Connect with us

Esteri

IRAQ IL SOSTEGNO UMANITARIO DELLA COMMISSIONE EUROPEA DAL 2007 ARRIVA A 145.000.000 DI EURO

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 5 minuti
image_pdfimage_print

L’ISL ora e’ il nemico per il mondo intero….In questo scenario il sostegno umanitario totale della Commissione europea in Iraq dal 2007 non si è fatto attendere, è arrivato a pesare 145.000.000 euro, compreso il sostegno ai profughi siriani in Iraq. Il programma umanitario applicato risponde alle esigenze degli iracheni sfollati nel paese e dei rifugiati iracheni in Giordania e in Libano con € 7.000.000 nel 2013 ed € 12.000.000 nel 2014

di Cinzia Marchegiani


Bruxelles- Nel mondo dell’ipocrisia c’è lo sdegno per l’attività del gruppo armato islamico ISIL, quello sostenuto per anni dai principali alleati mediorientali degli Stati Uniti e di Israele: Turchia, Arabia Saudita e Qatar contro il Governo siriano di Bashar Al Assad? E’ vero ci sono sgozzamenti e sgozzamenti, alcuni sono applauditi, altri condannati, anche questa è una bella fotografia dei nostri tempi, quando l’informazione viaggia tranquillamente andando a colmare quelle necessità di perbenismo e paure indotte amplificate da informazioni che spesso non raccontano mai la verità, lontana anni miglia da qualsiasi lettore o osservatore. Anche l’attivista per la pace americano degli Stati Uniti, Rick Rozoff, direttore di Stop NATO International Network con poche parole rispondendo a PressTv espone questa preoccupazione sulla ambigua situazione creatasi, anzi lancia un vero ammonimento:"che il gruppo terrorista ISIL rappresenta una minaccia chiara e immediata per gli Stati Uniti è un espediente disonesto e in malafede per giustificare l'intervento militare in Iraq.” E come dargli torto! D’altronde la storia si ripete, ora l’occidente unito ha pensato bene ad armare fino ai denti i Curdi (Italia compresa) per poter sostenere la guerriglia contro l’ISIL…insomma la pace è un obiettivo sostenuto con armi legalizzate da decreti legge che con una propria logica insegue obiettivi lontani dalla nostra portata. In un mondo che si sta preparando ad una grande guerra mondiale innescata da logiche anche troppo evidenti, con il gioco delle parti si è tessuta una bella crisi economica in paesi troppo civilizzati, dove fino a poco tempo fa il benessere e il consumismo tenevano lontani i problemi di coscienza…quelle stesse persone difficilmente avrebbero indossato un fucile. Ora basta guardare con occhio neanche tanto esperto i cambiamenti geopolitici europei dove la morsa letale del lavoro sta esasperando i cittadini, che increduli però ancora ripongono flebile la loro speranza nei propri governanti e attendono il miracolo pregato!
Rozoff continua:”Questo è un gioco di prestigio da parte della Casa Bianca, in primo luogo, che è stato utilizzato nel corso degli ultimi decenni, per giustificare l'intervento militare USA / l'aggressione degli Stati Uniti che assieme ai loro alleati sostengono un’insurrezione armata all'interno di uno stato nazione e poi sostengono che la risposta del governo per l'intervento armato sta destabilizzando la situazione e che si presenta una minaccia non solo per la regione, ma una minaccia diretta per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti…. Questo è ridicolo, naturalmente.”

Ma l’UE c’è! C’è anche economicamente, ieri, 19 agosto 2014, ha annunciato una maggiore assistenza umanitaria agli iracheni in fuga dalla violenza, la Commissione europea intende aumentare l'assistenza umanitaria all'Iraq da 5 milioni di euro a seguito dello spostamento di centinaia di migliaia di persone a causa dei recenti attacchi perpetrati dallo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL) e di altri gruppi armati. Questo finanziamento supplementare porterà il totale 2014 aiuti umanitari per l'Iraq a 12 milioni di euro. 

Kristalina Georgieva, commissario per la Cooperazione internazionale, gli aiuti umanitari e la protezione civile così ha dichiarato: "Questa nuova ondata di violenza ha conseguenze terribili per i bambini vulnerabili, donne e uomini. Il nostro nuovo finanziamento arriva sulla cima di 3 milioni di euro annunciati a marzo durante la mia visita a Baghdad e la regione curda dell'Iraq in previsione di un ulteriore deterioramento della sicurezza del Paese. Esso contribuirà ad alleviare la sofferenza, fornendo servizi e assistenza di base. Faccio appello a tutte le parti in lotta per garantire la sicurezza dei civili e di rispettare il ruolo umanitari di lavorare in condizioni pericolose. "

Puntuale l’UE spiega che la recente ondata di spostamento è stato precipitato dalla cattura della città di Mosul da ISIL e attacchi da parte di gruppi armati di opposizione governatorati di Ninewah, Salah Al-Din, Diyala e Al Anbar. Fino a mezzo milione di persone sono state sfollate dalle Ninewah finora, aggiungendo ai più di 400.000 persone già sfollate negli ultimi sei mesi.

Il fondo scala del disastro umanitario non è ancora chiaro, come molte famiglie sfollate sono attualmente ospitati da parenti e comunità di origine. Il numero di sfollati è previsto in aumento a causa della gravità dei combattimenti. La città di Mosul (Ninewah governatorato) cadde sotto il controllo di gruppi armati di opposizione (AOGs), tra cui lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL). Tutti gli ospedali di Mosul, con una popolazione di quasi due milioni di persone, sono segnalati per essere chiusi. Una crisi umanitaria su larga scala si sta sviluppando, l'ONU ha riportato vittime negli centinaia e massicci spostamenti di popolazione. La violenza continua a causare lo spostamento sul centro e nord dell'Iraq, causando il numero di sfollati interni a salire. Le stime attuali indicano che fino a 500 mila persone sono state sfollate da gennaio. Si stima che circa 300 mila sfollati sono arrivati a Erbil e Dohuk nei giorni scorsi.

Le agenzie umanitarie continuano ad organizzare l'assistenza alle famiglie sfollate. Anche se le condizioni per gli sfollati ospitati dalle comunità locali sono stabili per il momento, ci sono preoccupazioni circa la capacità delle comunità curde che già ospitano un gran numero di sfollati interni da Al-Anbar e profughi siriani. Sul confine contese tra Ninive e governatorati curdi, sono stati segnalati scarsità di cibo sui mercati locali, nonché l'interruzione dei servizi di elettricità e acqua. Le agenzie umanitarie continuano a lavorare sulla creazione di ospitare temporanea Shikan e Khabat, e la distribuzione di prodotti alimentari e di emergenza. Il restauro e il potenziamento dei servizi sanitari nelle zone dove gli sfollati stanno raccogliendo è una priorità.

Il commissario Georgieva ricorda: "l'Europa sta con il popolo iracheno nel momento del bisogno. L'attivazione del meccanismo di protezione civile dell'UE garantisce che l'aiuto europeo può raggiungere rapidamente le zone più colpite dai combattimenti, a nome delle vittime di questa crisi, ringrazio il Regno Unito, Italia e Svezia per l'assistenza che forniscono e per quegli Stati membri che sono pronti a inviare il supporto e la competenza."

La Commissione europea è intervenuta all'inizio della crisi irachena e gradualmente ha intensificato la sua risposta dal precedente visita del Commissario Georgieva per il paese a marzo. Un ufficio umanitario dell'UE opera a Erbil da maggio. Nel mese di giugno, la Commissione ha fornito 5 milioni di euro in risposta alle crescenti esigenze derivanti dal movimento di massa di persone, e altrettanti 5 milioni di euro sono stati assegnati la scorsa settimana portando il finanziamento complessivo per l'Iraq a 17 milioni di euro nel 2014. Il sostegno umanitario totale della Commissione europea in Iraq dal 2007 ammonta a quasi 145.000.000 di euro, compreso il sostegno ai profughi siriani in Iraq. Il programma umanitario risponde alle esigenze degli iracheni sfollati nel paese e dei rifugiati iracheni in Giordania e in Libano con  7.000.000 euro nel 2013 ed  12.000.000 euro nel 2014.
Le agenzie umanitarie continuano ad organizzare l'assistenza alle famiglie sfollate….mentre i diritti nei paesi membri sono gambizzati dalle politiche economiche europee. C’è chi parla di un nuovo conflitto mondiale, questa volta l’occidente si armerà per difendere quello poco che gli rimarrà, basta fare zapping con la tv per vedere i focolai attivi che a macchia di leopardo si stanno espandendo…Ancorati ancora alle logiche di appartenenza politica, comprendiamo solo a carte scoperte gli obiettivi reali, eppure la fotografia appena scattata sul mondo vede delineare strade ancora per poco reversibili….ma l’Europa troppo legata agli Stati Uniti da accordi economici e strategie visibili, si sta omologando all’America che ha fatto della lotta contro il terrorismo una vera guerra giustificata con operazioni antiterroristiche… e ora sostenendo i Curdi con le armi non si fa altro che sostenere quel disegno di divisione dell’Iraq e quindi ad una sua ulteriore destabilizzazione. l’ISIL una creatura che si sta ribellando al padrone o anche questa è una strategia?

L’Osservatore d’Italia comincerà a rendere pubbliche le analisi dei grandi analisti e degli economisti che con sguardo al di sopra delle parti stanno delineando scenari inquietanti, gli stessi che ognuno di noi forse inconsciamente vuole allontanare, ma lo spettro della povertà nell’occidente creato con logiche sovranazionali, è stato tessuto con molta maestria e devono allarmare chi ancora vive in un’ampolla di vetro….

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Esteri

Israele: imminente l’attacco sull’Iran

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

Netanyahu: “Israele risponderà all’attacco dell’Iran ma lo farà in maniera saggia e non di pancia”

A poco meno di 48 ore dalla pioggia di droni e missili arrivati sul territorio dello Stato ebraico, il governo di Benyamin Netanyahu sembra aver fatto la sua scelta, mentre Teheran – che ha già messo in stato di massima allerta le sue difese aeree – ha ammonito che l’eventuale azione armata di Israele stavolta “avrà una risposta molto dura”.

Quattro funzionari statunitensi hanno dichiarato però alla Nbc News che un’eventuale risposta israeliana all’attacco iraniano sarà di portata limitata e riguarderà probabilmente attacchi contro armamenti militari iraniani e agli alleati al di fuori dell’Iran. Poiché l’attacco iraniano non ha provocato morti o distruzioni diffuse, secondo i funzionari americani, Israele potrebbe rispondere con una delle sue opzioni meno aggressive: una di queste potrebbe includere attacchi all’interno della Siria.

I funzionari non si aspettano che la risposta prenda di mira alti funzionari iraniani, ma che colpisca le spedizioni o le strutture di stoccaggio con parti di missili avanzati, armi o componenti che vengono inviati dall’Iran a Hezbollah. L’emittente specifica che la valutazione degli Stati Uniti si basa su conversazioni tra funzionari statunitensi e israeliani avvenute prima che l’Iran lanciasse più di 300 droni e missili contro Israele: mentre Israele si stava preparando per l’attacco iraniano la scorsa settimana, i funzionari israeliani hanno informato gli omologhi Usa sulle possibili opzioni di risposta.

L’operazione verso cui si sta dirigendo Israele si scontra inoltre con la forte opposizione Usa e di quella degli alleati che l’hanno affiancato nell’abbattere il 99% dei proiettili lanciati da Teheran. Joe Biden, che aveva frenato la reazione israeliana nelle prime ore, ha ribadito chiaramente che “occorre evitare un’escalation in Medio Oriente” ricevendo il primo ministro iracheno alla Casa Bianca. Mentre il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, dopo che erano filtrate indiscrezioni su un possibile coordinamento tra Gerusalemme e Washington, ha chiarito che “il governo israeliano deciderà da solo se ci sarà e quale sarà la risposta” all’affronto iraniano.

“Gli Stati Uniti non sono coinvolti”, ha sottolineato Kirby, definendo poi “uno spettacolare fallimento” l’offensiva di sabato di Teheran, quasi a blandire l’alleato israeliano, smentendo peraltro che Teheran “avesse fornito agli Usa tempi e target” dei raid. “Non c’è altra scelta se non quella di rispondere all’attacco di Teheran”, ha detto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant al capo del Pentagono Austin. E anche il comandante dell’Idf, Herzi Halevi, ha confermato che “la risposta ci sarà”. “Il lancio di così tanti droni e missili sul nostro territorio avrà la sua risposta”, ha avvertito.

Se la reazione armata appare a questo punto scontata, cruciale sarà capire come reagirà Teheran. Il gabinetto di guerra – che al dossier Iran ha già dedicato due riunioni e un’altra è in programma martedì – sta studiando “diverse opzioni”. Ognuna delle quali, è stato spiegato, rappresenta “una risposta dolorosa” per gli iraniani, senza tuttavia rischiare di scatenare “una guerra regionale”. Nel ristretto gruppo di ministri – da Netanyahu a Gallant a Benny Gantz – che deve prendere la decisione, l’obiettivo è quello di scegliere un’opzione che “non sia bloccata dagli Usa” e che rientri in una strada praticabile. Israele, fanno notare molti analisti anche in patria, non può ignorare del tutto le preoccupazioni degli Stati Uniti e degli altri alleati occidentali su un’escalation che avrebbe conseguenze devastanti per la regione e non solo.

Così i vari scenari vanno da un contrattacco diretto sul territorio iraniano a operazioni che colpiscano gli alleati del regime degli ayatollah nella regione fino ad azioni mirate sui capi delle Guardie rivoluzionarie. Nella prima ipotesi, la più pericolosa, nel mirino potrebbero finire addirittura i siti legati al nucleare iraniano il cui programma, secondo il premier britannico Rishi Sunak, “non è mai stato a uno stadio così avanzato”.

L’Iran da parte sua ha messo in guardia Israele. “L’attacco limitato di sabato sera – ha affermato il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian in un colloquio telefonico con l’omologo russo Serghei Lavrov – mirava ad avvertire, scoraggiare e punire il regime sionista. Ma se Israele intraprenderà una nuova azione contro l’Iran, dovrà affrontare una risposta molto più forte”. 

Netanyahu, Iran dovrà aspettare nervosamente nostra risposta

L’Iran dovrà aspettare “nervosamente senza sapere quando potrebbe arrivare l’attacco, proprio come ha fatto fare lo stesso a Israele”. Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu ad una riunione dei ministri del Likud. Poi ha aggiunto – secondo la stesse fonti – “Israele risponderà all’attacco dell’Iran ma lo farà in maniera saggia e non di pancia”.

Continua a leggere

Esteri

Russia, Evgenya Kara-Murza: “Putin va fermato”

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

“La Russia ha un unico ed enorme problema interno ed è il regime di Putin.

Tutto il resto proviene a cascata da questo” perciò “Putin va fermato. L’unica garanzia di pace e stabilità per il nostro continente è una Russia democratica”. A parlare, in un’intervista esclusiva al Festival Internazionale del Giornalismo 2024 anticipata all’ANSA, è Evgenya Kara-Murza, moglie di uno dei più noti politici d’opposizione in Russia, Vladimir Kara-Murza, dall’aprile 2022 in carcere dove sta scontando una condanna a 25 anni di reclusione con l’accusa di vilipendio alle forze armate e alto tradimento.“Mio marito è sopravvissuto a ben due agguati, nel 2015 e nel 2017, da parte del gruppo di spionaggio Fsb (i servizi segreti russi, ndr), una banda di criminali al servizio del governo russo, implicati anche nell’avvelenamento con il Novichok”, racconta la moglie dell’oppositore che ha dovuto rinunciare alla sua partecipazione in presenza al Festival di Perugia, in programma dal 17 al 21 aprile. Nella video intervista, che sarà trasmessa sabato 20 aprile, Kara-Murza racconta di non vedere il marito dal giorno del suo arresto nell’aprile 2022: “Mi è stato concesso di parlargli al telefono solo un paio di volte. L’ultima a dicembre per soli 15 minuti. Abbiamo tre figli e ho lasciato che parlassero con il padre per cinque minuti ciascuno. Non ho scambiato nemmeno una parola con lui perché non volevo togliere tempo prezioso ai suoi figli”. La donna è un fiume in piena e le accuse a Mosca sono dirette e circostanziate.

“Questa è un’autentica tortura psicologica che il regime utilizza nei confronti di chi rifiuta di rimanere in silenzio di fronte alle atrocità del governo russo e denuncia la guerra in Ucraina. Il regime di Putin ha rispolverato tutto l’intero arsenale della macchina repressiva sovietica, incluso l’uso di punizioni psichiatriche. Vuol dire che oppositori e dissidenti possono essere rinchiusi con la forza in cosiddetti ‘ospedali psichiatrici’ ed essere sottoposti a trattamenti psichiatrici contro la loro volontà”. Evgenya Kara-Murza non nasconde la sua preoccupazione per la salute del marito che ha perso 25 kg da quando è in carcere. Dallo scorso settembre è rinchiuso in una cella di isolamento nota con le sue iniziali russe come EPKT. La cella di sei metri quadrati ha un solo sgabello, una piccola finestra chiusa da sbarre e un letto che si ripiega nel muro durante il giorno. Nessuna possibilità di comunicare con l’esterno, neanche tramite lettere. “L’obiettivo del regime di Putin – spiega Kara-Murza – è quello di isolare gli oppositori dal mondo. Di farli sentire soli e dimenticati. Per questo è importante continuare a parlare di loro, che i nomi dei dissidenti russi e che le loro storie siano conosciuti”.

Continua a leggere

Esteri

Zaporizhzhia, Aiea: rischio di un grave incidente nucleare

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Gli “attacchi sconsiderati” alla centrale nucleare di Zaporizhzhia “aumentano significativamente il rischio di un grave incidente nucleare e devono cessare immediatamente”: lo ha detto il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) Rafael Grossi, come riferisce l’Agenzia stessa.

L’attacco di ieri alla centrale rappresenta “una chiara violazione dei principi fondamentali per la protezione della più grande centrale nucleare d’Europa”, ha aggiunto. 

Ieri l’Aiea ha confermato che “le principali strutture di contenimento dei reattori della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia hanno subito ieri almeno tre attacchi diretti”.

E’ il primo caso del genere “dal novembre 2022 e dopo aver stabilito i 5 principi di base per evitare un grave incidente nucleare con conseguenze radiologiche”, ha detto Grossi.

“Nessuno può in teoria trarre beneficio o ottenere alcun vantaggio militare o politico dagli attacchi contro gli impianti nucleari – continua Grossi in un post sul suo account X -. Faccio appello fermamente ai responsabili militari affinché si astengano da qualsiasi azione
che violi i principi fondamentali che proteggono gli impianti nucleari”.

Poco prima l’Aiea aveva dichiarato che “attacchi di droni hanno causato un impatto fisico su uno dei sei reattori dell’impianto e una vittima”, specificando che “i danni all’unità 6 non hanno compromesso la sicurezza nucleare ma si tratta di un incidente grave che potrebbe minare l’integrità del sistema di contenimento del reattore. 

 I responsabili dell’impianto, sotto controllo russo, hanno denunciato che “droni ucraini hanno attaccato la centrale nucleare di Zaporizhzhia” e questi raid hanno “danneggiato un camion parcheggiato vicino alla mensa”. Da parte sua, il governatore ucraino Ivan Federov ha detto che l’esercito russo ha bombardato con missili Grad Gulyaipole la regione di Zaporizhzhia, uccidendo tre civili nella stessa abitazione.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti