni sono la Sicilia e la Calabria dove, ad esempio, il fiume Lao è al 43% della portata media di questo periodo e l’Ancinale tocca addirittura -95% (fonte: Centro Funzionale Regionale Protezione Civile Calabria); entrambe le regioni sono caratterizzate da enormi deficit idrici, a causa di molti mesi privi di significative precipitazioni.

In Puglia, nei giorni scorsi, si sono registrate piogge sull’Alto Salento (quasi 10 millimetri) e sul Leccese (fino a mm. 5), ma i bacini del Tavoliere trattengono il 37% di acqua in meno rispetto al 2023, cioè mancano oltre 112 milioni di metri cubi.

Non va meglio in Basilicata, dove è impietoso il confronto tra la quantità d’acqua invasata quest’anno e negli anni passati: nella seconda metà di Aprile 2023, rovesci torrenziali avevano fatto confluire ben 14 milioni di metri cubi d’acqua nei bacini della regione; attualmente le disponibilità idriche sono più che dimezzate (-54%) ed il deficit, nonostante un recente apporto di piogge (mln. mc. 2,74), si attesta a quasi 124 milioni di metri cubi (fonte: Autorità Bacino Distrettuale Appennino Meridionale).

Notizie preoccupanti arrivano anche dall’Abruzzo, dove il deficit pluviometrico registrato nei primi 4 mesi del 2024, unitamente alla poca neve caduta sull’Appennino, ha pressochè dimezzato la quantità d’acqua trattenuta nel bacino di Penne, il principale ad uso irriguo, dove mancano all’appello circa 3.600.000 metri cubi; fiducia si ripone nello scioglimento del manto nevoso ora presente a Campo Imperatore (cm. 34) e che potrebbe incrementare la portata del fiume Tavo, che alimenta l’invaso.

Nel Lazio il livello del lago di Bracciano rimane, come un anno fa, 1 metro al di sotto dello zero idrometrico, mentre continua a calare il piccolo lago di Nemi, ora 34 centimetri sotto il livello del 2023. Il fiume Tevere rimane largamente sotto media, così come decrescente è il livello dell’Aniene, mentre incrementi si registrano nei flussi della Fiora.

In Umbria crescono le portate dei fiumi Velino e Topino, mentre cala il Chiascio e l’altezza idrometrica del lago Trasimeno scende a -cm. 1,28.

“E’ la persistente condizione di allarme ecosistemico nel principale lago dell’Italia centrale, l’immagine di un Paese che, al di sotto degli Appennini, non riesce a recuperare il deficit idrico, dovuto a mesi di insufficienti apporti pluviali. E’ quantomai urgente prepararsi a gestire, in maniera condivisa e nel rispetto delle priorità di legge, una condizione d’emergenza che, seppur in maniera non uniforme, appare inevitabile nei mesi a venire” commenta Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.

Restano modesti, nonostante gli incrementi registrati questa settimana, i livelli dei fiumi nelle Marche. A far da contrappeso rimangono i circa 53 milioni di metri cubi invasati nei bacini e che, pur essendo inferiori a quelli del 2023 caratterizzato da fenomeni meteorologici estremi nei primi 4 mesi dell’anno, rappresentano una garanzia d’approvvigionamento per i mesi più caldi e secchi.

Sull’Appennino di Toscana è apparsa tardivamente la neve, che era mancata in inverno: cm. 44 sull’Abetone, oltre 30 centimetri in Garfagnana, mentre sull’Amiata il manto è superiore ai 20 centimetri. Ricchi d’acqua sono i principali alvei con l’eccezione dei bacini più a Sud (Ombrone, Albegna, ecc.).

In Liguria tornano a crescere le portate dei fiumi Vara e Magra, mentre registrano un abbassamento quelle dell’Entella e dell’Argentina.

In Emilia Romagna, oltre mezzo metro di neve è ora presente sui monti bolognesi, reggiani e parmensi (cm. 63 a Lagdei), mentre su quelli romagnoli la cumulata si attesta tra i 15 ed i 30 centimetri.

In Veneto, il bilancio idrico resta ampiamente positivo, nonostante drastiche riduzioni di portata per i fiumi Adige, Piave, Livenza, mentre Bacchiglione, Brenta e Muson dei Sassi scendono addirittura sotto media.

Anche in Lombardia le riserve idriche restano largamente confortanti (+45% sulla media), seppur il fiume Adda cali, pur mantenendo una portata superiore a quella degli scorsi 7 anni.

Ad eccezione del lago di Como, i grandi bacini naturali del Nord restano vicini al colmo: Maggiore 97,7%; Sebino 93,6%; Benaco 98,6%.

I fiumi sono in calo anche in Piemonte ad iniziare dal Po, che resta comunque sopra la media, mentre Tanaro e Stura di Lanzo tornano sotto.

In Valle d’Aosta, infine, il manto nevoso supera i 2 metri e mezzo nelle stazioni sopra i m. 2200; terminati temporaneamente gli apporti dalla fusione nivale, dovuta all’anomalo anticipo d’estate della scorsa settimana, le portate dei corsi d’acqua hanno subìto una decisa contrazione: a Nus, la Dora Baltea in 7 giorni è passata da mc./s 29 a mc/s 6,50 (fonte: Centro Funzionale Regionale Valle d’Aosta)!

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