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GIANNI TONELLI, SVIENE, CADE E BATTE LA TESTA: RICOVERATO AL SANTO SPIRITO DI ROMA

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Tempo di lettura 5 minuti Al 49° giorno di sciopero della fame, con totale astensione da qualsiasi nutriente, ha perso 21 chili.

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di Roberto Ragone

È di oggi, mercoledì 9 marzo, la notizia, che Gianni Tonelli, Segretario Generale del Sindacato Autonomo di Polizia è nuovamente ricoverato all'ospedale romano Santo Spirito.

Tonelli, si trovava in piazza Montecitorio per accogliere quanti volevano manifestargli la loro solidarietà, quando verso le 12,30 è svenuto cadendo a terra e battendo la testa. È stato quindi ricoverato al Santo Spirito.

Al 49° giorno di sciopero della fame, con totale astensione da qualsiasi nutriente, ha perso 21 chili. Ricordiamo che la forte protesta di Gianni Tonelli è contro il depotenziamento delle forze di Polizia e contro l’evidente repressione di chi tale protesta non intende accogliere. “Provvedimenti disciplinari, sospensioni, destituzioni e deferimenti all’autorità giudiziaria sono uno squallido tentativo di intimidire chi denuncia la verità.

La verità non è un reato!” recita il comunicato Stampa del SAP. “Inqualificabile e vergognoso è l’atteggiamento del Dipartimento della PS e delle Autorità di Governo – si legge nella nota SAP – che hanno il dovere di amministrare – prosegue la nota – la sicurezza e sono invece disposti a bagnarsi le mani di sangue e a rischiare la vita di un rappresentante dei poliziotti pur di non affrontare i problemi sollevati. Far fronte – conclude il comunicato del Sindacato Autonomo di Polizia – significherebbe assumersene anche la responsabilità di fronte alle palesi ed evidenti condizioni del nostro apparato di sicurezza.”

Attestati di solidarietà giungono quotidianamente da Consigli regionali e Comunali, a dimostrazione dell’approvazione della parte buona della nazione. Solidarietà espressa anche dalle forze di opposizione – Forza Italia, Lega Nord, M5S, La Destra, Fratelli d’Italia, Area Popolare – nelle persone dei loro rappresentanti. Anche oggi, prima del mancamento, Tonelli ha ricevuto la visita di una delegazione di Forza Italia composta da Renato Brunetta, Maurizio Gasparri, Mara Carfagna, Elio Vito e Deborah Bergamini. Poco dopo è giunto al gazebo del SAP il deputato del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista. Inoltre, è arrivato il leader dell’Esercito di Silvio Simone Furlan.

“Oggi – dichiarano dal SAP – più che mai il nostro appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è forte e vigoroso. C’è bisogno di lui!” Purchè il suo invocato – come fosse S. Pio –  e più che mai ipotetico intervento non giunga troppo tardi, come alcuni fatti recenti ci fanno pensare che possa accadere; e come in effetti è già accaduto a Sassari.

La Sardegna è soprattutto Italia, un brandello di Patria in mezzo al Mare Mediterraneo, quel mare pescoso di cui Renzi ha donato un’ampia fetta alla Francia, senza alcuna motivazione palese; quello stesso mare che si vuole deturpare e ferire a morte con inutili e becere trivellazioni, per far contenti gli ‘amici’ e col pretesto di ‘posti di lavoro’, che il nostro sempre più (meno)  amato Renzi va sbandierando con numeri di fantasia, senza tenere conto del fatto che, trivellando in Mediterraneo, i posti di lavoro distrutti, quelli dei pescatori, sarebbero molti di più di quelli a scadenza procurati dai trivellatori. Sassari è una città della Sardegna, e non è meno italiana perché ci separa un braccio di mare. A Sassari tutto funziona, o dovrebbe funzionare, come nel resto dell’Italia – magari come a Roma,  davanti a Montecitorio. Magari! Fatto sta che lo scorso 29 febbraio, verso le 20,30, arriva al 113 una richiesta di intervento urgente  dal deposito della Mondialpol, sito nei pressi della città. Una banda di rapinatori ha sfondato il muro di cinta con una pala meccanica, e sta attaccando ora le pareti del caveau in cui sono custodite somme ingenti. I malviventi ingaggiano una sparatoria con i vigilantes: sono armati con armi pesanti, riportano le cronache; molto probabilmente AK47, diciamo noi, vistane la facile reperibilità sul territorio. Le guardie giurate rispondono al fuoco, ma non sembra che la loro azione abbia effetti positivi. Così tutti gli operatori di polizia presenti in Questura si precipitano ad equipaggiarsi di giubbotti antiproiettile e mitragliette PM12. Purtroppo nell’armeria della Questura di Sassari tutto è terminato, e non sono disponibili neanche delle torce elettriche. Dei colleghi intervenuti in seguito alla segnalazione, c’è chi indossa  un giubbotto, e chi ha una PM12, ma solo perché usciti dalla Questura qualche secondo prima dell’allarme. Da notare l’inutilità dei giubbotti in dotazione odierna di fronte all’impatto di una palla di AK47. L’irruzione della Polizia è operata alla luce dei cellulari degli agenti. Le cronache riportano anche che sarebbero stati sparati circa 30 colpi, non si sa bene da chi. Fatto sta che i rapinatori sono fuggiti con una somma che sembra si aggiri attorno ai dieci milioni di euro, venti miliardi delle vecchie lire. E i poliziotti? In braghe di tela, come desiderato dal nostro governo, il quale, in nome di una falsa , becera e fallimentare spending review, ha operato tagli orizzontali a tutto l’apparato della sicurezza.  Nella Questura di Sassari, anche se sembra paradossale, il personale, ancor prima di uscire a fare il proprio dovere, deve precipitarsi in armeria a munirsi di giubbotto antiproiettile prima che finiscano.  Il SAP di Sassari ha diffidato il Questore dal permettere interventi di Polizia al personale non in possesso dei  necessari dispositivi di protezione previsti dalla normativa. Certo gli operatori di Polizia sono consapevoli dei rischi a cui vanno incontro, ma non devono per questo essere mandati allo sbaraglio. Alla luce di questo, appare ancora più motivata e degna di attenzione la protesta che Gianni Tonelli sta portando avanti ormai da cinquanta giorni, senza che nessun rappresentante delle Istituzioni si sia minimamente fatto vivo. S’è preferito accogliere il Presidente Hollande a Venezia, per commemorare Valeria Solesin, la giovane ricercatrice uccisa a Parigi; s’è preferito istituire un programma di dottorato a lei intestato, con sei  borse di studio in demografia, sociologia, e settori scientifici affini destinate a studenti italiani e francesi, per continuare l’opera di Valeria, a cui va tutto il nostro rispetto.  Certo, denaro da spendere per la Polizia e in generale per le Forze dell’Ordine non ce n’è, l’operazione mediatica di Venezia rende molto di più, sotto il profilo della propaganda, specialmente la rivista dei Carabinieri in alta uniforme a fianco di Hollande. Anche se lo scorso novembre il nostro Presidente del Consiglio ebbe a pronunciarsi in merito alla lotta al terrorismo, “una lotta che non può essere solo militare, ma dev’essere anche culturale”. Ragion per cui istituì il bonus da 500 euro per  i neomaggiorenni – 550 mila – da investire in teatri, musei e concerti. Proprio una grande trovata! Può darsi che, se continua quest’andazzo, la prossima volta la commemorazione di un morto ammazzato, o di più morti ammazzati,  la si debba fare a Roma, o in un’altra grande città d’Italia. Ogni giorno che passa rende il silenzio istituzionale più profondo e colpevole, anzi, di ora in ora; come di ora in ora si vengono ad ingrossare le fila di coloro che appoggiano Gianni Tonelli e la sua protesta. E questo non per principio, o, come dice qualcuno per ‘strumentalizzare’ le circostanze- la sinistra usa il verbo ‘strumentalizzare’ per rigirare la frittata, quando ci sono proteste legittime che non si vuol prendere in considerazione.  Ormai è assurdo anche ripeterlo, dopo tanti giorni e tanti appelli sulla stampa, quasi come è assurdo il rifiuto a voler ascoltare da parte di Palazzo Chigi e del Quirinale. La verità è sotto gli occhi di tutti: quando si tratta di accontentare gli amici degli amici, i soldi ci sono, e anche tanti; quando si tratta di una cosa poco divertente o poco ‘mediatica’, i soldi spariscono, e con essi la volontà di porre rimedio ad una situazione che è una bomba a orologeria. Dove andranno a nascondersi i vari Mattarella, Renzi, Alfano, se l’ISIS dovesse a breve fare ciò che minaccia da tempo?

 

Salute

Covid, variante Arturo: nessun allarme in Italia

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C’è una nuova variante COVID-19 che preoccupa l’Italia. Gli esperti l’hanno già battezzata Arturo (Arcturus), come la gigante rossa che è la stella più luminosa della costellazione del Boote, la quarta più brillante del cielo. E’ XBB.1.16, l’ultima variante ricombinante di Omicron.

I riflettori si sono accesi su di lei perché il nuovo picco di Covid che si sta registrando in India potrebbe essere imputabile alla sua presenza significativa rilevata. Il pediatra Vipin M. Vashishtha, ex coordinatore dell’Accademia indiana di pediatria e componente dell’iniziativa Vaccine Safety Net (Vsn) dell’Organizzazione mondiale della sanità, segnala in un tweet il primo caso intercettato in Cina e spiega che al momento il sottolignaggio è stato rilevato in 17 Paesi, compreso Canada e Singapore, per un totale di 474 isolamenti.

Per l’esperto va tenuta d’occhio la situazione indiana, per capire se questo mutante riesce a superare l’immunità di una popolazione che ha affrontato diverse varianti, da Centaurus a Kraken. L’attenzione nel Paese è alta dopo che per la prima volta nel 2023 si è arrivati a superare quota 1.100 casi giornalieri, anche se il trend di ricoveri e mortalità al momento non risulterebbe preoccupante secondo alcuni esperti locali.

Per quanto riguarda Arturo, il rapporto britannico spiega che “è un lignaggio con 3 mutazioni aggiuntive della Spike, trovato sia nel Regno Unito che a livello internazionale”, pur essendo “il numero totale di campioni” ancora basso. L’Oms ancora non cita XBB.1.16, almeno negli ultimi due aggiornamenti settimanali, ma segnala in generale l’elevato peso dei ricombinanti Omicron e della famiglia XBB, così come una quota crescente di sottolignaggi non assegnati. Per l’Italia quindi, al momento, nessun allarme.

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Castelli Romani

Velletri, Fausto Servadio su ospedale: “Con coerenza sempre in difesa della salute pubblica”

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VELLETRI, SERVADIO SU OSPEDALE: «CON COERENZA, SEMPRE IN DIFESA DELLA SALUTE PUBBLICA»

«Sull’ospedale di Velletri ci sarebbe tanto da dire e ricordare: governava il centrodestra in Regione quando presentai ricorso al Presidente della Repubblica, facemmo i consigli comunali straordinari in piazza, ci opponemmo in ogni sede e riuscimmo a scongiurarne il declassamento da Dea di primo livello a presidio territoriale. Oggi, con le ultime notizie che ci arrivano e che parlano di un nuovo possibile commissariamento della sanità potremmo ritrovarci a dover difendere il nostro ospedale. Siamo pronti ancora una volta a ripercorrere tutto ciò che abbiamo fatto per tutelare la salute di migliaia di persone. Il nosocomio di Velletri è una realtà seria e fondamentale per gli oltre 50 mila abitanti che vi risiedono e non solo perché serve un bacino di utenza di 150 mila persone. Con coerenza manteniamo la posizione di sempre: siamo dalla parte di chi considera l’Ospedale della nostra città un polo fondamentale di riferimento che per nessun motivo deve essere depauperato o subire razionalizzazioni a discapito della nostra salute». Così in una nota il candidato Sindaco di Velletri Fausto Servadio.



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Castelli Romani

Velletri, con Servadio un nuovo rilancio del centro del storico e delle zone decentrate

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«Al centro del nostro programma elettorale c’è una Città che deve diventare appetibile, vivace, un luogo da mettere in cima alle località da visitare. Oggi il centro di Velletri è una parata di negozi con le saracinesche abbassate, un borgo spento che non richiama quel turismo di qualità che invece merita. Il tessuto economico produttivo di Velletri va ricostruito attraverso il rilancio dell’artigianato e dei mestieri, dei laboratori che possono rimanere aperti per le vie del centro dove chi compra prima ha la possibilità di guardare come viene realizzato il prodotto. Parlo di orafi, pelletterie, ceramisti, norcinerie, insomma botteghe d’arte, di sapori e prodotti che è impossibile trovare nei grandi ipermercati, nei centri commerciali di cui siamo ricchi fuori dal centro storico. La Città, così, potrà godere sia delle aree più commerciali ma anche e di un centro storico con le botteghe artigianali che potranno essere affittate a prezzi calmierati. Soltanto intraprendendo un percorso di qualità è possibile restituire a Velletri l’importanza che merita. È necessario quindi riprogrammare quelle che sono le destinazioni d’utilizzo dei locali nel centro e tornare a prediligere l’artigianato che rappresenta per quest’area una rivalutazione delle tradizioni che caratterizzano la nostra amata e meravigliosa Città. Insieme dobbiamo fin da subito metterci al lavoro per rilanciare la nostra Velletri grazie al borgo ricco di storia, pronto a diventare un salotto all’aperto e ad accogliere un turismo lento e di qualità. E se il borgo deve diventare un prezioso scrigno di bellezze da visitare, abbiamo anche molte idee per le altre zone fuori dal centro. Ognuna avrà la propria vocazione ma ne parleremo strada facendo, insieme, per dare un nuovo volto alla nostra amata Velletri». Così in una nota il candidato Sindaco di Velletri Fausto Servadio

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