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Cronaca

Johnny Lo Zingaro: latitanza finita, è stato preso

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Tempo di lettura 4 minuti Una storia che rievoca inesorabilmente quei romanzi polizieschi anni 70, in cui il protagonista è disposto a tutto per amore

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di Angelo Barraco

CUNEO – Si è conclusa con le manette ai polsi la latitanza di Giuseppe Mastini detto Johnny Lo Zingaro, evaso dal carcere di Fossano il 30 giugno scorso. Una storia che rievoca inesorabilmente quei romanzi polizieschi anni 70, in cui il protagonista è disposto a tutto per amore, anche ad una fuga dalle restrizioni imposte da una società che fa pagare cara la libertà a seguito dei danni che egli stesso ha compiuto. “La vita senza libertà, è come un corpo senza lo spirito” disse il poeta Khalil Gibran e proprio come nei migliori romanzi d’altri tempi, il protagonista non vuole rinunciare alla propria libertà individuale quindi si sgancia le ingombranti catene ai polsi per andare dalla propria amata che offre lui rifugio, protezione e qualche carezza che certamente riscaldano il cuore del protagonista. Quella che vi stiamo per raccontare non è certamente la trama di un film o di un libro ma è la storia di Johnny Lo Zingaro, che ha deciso di non tornare in carcere dopo il permesso di lavoro per stare con la sua compagna Giovanna Truzzi, evasa dai domiciliari a Pietrasanta a Lucca.La coppia è stata individuata in un appartamento di Taverne d’Arbia, provincia di Siena. L’operazione è stata compiuta dagli agenti dello Sco della Polizia, la squadra mobile di Cuneo, Lucca e Siena, gli agenti della Polizia Penitenziaria. Gli investigatori hanno localizzato la coppia e ricostruito gli spostamenti, ciò che ha permesso l’arresto è stato l’acquisto di un materasso da parte della coppia. Gli agenti poi si sono sostituiti ai corrieri e hanno potuto fare il loro ingresso in quella casa, accertata la presenza di Johnny Lo Zingaro hanno eseguito l’operazione e lo hanno arrestato.

Ma chi è Johnny Lo Zingaro? Le manette ai suoi polsi scattano nel 1983, a seguito di una sparatoria con le forze dell'ordine. Ottenne una licenza premio quattro anni dopo e nel 1987 si macchiò di violenti crimini come furti, rapine, sequestro di persona, sparatoria e l'omicidio. La Dott.ssa Mary Petrillo spiega infatti che " è il classico manipolatore: cioè in grado di manipolare la situazione per apparire come in realtà non è. Johnny lo Zingaro, infatti, è riuscito ad ottenere grazie al famoso articolo 21, il permesso di lavoro esterno al carcere: è stato abile a ingannare il direttore del carcere di Fossano e soprattutto gli educatori e gli psicologi che in tutto questo tempo lo hanno seguito. Quindi bisogna stare molto attenti con certi soggetti perchè riescono a gestire abilmente la situazione e Johnny lo Zingaro ha studiato a tavolino il piano per evadere. Questo episodio ci conferma che esistono criminali irrecuperabili. Basti pensare che il Mastini cominciò a soli 11 anni la sua carriera criminale: furto aggravato con tanto di sparatoria con la Polizia. A 14 anni invece uccise per la prima volta: vittima un povero autista dell'Atac".
Nel 1989 arrivò per lui la condanna all'ergastolo.

Noi de L'Osservatore D'Italia intervistammo la Dott.ssa Mary Petrillo, Psicologa, criminologa, Coordinatrice del Crime Analysts Team, Docente Master Univ. Niccolò Cusano e ci disse la sua in merito all'ultima evasione.
Appresa la notizia della evasione del noto criminale Giuseppe Mastini, detto Johnny lo Zingaro, da studiosi e professionisti del settore sentiamo la necessità di dimostrare che, in base alla vasta letteratura scientifica sull'argomento, è importante considerare diverse variabili di tipo relazionale, psicologico, criminologico, culturale, ecc., che aiuti a meglio comprendere, soprattutto da parte della magistratura, chi è violento e come non lo è allo stesso modo di un altro violento, in quanto ognuno è mosso da dinamiche interne diverse. Accade, infatti, genericamente, che anche un uomo che non ha mai messo in atto un comportamento violento ad un certo punto, invece, lo faccia e questo perché si verificano situazioni particolari, vi sono, poi, invece, uomini che agiscono in modo violento in maniera sistematica, indipendentemente dalle circostanze; è chiaro che tale dinamica comportamentale fa chiaramente intendere che vi sia una problematica di natura patologica, non psichiatrica, sono persone che sono "presenti a se stesse" , non sono "malati di mente" ed ecco perché la loro aggressività non è sempre prevedibile a chi li conosce nella vita quotidiana, tanto che quando ce li ritroviamo, poi, in prima pagina sui giornali, accusati di aver ucciso la propria compagna, o anche hanno commesso altri gravi omicidi o abusi vari, le persone rimangono sbalordite sentiamo ripetere le frasi "era una brava persona", "era una persona normale", in un soggetto come Giuseppe Mastini, invece questa parte non è stata affatto una "sorpresa". Questa analisi è molto importante, in quanto per alcuni soggetti, come prevede la legge, sono previsti programmi di trattamento, che a nostro parere devono essere individuali e non simili ed uguali per tutti, perché ogni violento è violento in modo diverso e per diverse variabili e circostanze, altrimenti si rischia che questi interventi risultino poi inefficaci. Ma chi è Johnny lo zingaro? È un criminale che ha dimostrato più volte di vendere cara la propria pelle e che nessuno e niente fermerà mai il suo " io"! Indubbiamente è uno di quei soggetti che sottoposti a testistica appropriata rivelerebbe molto di se stesso e probabilmente scopriremmo di avere a che fare con un antisociale con tendenze psicopatiche. Le sue origini risalgono ad una famiglia di giostrai di etnia sinti, inizialmente, vivono tutta la famiglia al nord di Italia, poi , quando Giuseppe ha appena 10 anni si trasferiscono, invece, tutti a Roma e qui come arriva, Giuseppe Mastini comincia, fin da subito, a frequentare la gioventù criminale del luogo in zona Tiburtina e all'età di 11 anni compie un furto con relativa sparatoria con le forze dell'Ordine. Un grave reato avviene poi nel 1975 ai danni dell'autista atac Vittorio Bigi che viene ucciso dal 14enne Johnny lo zingaro! Il cadavere del povero Bigi venne ritrovato dalla Polizia di Stato trucidato e riferisce li famoso e bravo poliziotto Nicola Longo, che si occupò del caso personalmente, che ritrovarono il corpo in un campo di cavoli; pare che Bigi, vedendo un ragazzino in giro di notte, decise di dargli un passaggio, ma mai avrebbe immaginato che per mano di quel ragazzo avrebbe trovato la morte. Giuseppe Mastini, pare aggravasse il suo potenziale criminale attraverso l'uso di sostanze stupefacenti, dopo questo evento venne arrestato, ma la sua storia criminale continuò con altre fughe ed evasioni, entrava ed usciva dal carcere rendendosi colpevole di vari gravi reati, addirittura un suo coinvolgimento pare fosse anche nel caso della morte di Pier Paolo Pasolini. La cosa che più deve farci ragionare e quindi continuare nei nostri studi in criminologia e scienze forensi, è proprio capire che soggetti come Mastini riescono ad ottenere licenze premio per buona condotta e possibilità di lavorare esternamente al carcere, tutte possibilità che potrebbero e dovrebbero aiutare la magistratura a saper prendere decisioni più mirate e giuste per il soggetto in questione evitando che accadano situazioni come questa avvenuta il 30 Giugno 2017: l'evasione!

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Ambiente

ANBI, trasparenza e sicurezza lavoratori: Consorzi di Bonifica bresciani primi firmatari protocollo con Prefettura

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Massimo Gargano: “E’ il nostro, fattivo contributo a far sì che il 1 Maggio non sia mera celebrazione della Festa dei Lavoratori, ma impegno quotidiano”
 
“E’ un impegno concreto non solo per la trasparenza nell’utilizzo di risorse pubbliche, ma anche per il controllo sull’osservanza rigorosa delle disposizioni in materia di collocamento, igiene, sicurezza sul lavoro, tutela dei lavoratori sia contrattualmente che sindacalmente: temi di drammatica attualità e su cui ribadiamo la nostra, massima attenzione in tutta Italia.”
 
Ad affermarlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), annunciando la  firma del Protocollo di Legalità per la Prevenzione dei Tentativi di Infiltrazione della Criminalità Organizzata negli Appalti Pubblici tra il Prefetto di Brescia, Maria Rosaria Laganà ed i Presidenti dei locali Consorzi di bonifica, Luigi Lecchi (Cdb Chiese) e Renato Facchinetti (Cdb Oglio Mella).
 
I due enti consortili sono impegnati nella realizzazione di importanti opere per la gestione dell’acqua, grazie alle risorse pubbliche, stanziate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (P.N.R.R.), nonchè da fondi nazionali e regionali; da qui l’esigenza di salvaguardare la realizzazione delle opere da possibili tentativi di infiltrazione da parte di gruppi legati alla criminalità organizzata, in grado di condizionare le attività economiche.
 
Come strumento efficace, per conseguire gli obbiettivi di tutelare la trasparenza nelle procedure concorsuali di appalto, è stato esteso l’obbligo di acquisire le informazioni antimafia prima della sottoscrizione dei contratti, che vedranno l’inserimento di precise clausole nel merito.
 
“Mai come ora devono essere rafforzati gli strumenti di prevenzione antimafia ed anticorruzione salvaguardando, al contempo, l’esigenza di assicurare certezza e celerità nell’esecuzione dei lavori pubblici” dichiara il Prefetto, Laganà.
 
La sottoscrizione del Protocollo di Legalità nasce su iniziativa dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) e vede i Consorzi di bonifica bresciani tra i primi firmatari.
 
“L’atto sottoscritto a Brescia conferma l’impegno dei Consorzi di bonifica ed irrigazione per la trasparenza e la prevenzione dei tentativi d’infiltrazione della criminalità organizzata: ora sono ampliate le informazioni antimafia nei bandi di gara e viene rafforzata la vigilanza sulla sicurezza dei lavoratori. E’ il nostro, fattivo contributo a far sì che il 1 Maggio non sia mera celebrazione della Festa dei Lavoratori, ma impegno quotidiano” dichiara Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.
 
Con il Prefetto, i Presidenti dei Consorzi di bonifica “Chiese” ed “Oglio Mella” hanno condiviso anche la necessità di proseguire gli investimenti dedicati alle infrastrutture idriche, indispensabili all’intera provincia sia per l’irrigazione, sia per la salvaguardia di un territorio idrogeologicamente fragile.
 
Privo di virus.www.avast.com

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Guidonia Montecelio, botte tra ladri e padrone di casa: arrestato topo d’appartamento. E’ caccia al complice

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I Carabinieri della Stazione di Tivoli Terme hanno arrestato in flagranza di reato un 23enne georgiano, senza fissa dimora e con precedenti, gravemente indiziato del reato di rapina aggravata in concorso.
Lo scorso pomeriggio, a Guidonia Montecelio, località Villanova, due soggetti si sono introdotti in un appartamento di via D’Azeglio, di proprietà di un pensionato, in quel momento in vacanza all’estero. Sul cellulare del figlio dell’uomo, che vive a casa con lui, è arrivato il segnale d’allarme dell’impianto di videosorveglianza.
Il giovane nel visionare il filmato delle telecamere in tempo reale, ha effettivamente notato la presenza di 2 persone che si stavano introducendo nell’abitazione, così ha deciso di precipitarsi a casa, chiedendo aiuto anche ad alcuni amici. Arrivati presso l’abitazione, il figlio del proprietario assieme agli amici hanno notato la coppia vista poco prima nel video dell’impianto di video sorveglianza, allontanarsi con in mano dei borsoni pieni di refurtiva, tra cui orologi e gioielli. Ne è nata una violenta colluttazione, durante la quale uno dei due è riuscito a scappare.
Sul posto sono giunti anche i Carabinieri della Stazione di Tivoli Terme, allertati tramite 112 dal proprietario di casa, che sono riusciti a bloccare definitivamente il 23enne, che è stato arrestato, e su disposizione dell’Autorità Giudiziaria condotto presso il carcere di Roma Rebibbia, mentre sono ancora in corso le indagini per rintracciare il complice.

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Cronaca

Torvaianica, non si ferma all’alt dei Carabinieri: arrestato dopo un rocambolesco inseguimento

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I Carabinieri della Compagnia di Pomezia hanno arrestato un 41enne romeno, già noto alle forze dell’ordine, gravemente indiziato del reato di resistenza a pubblico ufficiale.
Più nel dettaglio, i Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile, impegnati in un servizio perlustrativo, nel transitare a Torvajanica sul Lungomare delle Meduse hanno deciso di eseguire un controllo di un’autovettura di grossa cilindrata condotta dal 41enne che viaggiava con a bordo due connazionali. L’uomo, sprovvisto di patente di guida, di documenti d’identità e di assicurazione, si dava improvvisamente alla fuga, dando inizio ad un inseguimento lungo la via Pontina e la via Nettunense, venendo poi bloccato ed arrestato a Campo di Carne.

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