Brescia, operazione Scarface: sgominata organizzazione dedita al riciclaggio. Rapporti con la ndrangheta all’ombra di tv locali

Nelle prime ore della mattinata odierna, nelle province di Brescia, Bergamo, Cremona, Asti,
Imperia, Savona, Sassari, Torino, 150 militari del Comando Provinciale di Bescia, coadiuvati nella
fase esecutiva da personale delle Compagnie Carabinieri competenti per territorio e con il supporto
di un velivolo del 2° NEC di Orio al Serio (BG), hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di
misura cautelare nei confronti di 21 soggetti.
La misura è stata emessa dal GIP presso il Tribunale di Brescia, su richiesta della locale DDA, che
ha concordato con le risultanze d’indagine raccolte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del
Comando Provinciale di Brescia all’esito di 3 anni di serrate investigazioni. Gli univoci e
concordanti indizi di colpevolezza hanno formato un solido quadro probatorio in ragione del quale
tutti gli indagati sono ritenuti, a vario titolo, responsabili di “associazione per delinquere” finalizzata
al “trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, impiego di denaro beni o utilità di provenienza
illecita, autoriciclaggio, dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici ed emissione di fatture per
operazioni inesistenti”, con l’aggravante – per alcuni – di aver tenuto la condotta “al fine di
agevolare l’attività delle associazioni mafiose” (art. 416 bis n. 1 C.p.).
Ecco i dettagli della misura cautelare:

  • 8 provvedimenti in carcere;
  • 6 provvedimenti agli arresti domiciliari;
  • 5 provvedimenti di obbligo di dimora nel comune di residenza;
  • 2 sospensioni della funziona pubblica nei confronti di 2 appartenenti alle FF.PP..
    L’articolata indagine, avviata nell’agosto del 2017 e consistita in attività d’intercettazione e analisi
    tabulati telefonici, coniugate con metodologie investigative tradizionali (perquisizioni e
    pedinamenti), ha accertato che il soggetto al vertice dell’organizzazione, Mura Francesco, un
    imprenditore italiano, pregiudicato, residente nel bresciano, unitamente agli altri sodali, tra i quali
    alcuni già noti e censurati, mediante proprie imprese televisive operanti in ambito locale e
    nazionale attraverso trasmissioni per le previsioni delle estrazioni del lotto:
  • fungeva da collettore di ingenti risorse economiche, frutto anche di attività illecite, che
    provvedeva a riciclare attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti,
    reimmettendole nel tessuto economico legale. Tale sistema, garantendo l’evasione fiscale e la
    disponibilità di somme contanti sottratte al fisco, favoriva oltre che lo stesso soggetto anche
    esponenti di spicco della ‘ndrina Barbaro–Papalia di Buccinasco (MI), rispetto alla quale, pur
    non risultando affiliato, può considerarsi contiguo (da qui la contestazione dell’aggravante di
    agevolare l’attività delle associazioni mafiose);
  • si avvaleva di un complesso reticolo di sodali, da lui coordinati, per generare e accantonare
    denaro contante, difficilmente tracciabile, ricavato principalmente da una serie d’illeciti di natura
    fiscale, quali contabilizzazione di spese per servizi inesistenti, nonché sfruttando fenomeni di
    evasione fiscale attuati attraverso dichiarazioni fraudolente.
    Le indagini, infatti, hanno ampiamente dimostrato come la ragnatela di società costruita dal
    predetto negli ambienti televisivi fosse caratterizzata da imprese solide e realmente strutturate
    attorno alle quali ruotavano altre società satelliti, speculari per oggetto sociale, fittiziamente create
    come “cartiere” per la produzione di fatture “gonfiate” o per operazioni inesistenti. Le imprese,
    realmente esistenti, operavano avvalendosi di un apparato logistico e di una pletora di lavoratori,
    con la quotidiana registrazione e messa in onda sui canali televisivi di trasmissioni per la

previsione dei numeri del lotto, ad ognuna delle quali veniva assegnata una numerazione
premium, anche detta “a valore aggiunto”. Gli effettivi utili aziendali derivavano quasi
esclusivamente dal volume di telefonate ricevute sulle predette numerazioni e venivano impiegati
per effettuare pagamenti verso le società satellite fittizie, intestate a prestanome, per la fornitura di
servizi inesistenti o comunque per prestazioni ampiamente sovrastimate. Le somme, una volta
versate alle società cartiere venivano da queste frazionate e accreditate su numerose carte
prepagate – fittiziamente intestate a terze persone – dalle quali veniva prelevata l’intera somma il
giorno stesso dell’accredito, o in quelli immediatamente successivi.
L’importo prelevato veniva così rimesso a disposizione – sotto forma di fondo in nero in denaro
contante – del sodalizio criminale che, a questo punto, provvedeva alle operazioni di autoriciclaggio
mediante l’acquisto di:

  • immobili fatiscenti all’asta, poi ristrutturati e rivenduti. Proprio le speculazioni edilizie, mediante
    l’acquisizione d’immobili provenienti da soggetti in forte difficoltà economica o già in
    liquidazione, rappresentano un settore strategico per il sodalizio criminale che, nel tempo, si è
    specializzato anche partecipando ad esecuzioni giudiziarie, nel settore fallimentare, in rinomate
    località turistiche, al fine di aggiudicarsi fabbricati di pregio a prezzi estremamente vantaggiosi e
    comunque nettamente inferiori al reale valore di mercato. Gli immobili acquisiti venivano poi
    sottoposti ad importanti lavori di ristrutturazione edile anche sfruttando, tra l’altro, le
    agevolazioni fiscali vigenti (bonus edilizi), con la possibilità di massimizzarne i margini di
    guadagno in caso di locazione, oppure di successiva vendita. Va inoltre sottolineato come il
    settore delle esecuzioni giudiziarie, che con l’avvento della crisi economica è certamente in
    forte ascesa, rappresenta un cono d’ombra, un terreno fertile per spregiudicati speculatori,
    anche legati alla criminalità organizzata, che necessitano d’investire e fare riemergere fondi neri
    altrimenti difficilmente giustificabili;
  • tabaccherie, sale scommesse e da gioco, tutti settori che, notoriamente, si prestano ad
    operazioni di riciclaggio. Attività commerciali la cui gestione era affidata a persone facenti parte
    del sodalizio stesso.
    Attraverso le tabaccherie compiacenti appositamente create è stata accertata un’ulteriore tecnica
    di autoriciclaggio. Infatti, le giocate vincenti dei privati cittadini venivano “acquistate” dal gestore
    della tabaccheria e pagate brevi manu con denaro contante, derivante proprio da quel fondo nero
    ampiamente e continuamente alimentato con le chiamate ai numeri “a valore aggiunto” dei cittadini
    alle società televisive per la previsione dei numeri del lotto.
    Le intercettazioni hanno documentato l’ampio ricorso a questo sistema, largamente diffuso e ben
    collaudato nei contesti di criminalità organizzata per il riciclaggio di denaro contante di provenienza
    illecita. Consiste nel recuperare – tramite compiacenti esercenti – tagliandi e/o ricevute inerenti
    vincite di gioco (lotto, superenalotto, gratta&vinci ecc.), per poi intestarli alle persone che hanno
    bisogno di far emergere e di reimmettere nel tessuto economico legale le somme di denaro
    contante di cui dispongono e delle quali, diversamente, non saprebbero giustificare la disponibilità.
    Con queste modalità, fra il 1° gennaio 2014 e il mese di marzo 2019 – data in cui si sono concluse
    le verifiche contabili e fiscali, il capo dell’organizzazione è riuscito a dimostrare falsi profitti per
    circa 500mila Euro. L’autoriciclaggio del denaro che rientrava in circolo sul mercato determinava,
    quale indiretta conseguenza, l’inquinamento delle dinamiche di libera concorrenza anche per le
    condizioni assolutamente non competitive proposte dai malviventi che, in tal modo, riuscivano ad
    aggiudicarsi beni e servizi, soprattutto in questo momento di profonda crisi economica, in ragione
    dell’enorme disponibilità di contante.

E’ altresì al vaglio la condotta di un dipendente della filiale di una banca in provincia di Brescia il
quale, omettendo di svolgere i previsti controlli sui flussi finanziari, ha di fatto consentito la
perpetrazione dei summenzionati reati per il periodo documentato dalle indagini.
Contestualmente, in ragione dell’evidente sproporzione fra i redditi dichiarati e i beni posseduti, a
seguito di mirati accertamenti patrimoniali, sono state eseguite anche misure patrimoniali a
carico degli indagati, consistite nel sequestro dei sottonotati beni mobili e immobili, per un
ammontare complessivo pari a Euro 25.000.000 (venticinque milioni), quale provento delle
attività illecite:

  • 3 ville di pregio (di cui 1 in Costa Smeralda, 1 in località Poggi di Imperia e 1 a Erbusco – BS), 4
    appartamenti (di cui 1 a Bardonecchia – TO, 2 a Imperia e 1 a Rovato – BS) e 2 negozi nel
    bresciano;
  • 39 fabbricati e 14 terreni, alcuni dei quali siti nelle province di Cremona e Caserta:
  • nr. 6 società (di cui 5 televisive e 1per servizi finalizzati alla gestione di tabacchi/ricevitorie);
  • nr. 2 licenze commerciali (tabaccheria/ricevitoria);
  • nr. 4 veicoli (di cui 1 Porsche Macan, 1 Mercedes GLA, 1 Mini Cooper e 1 scooter BMW C650
    Sport);
  • nr. 36 conti correnti in Italia per un ammontare di 1,5 milioni di euro;
  • 400mila in denaro contante, rinvenuti all’esito delle odierne perquisizioni domiciliari.
    Al riguardo, seguiranno ulteriori accertamenti patrimoniali anche su conti correnti esteri.
    Inoltre, presso l’abitazione di uno dei destinatari della misura cautelare in carcere, all’esito della
    perquisizione domiciliare, è stata rinvenuta e sequestrata una pistola clandestina, marca CZ
    modello VZOR, cal. 7,65 completa di due serbatoi e 70 colpi dello stesso calibro. In ragione della
    detenzione dell’arma, la citata persona è stata anche tratta in arresto in flagranza del reato di
    detenzione di arma clandestina.