BANDA DELLA MAGLIANA V PARTE: ENRICO DE PEDIS E IL MISTERO DI EMANUELA ORLANDI

di Angela Barraco

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Enrico De Pedis, ormai divenuto unico boss del quartiere Testaccio, è anche il più ricco poiché ha saputo intrecciare amicizie tra i colletti bianchi e dai suoi mirati investimenti e dalle sue amicizie potenti, è divenuto il boss più potente e più ricco, ma anche il più invidiato. Dall’altro fronte ci sono i Maglianesi di Abbatino che sono rimasti ancorati allo spaccio e, dopo la spaccatura che si è venuta a creare, bramano vendetta. Enrico De Pedis sin da piccolo viene chiamato Renatino, nasce nelle borgate romane, ma sempre ben curato nell’apparire. De Pedis a 20 anni si unisce con la Banda di Giuseppucci e in pochi anni diventa il boss di Testaccio insieme al compagno Abbruciati. Sotto il suo rigidissimo controllo viene organizzato lo spaccio nella zona, ma le ambizioni di De Pedis sono altre, lui guardava oltre e puntava sull’investimento del denaro. Nei primi anni 80 De Pedis coltiva le amicizie giuste per reinvestire il denaro sporco in attività lecite. Diventa un bandito dal volto pulito. Nel 1983 la presidenza di Craxi, leader del partito socialista che spezza il lungo monopolio democristiano e introduce una politica mirata allo sviluppo del paese. Allo stesso tempo, maturano le condizioni per lo sviluppo della mafia dei colletti bianchi. L’abilità di Enrico De Pedis è quella di cavalcare anche quest’onda, e in poco tempo riesce a sedere a tavolo di politici, finanzieri e altri prelati.

I rapporti tra De Pedis e le più alte sfere del Vaticano, sono ancora oggi avvolte dal mistero e sono al vaglio degli inquirenti. Rappresentano un groviglio complesso alla base di uno dei misteri più oscuri che riguardano la nostra nazione, la scomparsa di Emanuela Orlandi.

22 giugno 1983, Emanuela Orlandi, 15 anni, figlia di un commesso della prefettura del Vaticano, scompare nel nulla. Dopo la sua lezione presso Sant’apollinare non farà più ritorno a casa. Le ricerche partono immediatamente e si affacciano i primi testimoni; l’ultimo ad averla vista è un vigile urbano, ha notato Emanuela salire su una BMW scura, ma la ragazza non è sola, è in compagnia di un uomo. La scomparsa di Emanuela Orlandi è un mistero fitto ma nel 2005 avviene una svolta, il programma televisivo “Chi l’ha visto?” parla della scomparsa di Emanuela Orlandi, quando arriva in trasmissione una telefonata che dice: “Riguardo al fatto di Emanuela Orlandi, per trovare la soluzione del caso, andate a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica di Sant’Apollinare e del favore che Renatino fece al cardinal Poletti, all’epoca”. Nella Basilica di Sant’Apollinare vi è una cripta e dentro la cripta è sepolto Enrico De Pedis, e si è scatenata la caccia al motivo che ha spinto e concesso la sepoltura di un criminale all’interno di una delle chiese più importanti di Roma. Si riapre la vicenda Orlandi, dopo tale scoperta, e si aggiunge ad essa anche l’ex compagna di De Pedis, Sabrina Minardi, che fa delle clamorose dichiarazioni. Sabrina Minardi dichiara a “Chi l’ha visto?” che Emanuela Orlandi fu portata a Monteverde all’interno di sotterranei, complice di tale sequestro sarebbe anche il cardinale Marcincus. La Minardi dice di aver partecipato al sequestro insieme a De Pedis, se tale dichiarazione avesse una valenza, rimane aperta l’ipotesi dei moventi. Si sono affacciati diversi moventi piuttosto inquietanti e vari.  Attualmente nulla ha dato riscontri concreti sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta ormai 30 anni fa. Non è nemmeno possibile spiegare il perché il boss di Testaccio, Enrico De Pedis, sia stato sepolto accanto a cardinali e vescovi, all’interno di una delle chiese più importanti di Roma.

Nel 1983, quando Emanuela Orlandi scompare e quando tutti gli uomini della Banda della Magliana vengono arrestati, De Pedis è il boss più ricco tra gli uomini della Magliana e ha imparato a gestire i soldi e principalmente li gestisce per il suo interesse personale, e questo ai suoi compagni non piace.

Le denuncie di Fulvio Lucioli hanno incastrato gli uomini della Magliana. Gli arrestati nutrono rancori, gelosie e bramano vendetta, cercando di distinguere bene gli amici dai nemici. Ognuno cerca di aggiustare il suo processo. Il primo a farlo è il maglianese Abbatino, che è pronto a tutto per uscire dal carcere. Abbatino negli anni ha imparato un modo per sottrarsi al carcere, usare se stesso come cavia umana. Si è iniettato sangue infetto, si è sottoposto a biopsie, gastroscopie e operazioni varie. Tutto ciò per essere trasferito in case di cura, dove i medici che ha corrotto gli possono produrre false prove e finte diagnosi. Per uscirsene da questo processo, per esempio, si fa diagnosticare un tumore allo stadio terminale, a qualche udienza presenzia in barella e viene portato via in ambulanza. La sua strategia lo porta ad essere ricoverato in una struttura. Inizia per lui un lento allontanamento dalla Banda, ma ai ragazzi non piace il fatto che Abbatino si sottrae ai suoi doveri di capo. Abbatino, che aveva promesso ai compagni incarcerati di aiutarli non appena avesse avuto la possibilità, non lo fa e ai compagni non piace e bramano vendetta. I compagni si rivolgono allora a De Pedis, l’unico ad avere la possibilità di deviare il corso della giustizia tramite le sue conoscenze. Non tutti però si fidano di De Pedis, c’è chi lo accusa di non aver trovato gli avvocati giusti come Edoardo Toscano è stato uno dei sicari della Banda della Magliana e rischia l’ergastolo.

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