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di Chiara Rai
Marino Laziale (RM) – La decisione di dimettersi l’ha maturata dal carcere romano di Rebibbia l'ormai ex sindaco di Marino Fabio Silvagni. Ieri mattina la moglie è arrivata al Comune di Marino e ha protocollato le sue dimissioni. Con tutta probabilità si tornerà al voto in primavera dopo una fase di commissariamento. Questo si può considerare come l’epilogo del ciclone giudiziario che ha investito la coalizione di centrodestra al governo della città dell’uva e del vino.
Ora Fabio Silvagni sarà giudicato da semplice cittadino e forse, non essendo più un potenziale soggetto in grado di inquinare le prove, potrebbe ottenere la scarcerazione in attesa del processo. Ma le dimissioni lasciano intendere che la grande coalizione dei moderati eletta poco più di un anno fa si è sfaldata perché con Silvagni fuori da Palazzo Colonna le sue linee giuda hanno iniziato a vacillare come del resto gli eletti a lui vicini che si sono ritrovati isolati.
L’implosione politica è arrivata all’apice da circa un paio di giorni quando il vicesindaco De Santis ha azzerato la giunta perché, a suo dire, “è venuta meno l’unitarietà dell’azione di governo". Il mal di pancia tra i consiglieri era palese: poche ore prima dell’annuncio di azzeramento, l'assessore al Bilancio Arianna Esposito, molto vicina a Silvagni, era pronta a dimettersi forse per precedere una possibile esclusione in fase di rimpasto. La bufera è però iniziata ad aprile quando Silvagni è stato arrestato per corruzione e peculato. Con lui sono finiti in manette il funzionario comunale Bruno Saccavino e gli imprenditori Gianluca Tomasi, David Biancifori e Gino Ferrazza. Solo a quest’ultimo, difeso dall’avvocato Giuseppe Petrillo, è stata revocata la misura dei domiciliari.
Le indagini hanno, tra l’altro, riguardato la realizzazione di un Burger King, del valore di circa 3 milioni di euro, per il quale il primo cittadino avrebbe rilasciato illecitamente le autorizzazioni in cambio dell’assunzione di una ventina di persone da lui indicate per garantirsi così un ritorno politico ed elettorale. Il sindaco avrebbe anche intascato, secondo l’accusa, una tangente del 3% su una cifra di 100 mila euro, in relazione “ad un mandato di pagamento emesso dal comune di Marino”, e chiesto sponsorizzazioni per le feste del paese in cambio di rilascio di concessioni edilizie. Silvagni è finito in carcere perché non ha rispettato l’obbligo dei domiciliari. Poi, dalla cella, ha fatto saltare l’intero banco e adesso si aspetta il commissario prefettizio.