Palermo, sparatoria a Cinisi: arrestato un 19enne per tentato omicidio, detenzione abusiva di arma comune da sparo e ricettazione

Nella sparatoria sono rimasti feriti due fratelli di cui uno ancora in prognosi riservata all’ospedale di Partinico

CARINI (PA) – I Carabinieri della Compagnia di Carini hanno eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, a carico di un 19enne carinese accusato dei reati di tentato omicidio, detenzione abusiva di arma comune da sparo e ricettazione.

Le indagini, svolte a seguito dei fatti avvenuti la notte di domenica presso un distributore di carburante al centro di Cinisi con il ferimento a colpi d’arma da fuoco di due fratelli 20enni, hanno fatto emergere gravi responsabilità a carico del giovane. Quest’ultimo, alcune ore dopo i fatti che lo hanno coinvolto, si è presentato spontaneamente presso gli uffici della Squadra Mobile della Questura di Palermo, assistito dal legale di fiducia.

Al termine del successivo interrogatorio, svoltosi presso la Stazione Carabinieri di Cinisi, il quadro indiziario ricostruito ha permesso al Pubblico Ministero di emettere il decreto di fermo a carico del 19enne, poi associato presso la casa circondariale “Lorusso-Pagliarelli” di Palermo.

Il provvedimento di fermo si trova ora al vaglio del G.I.P. di Palermo per le determinazioni di competenza.

Da una preliminare ricostruzione, le due vittime, che erano state in precedenza coinvolte insieme a persone vicine al 19enne in una rissa scoppiata per futili motivi a Terrasini, sono state raggiunte poi a Cinisi dall’indagato che, avendo appreso quanto accaduto, avrebbe messo in atto la sua vendetta contro i due fratelli.

I feriti, uno dei quali si trova tuttora ricoverato in prognosi riservata presso l’ospedale di Partinico per le gravi lesioni riportate, sono stati subito soccorsi da alcuni conoscenti.




Operazione Cyber Moscow Mules: madre di famiglia in realtà esperta hacker

La Polizia Postale ha arrestato una 40enne russa appartenente ad un’organizzazione transnazionale dedita alle frodi informatiche, alla ricettazione ed al riciclaggio

GENOVA – Nella vita di tutti i giorni, era una tranquilla madre di famiglia, in realtà, dietro un’apparente normalità si nascondeva un’avvenente esperta hacker: era infatti un ingegnere informatico con la passione per il crimine e le cryptovalute.

I traffici illeciti della donna, terminale ligure di un’associazione a delinquere dedita alle frodi informatiche e al riciclaggio, non sono sfuggiti agli esperti della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Genova che, al termine di un’attenta e complessa indagine, l’hanno arrestata.

Esperta nel creare nuove identità, ritirava presso punti di recapito sempre diversi della provincia di Genova, gli oggetti che acquistava sui portali di e-commerce utilizzando fondi, carte di credito e conti bancari di ignari malcapitati.

Per eludere eventuali controlli, la donna si presentava presso i punti di ritiro munita di documenti falsi oppure reclutava terze persone che, dietro compenso, ritiravano i pacchi in sua vece.

Telefonini di ultima generazione e materiale elettronico di altissima qualità, spediti in Russia, a favore di soggetti appartenenti all’organizzazione oppure messi in vendita sui noti portali dedicati all’e-commerce.

I lucrosi proventi erano poi riciclati tramite acquisti di criptovalute presso numerosi exchange internazionali.

Gli investigatori della Polizia Postale, grazie ad indagini tecnico informatiche coniugate a quelle tradizionali, hanno appurato l’appartenenza della donna ad un’organizzazione transnazionale dedita alle frodi informatiche, alla ricettazione ed al riciclaggio, con la conseguente emissione da parte del G.I.P. presso il Tribunale di Genova di una Ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico dell’indagata.

Nel corso della perquisizione domiciliare, gli investigatori della sezione financial cybercrime della Polizia Postale hanno sequestrato numerosi POS e centinaia di carte di credito appositamente attivate per riciclare i proventi derivanti da truffe e frodi informatiche.

E’ tuttora al vaglio degli investigatori l’analisi del corposo materiale informatico sequestrato.




Nemi, assemblea pubblica: gettate le basi per la rinascita del paese

NEMI (RM) – Si è svolta ieri a Nemi, nella sala dei piccoli comuni in corso Vittorio Emanuele, l’assemblea pubblica che ha visto una grande partecipazione di cittadini che si sono confrontati al fine di iniziare un percorso civico da condividere con tutti, aldilà delle singole ideologie e appartenenze politiche, finalizzato esclusivamente al bene comune quindi un progetto condiviso per ridisegnare e ricostruire una Nemi diversa da quella che è diventata oggi.

Presenti all’incontro tutte le forze progressiste del paese, tanti i cittadini di sinistra e centrosinistra fra cui gli ex sindaci Vairo Canterani e Renzo Colazza, gli attuali Consiglieri comunali di “Ricomincio da Nemi” Carlo Cortuso e Patrizia Corrieri ma anche cittadini come l’energica Caterina o cittadini di destra e centrodestra fra cui Marco Borzi, tra i fautori del Comitato di Quartiere dei Corsi e del Parco dei Lecci. Un bel momento anche quando la parola è passata ai giovani come Libero Middei che ha parlato dell’importanza di ritrovare il contatto con l’ambiente e la tutela del patrimonio naturalistico nemese. Importante anche il contributo di Orlando Colangioli che ha parlato della fondamentale funzione del Comitato nascente dei Corsi e del Parco dei Lecci e della battaglia civica portata avanti per evitare l’inquinamento della falda acquifera tramite la realizzazione di un’isola ecologica in un sito protetto e vicino ad un pozzo di acqua che serve tutta la popolazione di Nemi.

L’assemblea è vero si che ha aperto al civismo ma di fatto ha suggellato un momento storico per le forze di sinistra e centrosinistra di Nemi che si sono unite per il bene del paese e adesso vogliono allargare la visione ad un nuovo contenitore civico che non abbia bandiere partitiche ma soltanto il comune obiettivo di salvare Nemi da quella che all’unanimità è stata considerata una amministrazione che ha distrutto la comunità e il paese.

L’assemblea è stata moderata dalla giornalista Giulia Agostinelli e l’evento è stato diffuso in streaming sulla pagina Facebook de L’Osservatore d’Italia.

Per chi volesse sentire cosa è stato detto riproponiamo nel riquadro sottostante il video dell’evento.






Vercelli, stroncati i “signori della droga”: 25 gli indagati implicati a vario titolo nell’attività criminale

VERCELLI – La Polizia di Stato di Vercelli, coordinata dalla locale Procura delle Repubblica, con l’ausilio di 100 poliziotti provenienti delle Questure di Torino, Asti, Alessandria, Cuneo, Biella, Novara Pavia, Verbania, Rimini e dei Reparti Prevenzione Crimine Piemonte, Lombardia e Toscana nonché di unità cinofile della Questura di Torino,  ha dato esecuzione a 12 misure cautelari (7 custodie cautelari in carcere, 1 arresto domiciliare, 1 obbligo di dimora, 3 obblighi di presentazione alla P.G.), nei confronti di altrettanti soggetti gravemente indiziati di aver organizzato nella città di Vercelli una fiorente e redditizia attività di spaccio di stupefacenti, quantificabile nello smercio di circa 2/3 etti di cocaina a settimana, per una movimentazione complessiva, nei 6 mesi di indagine, di circa  kg. 2 di cocaina e kg. 1 di hashish, per un giro di affari di circa 250.000 euro.

L’attività investigativa condotta dalla Squadra Mobile di Vercelli ha permesso di identificare in un italiano pregiudicato, residente da anni a Vercelli, il fulcro dell’attività di spaccio e rifornimento di sostanze stupefacenti dell’intero capoluogo vercellese e che lo stesso era a capo di un sodalizio dedito a tale illecita attività, composto da numerosi altri soggetti, con base operativa in un bar cittadino da lui gestito.

Nonostante le difficoltà derivanti dal fatto che gli indagati si sono dimostrati assai scaltri nel trattare i loro affari, riducendo al minimo le conversazioni telefoniche ed utilizzando i social network per contattarsi, è stato possibile ricostruire l’intera filiera della commercializzazione di droga nel capoluogo vercellese; in particolare un pregiudicato calabrese residente a Palestro (PV), riceveva l’ordine circa due giorni prima dal gestore del bar per il tramite del suo socio in affari, un soggetto di origine siciliana, pregiudicato anche per il reato di associazione mafiosa e tentato omicidio, residente da anni nel novarese.

I canali di approvvigionamento sono stati individuati in soggetti domiciliati nelle vicine province di Pavia e Novara

Nel corso dell’attività investigativa sono state arrestate in flagranza per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente nr. 3 persone con il sequestro di gr. 300 circa di cocaina.

In virtù degli elementi raccolti, la locale Procura della Repubblica ha richiesto ed ottenuto dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Vercelli, l’emissione di un’ordinanza di applicazione delle predette misure cautelari.

In totale sono 25 gli indagati implicati a vario titolo nell’illecita attività; la Polizia sta procedendo a numerose perquisizioni locali e domiciliari, di cui una anche in un campo nomadi alle porte della capoluogo vercellese.

All’esito dell’attività di indagine il Questore della Provincia di Vercelli ha disposto la chiusura per 30 giorni del bar epicentro dell’attività di spaccio.




Astro, il robot tuttofare per la casa by Amazon

Si chiama Astro il robot che Amazon ha presentato negli Stati Uniti e che si appresta ad essere il primo automa domestico per la famiglia. Costa mille dollari e si potrà acquistare, nei soli States per adesso, solo su invito, in numero limitato. Il robot, che ricorda molto il protagonista del cartone animato della Disney Wall-E, è dotato di una telecamera periscopica che gli consente di espandere il suo campo visivo e controllare anche cosa succede oltre la sua statura, a persone, animali e oggetti. Il suo compito principale è infatti quello di sorveglianza domestica, essendo anche supportato dal servizio, in abbonamento, Protect Pro di Ring, che chiama in automatico i soccorsi in caso di aiuto.

Per il resto, è come avere un dispositivo Alexa che si muove per casa. Risponde infatti ai comandi vocali, può essere impostato come sveglia o per ottenere le ultime notizie e le informazioni sul meteo, oltre alla vasta gamma di funzionalità tramite le “skill” di Amazon. Vista la presenza di fotocamere e un microfono, Astro può fungere anche da terminale per le videochiamate, sia in ingresso che in uscita, utilizzando le app di teleconferenza compatibili con Alexa. Un occhio di riguardo è dato alla privacy: i proprietari possono impostare aree oltre le quali il robot non può andare e spegnere led, schermo e microfoni, in certe ore del giorno. Dave Limp, capo dei dispositivi e dei servizi di Amazon, ha detto: “Siamo andati oltre gli schermi con Alexa. Sappiamo che i clienti non volevano solo un dispositivo su ruote ma qualcosa di unico e personale. Ed è quello che abbiamo realizzato con Astro”.

F.P.L.




Palermo, la Fanfara dei Carabinieri a “La Domenica Favorita”

PALERMO – Questa mattina, nell’ambito dell’edizione 2021 de ‘La Domenica Favorita’ del Comune di Palermo, l’Arma dei Carabinieri è presente con uno stand con:

  • L’esposizione statica dei mezzi del 12° Reggimento Mobile Carabinieri ‘Sicilia’;
  • Con una rappresentanza di personale ‘operativo’ della Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale Carabinieri di Palermo.

Alle ore 10.30, inoltre, si è esibita la Fanfara del 12° Reggimento ‘Sicilia’, con un repertorio di brani musicali che ha spaziato dalle marce militari, al classico bandistico passando per la musica popolare.




Milano, aereo cade su una palazzina: 8 persone morte tra cui un bimbo

Sono in corso le operazioni di identificazione dei corpi.

MILANO – Un piccolo aereo privato, è precipitato sopra un edificio in via Marignano, a San Donato Milanese (Milano) e le otto persone a bordo sono tutte morte: il pilota, il copilota, cinque adulti e un bambino. Sarebbero tutti morti nello schianto.

L’aereo era decollato da Linate diretto a Olbia

L’aereo è caduto su una palazzina vuota in ristrutturazione, adibita a uffici e parcheggio per autobus. Gli abitanti della zona hanno sentito un sibilo fortissimo e poi un’esplosione, causata dall’impatto dell’ultraleggero.

Immediatamente le fiamme hanno avvolto la palazzina di due piani in via 8 ottobre 2001, angolo via Marignano, a pochi passi dalla sede dell’Eni di San Donato e dal capolinea della metropolitana gialla di Milano.

“L’impatto è stato devastante”: lo ha spiegato Carlo Cardinali, funzionario dei vigili del fuoco di Milano, accorsi immediatamente a San Donato Milanese (Milano) dove un aereo si è schiantato contro una palazzina. “Attualmente è stato individuato un solo corpo”, ha aggiunto spiegando che l’aereo è finito contro la facciata dall’edificio.

L’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv) ha aperto un’inchiesta e disposto l’invio di un’investigatore sul posto. Secondo quanto ricostruito finora dall’agenzia, “il velivolo PC-12 marche di identificazione YR-PDV, era decollato da Linate alle 13:04 con destinazione Olbia. L’aereo ha colpito un edificio stabile e si è incendiato”.

Dalle prime informazioni il pilota del Piper era un cittadino tedesco e a bordo, tra i passeggeri, c’era anche una cittadina francese. L’Areu spiega che sono in corso le operazioni di identificazione dei corpi.

Il racconto dei testimoni

“L’aereo aveva un motore in fiamme ed è venuto giù in picchiata, non si sono viste manovre, ma è proprio precipitato”, così alcun testimoni che hanno visto l’aereo precipitare

“Ho sentito un aeroplano che stava per cadere, con le eliche che si fermavano, poi ho sentito le finestre tremare e, come nei film, sono andato alla finestra e ho visto una colonna di fumo alzarsi”, racconta un ragazzo che abita a poche decine di metri dalla palazzina contro cui si è schiantato l’aereo. Attorno all’area, ci sono ancora i soccorritori che stanno coprendo con dei teli i resti delle 8 vittime.

“Ho visto un aereo perdere il controllo, l’ho visto proprio mentre si é schiantato. L’ho visto cadere in picchiata. L’aereo era basso. E poi molto fumo, le fiamme. In cielo volavano dei pezzi”, è il racconto di Andrea, 19 anni. “Mi sono molto spaventato – ha aggiunto – Poi sono arrivati polizia e carabinieri. La strada fortunatamente era libera, non c’era nessuno”.




Caccia a Matteo Messina Denaro: il volto del boss ripreso da una telecamera di sicurezza

La Polizia sta eseguendo decine di perquisizioni in Sicilia con l’obiettivo di individuare dove si nasconde il boss numero uno di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, latitante dal 1993. Nei controlli, disposti dalla Dda di Palermo, sono impegnati circa 150 agenti delle squadre mobili di Palermo, Trapani e Agrigento, supportati dagli uomini del Servizio centrale operativo e dei reparti prevenzione crimine di Sicilia e Calabria.

Le perquisizioni sono scattate in particolare nei confronti di una serie di soggetti sospettati di essere fiancheggiatori di Messina Denaro e di personaggi considerati vicini o contigui alle famiglie mafiose trapanesi e agrigentine.

I poliziotti stanno operando a Castelvetrano, Campobello di Mazara, Santa Ninfa, Partanna, Mazara del Vallo, Santa Margherita Belice e Roccamena (Palermo).

Ieri il tg2 delle 20:30 ha trasmesso un video in cui si vede l’immagine del volto del numero uno di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, ripreso da una telecamera di sicurezza.

Le immagini, afferma il servizio, sono state registrate da una telecamera in strada in provincia di Agrigento, risalgono al 2009 e sono le uniche che inquirenti e investigatori hanno dal 1993. Il video è possesso degli investigatori della Direzione centrale anticrimine della Polizia. 

Nelle immagini, che durano pochi secondi e risalgono al dicembre del 2009, si vede un suv blu che percorre una strada sterrata in piena campagna. A bordo ci sono due persone: l’autista e, sul sedile del passeggero, un uomo stempiato e con gli occhiali. Secondo investigatori e inquirenti, afferma il servizio, quell’uomo potrebbe essere proprio Matteo Messina Denaro.

Le immagini, sostiene sempre il Tg2, sono state riprese da una telecamera di sicurezza a poche centinaia di metri dalla casa di Pietro Campo, boss della Valle dei Templi e fedelissimo del numero uno di cosa nostra che in quel periodo era protetto dalle famiglie agrigentine e, forse, stava andando proprio ad un incontro con i capi mafia locali. 




Bracciano, elezioni: Armando Tondinelli tira le somme di 5 anni di mandato [VIDEO]

BRACCIANO (RM) – “Mi rivolgo direttamente a voi, amici e concittadini, perché è con voi che ho iniziato un percorso di valore per far crescere Bracciano. Il mio messaggio è ricco di emozioni e gratitudine ma anche di impegni per il futuro. Tra le certezze c’è quella di aver amministrato con onestà, tagliando i tentacoli della vecchia politica. Desideriamo proseguire questo viaggio insieme! Forza Bracciano!”

Tramite un video, il Sindaco di Bracciano Armando Tondinelli fa un bilancio dell’attività amministrativa portata avanti in questi ultimi cinque anni.




Assisi, smantellata la banda dei parenti criminali: seminavano terrore e insicurezza tra gli abitanti

12 dei 16 indagati beneficiano del reddito di cittadinanza

ASSISI (PG) – Arrestate 8 persone accusate di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti in abitazione, perpetrati nella zona di Assisi e nelle province di Arezzo e Siena.

A eseguire le ordinanze emesse dal G.I.P. di Perugia gli uomini della Polizia di Stato. Due soggetti sono stati portati in carcere, 5 agli arresti domiciliari e per uno l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.

Le indagini svolte dal Commissariato di P.S. di Assisi, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia, supportate anche da attività di tipo tecnico, hanno consentito di ricostruire la struttura di un sodalizio criminale, ben strutturato ed organizzato, dedito alla commissione di reati contro il patrimonio, composto da soggetti legati tra loro da vincoli di parentela o affinità, tutti dimoranti nella stessa zona di Assisi.

Gli indagati, complessivamente 16 persone, tutti già noti per i loro numerosi precedenti di polizia per reati contro il patrimonio, sono uomini e donne italiani stanziali nella zona di Assisi e Cannara.

A far parte di questo sodalizio, riconosciuto dall’Autorità Giudiziaria come una vera e propria associazione a delinquere sia uomini che donne, legati da vincoli di parentela, con una struttura organizzativa ben delineata nei compiti, con basi logistiche ben definite e capace, visto il profilo criminale riconosciuto, di avvicendarsi nei ruoli e fronteggiare situazioni di crisi avvalendosi dell’apporto di tutti i partecipi.

Un vero e proprio consorzio familiare che ha saputo dotarsi nel tempo di un programma criminoso sempre più affinato, destinato a proiettarsi nel tempo, a rimodularsi secondo le necessità. Attiva già da anni sul territorio ha seminato nel corso del tempo terrore e insicurezza tra gli abitanti delle zone del circondario, specie quelle più isolate. 

A spezzare il sodalizio ci hanno pensato gli agenti del Commissariato di P.S. di Assisi grazie ad attività di tipo tecnico ma soprattutto ricorrendo a metodiche investigative più tradizionali, come servizi di osservazione appostamenti, pedinamenti e soprattutto ricorrendo al prezioso patrimonio informativo.

Nel corso di più di un anno i poliziotti sono riusciti ad arrestare in flagranza di reato alcuni dei componenti della banda subito dopo aver commesso il fatto, altre volte sono riusciti a recuperare la refurtiva e restituirla ai legittimi proprietari derubati anche dei loro ricordi più cari.

Senza scrupoli, scaltre e astute anche le 6 donne del gruppo, la più piccola di 22 anni la più grande di 40. Di certo un ruolo non secondario. Alcune di loro erano dedite al compimento materiale dei furti ma erano specializzate negli scippi e nei furti in abitazione che perpetravano aggirando le povere padrone di casa, scelte appositamente sole e anziane, spacciandosi per venditrici di articoli vari o bisognose dei servizi igienici.

Altre donne avevano compiti logistici: c’è chi si prestava a farsi intestare le autovetture che sarebbero state utilizzate per commettere i furti, chi trasportava la refurtiva fuori regione per essere piazzata e chi invece aveva il compito di custodire gli oggetti di valore dopo essere stati rubati e portati agli uomini della banda.

Efferati e senza scrupoli gli uomini della banda, di notevole profilo criminale

Lo dimostra il fatto che alcuni di loro riuscivano a portare avanti il loro piano criminale anche se sottoposti a regime di restrizione delle libertà personale. Il loro piano era ben strutturato e non ha conosciuto battute d’arresto, se non durante il periodo del lock down. Spietati e pericolosi, a bordo di autovetture appositamente scelte di grossa cilindrata affrontavano ed eventualmente reggevano inseguimenti e tentativi di blocco da parte delle Forze dell’Ordine.

Ed è stata proprio in una di queste circostanze, al termine di un inseguimento molto pericoloso, che un’autovettura in servizio di volante viene danneggiata perché i ladri in fuga dopo aver commesso un furto non si fermavano forzando il blocco, disposti a tutto pur di scappare.

In quell’occasione viene arrestato l’unico rimasto all’interno dell’auto: il conducente ferito.

Le autovetture una volta scoperte venivano cambiate velocemente e venivano utilizzate anche targhe false.

Veri e propri professionisti del crimine. Lunghi e articolati erano i sopralluoghi che effettuavano nella scelta delle abitazioni su cui fare il colpo: tutte sufficientemente isolate, raggiungibili attraverso strade sterrate con scarsi sistemi di sorveglianza e controllo delle abitudini dei proprietari.

Nel corso dei colpi i telefoni venivano tenuti appositamente spenti per non dare indizi della loro presenza sul luogo dei furti a riprova della profonda conoscenza delle tecniche di investigazione.

Il profilo altamente professionale dell’organizzazione criminale è dimostrato anche dalla individuazione di due vere e proprie basi logistiche, nella periferia di Assisi, dove i componenti della banda si riunivano prima di partire, prendendo le autovetture designate, distribuendosi gli “arnesi” del lavoro, come aste, bastoni, piedi di porco, guanti e altri indumenti per camuffarsi.

Oltre a partecipare attivamente alla commissione dei furti, c’era chi, stando agli arresti domiciliari, forniva la propria abitazione come base logistica agli esecutori materiali e vigilava sulle operazioni; chi faceva da staffetta all’auto su cui viaggiavano i complici dopo aver perpetrato i furti; chi aveva il compito invece di custodire le autovetture utilizzate per la commissione dei furti, caricarvi e scaricarvi gli attrezzi da scasso, lavarle e nel caso, grazie ad un’officina nella zona industriale di Bastia Umbra, cambiarne anche colore; chi infine faceva da vedetta nella fase di rientro dei veicoli in zona.

Grazie ai servizi svolti dagli agenti di polizia, agli arresti effettuati nel corso del tempo e alla refurtiva recuperata e subito riconsegnata ai proprietari, è stato possibile per il PM che ha coordinato le indagini definire un impianto accusatorio importante e contestare agli indagati il delitto di associazione per delinquere.

Il Gip ha ritenuto sussistente il rischio di reiterazione di reati, in considerazione della pluralità dei delitti commessi, delle modalità organizzative associative evidenziate sottolineando come quello preso in esame non fosse soltanto una mera compagnia criminale bensì un gruppo familiare coeso e dedito alla commissione di delitti contro il patrimonio al fine di procurarsi sostentamento.

Nella mattinata odierna gli agenti del Commissariato di P.S. di Assisi, della locale Squadra Mobile, con l’ausilio di personale del Reparto Prevenzione Crimine Umbria Marche, hanno dato esecuzione alle citate misure cautelari, mettendo così fine alla serie ininterrotta di furti sul territorio.

Inoltre, su direttiva della Procura delle Repubblica di Perugia sono stati condotti accertamenti con l’ausilio della Guardia di Finanza, dai quali è emerso che 12 dei 16 indagati beneficiano del reddito di cittadinanza.




Bracciano, tutto pronto per il confronto tra i 5 candidati a Sindaco

L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sabato 25 settembre alle ore 16.30 (all’interno il link per seguire)

BRACCIANO (RM) – Tutto pronto per il confronto tra i 5 candidati a Sindaco di Bracciano che sarà moderato dal direttore Responsabile de L’Osservatore d’Italia la giornalista professionista Chiara Rai e dal direttore Responsabile de L’Ortica del venerdì settimanale la giornalista professionista Graziarosa Villani.

L’evento potrà essere seguito in diretta streaming sabato 25 settembre a partire dalle ore 16.30 sulla pagina Facebook di questo quotidiano all’indirizzo: facebook.com/paginaosservatoreitalia/

Le due giornaliste proporranno una serie di domande ai 5 candidati i quali avranno 3 minuti ciascuno per rispondere a ciascuna domanda e nel caso in cui uno dei candidati tiri in ballo un altro candidato quest’ultimo avrà diritto ad un minuto supplementare per poter replicare.

Una vetrina quella di sabato che darà ampia possibilità ai nostri lettori di conoscere i candidati a sindaco e soprattutto le loro proposte per Bracciano.

Hanno aderito e confermato la loro presenza tutti e cinque i candidati:

  1. Armando Tondinelli sindaco uscente che si propone per il secondo mandato sostenuto da tutto il centrodestra e da una lista civica
  2. Marco Crocicchi candidato di centrosinistra sostenuto da due liste civiche
  3. Alberto Bergodi sostenuto da due liste civiche
  4. Antonio Spica sostenuto da una civica
  5. Renato Cozzella sostenuto dal M5s