Albano, Centro Psicologia Castelli Romani: a che gioco giochiamo?

Albano Laziale (RM) – L’importanza dello sviluppo del gioco nei bambini : Il gioco simbolico “Il gioco comincia quando il comportamento del bambino non è più guidato dalla necessità di apprendere o di ricercare una soluzione, ma soltanto dal piacere funzionale , cioè dal piacere di esercitare abilità già acquisite.”

(Piaget)

Perché è importante giocare? Ma soprattutto, con cosa devo far giocare il mio bambino? Queste sono domande comuni che tanti si pongono quando entrano in relazione con un bambino, in particolare se molto piccolo.
Nel precedente articolo abbiamo iniziato un viaggio nello sviluppo del gioco del fino ai 18 mesi, analizzando le fasi evolutive e le necessità che lo caratterizzano, ma soprattutto focalizzando l’attenzione su quanto il gioco sia collegato e come sostenga il maturarsi delle altre competenze del bambino, come le capacità motorie e il linguaggio. Sostenendo una capacità infatti stiamo garantendo il corretto sviluppo delle altre, e quindi uno sviluppo armonico di tutte le competenze.
Continueremo dunque questo interessante viaggio nel gioco del bambino arrivando successivamente fino all’apice della sua maturazione intorno ai 5 anni di età.
In questo articolo però sottolineeremo l’esordio di una delle fasi evolutive più importanti del gioco: IL GIOCO SIMBOLICO.

Cosa è il Gioco?
Il gioco è parte centrale dello sviluppo psicomotorio del bambino ed assume un diverso significato nel corso della maturazione del senso di Sé, dell’indipendenza, delle abilità sociali e della creatività individuale.
Mediante il gioco il bambino sperimenta il rapporto con le persone, arricchisce la memoria, allena la concentrazione, studia cause ed effetti, riflette sui problemi, impara a controllare le emozioni, conosce la realtà circostante e arricchisce il vocabolario (Sheridan M,1984).
Tutto ciò si traduce nello sviluppo della personalità e nella realizzazione del bambino stesso.
Grazie al gioco il bambino potrà sviluppare una corretta coordinazione motoria e amplierà, grazie all’imitazione e alla sperimentazione, le possibilità di comunicare (giocare con l’altro) ed inserirsi in contesti sociali. Cercherà di creare Relazioni (con l’altro, con se stessi, con gli oggetti) ed esplorare il proprio corpo e le proprie capacità di agire.
Ricapitolando dal precedente articolo, nel primo anno di vita l’attività di gioco del bambino è di tipo prevalentemente motorio, concentrata sulla ricerca di sensazioni piacevoli e sulla conoscenza del mondo che lo circonda (Esplorazione).

In particolare in questo periodo attraverso tale attività, il bambino sperimenta un gioco finalizzato alla ricerca di sensazioni che arricchiscano il «SE» che si sta strutturando anche grazie al gioco di interazione con i caregivers.
Successivamente, superando i 18 mesi e avvicinandoci ai 24 mesi il gioco cambia forma, e la centralità d’interesse passa totalmente dalle persone all’utilizzo dell’oggetto.
Precedentemente il bambino utilizzava un oggetto assegnandogli una funzione simbolica, ma l’oggetto doveva essere realisticamente simile alle sembianze dell’oggetto da rappresentare (sostituti simili nella forma o nella funzione, ad esempio un bastoncino può essere usato come un cucchiaio).
Avvicinandosi ai 24 mesi gli oggetti non hanno più bisogno di una connotazione per forma o per funzione al fine di simboleggiare l’oggetto da rappresentare (una chiave può rappresentare ed essere utilizzata come un telefono).
I genitori possono partecipare al gioco sia dando suggerimenti sia agendo in prima persona attraverso il gioco di finzione, che il bambino può osservare e imitare.
Vengono così poste le fondamenta di un gioco più maturo basato sull’astrazione:

Il gioco simbolico
A partire dai 18 mesi possiamo quindi osservare l’esordio del gioco simbolico che è segnato dalla comparsa di azioni che rivelano la natura sociale e convenzionale degli
oggetti.
Gli oggetti vengono utilizzati in modo appropriato ma al di fuori del contesto normale e pertanto si può parlare di schemi pre-simbolici.

L’atteggiamento verso di questi è ancora realistico perché caratterizzato da una conoscenza funzionale dell’oggetto nelle situazioni reali (es. un bicchiere viene usato per bere anche “per
finta” e in assenza di acqua all’interno).
Intorno ai 24 mesi gli oggetti non hanno una connotazione per forma o per funzione ed è in questa fase che il bambino può stravolgerne l’utilizzo usando l’immaginazione, per esempio: una cucchiaio può rappresentare ed essere utilizzato come un telefono.

I genitori o le figure di riferimento del bambino possono e devono partecipare al gioco sia dando suggerimenti, sia agendo in prima persona per finta mentre il bambino osserva e imita il loro comportamento. Al fine dello sviluppo delle capacità ludiche pre-simboliche del bambino è importante anche fargli osservare quello che è il vissuto quotidiano della famiglia in modo tale che lui lo possa riproporre nei suoi giochi di finzione permettendo il passaggio ad un gioco simbolico correttamente strutturato.
Per gioco simbolico, quindi, intendiamo tutte le azioni decentrate dal contesto in cui si svolgono normalmente e che il bambino compie per puro piacere.

Dopo che il bambino ci ha osservato mentre apparecchiavamo o anche semplicemente nelle fasi del suo accudimento ( es. durante il pasto o durante il cambio del pannolino)
vedremo che queste le riproporrà anche nel suo gioco dando lui stesso da mangiare o accudendo un bambolotto, riproponendo e decentrando le stesse azioni che lui vede compiere su se stesso.
Le azioni “per finta” sono vere simulazioni di azioni di vita quotidiana.
Le principali caratteristiche che ci possono far capire se il nostro bambino si sta organizzando un gioco di tipo simbolico sono:
 La presenza della capacità di agire “come se”, al di fuori del contesto normale e reale (es. Fuori dal bagnetto far finta di lavare la bambola, mettere a dormire la bambola in una scatola) e comprende qualsiasi contesto di vita quotidiana che il b. riproduce al di fuori della realtà;
 La presenza della capacità di utilizzare oggetti sostitutivi rispetto a oggetti reali (es. Una penna può diventare un cucchiaio o un pettine):
 Abilità di compiere azioni solitamente svolte da altri, ciò che abbiamo visto fare dai nostri genitori sappiamo riprodurlo in contesti ambientali differenti.
 La presenza della capacità di collegare schemi di azione differenti in sequenze tematiche coerenti, partendo dall’elaborazione di singole azioni (episodiche) (es :Dare da bere, Dare da mangiare,Pettinare), per poi passare a combinazioni di 2,3,4, azioni (es. Fa finta di mescolare nel piatto e poi mangia), fino ad arrivare a compiere azioni diverse in sequenze coerenti
(es.Dà da mangiare al bambolotto e poi lo mette a dormire)

Superati i due anni di età compaiono le prime vere sostituzioni simboliche : il bambino può evocare la funzione dell’oggetto in sua totale assenza, per esempio la sua mano può assumere il gesto a fare finta che tale oggetto sia in mano (oggetto invisibile).

In questa fase le azioni sono rivolte quasi esclusivamente al bambino stesso e non includono altri partecipanti al gioco. Gli altri (principalmente oggetti es. bambolotti o orsetti) sono destinatari passivi dell’azione del bambino. Principalmente nella sequenza ludica di questo momento viene messa in atto una singola azione alla volta e non si è ancora in grado di combinare azioni simboliche diverse.
Nei contesti strutturati e scolarizzati come gli asili nido, o semplicemente in presenza di suoi coetanei potremmo osservare che il bambino di due anni non condivide il gioco con i suoi pari, ma gioca vicino e parallelamente ad essi senza creare punti di incontro. Questo è quello che viene definito Gioco parallelo.
In questa tipologia di gioco i bambini mettono in atto un’imitazione reciproca senza coordinazione: si osservano e si imitano compiendo le stesse azioni di gioco uno vicino all’altro ma senza parlarsi e condividere il gioco stesso.

Questa imitazione gli permette di osservare i propri pari e prendere spunto dal gioco dell’altro per ampliare le proprie conoscenze. Successivamente verso i 3 anni il bambino comincia ad esser autonomo ed è in grado di strutturare l’azione di gioco senza il supporto degli adulti.

Inizia ad esservi una scelta autonoma della situazione ludica e della realizzazione del copione in cui i ruoli diventano complementari, anche se il livello di integrazione tra bambini è minimo.
Questo che è l’inizio del gioco combinatorio simbolico lo affronteremo successivamente nel dettaglio.

CONCLUSIONI
Concludendo possiamo perciò dire che nella fase che intercorre tra i 18 e i 24 mesi di vita, il bambino mette le basi per la costruzione del suo gioco simbolico, importante strumento che gli permetterà di conoscere, esplorare e manipolare il mondo che lo circonda riportando il suo vissuto quotidiano in sequenze ludiche.
Inoltre comincia il decentramento dal suo gioco e inizia l’interazione, l’integrazione e l’ampliamento dei propri schemi ludici osservando quelli dei bambini intorno a lui, che fungono da punti di partenza e riferimento per quelle che saranno le future tappe dello sviluppo e dell’apprendimento.
I bambini sono sempre i migliori insegnanti in materia di gioco.

Dott.ssa Cristina Monaco, Centro Psicologia Castelli Romani

Piazza Pia 21, 00041 Albano Laziale

www.centropscicologiacastelliromani.it

 

BIBLIOGRAFIA
 Baumgartener E., «il gioco dei bambini», ed. Carocci, Roma,2004
 Brazelton T.B., «Il bambino da 0 a 3 anni», Ed. Fabbri, Milano,2003
 Sheridan M., «il gioco del bambino, Ed. Raffaello Cortina, Milano, 1984
 Sheridan M., «Dalla nascita ai 5 anni», Ed. Raffaello Cortina, Milano, 2009
 Dépliant, « A che gioco giochiamo», Ospedale Pediatrico A. Meyer, centro
Brazelton.
 Dépliant, «Giocando si impara», fondazione Pierfranco e Luisa Mariani,
Neurologia Infantile, Milano, 2008.