GIULIO REGENI: AL SISI. "NON E' STATO UCCISO DAI SERVIZI EGIZIANI"

Redazione
 
Roma – La morte di Giulio Regeni è ancora avvolta dal mistero, nessuna giustizia ha condannato i suoi assassini e sembra proprio che il confronto Italia-Egitto stia diventando un testa a testa sempre più evidente, ma tale scontro non sta portando a nulla di oggettivamente valido ai fini investigativi e risolutivi dell’inchiesta. Abdel-Fattah al Sisi, presidente egiziano, nega che nella morte di Regeni vi sia il coinvolgimento dei Servizi di Sicurezza egiziani e ha sostenuto invece che dietro il brutale omicidio vi sia “gente malvagia”, ma non ha aggiunto ulteriori dettagli. Ha precisato però che “Noi egiziani abbiamo creato un problema con l'assassinio”. Si è rivolto agli inquirenti italiani, invitandoli a tornare in Egitto “abbiamo detto loro, venite e diciamo ancora una volta: venite, siate con noi. Noi trattiamo le questione in tutta trasparenza”. Ha parlato poi delle menzogne pubblicate dai media egiziani che hanno creato non pochi problemi. Ha proseguito dicendo “Attribuiamo grande interesse a questo caso in particolare, in quanto abbiamo relazioni molto privilegiate con gli italiani. La dirigenza italiana si è posta al fianco dell'Egitto dopo il 30 giugno”. I deputati azzurri, Alberto Cirio, Fulvio Martusciello e Massimiliano Salini hanno riferito, al termine di un incontro con una delegazione di parlamentari egiziani a Strasburgo che “dopo un lungo pressing i deputati egiziani si sono assunti l'impegno formale a tenere una seduta pubblica del loro Parlamento dedicata specificatamente alla vicenda di Giulio Regeni” e hanno aggiunto inoltre “Vogliamo risolvere insieme a voi la tragedia Regeni. Vogliamo la verità per la famiglia ma anche per noi, per i rapporti storici tra Italia ed Egitto”. L’Italia è insoddisfatta per la collaborazione scarsa dal fronte egiziano e si è adoperata per ulteriori iniziative atte all’acquisizione di materiale investigativo. In primo luogo, il ministro Gentiloni ha incontrato l’ambasciatore al Cairo Massari e hanno valutato le nuove e ulteriori misure. La Gran Bretagna si è unita alla causa per la ricerca della verità sulla morte del giovane ricercatore e ha chiesto formalmente un’indagine trasparente all’Egitto. Il Cairo sembra propenso nel consegnare i tabulati telefonici che sono importanti ai fini investigativi ma anche l’oggetti delle incomprensioni. Come finirà?