Antifascismo? Qualcuno vive su Marte…

Un paese fermo, triste e senza futuro. In un Italia che non trova nessuna soluzione ai mille problemi che circondano i cittadini, a pochi giorni dal 2018 il problema da risolvere rimane solo uno: il fascismo. Lontani dal tempo, da qualsiasi forma di realismo tutti compresi si uniscono nella paura di rivedere all’orizzonte il ventennio fascista. Non si parla di altro. Sembra un paese rimasto al 1946 o magari nel pieno degli anni di piombo, dove c’era sempre chi vedeva il pericolo “nero” all’orizzonte, mandando una generazione allo scontro armato.

E’ un dovere di tutti aprire gli occhi, non raccogliere sempre quello chi ci viene fatto vedere per sa quali scopi o direttive

La lista dei problemi che devono affrontare i politici è immensa. Dalla sanità allo sbando, ai trasporti, ad un tasso di disoccupazione spaventoso, ad un territorio regionale (come il Lazio per esempio) che vede la presenza di oltre 90 clan legati alla criminalità organizzata, ad aumento indescrivibile di tumori per cause ambientali e non solo e potremmo continuare all’infinito.

 

Ma il problema nel 2018 rimane il fascismo

La stessa giunta Raggi qualche giorno fa, probabilmente non avendo nulla a cui pensare, vista la situazione in cui versa la Capitale ha mandato una squadra a togliere un murales nel quartiere Prenestino dove si ricorda un ragazzo missino ucciso nel 1975, quando aveva appena 16 anni, da un commando brigatista.

 

Siamo al paradosso storico

Non avendo argomenti da trattare, non avendo la capacità per risolvere i problemi si rispolvera la storia di 100 anni fa, distraendo la popolazione su paure inesistenti. Del resto è un classico per chi detiene il potere. Ad un’intera popolazione, che per fare un’analisi specialistica in una struttura ospedaliera, deve aspettare dai 6 mesi ad un anno, potremmo chiedere se all’orizzonte vede le camicie nere. O magari ai cittadini coinvolti nei terremoti, se desiderano una casa (costretti a vivere un altro inverno al freddo) o magari se intravedono in lontananza il Duce con il Re. Non è una storia divertente, ma è quello che si respira nel bel Paese. A noi cittadini (quelli liberi), rimane il diritto di vedere la realtà con i nostri occhi. Di non farci intrappolare dai soliti giochetti visti e rivisti.

 

Marco Staffiero




Fotomontaggio contro Salvini: cosa non si fa per un po’ di pubblicità

Cosa non si fa pur di lanciare un blog sconosciuto dove ignoti alle cronache provocano i non protagonisti  di una politica che ha perso la sua missione.

Adesso abbiamo anche la brutta e malconcia copia di Charlie Hebdo. Cosa ci ha guadagnato il nostro il Paese? Nulla. Un momento di gloria per chi non ne avrebbe mai avuta se non fossimo quasi  tutti talmente chiacchieroni e lingue lunghe da ignorare ciò che davvero ci sta piovendo addosso per correre dietro a chicchessia. Facciamogli un po’ di pubblicità! Tanto è questo ciò che interessa. E chi ne trae i benefici in questi giorni sono il politico e i provocatori. Su, forza, mettiamo ancora qualche click. Ripercorriamo cosa successo, tanto questo viene bene a tutti i cronisti che si rispettino.

Un fotomontaggio, intitolato “Ho un sogno”, che lo ritrae imbavagliato e con il microfono di una diretta televisiva ma, soprattutto, con un drappo delle Brigate Rosse alle spalle. Come se fosse ostaggio dei terroristi, insomma. Violenza sul web anche ai danni di Matteo Salvini, che commenta sempre su Facebook postando il ‘fake’ e affermando: “Incredibile. Questa è vera violenza. Non mi fanno paura, mi danno ancora più forza: andiamo a governare!”.

Il segretario della Lega specifica che il post è di “Vento ribelle”, di ieri. “Oggi stesso denunceremo l’autore – annuncia – e attendo reazioni scandalizzate come quelle dei giorni scorsi dove è stato detto tutto e il suo contrario su episodi di presunta violenza”. “Sono altrettanto sicuro – prosegue – che di fronte a tante inaccettabili minacce si aprirà anche un serio dibattito sulla violenza vera e non presunta. Ovviamente mi auguro che dopo tante chiacchiere sulle fake news e la violenza su Facebook partano indagini vere e approfondite sull’autore di questo gesto”.

“Provano a fermarci in tutti i modi. Calunnie, intimidazioni persino minacce ma nessuno può fermare chi ha il consenso della gente ed è forte della ragione delle proprie idee. A chi minaccia Matteo Salvini rappresentandolo come Aldo Moro consigliamo di trovarsi un buon avvocato, di studiarsi un pò storia e di parlare con le famiglie di chi è morto negli anni di piombo così da imparare un pò d’umanità. Siamo stanchi della democrazia a senso unico, della solidarietà a parti alterne. La violenza in ogni sua forma deve essere condannata senza se e senza ma. Dove sono oggi le anime belle della sinistra?”. Così i presidenti dei gruppi parlamentari leghisti, Massimiliano Fedriga e Gian Marco Centinaio.

La nostra dirigente Monica Nassisi, aveva segnalato ieri a Facebook la vergognosa foto che minaccia Matteo Salvini
La risposta del social network e’ allucinante: “Non viola gli standard della comunita’”. Sembra scritta da Laura Boldrini, per la serie due pesi e due misure pic.twitter.com/xngPAHS6gd

— Francesco Storace (@Storace) 4 dicembre 2017

“A nome mio e del Pd rivolgo piena solidarietà a Matteo Salvini per il violento quanto indegno post che è apparso su Fb”, afferma Emanuele Fiano, responsabile Sicurezza del Pd. “Bavagli e ricordi di un sanguinario passato terroristico – prosegue – sono da condannare con forza. Le autorità facciano piena luce su un gesto grave, visto che il web non può e non deve essere terreno di caccia incontrastato per sostenitori di diversi estremismi”.

“Solidarietà all’amico Matteo Salvini. La violenza è sempre inaccettabile. Il web non può diventare un luogo di odio!” Lo scrive su Twitter Giovanni Toti, presidente della regione Liguria e consigliere politico di Silvio Berlusconi.

Cosa è Vento Ribelle

Vento Ribelle è un blog che si dichiara: “Anti fascista, anti razzista, anti capitalista, anti militarista, anti colonialista e anti imperialista”. Evviva. Evviva. Al blog, il cui traffico risulta così basso da non essere calcolato dagli strumenti di analisi dei siti, è associata una pagina Facebook (mi raccomando non perdetevi queste chicche!) che ha invece 114.897 persone che seguono gli aggiornamenti, fatti spesso da foto prese da internet accompagnate da una didascalia che ne danno un senso politico. La pagina è gestita da Gian Piero Sartiani e Davide Codenotti e in queste ore hanno richiamato l’attenzione per il fotomontaggio Matteo Salvini.




“Liberi e Uguali”, Pietro Grasso ufficializza la nascita della nuova sinistra: le premesse sono ottime. Vedremo il cammino

Di primo acchito viene subito da pensare che il paese in questi anni difficili abbia bisogno di interventi e riforme urgenti su vasta scala e una ennesima formazione politica sembra un piatto prelibato servito tardivamente al ristorante a fine pasto nel momento in cui i commensali sono oramai abbondantemente sazi.

Ma il quadro politico italiano, al momento, conta e vede una egemonia delle destre che non trovano sul terreno di confronto politico nessuna contrapposizione e nessuno schieramento che possa dargli filo da torcere. Non è chiaro se la debacle delle sinistra sia tutta da attribuire a Matteo Renzi allo stesso modo come erroneamente una dozzina di anni fà si attribuivano tutte le colpe possibili e immaginabili al cavaliere.

 

Resta il fatto che la sinistra di oggi, più che mai, ha perso il “senso di se stessa” e le ideologie, che sembrano forse ritornare ad avere un barlume di senso e coerenza, servono forse a ristabilire un certo ordine per schieramenti politici oramai divenuti vere e proprie “insalate miste” contrassegnate solo da una sigla ed un nome che richiamano i soliti valori puri e positivi.

 

Il Presidente del Senato della Repubblica Pietro Grasso durante l’assemblea del Movimento Democratico e Progressista ha ufficializzato la nascita di una nuova entità politica a sinistra dal nome “Liberi e Uguali”. Una sala gremita ha applaudito ed acclamato il primo discorso politico di Grasso all’indomani dalle dimissioni da un PD disastroso in corsa accellerata verso un suicidio politico e storico che vedrà probabilmente l’epilogo alle prossime elezioni previste a Marzo 2018.

Grasso è apparso un uomo deciso che con forza e la voce spesso rotta dalla commozione ha chiuso con un passato scomodo e doloroso. Al microfono ha esordito alla platea: “Le dimissioni dal PD sono nate da una esigenza interiore. Poi mi hanno offerto seggi sicuri e mi hanno chiesto di fermarmi un giro, di fare la riserva della Repubblica. Mi dispiace ma questi calcoli non fanno per me”.

Un chiaro taglio con un passato per una sinistra che si spera possa tornare ad essere una forza politica importante per il paese quale bilanciamento fra opposte visioni politiche che allontanano rigurgiti del passato già “ricomparsi dalle fogne” e rischi di revisionismo già in corso nell’intenzione malsana di cambiare la storia, quella vera.

 

La destra di oggi sembra essersi persa in una demagogia spiazzante e desolante adottando una strategia politica basata sul “chi va là” e focalizzando “l’uomo nero invasore e cattivo” come unico nemico colpevole d’ogni male e la sinistra, incapace di autocritica, mostra un assoluto ed evidente interesse negli equilibri interni di potere e di mantenimento delle poltrone litigando fra di loro e dando le spalle al cittadino che oramai diserta i seggi elettorali ancor meno stimolato da leggi elettorali create quasi per raggirarlo.

 

In questo quadro caotico e disastroso la prima forza politica, il M5S, cammina da sola e paga il prezzo di una organizzazione che per ragioni ovvie spesso fà acqua da tutte le parti nell’anomalia di credere di voler essere “democatici ma solo come dicono e vogliono i vertici”.

 

Grasso sà benissimo che lo aspettano confronti e problemi che non si possono certo risolvere con l’ennesimo bel programmino politico che oramai, nella sua sostanza, risulta uguale e chiaro per tutti. Se “Liberi e Uguali” riuscisse a rappresentare una forza di coalizione capace di intendersi ed ascoltare i cittadini e i buoni propositi provenienti da qualsiasi opposizione, allora una speranza di “dire e fare una cosa di sinistra” potrebbe davvero apparire all’orizzonte.

 

Piace il coraggio e l’idea che una forza alternativa di sinistra corregga la propria vecchia parte oramai corrosa e inutilizzabile. Risulta comunque fortemente incoraggiante, non solo per i cittadini siciliani, che un leader come Pietro Grasso scenda in campo di persona quale protagonista assoluto della lotta contro la mafia, prima metastasi di un paese morente, che portò a termine importanti catture di latitanti storici e presenziò fra i giudici al maxi processo mettendoci la faccia e rischiando la vita. E le premesse sono ottime. Vedremo il cammino.

 

Paolino Canzoneri




Minacce a Salvini: imbavagliato sotto simbolo BR

“Incredibile. Questa è vera violenza. Non mi fanno paura, mi danno ancora più forza: andiamo a governare!” Così il segretario della Lega Matteo Salvini su Facebook dove ieri ha postato una foto di “vento ribelle” che ritrae Salvini imbavagliato davanti al simbolo delle brigate rosse con il commento “ho un sogno”. “Oggi stesso denunceremo l’autore – dice Salvini – e attendo reazioni scandalizzate come quelle dei giorni scorsi dove è stato detto tutto e il suo contrario su episodi di presunta violenza”.

 

“Sono altrettanto sicuro – prosegue il leader della Lega Matteo Salvini – che di fronte a tante inaccettabili minacce si aprirà anche un serio dibattito sulla violenza vera e non presunta. Ovviamente mi auguro che dopo tante chiacchiere su fake news e violenza, su Facebook partano indagini vere e approfondite sull’autore di questo gesto”.




Pirozzi strizza l’occhio ai partiti di centrodestra: ok ma do io carte

Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice e candidato alla presidenza della Regione Lazio, come fa spesso, parla di pallone e allude alla politica. Manda messaggi. Ai partiti del centrodestra perché prendano posizione, “ma le carte le do io”.

Agli avversari politici. A chi lo critica perché speculerebbe sul terremoto. Lo fa anche oggi nel cuore di Primavalle, periferia difficile della Capitale. E’ la seconda tappa del suo ‘tour’ (“ma io dico ‘giro’ perché sono italiano”) in quegli angoli del Lazio che per lui sono terremotati anch’essi “perché abbandonati”.

In mattinata incontra alcune famiglie in difficoltà: “Manca il lavoro, questa è la prima cosa – commenterà più tardi – La Regione può fare molto attingendo ai fondi europei su cui siamo in ritardo”. Lui intanto in campo c’è, e lancia frecciate a 360 gradi.

A partire dal governatore in carica Nicola Zingaretti: “Parla di civismo ma è un uomo di apparato”, per passare poi alla candidata M5S Roberta Lombardi e alla sindaca di Roma, Virginia Raggi.




Palermo: Il nuovo governo regionale di Lello Musumeci nasce con grane urgenti

PALERMO – Ad una manciata di giorni dalle elezioni Regionali in Sicilia il quadro politico vede il nuovo presidente della Regione Nello Musumeci alle prese con le nomine e deleghe degli assessori che faranno parte del nuovo governo.

Nella rosa degli eletti figurano elementi fedeli a Musumeci e spicca la presenza anche di ex DC mentre si è notata l’assenza della Lega. Una lunga notte trascorsa a creare un quadro politico che avrà il compito arduo di regolare bilanci e occuparsi di tutta una serie di incombenze e deleghe di non poco conto.

Di Forza Italia sono stati eletti ben cinque poltrone: si occuperà dell’economia Gaetano Armao 55enne avvocato e docente universitario e fondatore di Siciliani Indignati con cui si era inizialmente candidato; Vittorio Sgarbi 65enne famoso e “burrascoso” critico d’arte di Ferrara sottosegretario del governo Berlusconi si occuperà dei Beni Culturali; alle infrastrutture Marco Falcone capogruppo di FI nell’ultima legislatura; la 58enne Bernadette Grasso del collegio di Messina eletta in FI si occuperà di Funziona pubblica e Autonomie Locali mentre per l’agricoltura e pesca la delega è stata assegnata al 43enne Edy Bandiera assessore per la prima volta dopo esser stato supplente del deputato Sorbello nella scorsa legislazione.

Il Presidente Nello Musumeci ha voluto a fianco i suoi fedelissimi e ha assegnato gli altri ruoli ad altrettanti assessori di schieramento politico differente come Vincenzo Figuccia 43enne sociologo dell’UDC che avrà il compito non certo facile di gestire energia rifiuti e servizi di pubblica utilità; sempre dell’UDC si occuperà delle attività produttive Mimmo Turano di 52 anni procuratore legale e deputato di lungo corso all’Ars laureato in giurisprudenza; fra i piu giovani il 37enne Ruggero Razza della lista Diventerà Bellissima avvocato penalista che ha sempre definito Musumeci “suo maestro” si occuperà della sanità; di Fratelli D’Italia, Musumeci ha designato il 50enne tenente colonnello dei carabinieri Sandro Pappalardo al turismo e sport; il 50enne avvocato Totò Cordaro dei Popolari e Autonomisti si occuperà invece del territorio e ambiente; della stessa provenienza politica l’ex direttore dell’università di Palermo Roberto Lagalla avrà il compito di occuparsi della formazione mentre per Lavoro e Famiglia ci sarà ad occuparsene Mariella Ippolito, 57enne farmacista di Cattolica Eraclea. Un nuovo governo pronto ma con grane da risolvere in tempi strettissimi come la soluzione del problema rifiuti che ieri sera ha visto lo scadere dell’ordinanza che consentiva di utilizzare oltre i limiti di legge gli impianti di biostabilizzazione che hanno il compito di separare le parti umidi da quelle secche per quel che riguarda lo smaltimento in discarica di tutti i rifiuti prodotti quotidianamente.

Musumeci per avere un quadro chiaro a 360° ha mandato una richiesta a tutti i dirigenti dei dipartimenti per avere sulla sua scrivania relazioni complete e dettagliate su tutte le emergenze necessarie per poter spronare gli assessori a darsi da fare il prima possibile.

Le parole del nuovo presidente della Regione Sicilia a proposito delle difficili grane da risolvere: “Abbiamo deciso di tenere un profilo basso nella comunicazione esterna, spero vogliate apprezzarlo.

Il momento è drammatico, preferiamo parlare solo quando le cose sono avviate o sono state fatte. Abbiamo scelto questa linea, sappiamo che incontrerà il vostro favore e la vostra comprensione. Qualcosa faremo e vi diremo nei prossimi giorni, dateci il tempo di avviare questa macchina e poi vi sorprenderemo”. Vittorio Sgarbi intanto, dopo la nomina ha salutato i colleghi assessori e se ne è andato rinunciando a presenziare per la foto di rito del nuovo governo appena insediato.

Paolino Canzoneri




Roma, metro A affidata al cugino dell’assessore M5S. “Onestà, onestà”

ROMA – “Onestà, onestà” questo slogan pentastellato si sta svuotando della sua missione principale: il MoVimento Cinque Stelle dovrebbe rappresentare una rottura rispetto a logiche della vecchia politica ma purtroppo i fatti dicono un’altra cosa: a Roma, la metro A è stata affidata a Federico Chiovelli, cugino dell’Assessore M5S del XV municipio romano Paola Chiovelli.

Il MoVimento 5 Stelle non doveva cambiare musica e distinguersi?

Non sono poche le difficoltà in cui versa il servizio dei trasporti romano e chi quotidianamente prende la metro ne è pienamente consapevole. Per risolvere i problemi, quantomeno della metro A, è stato scelto Federico Chiovelli un nome che non suona nuovo.

Chiovelli infatti nel 2016 fu rimosso dalla linea Viterbo-Roma dall’ex direttore generale dell’Atac, Marco Rettighieri, che entrò in rotta di collisione con la giunta Raggi e si dimise.Dopo qualche mese anche un altro dg Atac, Bruno Rota rompe con la sindaca Raggi e, a luglio di quest’anno, utilizza parole infuocate contro Enrico Stefàno, presidente della commissione mobilità del Campidoglio:

“Lui e non solo lui, mi hanno parlato di giovani da promuovere. Velocemente. Nomi noti. Sempre i soliti. Suggerisco a Stefano, nel suo interesse, di lasciarmi in pace e di rispettare chi ha lavorato. Onestamente. Sempre i soliti”

E’ lecito domandarsi per quale motivo a Chiovelli sia stata affidata una responsabilità così alta e poco opportuna (viste le parentele) nonostante lo stesso sia stato allontanato dal lavoro svolto.

I numeri allarmanti di Atac

Disagi e numeri delle corse allarmanti. A maggio la perdita del servizio è stato pari al 3,85%. A perdere il maggior numero di chilometri è stata la metro A con 26144. Per la metro B perdita pari solo a 2679 chilometri. A giugno il servizio non reso è salito  al 6,34%, con sempre la metro A a far la parte da leone. Luglio è il mese chiave di questo racconto. Il mancato servizio ha infatti sfiorato il 10%, registrando il sorpasso, per i chilometri persi, della metro B sulla metro A.

Agosto mese sostanzialmente tranquillo, nel quale il servizio della linea è stato praticamente dimezzato  come certificato dai numeri. A settembre e ad ottobre il servizio è andato peggiorando: -13,69% sulle tre linee metro a settembre e -16,59% ad Ottobre.

Se a settembre la perdita sulla B è stata di 64.843 chilometri e ad ottobre di 67.684, la metro A ha visto crescere i propri problemi soprattutto ad ottobre arrivando a perdere 59.030 contro i 36.185 di settembre

 

 

 




Regione siciliana: indagato il neo eletto Luigi Genovese per riciclaggio

Indagato Luigi Genovese, neoeletto di Forza Italia in Sicilia. Il suo nome appare nell’ordinanza di sequestro della Guardia di Finanza per beni di valore pari a 100 milioni di euro: azioni, beni mobili ed immobili, società di capitali e conti correnti. ”Sto’ già valutando insieme al mio legale di fiducia le iniziative da assumere in sede giudiziaria. – ha detto Genovese dopo aver appreso la notizia dell’inchiesta coordinata dal procuratore De Lucia e dall’aggiunto Ardita – Certo di dimostrare la linearità e la regolarità della condotta mia e dei miei congiunti, – ha proseguito Genovese – nella gestione dei beni di famiglia. Anche se la tempistica di questo provvedimento può apparire sospetta, voglio credere che non vi sia alcuna connessione con la mia recente elezione all’Assemblea Regionale Siciliana. Non consentirò nessuna eventuale strumentalizzazione in chiave politica”.

Le accuse promosse dai giudici del tribunale di Messina sono precise

Luigi Genovese “è il prestanome e beneficiario dell’operazione del padre compiuta per sottrarsi al pagamento di imposte sui redditi e sul valore aggiunto” da addizionarsi agli “interessi e sanzioni amministrative comminate dalla commissione Tributaria”. È infatti allo studente ventunenne Luigi che il padre Francantonio ha intestato parte del suo patrimonio. Sotto il torchio giudiziario anche la moglie, Chiara Schirò, già condannata qualche mese fa a 2 anni e due mesi nell’ambito dello scandalo per la formazione professionale, il nipote Marco Lampuri e la figlia Rosalia.

La nuova famiglia Malavoglia però si regge salda all’operato di Padron ‘Ntoni (Francantonio), primo segretario Pd in Sicilia, deputato del partito renziano e approdato finalmente a Forza Italia solo dopo essere stato condannato in primo grado per associazione per delinquere, riciclaggio, truffa, frode fiscale, peculato inverso la Regione Sicilia tramite enti gestiti personalmente o dai suoi famigliari. È da inserirsi in questa truffa da 20 milioni di euro, la messa in accusa del figlio Luigi.

 

Lo storico naufragio che ha dato il via alla catastrofe è iniziato quando le autorità hanno chiesto al fisco elvetico i nominativi degli italiani con polizze assicurative sospette

La Guardia di Finanza di Milano, proprio nell’analizzare i documenti di provenienza svizzera, sono incappati in 16 milioni di fondi esteri schermati da una polizza accesa attraverso un conto presso la società Credit Suisse Life Bermuda Ltd. Il parlamentare è perciò accusato di aver riportato nella penisola 6 milioni di euro in modo da non essere rintracciabili.

Dal 2016 gli Genovese vengono inseguiti dall’Agenzia delle Entrate al fine di verificare le discrepanze tra redditi e patrimonio, svelando così una complessa attività di riciclaggio per eludere e frodare il fisco. Ciò è stato orchestrato servendosi di enti a loro correlati i quali hanno realizzato operazioni di trasferimenti immobiliari e finanziari per aggirare la rete del fisco con lo scopo di allontanare dal vortice del ciclone i 16 milioni e per sottrarsi al versamento delle imposte e delle sanzioni amministrative di 25 milioni di euro, nate dallo scandalo della formazione professionale.

 

Subito dopo Luigi si rende complice del padre per rendere nullo il pignoramento effettuato da Riscossione Sicilia sulle quote di Francantonio che nel mentre si era sbarazzato di tutto il patrimonio finanziario per sfuggire all’aggressione dell’Agenzia delle Entrate. Il deputato ha partecipato come custode delle quote alle assemblee dove si è deciso di azzerare il valore delle proprie azione (svariati milioni) e il subentro del figlio Luigi nella società Gefin con la sottoscrizione di aumenti di capitale, resi possibili con un versamento di denaro bonificatogli nei giorni precedenti dal padre, a dimostrazione delle finalità illegittime ed illecite.

 

I giudici così riassumono l’accaduto: “Dapprima artificiosamente (gli indagati N.D.A.) determinavano un aumento di capitale, rispetto al quale Francantonio Genovese rinunciava a sottoscrivere le quote, affinché in esisto ad esso il figlio, benché privo di risorse economiche proprie sottoscrivesse i nuovi titoli acquisendo il 51,61 per cento del capitale”. In ultimo i giudici fanno riferimento ad indizi gravi, plurimi e convergenti sottolineando il rischio di una possibile correlazione con somme sparite ed a successivi introiti da ricercare nel passato della famiglia.

 

Questa serie di politici immischiati nei putridi olezzi del malaffare non si concludono qui. Purtroppo, finora, i Genovese occupano il quarto posto a livello cronologico in Sicilia. A 18 giorni dalle elezioni del 5 novembre in Sicilia, erano finiti indagati Riccardo Savano (FI) accusato di truffa e appropriazione indebita, Edy Tamajo (Sicilia Futura) per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale e Cateno De Luca (Udc) per evasione fiscale. Se il futuro della Sicilia dovrà ancora scontrarsi con le magagne giudiziarie di chi la governa, non resterà nemmeno più la speranza, rinomata per essere l’ultima a morire, dei giovani siciliani. L’Italia tutta necessiterebbe di una rivoluzione di chiarezza e trasparenza, le basi di una democrazia salda e potente.

 

Gianpaolo Plini




Ostia, ballottaggio M5S-centrodestra: seggi blindati, spettro non voto

OSTIA (RM) – Il municipio di Ostia si prepara a scegliere la sua nuova guida politica, dopo due anni di commissariamento per infiltrazioni criminali. Urne aperte alle 7 e chiuse alle 23, con i 183 seggi vigilati anche da agenti in borghese. Seggi blindati dopo la vicenda dell’aggressione ad un giornalista, che ha portato all’arresto di Roberto Spada.

E che il clima non sia dei più sereni sul litorale romano lo testimonia anche l’intimidazione al circolo Pd di Ostia con il portone bruciato da ignoti. Ma, mentre le forze dell’ordine saranno impegnate a tutto campo per garantire la regolarità del voto e a evitare “condizionamenti”, c’è un altro spettro che incombe sulla consultazione elettorale: l’astensionismo.
A sfidarsi per la poltrona di presidente del X municipio sono due donne: Giuliana Di Pillo, la candidata del Movimento 5 Stelle e Monica Picca, in corsa per il centrodestra. Chi è rimasto fuori dalla sfida, segnatamente Pd e Casapound, non ha dato indicazioni di voto.




Amatrice, nuova area commerciale: Zingaretti nella terra di Pirozzi

AMATRICE (RI) – Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, è giunto ad Amatrice, il comune del Reatino colpito dal terremoto dello scorso anno. Il governatore è in visita le attività delocalizzate in seguito al sisma nella nuova area commerciale ‘ex Cotral’ realizzata dalla Regione Lazio. Dopo oltre un anno dal sisma che provocò la morte di 297 persone, Amatrice e i piccoli centri che la circondano, piano, piano stanno tornando alla normalità. Si procede con adesso con il rilancio delle attività commerciali ma tanto ancora c’è da fare soprattutto sotto il profilo dell’aiuto psicologico ai terremotati.

Dopo il supermercato riaperto ad agosto scorso, e l’Area Food, è stata inaugurata anche l’Area commerciale ‘Triangolo’ realizzata dalla Regione Lazio. Quest’estate sono state consegnate le chiavi dei locali a 27 commercianti che hanno allestito i negozi e già aperto. L’assessore regionale allo Sviluppo Economico e Attività Produttive, Guido Fabiani, ha inaugurato la struttura: “Uno degli obiettivi primari della fase di ricostruzione è stato quello del rilancio delle attività e oggi si allarga ad Amatrice il numero di imprese che ricominciano garantendo ai cittadini servizi e lavoro”. Intanto sono numerosi i turisti che continuano ad arrivare nei luoghi colpiti dal violento sisma – soprattutto dal nord – per contribuire alla rinascita di queste zone. Oltre ad assaggiare il tipico piatto locale, la famosa pasta all’amatriciana – servita nei tre ristoranti già aperti – i visitatori possono partecipare alle varie iniziative promosse in questi giorni. Tra queste: le escursioni che permettono di conoscere bellezze naturalistiche quasi sconosciute. Insomma l’attuale presidente della Regione Lazio va nella terra del candidato presidente alla Regione Sergio Pirozzi.

Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha infatti tenuto un colloquio con il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, nella sede del Comune reatino. È il primo incontro dopo il lancio della candidatura di Pirozzi alla presidenza della Regione Lazio. Zingaretti ha raggiunto il municipio di Amatrice dopo aver visitato la zona rossa è una delle aree commerciali realizzate dalla Regione Lazio.




Totò Riina: la morte da “eroe” di ‘U Curtu (vista dalla parte di Cosa Nostra)

Più di questo, la giustizia italiana non poteva fargli. Venticinque ergastoli, che non avrebbe mai scontato, ma che comunque l’avrebbero incatenato per sempre ad una cella, sono stati la massima punizione con cui lo Stato italiano ha potuto colpire Totò Riina, ‘U Curtu, morto di tumore a 84 anni, assistito meglio di qualunque cittadino onesto e senza mezzi; portandosi dietro tutti i segreti di cui era depositario, e che erano il capitale che gli consentiva di condizionare la sua detenzione. Finché non avesse parlato. Cioè nulla. Riina ha continuato a comandare e a minacciare dal suo 41 bis, lo stesso per cui aveva ordinato le bombe di via dei Georgofili, la strage di via Palestro e la stagione degli attentati, di cui fa parte anche il fallito attentato contro Maurizio Costanzo, reo di aver preso posizione contro Cosa Nostra. Guardando in prospettiva, il panorama non è incoraggiante.

 

E fa venir voglia di capire più da vicino cos’è la Mafia

Certo non è una comune organizzazione criminale. Il salto di qualità ai primi del Novecento lo ha ben descritto Federico De Roberto nel suo romanzo ‘I Vicerè’, censurato per quasi cent’anni, quando i figli di quelli che erano divenuti latifondisti furono mandati ‘ a Roma’, per prendere una laurea. L’appoggio della politica, trasformatosi poi in ‘discesa in campo’ in prima persona, alla ricerca di appoggi per il conseguimento del potere – teso poi alla conquista di importanti posizioni economiche – ben rappresenta ciò che la mafia era, ed è, compresa la trasformazione in multinazionale finanziaria. Dalla Chiesa è stato ucciso perché aveva capito che seguendo il denaro si arrivava ai capi, e a quella fantomatica ‘cupola’ mafiosa che rimane ancora, per alcuni, un mistero.

 

Più o meno la stessa via che hanno seguito Falcone e Borsellino

Ma ogni volta che si indaga seriamente sulla mafia, a trecentosessanta gradi, succede che chi lo fa viene eliminato. Per il teorema inverso, chi indaga e non subisce attentati è tacciabile di complicità, e questo è inquietante. Sembra che questa entità, sotto alcuni aspetti ectoplasmatica, permetta di avvicinarsi fino a distanza di sicurezza. Ma non oltre.

Più di centocinquanta omicidi, quelli attribuiti a Totò Riina, ma forse nessuno potrà mai farne un censimento preciso. Compreso il piccolo Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido per punire suo padre Nino, il pentito, per il quale ancora sono pronti duecento chili di tritolo. Cosa Nostra, uno stato nello stato, un antistato. In realtà un antistato che fa la guerra al nostro Stato, ma la fa in modo tutto suo, alleandosi con alcune parti di esso e sfruttandone le sue zone oscure e le sue debolezze. Falcone disse che la Mafia è un fenomeno umano, e che come tutto ciò che ha un inizio avrà una fine.

 

Chiediamoci perché questa fine non arriva

Forse perché quando siamo nei pressi di una soluzione finale, qualcuno provvede a spegnere la luce? Esiste uno strano intreccio fra mafia e potere politico, e questo è inevitabile: altrimenti della Mafia sarebbe rimasta oggi solo il ricordo. E nei ricordi mettiamoci anche quello del ventennio fascista, durante il quale la mafia, derivazione di quella ‘Mano Nera’ che aveva giustiziato il superpoliziotto Joe Petrosino, fu messa in condizioni di non nuocere da uno stato dittatoriale che non faceva complimenti.

Le pieghe della nostra pretesa democrazia – che si manifesta come tale solo per assicurare un garantismo ‘a prescindere’, anche a sproposito – sono troppo larghe, evidentemente, per sconfiggere una organizzazione che, a differenza della ‘ndrangheta e di altre corporazioni malavitose, ha nelle sue caratteristiche una sorta di vocazione di governo. Come hanno fatto i ‘capibastone’ dell’800 a prendere il potere, oltre a derubare i propri padroni – i quali beatamente continuavano a far debiti e a condurre una vita allegra e dissennata, fino a vedersi sequestrare le proprietà? Proprio riparando i torti che i contadini erano costretti a subire per la loro posizione subalterna. Ma chiedendone poi in cambio piena obbedienza. Allora chiediamoci come sarebbe un governo che dovesse andare al potere con un simile comportamento, per assurdo. Cosa Nostra non ha nessuna intenzione di andare direttamente in Parlamento, a loro basta influenzare – quando possibile – la politica e l’economia rimanendo in seconda battuta, senza esporsi. Ma se per assurdo dovessero governare in Italia? Un assunto fondamentale sarebbe quello di far star bene la gente: quando il popolo sta bene, non crea problemi, e obbedisce. Specialmente se di fronte ha persone che, per il loro potere e per la loro posizione economica, sono dotate di un certo carisma.

Tanto per fare una citazione senza riferimenti, il successo politico di Berlusconi è stato causato, alla sua discesa in campo, dal fatto che fosse un uomo ricchissimo: forse la stessa molla che ha mandato al potere Trump in America: il carisma del conto in banca funziona sempre. Quindi la prima caratteristica di un ipotetico governo mafioso, sarebbe il populismo. Al contrario di ciò che ha scelto di fare ai tempi nostri l’internazionale del potere, quella che propugna il Nuovo Ordine Mondiale, governare riducendo al bisogno più estremo le popolazioni, ma creando un vasto e pericoloso malcontento.

I popoli, diceva John Adams, si conquistano con le guerre o con il bisogno

Per noi è stata scelta quest’ultima soluzione, con i risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti. La seconda caratteristica sarebbe l’ordine pubblico, perfetto e assoluto. Infatti nelle città ‘mafiose’ e nei paesi di mafia, nessuno ruba auto, o compie scippi. Il tribunale non esiste, e l’unica condanna che la mafia applica è definitiva, con vari gradi di applicazione: dalla lupara, più o meno bianca, ad un bagno nell’acido, allo strangolamento tramite una cordicella stretta mediante un bastoncino attorno alla gola del condannato.

 

Le sentenze della mafia non hanno ricorsi, né prescrizioni

In questo potremmo definire un simile governo ‘giustizialista’. E questo penso che potrebbe anche piacere a molti. Terza caratteristica, il qualunquismo: chiunque fosse dalla loro parte, dei mafiosi, sarebbe loro amico, partiti a parte. Il partito, la politica, per il mafioso, o presunto tale, è strumentale soltanto all’ottenimento e al mantenimento del potere. Vocazione europeista? Quella c’è già: infatti possiamo ben considerare il potere delle multinazionali sul Parlamento europeo, come un potere condizionante, esclusivo, secondo quanto alcuni dei parlamentari riferiscono.

 

Definire la mafia una multinazionale non è sbagliato

Oggi i grandi proventi dell’organizzazione mafiosa provengono da molteplici attività, tutte legate da u unico comune denominatore: il profitto. Che sia droga – nei paesi in cui è proibita – che sia gioco d’azzardo – più o meno lecito – che siano grandi appalti – che da un po’ sono passati in secondo piano, e non sono più come al tempo di ‘Mani sulla città’– o anche impianti di pale eoliche, o qualsiasi cosa. Seguendo il denaro, si arriva alla mafia. E magari, alla cupola. In una cosa la previsione di Falcone ha fallito: è vero che la mafia è un fenomeno umano, ed è altrettanto vero che i fenomeni umani hanno un inizio e una fine. Ma questo non è attribuibile al fenomeno mafioso, finchè ci sarà qualcuno che contribuirà a tenerlo in vita. Cioè, proprio dalla parte che sulla carta dovrebbe combatterlo.

 

Ricordiamoci che molti bastoni furono messi fra le ruote di Falcone, fino a smembrare il pool antimafia

E degli autori di questo nessuno ha mai fatto nomi e cognomi. Dalla Chiesa fu lasciato completamente solo, prima dell’attentato che lo vide soccombere. Quasi come se uno o più burattinai tirassero i fili dei personaggi sulla scena. Chi avvertì gli autori della bomba di Capaci che Falcone stava arrivando? Chi mise la borsa con l’esplosivo all’Addaura? Chi realmente premette il bottone del telecomando di via d’Amelio? Dove è finita l’agenda rossa contenuta nella borsa di Borsellino che un ufficiale dei Carabinieri si preoccupò di prelevare, fra morti, feriti, fumo dell’esplosione, pezzi di corpi fino al secondo piano del palazzo di fronte? Sullo sfondo campeggia la figura di Totò ‘U curtu, catturato dopo ventiquattr’anni di presunta latitanza passati in mezzo alla gente, senza nascondersi, nel tessuto urbano in cui aveva più potere.

 

Perché il capomafia ha potere finchè riesce a rimanere sul suo territorio

Arrestato quando a qualcuno faceva comodo. Come Binnu ‘U tratturi, Bernardo Provenzano, contadino sotto gli occhi di tutti e già individuato anni prima dagli investigatori. Riina se n’è andato, e possiamo ben pensare che qualcuno ha tirato un sospiro di sollievo, anche se Riina non aveva mai manifestato la benché minima intenzione di spifferare tutti i segreti italiani degli ultimi trenta o quarant’anni di collusione – presunta – di mafia e politica. Pare quasi che questi due poteri si sostengano a vicenda, e che l’uno non possa fare a meno dell’altro, in una sorta di mutuo soccorso.

 

L’obiettivo è comune

Così non sapremo mai, almeno dalla bocca di uno dei presunti protagonisti, il perché del treno Italicus, e se davvero ci fu questa trattativa stato-mafia, con lo stato ufficialmente eletto che cede ai ricatti dell’antistato. Dopodiché scende la pax mafiosa. Segreti di Stato? Coinvolgimento dei Servizi? Tutta roba per un bel film giallo. Rimane il fatto che Totò Riina è morto da eroe, secondo la parte mafiosa, ed è diventato per molti una figura di riferimento, da imitare. Infatti non ha mai parlato, non ha rivelato i segreti dell’Italia dei giorni nostri. Nel film ‘La grande guerra’ gli eroi sono Gassman e Sordi, fucilati perché non hanno voluto rivelare ciò che in effetti non sapevano. Diversa la posizione di Riina: sarebbe morto comunque, ma non ha rivelato ciò che qualcuno voleva conoscere, e ciò che qualcun altro preferiva non si conoscesse. Vista dalla parte di Cosa Nostra, è morto da eroe.

Roberto Ragone

L’Intervista di Chiara Rai al dottor Giuseppe Ayala su “Troppe coincidenze. Mafia Poteri occulti e politica”