Regionali Sicilia, exit pool: Berlusconi sconfigge il populismo

Dalle 8, via allo spoglio dei voti per l’elezione del presidente della Regione Sicilia e dell’Assemblea. E secondo gli exit poll, il candidato del centro destra Nello Musumeci è avanti, seguito da Giancarlo Cancelleri del M5s, mentre crolla il Pd crolla.

E aspettando i numeri ufficiali dei risultati, sembrerebbe, stando agli exit, che il partito del Cavaliere torna a essere quello di maggioranza relativa, in un centrodestra in cui Salvini e la Lega sono riusciti ad aprirsi una testa di ponte al Sud, e Fratelli d’Italia ha potuto contare sul traino del candidato-presidente. Il dato certo è che senza la disponibilità di Berlusconi, che un anno e mezzo fa a Roma rifiutò di appoggiare un aspirante sindaco non del suo partito come Giorgia Meloni, e cinque anni fa nella stessa Sicilia trascurò la partita, che considerava persa, della Regione, rassegnandosi a un centrodestra diviso, non ci sarebbe stata la vittoria di ieri, né la scommessa, logica a questo punto, del bis nel prossimo voto di primavera.

“La cosa certa è che il governo è stato sfiduciato dall’80% dei siciliani. Ora scioglimento del Parlamento ed elezioni subito”, dice il leader della Lega Matteo Salvini commentando gli exit poll in Sicilia.

“Se i risultati confermeranno gli exit poll di stasera ci troveremmo davanti a una sconfitta tanto annunciata da tempo quanto netta e indiscutibile”, dice il coordinatore del Pd, Lorenzo Guerini.
Tra i dati più evidenti quello relativo al calo dell’affluenza al voto. Se il trend non si invertirà, sarà al di sotto di quella registrata cinque anni fa, quando a urne chiuse votò il 47,41% degli elettori, col “partito del non voto” che toccò quota 52,59%: ben oltre la metà degli elettori aventi diritto. Ma nel Pd si parla già apertamente di sconfitta. “L’andamento degli exit poll – dice il responsabile Enti Locali del Pd Matteo Ricci – conferma una sconfitta tanto netta quanto annunciata. Ne prendiamo atto e ringraziamo il professor Micari per l’impegno e la dedizione avuta, al pari di tutte le democratiche e i democratici che ci hanno sostenuto in questo difficile confronto. Ora dobbiamo ripartire da loro e dai tanti siciliani che ci hanno votato”. “Micari ha avuto il coraggio che non ha avuto Grasso – commenta Davide Faraone – di fare il candidato del centrosinistra in una logica larga, proposta da Si e Mdp salvo poi tirarsi indietro. La nostra idea era di riproporre il modello Palermo poi la sinistra si è tirata fuori: prima Grasso, di cui abbiamo atteso per due mesi il suo sì e poi le altre forze politiche della sinistra per fare danno a Renzi facendo in modo che la partita la giocassimo noi da soli”. Immediata la risposta degli ex Sel ed ex Pd. “Le parole di Faraone confermano l’arroganza dei renziani”, osserva il senatore Mdp Miguel Gotor laddove Arturo Scotto incalza: “il Pd rifletta sul fatto che non compete neanche lontanamente con Grillo e Berlusconi”.

Soddisfatto il Movimento cinque stelle che spera che il testa a testa Musumeci-Cancelleri possa risolversi in una vittoria di quest’ultimo. Siciliani chiamati a eleggere il presidente della Regione e i componenti dell’Assemblea regionale siciliana che da quest’anno e per effetto dell’applicazione della legge taglia-deputati del 2011 e della successiva legge costituzionale 2 del 2013 passano da 90 a 70 parlamentari.

 




Ostia: in testa i Cinque Stelle con Giuliana Di Pillo. Dietro il centrodestra

OSTIA (RM) – Non è ancora stato concluso lo scrutinio delle 183 sezioni in cui si è votato per l’elezione del presidente del X Municipio di Roma, tornato al voto ieri dopo due anni di commissariamento per mafia. Al momento il sito ufficiale del comune di Roma riporta i dati del 90,71% delle sezioni scrutinate (166 su 183) che vedono la candidata del Movimento 5 Stelle, Giuliana Di Pillo, in testa con il 30,32% delle preferenze, davanti a quella del centrodestra, Monica Picca, che ha ricevuto invece il 26,66%. questo dato può significare che in realtà i romani non sono stanchi di Virginia Raggi e che, tutto sommato, il MoVimento di Beppe Grillo ancora tiene abbastanza bene nonostante la sconfitta siciliana. Terza forza sul territorio è il Partito Democratico che con Athos De Luca ha ottenuto il 13,69%. Boom, infine, per Casapound che ha raccolto il 9,12% dei voti, circa 400 in più dell’ex viceparroco Franco De Donno (8,42%). Seguono l'”autonomo” Andrea Bozzi (5,51%), l’ex consigliere di Sel Eugenio Bellomo (3,66%), il candidato del Popolo della Famiglia Giovanni Fiori (1,33%) e l’avvocato Marco Lombardi (1,30%)

A vincere a Ostia, in oogni caso, è l’astensionismo. Alle elezioni per il nuovo presidente del municipio del dopo commissariamento per mafia, è stata registrata una delle affluenze più basse che si ricordi sul litorale: il 36,15%.

Vale a dire che ieri due elettori su tre hanno preferito restare a casa che andare al seggio per esprimere la propria preferenza, complice anche il nubifragio che si è abbattuto sull’intero municipio.




Sicilia, regionali, aperti i seggi: cinque candidati presidente per quattro milioni e mezzo di elettori

PALERMO – Alle 8 in Sicilia si sono aperti i seggi per le elezioni regionali che chiuderanno alle 22 di oggi. Lo scrutinio inizierà domattina alle 8.

 

Sono circa quattro milioni e mezzo i votanti chiamati alle urne. Cinque i candidati alla presidenza: Giancarlo Cancelleri del M5S, Claudio Fava della sinistra, Roberto La Rosa dei Siciliani liberi, Fabrizio Micari del centrosinistra e Nello Musumeci del centrodestra. Settanta i parlamentari da eleggere all’Assemblea regionale, dopo che una legge costituzionale approvata nel 2013 ha ridotto il numero che dalle prime elezioni regionali, il 20 aprile ’47, era di 90.

 

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha votato per le regionali siciliane alle 9.35, nel seggio della scuola Giovanni XXIII-Piazzi a Palermo. Il candidato governatore Nello Musumeci (Centrodestra) voterà a Militello (Ct), mentre Claudio Fava (Sinistra) voterà a Gravina di Catania (Ct). Il candidato Fabrizio Micari (Centrosinistra) voterà a Palermo, così come Roberto La Rosa (Siciliani liberi). Il candidato presidente della Regione per il M5s Giancarlo Cancelleri voterà invece a Caltanissetta.

 




Guidonia, M5S scivola sul 4 novembre: si dimentica le celebrazioni

GUIDONIA (RM) – Pessima figura istituzionale quella fatta dall’amministrazione M5S guidata da Barbet a Guidonia Montecelio. Si sono dimenticati del 4 Novembre che è una delle giornate più importati d’Italia. Non una corona non un drappello, un picchetto: solo il niente come ben riesce ai grillini. Eppure la giornata celebrativa italiana per eccellenza che pure fu istituita nel 1919 è l’unica che abbia passato indenne la monarchia, l’età liberale, il fascismo e l’età repubblicana.

Il 4 novembre non solo segna la fine della prima guerra mondiale, di milioni di Italiani che si sacrificarono, si immolarono fra stenti e privazioni, come i giovani di tutti gli eserciti partecipanti , ma indica l’ideale più alto: il Tricolore. Una sola bandiera per tutta l’Italia. E’ necessaria la memoria dei valori che evidenzia la nostra civiltà. E la civiltà inizia dal culto di chi ci ha preceduto e combattuto per quegli ideali. E’ vero che nel ’76 per la maledetta austerity fu abrogato come giorno festivo ma divenne mobile. Ma a Guidonia Montecelio insiste solo l’immobilismo: la pretesa di occupare lo scranno quasi per volontà divina senza mostrare alcun merito se non quei 20 o 40 voti di amici e parenti più prossimi.

L’Amministrazione comunale non ha fatto nulla “In questo giorno, in cui ricordiamo la conseguita completa Unità d’Italia e rendiamo onore alle Forze Armate, rivolgo il mio pensiero commosso a tutti coloro che si sono sacrificati sull’Altare della Patria e della nostra libertà, per l’edificazione di uno Stato democratico ed unito. Coltivare la loro memoria significa comprendere l’inestimabile ricchezza morale che ci hanno trasmesso” come ha avuto modo di dire il Presidente Mattarella all’Altare della Patria. Neanche una bandiera al balcone comunale ha saputo mettere il sindaco eppure è lo stesso Stato che gli paga lo stipendio ogni mese. Ma è risaputo che come tutti i radical chic i grillini sono ricchi di loro come il loro comico capofila. Spiace che il sindaco Barbet ed i suoi adepti abbiano perso un’altra occasione per stare vicino alla gente: al popolo. Forse per stare dietro al computer per fare strategia sui social. Barbet avrebbe potuto concertare con il Comando aeroportuale un picchetto per la deposizione di una corona ai caduti.

L’aviere alla porta carraia ci ha confermato che la Città non è rientrata tra le 28 in Italia dove le caserme erano aperte. Peccato perché all’aeroporto Barbieri di Guidonia sono passati migliaia di uomini e donne che tra civili e militari in tutti questi anni hanno messo su famiglia e percepito lo stipendio ogni mese. Quant’era bello negli anni passati camminare davanti agli hangar e respirare quella sicurezza, quel calore, quell’abbraccio ideale che solo le Forze Armate e la Bandiera Italiana ti sanno dare.

Adesso c’è Barbet con i suoi grilini : non sento alcuna emozione. Forse hanno avuto paura di acquistare una corona d’alloro visto che sono tre volte che cambiano i numeri sul bilancio ma 55 milioni di euro di debito restano sulle spalle dei Guidoniani.

Da consigliere eletta con Noi con Salvini ho pensato ad una dimenticanza di un invito istituzionale: ho girato per la Città per tutti i cippi celebrativi. C’erano soltanto corone essiccate come le emozioni davanti a tanta mestizia amministrativa. W le Forze Armate. W la Bandiera Italiana.

 

Il Consigliere di Noi con Salvini 

Giovanna Ammaturo




Ostia, conto alla rovescia per le elezioni: nove candidati al X Municipio

OSTIA (RM) – Nove candidati per oltre 200mila abitanti. Per alcuni una scommessa, per altri un investimento e per altri ancora, forse, un riscatto. Domenica le elezioni nel X Municipio di Roma, il primo nella storia ad essere stato commissariato due anni per infiltrazioni mafiose, oggi la chiusura con comizi e cene elettorali.

In pole M5S e Destra che sperano nel ballottaggio, il Pd -già travolto dall’inchiesta Mondi di Mezzo che solo qui porta le stigmate della mafia- teme l’emorragia di voti. Tra loro una costellazione di movimenti e liste civiche pronte a rosicchiare voti bipartisan, da quelli dell’estrema destra di Casapound a quelli della sinistra di Eugenio Bellomo, passando per quelli dei sostenitori dell’autonomia di Andrea Bozzi, in quota Lorenzin, a quelli dei “fedeli” all’ex viceparroco Franco De Donno. Il rischio, però, è che a vincere alla fine possa essere l’astensionismo.

Ecco i nomi: Il MoVimento 5 Stelle porta Giuliana Di Pillo, già delegata al litorale della sindaca Virginia Raggi. Il centrodestra punta su Monica Picca, esponente di Fratelli d’Italia sostenuta anche da Forza Italia, Noi con Salvini, Liberi (lista costituita da Cuoritaliani e Direzione Italia) e da una lista civica. Se il centrodestra va compatto, la sinistra vive l’ennesima scissione. Il Pd sostiene da solo l’ex parlamentare ed ex consigliere comunale Athos De Luca, mentre Insieme e Mdp hanno optato per il sostegno a don Franco De Donno e alla sua lista civica. Al centro si pone il giornalista Andrea Bozzi, che punta tutto sull’autonomia del X Municipio ed è sostenuto dall’area centrista che fa riferimento al ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Luca Marsella, invece, è il candidato di CasaPound, mentre Giovanni Fiori è quello del Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi. Completano il quadro il candidato Marco Lombardi e quello di Sinistra Unita Eugenio Bellomo.




Palermo, messa Ognissanti: Micari nella polemica

PALERMO – Polemiche sull’intervento del candidato Micari durante la celebrazione della messa a Palermo. I fatti sono questi: ieri nella chiesa di Maria Santissima delle Grazie al C.so dei Mille nel centro storico del capoluogo siciliano, durante la messa celebrata per la ricorrenza di Ognissanti erano presenti in mezzo ai fedeli anche l’ex presidente di circoscrizione Antonio Tomaselli, il candidato del centrosinistra per le elezioni Regionali del 5 novembre Fabrizio Micari e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.

Una presenza motivata da un intervento concesso dal parroco don Ugo Di Marzo noto a Palermo per il suo incessante sforzo nel recupero dei giovani in un quartiere difficile come quello di Roccella alle prese con problemi non indifferenti di vivibilità.

Coadiuvato dalle parole di conferma del sindaco, Fabrizio Micari ha da subito evidenziato i passi avanti compiuti dal Comune e dall’Università di Palermo per gli accordi tecnici che consentiranno l’affidamento alla parrocchia di Maria Santissima delle Grazie di un terreno attiguo di proprietà dell’Eni per attività legate alla parrocchia stessa e ai giovani. Detto questo sembra che in chiesa si siano levati dei mormorii di dissenso e Micari prontamente si è scusato non avendo voluto, nelle intenzioni, nè urtare la sensibilità de presenti e tantomeno strumentalizzare il suo intervento per fini politici visto che a meno di tre giorni sono previste le votazioni.

Il dissenso comunque si è ugualmente esteso se non ingigantito anche sui social con interventi di moltissimi iscritti che indignati non l’hanno mandata a dire e non si sono risparmiati i toni severissimi. Anche il parroco non immune dalle polemiche levate a gran voce sui social, dispiaciuto, ha evidenziato che l’intervento, forse inopportuno, non conteneva nessuno riferimento e nessun invito “celato” al voto mirato per le prossime elezioni Regionali previste fra 72 ore. Anche se non propriamente in questo caso, quel che resta è un timido ricordo dal sapore un po amaro e un po “democristiano” di certi stratagemmi usati e abusati ai tempi della prima Repubblica dove espedienti simili erano messi in atto in luoghi di culto con la precisa consapevolezza di una efficacia garantita dalla somma di elementi rassicuranti e convincenti come la sommità della chiesa e la presenza di figure autoritarie il cui “verbo” pesava ed echeggiava maggiormente risultando più incisivo.

Paolino Canzoneri




Berlusconi in Sicilia per Musumeci, accordo con Fdi e Lega: “Chi vota M5S non ragiona”

Silvio Berlusconi in Sicilia a sostegno di Nello Musumeci avverte: “Chi vota il M5S è una persona che non ragiona, che non ha testa. Non riesco a immaginare che voi mettiate una Sicilia solida nelle loro mani. I 5 Stelle sono pauperisti e giustizialisti, odiano gli imprenditori, i risparmiatori, il ceto medio. E’ impossibile accettare una cosa del genere”. E sugli “impresentabili” dice: “Siamo in democrazia: se non vi piacciono, non li votate”.

“Noi – dice il leader azzurro – vogliamo eliminare alcune imposte che sono immorali: le imposte sulla prima casa, l’imposta sulla donazione e quella sulle successioni”. Secondo il nostro programma, prosegue Berlusconi, “nel Cdm 12 ministri su 20 saranno della vita civile, delle imprese, della cultura. Solo 8 devono essere politici e di questi 3 di FI, 3 della Lega e 2 di Fdi. Ho fatto leggere il programma a Matteo Salvini e Giorgia Meloni e sono d’accordo. Nel centrodestra c’è concordia su come deve essere formato il prossimo Consiglio dei ministri e sul programma”.

Ma Salvini frena sull’intesa per il governo nazionale: “Siamo qui per Musumeci e non per ragionamenti politici nazionali. E’ inutile che Berlusconi parla di ministri, viceministri, non mi interessa…”. “Non ho parlato i ministri, ho parlato di cose su cui lui mi aveva dato il suo accordo e pure la Meloni. Solo sul numero”, replica Berlusconi.

“Chi vota il M5S è una persona che non ragiona, che non ha testa. Non riesco a immaginare che voi mettiate una Sicilia solida nelle loro mani. I 5 Stelle sono pauperisti e giustizialisti, odiano gli imprenditori, i risparmiatori, il ceto medio. E’ impossibile accettare una cosa del genere”.

 




Regionali Sicilia e politiche: riparte la macchina “dell’apparato” contro Berlusconi

A meno di qualche giorno dalle elezioni regionali siciliane e di circa sei mesi da quelle politiche, con sondaggi che danno il centrodestra nettamente in testa, si rimette in moto una certa magistratura con il tormentone Silvio Berlusconi. A promuovere il nuovo evento giudiziario ovviamente il Corriere della Sera e Repubblica che danno in pasto al popolo la grande notizia che la procura di Firenze fa riaprire dal gip un fascicolo che era stato archiviato nel 2011.

La notizia è che Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri sarebbero di nuovo indagati come possibili mandanti delle stragi di mafia del 1992 e 1993 dalla procura di Firenze. La procura, titolare dell’inchiesta sulle stragi del ’92/’93, che già altre due volte aveva aperto un’inchiesta su Berlusconi (l’ultima archiviata nel 2011), ha ottenuto dal gip la riapertura del fascicolo a loro carico dopo aver ricevuto da Palermo le intercettazioni dei colloqui in carcere del boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano, effettuate nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia.

E il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, scrivono i due quotidiani, ha delegato alla polizia giudiziaria lo svolgimento di verifiche. I nomi dell’ex premier e dell’ex senatore Dell’Utri, anche di lui (in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa) parlerebbe Graviano nelle intercettazioni, sono stati iscritti con intestazioni che dovrebbero coprirne l’identità, come nelle precedenti inchieste sui presunti mandanti nascosti delle stragi.

La procura di Firenze già altre due volte aveva aperto un’inchiesta su Silvio Berlusconi. L’ultima era stata, appunto, archiviata nel 2011. Ora avrebbe ottenuto dal gip la riapertura del fascicolo sull’ex premier e Dell’Utri, dopo aver ricevuto da Palermo le trascrizioni dei colloqui in carcere del boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano. I pm di Palermo lo avevano intercettato durante il processo sulla presunta trattativa tra lo Stato e la mafia. “Berlusconi mi ha chiesto questa cortesia, per questo c’è stata l’urgenza”, raccontava Graviano al camorrista Umberto Adinolfi durante l’ora d’aria nel braccio del 41 bis del carcere di Ascoli Piceno.

Era il 10 aprile dell’anno scorso. “Lui voleva scendere, però in quel periodo c’erano i vecchi – raccontava Graviano – lui mi ha detto: ci vorrebbe una bella cosa”. E ancora: “Trent’anni fa, venticinque anni fa, mi sono seduto con te, giusto? Ti ho portato benessere. Poi mi è successa una disgrazia, mi arrestano, tu cominci a pugnalarmi. Per cosa? Per i soldi, perché ti rimangono i soldi…”. Diversi gli omissis e la maggior parte delle frasi sono di incerta interpretazione. Il procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo, ha comunque delegato alla polizia giudiziaria lo svolgimento di verifiche.

 

Per riaprire un fascicolo già chiuso nel 2011, i pm del capoluogo toscano si aggrappano alle dichiarazioni di un boss in carcere da ben 23 anni. Parole che l’avvocato Nicolò Ghedini non fatica a bollare come “illazioni infamanti” pubblicate ad hoc “prima del voto”. D’altra parte Berlusconi non ha mai avuto “alcun contatto né diretto né indiretto con Graviano”.

L’ennesimo spettacolo al quale si assiste oggi ha tutta l’aria di essere la solita ”bomba ad orologeria”, che probabilmente non esploderà mai, per cercare di colpire e screditare oltre lo screditabile un avversario politico che evidentemente fa molta paura e si teme possa riconquistare la leadership di una nazione oggi ormai alla deriva.

Ivan Galea




D’Alema non balla il tango, Renzi perde i partners e Grasso aspetta il suo turno

Mai a memoria d’uomo c’era stato un ceto politico con un “bagaglio culturale” così povero da far rabbrividire persino gli alunni delle prime elementari.

 

Ciò non sarebbe una colpa, però, se chi porta questo bagaglio non fosse pure arrogante, presuntuoso e prepotente. E chi ci va di mezzo è la democrazia che s’inceppa in mano ad amministratori culturalmente molto limitati. Ma tutto questo è stato scritto e riscritto. Lo riscriviamo ugualmente perché ricordarlo non può che far bene.

Momenti difficilissimi per la storia del Bel Paese. Montecitorio è diventato un covo di litigiosità, di accordi sotto banco e si legifera in virtù di interessi di bottega. Il Paese è sparito dall’agenda delle priorità. Ora è il momento di assestamento delle liste e listini ed a questo scopo hanno cucito un Rosatellum su misura.

 

D’Alema non balla il tango Vita frenetica a Montecitorio, strette di mano, ammiccamenti e sedute a non finire tanto è che molti si addormentano sugli scranni. Di questi ne abbiamo visto una folta documentazione sul web. E’ il momento della compravendita, dei trasferimenti e ognuno di loro sta pensando al proprio domani. Tutti tengono famiglia…
Pisapia, l’avvocato ex sindaco di Milano, ci tiene ad esprimere il suo giudizio sulla scelta di Grasso“Ha fatto il suo dovere fino alla fine. Rispetto e apprezzo la sua scelta” però più di là non osa andare. Sembra che per il momento vuole giocare a fare l’ago della bilancia nella galassia del centrosinistra. Pisapia ha chiesto a D’Alema di fare un passo di lato per facilitare gli accordi. D’Alema che non ha mai perso la pronta battuta gli ha risposto: “Passo avanti, uno indietro e poi di lato: devo imparare il tango”. Al momento, in questo versante regna la confusione più completa o se si vuole, la stagnazione della politica. E’ tutto in divenire tanto più che dopo l’uscita di Grasso dal PD e fino a che ricopre l’incarico di presidente del Senato, dice D’Alema, nessuno può nominarlo leader di nulla.

 

Renzi sempre più solo e lontano dal Paese
Si sta delineando una seconda “gioiosa macchina da guerra” di Occhettiana memoria. Sull’altra riva, in linea di fuoco, questa volta non ci sta Berlusconi, l’avversario è Matteo Renzi, anche se nelle linee arretrate sventolano le bandiere di Forza Italia. Sono lontani i giorni del Nazareno. E’ vero che fuori sede ci sarebbero stati accordi per il Rosatellum ed ora, anche se non lo ammette, Renzi si pente d’averlo fatto. Viaggia nel suo treno e si allontana sempre più da Roma, non solo Roma città ma anche Roma come consenso cittadino.
I rapporti con il Governo si lacerano sempre più. Come si dice, “lontano dagli occhi, lontano dal cuore” e Gentiloni si è approfittato per giocare un tiro mancino, proponendo, d’accordo con il presidente Mattarella, il rinnovo in carica di Visco alla presidenza della Banca d’Italia. Renzi fa buon viso e cattivo sangue e fa finta di abbozzare. Gentiloni nel frattempo si sta svegliando dal letargo e tratteggia un programma di sinistra in vista delle elezioni. E non sottovaluta il rancore di un “Matteo ferito” e cerca di avvicinarlo assicurandogli la leadership a condizione che ciò avvenga in una coalizione larga.

 

La stella di Renzi è in caduta libera. A Roma migliaia di cittadini rispondendo all’appello del Movimento 5 Stelle sono scesi in piazza a protestare contro il Rosatellum, cosa che gli ha rovinato il buon umore della giornata. Il modo muscolare del governo poi, e molti mormorano che dietro c’è stato proprio lui, di porre il doppio voto di fiducia per portare a casa una legge elettorale osteggiata dalla stragrande maggioranza degli italiani, oltre lasciare scontenti tutti, mette in rischio la stabilità del Paese. Tutto questo non si potrebbe dire buona pubblicità per il Matteo del 40% di quattro anni fa. Il fatto più indicativo è che ogni giorno diminuisce ogni sostegno alla sua esigua minoranza e aumentano sempre più i suoi obiettori. La cerchia del giglio magico si frantuma e per ritornare a galla ci vorrebbe più che un colpo di reni.

 

Grasso lascia il gruppo Pd al Senato e aspetta il suo turno Pietro Grasso è il più corteggiato sul mercato pre-elezioni. Piace a Pisapia, piace a D’Alema, piace a Bianca Berlinguer, ancora non si sa quanto piaccia agli elettori. Molti applaudono il suo gesto di correttezza e sono stati scritti plausi a sproposito. Il presidente del Senato, Pietro Grasso ha solo deciso di lasciare il gruppo del partito democratico a Palazzo Madama e di passare al gruppo misto. Non s’intravede alcun atto eroico. Quanti altri, prima di lui, per una ragione o altra hanno cambiato schieramento? L’Atto eroico sarebbe stato se si fosse dimesso da presidente del Senato prima della votazione come fece nel 1953 il presidente del Senato Paratore, contrario alla fiducia per l’approvazione della legge elettorale, cosa che aveva dimostrato l’altezza istituzionale e che a Grasso è venuta meno. Con quella mossa Grasso sembra abbia voluto arrivare prima della Boldrini per il posto di leader di un futuribile polo di sinistra, sapendo che anche lei è molto quotata per quel posto. Presa la sua decisione Grasso scrutando la situazione non si pronuncia, aspetta il suo turno. Il tempo è galantuomo.
Emanuel Galea

 




Regionali Molise: la De Girolamo boccia Michele Iorio

De Girolamo: “Chi fa politica da tanti anni deve fare un passo indietro”. Detto dalla parlamentare forzista, è chiaramente riferito all’ex governatore

 

CAMPOBASSO – Nunzia De Girolamo non l’ha direttamente nominato, ma il riferimento all’ex governatore della Regione Molise, Michele Iorio, era sin troppo evidente.

A margine dell’inaugurazione della nuova ala dell’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Neuromed di Pozzilli, Nunzia De Girolamo, deputata di Forza Italia che ha rivestito l’incarico di commissario del partito in Molise fino allo scorso mese di agosto, ha chiarito la sua (e probabilmente non solo la sua) posizione riguardo le candidature del centrodestra per le prossime elezioni regionali molisane.

Nel video dell’intervista, la De Girolamo parla di “fare un passo indietro”, riferendosi a “chi fa politica da tanti anni”. Obiettivo delle critiche è il candidato di Direzione Italia, quel Michele Iorio che ha iniziato la sua carriera nelle istituzioni negli anni settanta, nell’allora Democrazia Cristiana, come assessore all’urbanistica del Comune di Isernia, per poi diventarne sindaco per un decennio a partire dal 1980. Dagli anni novanta, nelle file di Forza Italia e del Polo delle Libertà è stato prima consigliere regionale e vicepresidente della Regione (dal 1990 al 1995), poi presidente della stessa dal 1998 fino alla decadenza nel 2012, a seguito dell’annullamento delle elezioni dell’anno precedente.

Quanto sta avvenendo in Molise rappresenta lo scontro tra le varie forze del centrodestra. Direzione Italia, che conta sul carisma dell’ex presidente per avocare una supremazia nella coalizione, cerca di ritagliarsi uno spazio nella coalizione. Forza Italia non sembra però voler cedere facilmente questa possibilità. Potrà essere decisiva, in questa querelle, la posizione di Patriciello, l’europarlamentare forzista che ha molta influenza nelle scelte politiche che si svolgono nella regione. Forse un segno premonitore della decisione finale può essere l’assenza di Iorio alla cerimonia di inaugurazione. L’assenza di chi ha intenzione di guidare la giunta, in un contesto dove è presente tutto il gotha regionale, e non solo, sembra far capire come le parole dette dalla De Girolamo siano premonitrici di uno scontro ad alti livelli.

Silvio Rossi




Diritti, voti di fiducia e democrazia: sul treno con Renzi fermi nel tunnel

Il treno è partito con a bordo il simpatico Renzi versione Grillo 2.0 e mentre si allontana si sente l’eco nel vuoto della politica echeggiare alcuni versi dalla canzone di Toto Cotugno “Il treno va”. Distintamente si leva nell’aria il canto di alcuni versetti: “Dentro al mio vagone pieno di sogni / Il mio treno va… e va… / Con le paure ed incertezze ed inganni / Para papa para paparapa …ra papa…pa…pa” Cosa vorrà mai intendere il Matteo viaggiatore? Che messaggio vorrà lasciare? Para papa para paparapa!

 

All’esame della Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati si trova attualmente il testo di una proposta di legge su iniziativa dei deputati: Russo, Castello, Catanaso,Genoese, Lainati,Romele e Sarro. La proposta, intitolata : Disposizioni concernenti l’interoperabilità dell’anagrafe della popolazione residente con le anagrafi canine regionali e l’indicazione degli animali di affezione nelle certificazioni relative allo stato di famiglia”,  fa parte del pacchetto degli “ altri diritti”, vanto del governo in scadenza. Sette deputati  impegnatissimi  in questa lotta di “civiltà” mentre si fatica a rintracciare un drappello di senatori così appassionatamente dedicati al problema della disoccupazione dei giovani e non solo. Si congeda da questi deputati salutando questo governo, augurando che chi lo seguirà  si dedichi  un po’ meno agli “altri diritti” ed un tantino di più ai diritti del Paese.

 

Augurandosi  che il governo che verrà si occuperà meno degli “altri diritti” perché dedicare il tempo prezioso della Camera a dibattere sull’eutanasia , seppure anche questo sia un nobile argomento, non presenta alcuna emergenza, tanto è che già esiste un certo automatismo istituzionale di eutanasia dolce e silente. La praticano regolarmente  dei soggetti che impossibilitati di permettersi  la sanità privata, le cure varie (in assenza di quella pubblica), questi soggetti si lasciano andare dolcemente, abbandonandosi nelle mani di Thanatos, dio dell’eterno sonno, senza scomodare il volenteroso Caronte dei tempi nostri per accompagnarli in Svizzera. Aspettare mesi nelle liste della Sanità per un esame specialistico mentre il male corrompe il corpo del soggetto,  non è altro che “eutanasia di seconda mano”. Anche per questa ipocrisia andrebbe salutato il governo degli “altri diritti” in scadenza.

I soliti movimenti ed associazioni, fautori degli “altri diritti”,  fanno pressione sul governo e molti deputati raccolgono il canto delle sirene, anche perché la “grande stampa” promuove anch’essa la liberalizzazione della droga. A volte parlano di legalizzazione per scopi terapeutici ma le associazioni più agguerrite la vogliono legalizzata anche per fini di svago.

Sia essa legale oppure di contrabbando i suoi effetti si incontrano ogni volta che un drogato alla guida della sua macchina lascia vittime innocenti sull’asfalto. Per questo e non solo va il saluto ai vari Manconi, i Roberto Saviano, i Della Vedova  e le associazioni Coscioni  e con loro  le vittime cadute sull’asfalto uccise da soggetti sotto l’effetto della droga, si salutano  quei giovani morti per overdose ,quelli che ogni  anno finiscono al Pronto soccorso  per l’uso  incosciente di cocaina, cannabis ‘rafforzata’ e anfetamine, e nulla importa se la droga provenga dal mercato legalizzato, liberalizzato  oppure dal mercato nero.

I morti  sono morti, il come e il dove non interessa. Si accomiata  questo governo in scadenza e il Paese spera  che non faccia  in tempo a portare a termine un simile  sfascio.

Viaggia insieme a Renzi sul treno, un cofanetto governativo custode dei “preziosi successi”, tutti articoli di propaganda da distribuire in ogni sosta alle stazioni programmate. La dentro  vi si custodiscono la memoria del matrimonio civile,le  unione fra soggetti dello stesso sesso e persino un progetto di  divorzio breve. Vi si trova la magna carta dell’aborto e un progetto targato “alta priorità” chiamato  Jus Soli, lo Jus Culturae. Questo governo chiude la legislatura  lasciando  sul terreno una grossa emergenza, un’ immigrazione  fuori  qualsiasi controllo. Non lo rimpiangono  le migliaia di giovani disoccupati, le  migliaia di cittadini senza casa. Non sentiranno  davvero la sua mancanza i tanti malati in lista d’attesa ed i pensionati alla minima che non ce la fanno a curarsi.

Contano invece i giorni sperando in domani migliori,  le vittime della criminalità, esposte  ai pericoli della delinquenza comune per l’inadeguatezza della  sicurezza. Altri aspettano maggiore tutela della libertà d’espressione di parola e libertà di stampa.

Un governo se ne va ma con la legge elettorale che ha imposto con la fiducia,  il domani non promette per niente bene e mentre “il vecchio” lascia gli scranni del Palazzo ci si augura che le prossime cabine elettorali sappiano discernere, scegliere e scartare. Rimane forte la preoccupazione  tuttavia, di ritrovare lo  stesso quadro del passato  insinuatosi  nelle pieghe di liste e listini così subdolamente costituite nelle retrobotteghe dei partiti.

Magra consolazione del Paese: dove difetta la classe politica, quando  sbaglia il legislatore ,per fortuna supplisce la Consulta la matita rossa della Corte Costituzionale; quando sbagliano i giudici a volte interviene il Consiglio Superiore della Magistratura;quando sbagliano i chirurghi si trova sempre un becchino.

Questa è l’Italia.

Altro giro, altre storie. Domani è un altro giorno. Domani si vota nuovamente.

Che vinca il migliore!