Delitto Garlasco: l'uomo del DNA sotto le unghie di Chiara è stato iscritto nel registro degli infagati

di Angelo Barraco
 
Milano – Svolta clamorosa nel delitto di Chiara Poggi. L’esposto presentato dalla mamma di Stasi è stato accolto dalla Procura di Pavia e l’apertura di una nuova inchiesta sulla misteriosa morte della giovane ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati dell’ amico del fratello della vittima il cui dna, secondo la perizia, sarebbe compatibile con quello rinvenuto sotto le unghie di Chiara. Secondo la perizia eseguita dalla difesa, sarebbero state rinvenute le sue tracce di DNA proprio sotto le unghie di Chiara. Le analisi che hanno portato a questa incredibile svolta nel caso sono state eseguite da un genetista incaricato dal legale di Stasi che si è affidato a una società di investigazione. L’assassino di Chiara sarebbe quindi un amico del fratello della giovane, frequentatore abituale della casa di Via Pascoli 8. Ma gli elementi a carico di questo soggetto, la cui identità rimane al momento ignota, sarebbero diversi. Si apprende intanto che il giovane era già stato interrogato ben due volte dagli inquirenti, la prima volta il giorno successivo all’efferato delitto e una seconda volta invece l’anno dopo. Come riporta il Corriere della Sera “l’alibi allora fornito (pur considerato «solido») presenterebbe anomalie e incongruenze. Il giovane avrebbe mentito sui propri movimenti convinto di non venire smascherato, come peraltro inizialmente era avvenuto”. Si parla quindi di verifiche che si sarebbero potute fare nel momento stesso ma che invece non sono state fatte. Una notizia che dopo nove lunghi anni e dolorosi anni, svariate udienze arriva come un fulmine a ciel sereno, riportando alla mente il dolore dei familiari di Chiara che hanno vissuto questo calvario senza tregua e rimettendo in discussione la condanna di Alberto Stasi a sedici anni per omicidio volontario, che oggi sta scontando la sua pena nel carcere di Bollate. Una vicenda che sembrava definitivamente chiusa ma che oggi, alla luce dei nuovi elementi emersi, viene rimessa in discussione con un’inchiesta bis partita da un elemento che sarebbe stato individuato dai difensori di Stasi e farebbe emergere una verità ben diversa da quella attualmente conosciuta e si indirizzerebbe su un giovane della zona. La legge consente che a seguito di una condanna in via definitiva è possibile ottenere la revisione del processo in presenza di elementi nuovi, tali elementi riguardano l’identità del presunto colpevole che gli investigatori avrebbero individuato dal Dna maschile rinvenuto sotto le unghie di Chiara. Il 12 dicembre del 2015 la Corte di Cassazione conferma la condanna a 16 anni per Alberto Stasi, per l’omicidio di Chiara Poggi. Alberto Stasi è stato assolto in primo e in secondo grado, e poi condannato con rito abbreviato a 16 anni di carcere nell'appello 'bis' per l'omicidio della sua fidanzata, uccisa il 13 agosto 2007 nel piccolo centro della Lomellina. A quasi un anno di distanza del verdetto con cui, dopo l'annullamento con rinvio da parte della Suprema Corte dell' assoluzione di secondo grado, si è stabilito che Stasi avrebbe "brutalmente ucciso la fidanzata", la Cassazione ora dovrebbe mettere la parola fine ad un giallo che va avanti da oltre otto anni. "La sentenza di rinvio dà atto che il movente non è stato individuato ma poi si industria a costruirne uno legato alla vicenda delle immagini pornografiche", con il timore che Chiara potesse distruggere "l'immagine di ragazzo perbene e studente modello di Alberto" ma "la logica ci viene in soccorso e impone di escludere l'insostenibile ipotesi secondo la quale per evitare che la sua fidanzata rendesse nota la passione per la pornografia decidesse di ucciderla costituendosi come alibi proprio quel pc pieno di immagini pornografiche consegnato la mattina dopo ai carabinieri". Lo ha detto il sostituto procuratore generale della Cassazione, Oscar Cedrangolo, nella sua disamina nella sentenza di appello bis che ha condannato Alberto Stasi a 16 anni di carcere per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi a Garlasco nel 2007. Il pg ha sottolineato come emerge dagli atti una "debolezza dell'impianto accusatorio perché se gli indizi sono forti è inutile cercare a tutti i costi un movente che non si riesce a trovare". La sentenza d'appello condanna Stasi senza riconoscergli l'aggravante della crudeltà e ad avviso del pg, "alla fine di una sentenza del genere non si spiega l'indulgenza della Corte nell'escludere l'aggravante se si dice che Chiara è stata "brutalmente uccisa: è il solito inaccettabile sistema di un colpo al cerchio e uno alla botte. Ma così non si fa giustizia, ma si aggiunge dolore a dolore".
 
L’omicidio Il 13 agosto del 2007 Alberto Stasi, studente di Economia e Commercio alla Bocconi, prova a contattare telefonicamente la fidanzata Chiara Poggi, con la quale aveva trascorso la sera precedente mangiando due pizze prima di tornare a casa, perché in quel periodo Alberto stava preparando la tesi di laurea. Verso le 13.30 si reca a casa della fidanzata, non ricevendo risposta al citofono decide di scavalcare il cancello. Arrivato sulla porta di casa, decide di entrare e trova molto sangue a terra, seguendo le tracce verso la tavernetta trova il corpo di Chiara. Chiama subito i soccorsi e si reca nella vicina caserma dei Carabinieri che distano pochi metri dalla villetta dei Poggi. Chiara è morta per una decina di colpi violenti inferti con un’arma appuntita che non sarà mai ritrovata, tra le 9 e le 12 di mattina (l’orario preciso non sarà mai stabilito). Nella villetta le uniche tracce presenti sono quelle di Chiara, dei suoi familiari, di Alberto e di un falegname che aveva fatto dei lavori pochi giorni prima della morte (oltre alle tracce dei soccorritori chiamati da Stasi). Le indagini si concentrarono sull’ex fidanzato. Ha destato sospetto l’atteggiamento dopo il ritrovamento del cadavere (sembra che il tono di voce di Stasi quando chiama il 118 fosse troppo “rilassato”), le tracce del DNA di Chiara sulla bici di Alberto, la mancanza di sangue sotto le sue scarpe, nonostante il pavimento della casa ne fosse pieno. Alberto Stasi venne arrestato il 24 settembre, ma la scarsità d’indizi certi convinse il GIP a scarcerarlo dopo quattro giorni. Nelle indagini successive (dicembre 2007) viene trovato nel computer di Stasi materiale pedopornografico, elemento che ha contribuito a minare l’immagine del fidanzato. Il 3 novembre 2008 Alberto Stati viene rinviato a giudizio per l’omicidio di Chiara Poggi.
 
Il parere di Mary Petrillo, criminologa, psicologa, Docente di criminologia Coordinatrice Crime Analysts Team (CAT) Vice Presidente Ass. Con Te Donna Lazio: “Allo stato attuale  non possiamo ritenere che tali risultati ora emersi siano non credibili i risultati di questa consulenza indubbiamente faranno discutere e probabilmente potrebbero dare una nuova svolta nel caso di Garlasco, Dna sotto le unghie non è di Alberto Stasi e ció basterebbe per tornare in aula il materiale sottoungueale é sicuramente di qualcuno che ha a che fare in qualche modo col delitto  e riesaminando la dinamica omicidiaria non é detto che ciò che ora emerge da queste analisi, se confermato, non esclude anche la presenza di colui che attualmente è in carcere. Sarà molto interessante sapere a chi appartiene questo materiale biologico, anche se pare appartenere ad un conoscente della coppia che ora verrà probabilmente indagato;  il profilo genetico riscontrato potrebbe farci  riconsiderare la dinamica del delitto di Chiara Poggi perché in effetti le criticità in questo caso non sono poche anche la motivazione alla luce di questo ritrovamento potrebbe essere più chiara. Una revisione del processo potrebbe essere fattibile. Al momento Stasi é condannato in via definitiva, ma se revisione ci sarà potremmo assistere anche ad un eventuale ribaltamento della sentenza o potrebbe essere che emerga la presenza di un eventuale complice.”
 
Il parere di Rossana Putignano Psicologa Clinica – Psicoterapeuta Psicoanalitica -Responsabile della Divisione Sud e della Divisione di Diagnosi Psicodiagnostica e Neuropsicologia Forense del CRIME ANALYSTS TEAM: “A distanza di 10 anni spuntano due cromosomi Y sotto le unghie di Chiara Poggi. La difesa di Stasi, condannato in Cassazione a 16 anni, ritiene di aver scoperto a chi appartiene uno dei due DNA maschili. Ebbene si, a distanza di qualche anno, non si parla più di “evitamento inconscio” delle macchie di sangue sul pavimento da parte di Stasi ma di prove ben più concrete che potrebbero scagionarlo. Come mai, finora, questo DNA non è stato mai individuato? In sede di autopsia, le unghie di Chiara furono “ripulite” con un cotton fioc speciale, tranne quella del mignolo della mano destra. Nel 2014, su richiesta dell’accusa furono ripetute le analisi, anche alla luce delle nuove scoperte in campo scientifico. Il Prof. Francesco De Stefano dell’Università di Genova “sciolse” le unghie in una soluzione, individuando solo DNA maschili e trovando solo alcuni punti di contatto con il DNA di Stasi, tuttavia, questi punti di contatto non apparirono sufficienti per poter dire che si trattasse del DNA del ragazzo. Al giudice la questione non interessava, dunque l’accusa si concentrò sull’assenza di sangue sotto le scarpe di Stasi (che poi sarebbe stato l’elemento che ha condotto alla condanna del ragazzo). La difesa non ha mai dimenticato quel dato, cosicchè, tramite un’ agenzia investigativa, lo studio Giarda ha incaricato un genetista forense il quale ha dimostrato che uno dei DNA maschili sotto le unghie di Chiara appartiene a un ragazzo già sospettato ma mai entrato nell’inchiesta, un amico del fratello che Chiara conosceva bene. Al di là delle prove, che dovranno ancora essere verificate insieme all’alibi del ragazzo, è giusto che ci sia una speranza anche per la famiglia di Alberto Stasi, la quale ha come obiettivo non solo scagionare Alberto ma trovare una verità limpida su Chiara Poggi, che poi è quello che vorremmo tutti.”