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“Giù le mani dall’informazione”, giornalisti in piazza in tutta Italia per difendere la libertà di stampa

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Venti piazze in tutta Italia e altri due eventi, a Bruxelles e Londra. Centinaia di giornalisti, in strada e sui social, a ribadire #GiùLeManiDallInformazione. A protestare contro gli insulti e le minacce di certa politica che non esita a definire i cronisti ‘infami sciacalli’, ‘pennivendoli’ o peggio. Una categoria che chiede compatta rispetto per il ruolo che la Costituzione affida a chi lavora per garantire ai cittadini il diritto ad essere informati.

Giornaliste e giornalisti, chiamati a raccolta dalla Fnsi e dall’Ordine dei giornalisti, dopo l’indignazione sono passati alla protesta e si sono ritrovati in piazza a sventolare tesserini professionali, striscioni, cartelli della vignetta realizzata da Stefano Rolli, che riprende la frase di Di Maio, con la scritta ‘qui abita un infimo sciacallo’. Con loro anche i rappresentanti di associazioni e sindacati, magistrati, amministratori locali.

«Non c’è mai stato un attacco simile all’informazione. Motivo per il quale oggi siamo scesi nelle piazze d’Italia con 20 presidi. E non intendiamo fermarci qui. Questo è solo un primo momento di protesta. Se occorre siamo pronti a organizzare una grande manifestazione, che costruiremo con tutti i colleghi e non solo. Oggi è importante essere in piazza per testimoniare l’impegno di una categoria professionale che è sotto attacco», ha esordito Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi.

«Si sta andando a colpire la libertà d’informazione e la sua funzione in democrazia. Gli insulti e le minacce che ci vengono rivolte sono il chiaro tentativo di cancellare la funzione del mediatore, le voci critiche, perché quelle che devono prevalere sono la propaganda populista e la disinformazione», ha insistito Lorusso.

Nei prossimi giorni, «per iniziativa comune della Federazione nazionale della Stampa e di quella degli editori, verrà pubblicato su decine di testate il testo l’articolo 21 della Costituzione», ha quindi anticipato il segretario generale della Fnsi. E, tornando sugli annunci di tagli al fondo per l’editoria: «Sopprimerebbero non i grandi giornali, per i quali il fondo già non esiste più, ma quelli piccoli, come quelli diocesani. Insomma, si andrebbero a colpire i più deboli. A spegnere le voci dei territori», accusa Lorusso.

«Questa non è una lotta fra caste ma una battaglia per la libertà d’informazione e il diritto ad essere informati. Se il presidente della Repubblica, per la quinta volta in un mese deve dirci che la libertà d’informazione è presidio della democrazia, potete immaginare se non dobbiamo essere preoccupati», ha detto il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti.

«Ci sono state offensive contro la stampa sotto tutti i governi, da Berlusconi a Renzi, e noi ci siamo sempre mobilitati, ma l’attacco che stiamo subendo oggi non ha precedenti. Contro gli insulti e le minacce occorre lottare insieme, giornalisti e cittadini, associazioni, corpi intermedi, cittadini che hanno a cuore la democrazia e la Costituzione. Diciamo ‘no’ al capo solo che parla alla folla da un balcone telematico. Noi stessi, dobbiamo reagire: abbandoniamo le conferenze stampa dove non si possono fare le domande; rifiutiamo le dirette streaming senza contraddittorio, che sono uguali alle videocassette di un’altra stagione. La fine del libero giornalismo è la fine dell’ordinamento democratico», ha ribadito Giulietti.

E il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, ha osservato che «in passato ci sono state critiche, anche al di fuori dei binari della correttezza, e ci sono state delle risposte, ma qui siamo ben oltre perché siamo arrivati agli insulti. E insultare i giornalisti non significa soltanto delegittimare chi svolge quotidianamente una professione, ma significa attaccare il concetto di libera stampa, e quindi il diritto del cittadino ad essere informato, che è alla base dell’articolo 21 della Costituzione. Sono rimasto stupito dalle parole di Di Maio e gli ho chiesto subito di trarre le conseguenze delle sue affermazioni. Perché non lasciare l’Ordine dei giornalisti, dove lui evidentemente non sta bene? Pensiamo che per coerenza se ne dovrebbe andare».

Il presidente del Cnog ha quindi concluso: «Dobbiamo con fermezza e determinazione respingere qualsiasi tipo di attacco, soprattutto perché è un attacco concatenato. Questo è il punto finale di una serie di iniziative contro la libertà di stampa che sono state poste in essere negli ultimi tempi dai leader del Movimento Cinque Stelle. Dobbiamo spiegare a chi ha giurato lealtà alla Costituzione che l’informazione è per i governati e non i governanti, come magari qualcuno vorrebbe che fosse, e dobbiamo rispondere a modo a questo clima di volgarità e di odio, anche pericoloso».

In piazza a Roma, insieme con la Fnsi, l’Associazione Stampa Romana, l’Ordine dei giornalisti e l’Associazione Articolo21, erano inoltre presenti i rappresentanti di Usigrai, Ungp, Ucsi, Unci, Associazione Stampa Parlamentare, Associazione Stampa Estera, i giornalisti della Rete NoBavaglio, sindacati, associazioni e movimenti civici. C’era anche il presidente della Casagit, Daniele Cerrato, mentre la presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni, era in piazza a Milano.

In tutte le regioni, infatti, i sindacati territoriali dei giornalisti hanno promosso dei flash mob a cui hanno partecipato anche rappresentanti delle istituzioni locali e delle associazioni del territorio. Due iniziative si sono svolte anche a Bruxelles, promossa dalla Federazione europea dei giornalisti, e a Londra, dove hanno manifestato i giornalisti italiani dei giornali in lingua inglese.

Messaggi di solidarietà sono giunti nelle ultime ore dai sindacati francesi dei giornalisti, dalla Efj, dall’Agcom, da Cgil, Cisl e Uil, da numerosi esponenti delle forze politiche.

«Il flash mob #GiùLeManiDallInformazione è stato il primo passo. Altre iniziative seguiranno fino a quando le aggressioni, le ingiurie e le minacce ai giornalisti e alla stampa non cesseranno. Questa prima iniziativa è stata possibile grazie alle Associazioni regionali di Stampa e agli Ordini regionali dei giornalisti, a tante colleghe e colleghi, ma anche ad associazioni, sindacati, cittadini comuni che considerano l’articolo 21 della Costituzione un bene comune». Lo affermano, in una nota, la Federazione nazionale della Stampa italiana e il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.
«Ritrovarsi nelle piazze dei capoluoghi di regione – proseguono – è stato un atto simbolico, ma anche un messaggio chiaro a quanti, da nord a sud, sono convinti di poter ridurre al silenzio l’informazione e, con essa, qualsiasi forma di dissenso o di voce critica. Un ringraziamento va anche alla Federazione internazionale e alla Federazione europea dei giornalisti, che hanno organizzato un flash mob in contemporanea a Bruxelles, e ai giovani freelance italiani che lavorano a Londra, che si sono ritrovati in Trafalgar Square. Oltre che gli insulti ai cronisti con un linguaggio da trivio, dal governo in carica ci si aspetterebbe una vera riforma dell’editoria che punti a moltiplicare e non a sopprimere le voci e, soprattutto, che indirizzi le poche risorse ancora disponibili a favore del lavoro debole e sottopagato. Il ministro Di Maio, che prova a strumentalizzare i giornalisti precari, finge di ignorare di essere stato lui, insieme con il suo ministero, ad esprimere parere contrario all’emendamento al cosiddetto “Decreto Dignità” volto proprio a contrastare il precariato giornalistico, presentato da alcuni parlamentari di minoranza».
La Federazione nazionale della Stampa italiana e il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti «assicureranno il loro sostegno a tutte le iniziative che saranno promosse a tutti i livelli, a tutela della dignità del lavoro e dell’articolo 21 della Costituzione. Ancora un grazie, infine, al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che per l’ennesima volta ha ribadito che la libertà di stampa è un presidio di democrazia».

Castelli Romani

Asl Roma 6, apre un nuovo ambulatorio per la gestione delle patologie cardiovascolari nelle persone affette da malattia renale cronica

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A partire dal prossimo 19 Marzo 2024, presso l’ambulatorio della UOC di Nefrologia e Dialisi dell’Ospedale dei Castelli, sarà aperto un nuovo ambulatorio per la gestione delle patologie cardiovascolari in pazienti affetti da Malattia Renale Cronica. Il servizio, unico nel suo genere nell’ambito del territorio nazionale per quanto riguarda la nefrologia, si propone di garantire anche ai pazienti con funzione renale compromessa la possibilità di usufruire di terapie di secondo e terzo livello per la cura di patologie cardiovascolari quali l’ipercolesterolemia (in quei pazienti intolleranti alla terapia di prima linea) e lo scompenso cardiaco, nonché di ottimizzare terapie croniche come, ad esempio, quelle riguardanti il trattamento con farmaci anticoagulanti diretti per la prevenzione delle complicanze tromboemboliche della fibrillazione atriale.
“Quest’attività ambulatoriale si propone – spiega il Dott. Luca Di Lullo, Direttore della UOC di Nefrologia e Dialisi dell’Azienda USL Roma 6 – di fornire uno strumento per la gestione terapeutica di patologie croniche di natura cardiovascolare in quei pazienti per i quali la compromissione della funzione renale può creare degli ostacoli alla prescrizione da parte dei Colleghi di altre specialità. I suddetti Colleghi, infatti, potranno ora richiedere, qualora lo desiderino, una visita nefrologica ad hoc e saremo noi Nefrologi ad interfacciarci con loro per stabilire i più corretti regimi di terapia per una popolazione di pazienti particolarmente fragile”.
La richiesta di appuntamento dovrà avvenire tramite RECUP per le prime visite (impegnativa a cura dei Colleghi specialisti in Medicina Interna, Cardiologia ovvero Nefrologia) e con percorso interno per quanto concerne le visite di controllo.

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Castelli Romani

La Regina (Asl Roma 6): Avviare un nuovo umanesimo, puntare sui Leu

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Il 20 marzo giornata studio con esperti in Medical Humanities

“Papa Francesco ci ha insegnato a rimettere al centro la persona e a darle dignità. Non possiamo non dare dignità a chi soffre, perché chi aspetta di essere visitato in corsia non è un numero ma una persona con le sue esperienze, le sue paure e anche le sue potenzialità”. Così Vincenzo Carlo La Regina, direttore sanitario della Asl Roma 6, spiega il cambio di prospettiva che accompagnerà il suo lavoro: “Andare verso un percorso di umanizzazione delle cure, che guarda ai Livelli essenziali di umanizzazione (Leu)”.

“Abbiamo bisogno del paziente nell’alleanza terapeutica per avere un’aderenza della terapia altrimenti rischiamo di non essere efficaci. Oggi c’è bisogno di coraggio- rimarca il medico- per avviare un nuovo umanesimo della salute. Dobbiamo ridefinire anche i percorsi al livello organizzativo partendo dalla sicurezza e creando un’interdipendenza tra umanizzazione e benessere organizzativo degli operatori. Abbiamo intitolato il piano della performance ‘Umanizzare le cure umanizzando l’organizzazione’ perché dobbiamo mettere in campo questa interdipendenza. È difficile riuscire se gli operatori non sono felici- sottolinea La Regina- basti pensare che negli Stati Uniti ci sono i master sulla felicità”.

Il progetto di umanizzazione delle cure nella Roma 6 è partito, quindi, da un percorso formativo all’interno dell’Unità operativa del rischio clinico e della sicurezza delle cure. “Abbiamo trovato 60 facilitatori in tutta l’azienda, e di questi 30 hanno aderito al processo e al progetto dell’umanizzazione delle cure. Il 20 marzo promuoveremo una grande iniziativa nella nostra azienda affinché si inizi un percorso vero e proprio verso i Livelli essenziali di umanizzazione (Leu). Dobbiamo abituarci a selezionare le classi dirigenti anche attraverso coloro che sono aderenti ai Leu. Se non immaginiamo una organizzazione che tenda a questo- afferma il direttore sanitario- è chiaro che non riusciremo a raggiungere l’obiettivo”.

Il 20 marzo la Asl Roma 6 avvierà un confronto con gli esperti in Medical Humanities. “Attraverso questa giornata diamo inizio a un piccolo processo culturale dove gli operatori che hanno deciso volontariamente e gratuitamente di intraprendere questo percorso, potranno aiutarci a verificare il livello di umanizzazione presente nei reparti. C’è un metodo sviluppato dall’Agenas nel 2011 che può essere utilizzato per verificare da 1 a 100 il livello di umanizzazione, dato che in alcuni reparti è difficilissimo anche visitare i pazienti al di là del Covid. Attraverso la somministrazione di questionari reparto per reparto potremo capire dove agire per elevare i Leu”.

Gli operatori coinvolti sono medici, infermieri, oss e tutti coloro che producono e forniscono assistenza. “Un mondo che deve cambiare modo di interagire con chi non è più un numero, ma è una persona con la sua dignità, le sue debolezze e le sue potenzialità. Dobbiamo rispettare quella persona che in quel momento è fragile” dice La Regina.

Un nuovo umanesimo parte da un nuovo paradigma: agire sul modello culturale e alzare il livello delle persone che devono essere assistite a domicilio, “portandole al 10%. Il Pnrr ci viene incontro- conclude- il luogo di cura deve diventare la casa perché c’è tanta inappropriatezza nelle cure e la maggior parte delle patologie sono croniche, per cui la cronicità si deve risolvere sul territorio. Quella è già umanizzazione”.

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Politica

Spiopoli, Meloni: “Bisogna arrivare fino in fondo”

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Sulla vicenda dei presunti dossieraggi Giorgia Mloni ha detto “Oggi sta lavorando la commissione Antimafia, che ha poteri di inchiesta. Bisogna vedere dove riesce ad arrivare la commissione Antimafia, poi valutare se c’è bisogno di qualcos’altro. È anche un tema di tempistiche, per istituire una nuova commissione ci vuole qualche mese. Oggi abbiamo già una commissione che ci sta lavorando e bisogna farla lavorare nel miglior modo possibile. All’esito del lavoro della commissione Antimafia va valutato se servono altri strumenti”. La Premier ha aggiunto: “Il punto è che bisogna arrivare fino in fondo. Quello che sta emergendo è obiettivamente incredibile e vergognoso per uno stato di diritto”, ha affermato la premier rispondendo a chi le domandava se serve una commissione parlamentare di inchiesta sulla vicenda dei presunti dossieraggi.

Cafiero de Raho: ‘Additano me per attaccare l’opposizione’

“Si rileva chiaramente che tutti gli accessi sono stati fatti fuori dalla Direzione nazionale e che sono evidentemente tutti strumentali perché il controllo su quel settore lo avevano altri ed è evidente che una Procura importante, come la Procura nazionale, ha tante e tali articolazioni, finalità e campi in cui ci si muove che, additare me è soltanto un modo per attaccare l’opposizione che è comunque al di fuori di qualunque congegno dossieristico come quello che è avvenuto, se effettivamente è avvenuto. Credo che l’opinione pubblica lo capisca benissimo”. Lo ha detto Federico Cafiero De Raho, deputato del M5s ed ex procuratore nazionale Antimafia, in merito agli attacchi a lui rivolti da esponenti della maggioranza per la vicenda che ha portato all’inchiesta di Perugia.

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