LATINA, BLITZ ANTI CAMORRA: SEQUESTRO DA 20 MILIONI DI EURO AD UN IMPRENDITORE PONTINO

di Matteo La Stella
Latina
– Nella giornata di giovedì, gli agenti della DIA hanno dato vita al sequestro di beni per 20 milioni di euro appartenenti a Vincenzo Zangrillo, ritenuto vicino al clan dei Casalesi. Le confische, effettuate dagli investigatori del Centro Operativo di Roma su disposizione del Tribunale di Latina, hanno interessato le province di Latina, Frosinone, Isernia, Napoli e Caserta. Sequestrati oltre 200 camion, rapporti bancari di varia natura, 2 cave di marmo, 19 immobili, appezzamenti di terreno per 21 ettari e società operanti nel settore dei trasporti su strada, dello smaltimento di rifiuti e del commercio di autovetture, tutti riconducibili all'imprenditore.

L'indagato. L'imprenditore, con un passato da fabbro e carrozziere, sarebbe finito nel mirino degli inquirenti per una improvvisa ed ingiustificata espansione economica che, con il passare del tempo, lo avrebbe portato a diventare imprenditore e titolare – diretto o indiretto – di diverse società. Vincenzo Zangrillo, infatti, era attivo nella gestione di cave di marmo con commercializzazione di marmi pregiati e nel commercio all'ingrosso di altri materiali da costruzione. Ma anche nel settore del trasporto merci su strada, nel settore dello smaltimento di rifiuti, nella locazione di proprietà immobiliari a lui stesso intestate e nel commercio di automobili.

Le indagini. Gli uomini della DIA di Roma sono riusciti a risalire al nesso tra l'incremento delle disponibilità economiche dell'uomo e la sua inclinazione a delinquere. Vincenzo Zangrillo, infatti, oltre ad avere rapporti e contatti con imprese riconducibili al clan di Camorra, vantava diversi precedenti penali per riciclaggio, traffico internazionale di autoveicoli ed associazione a delinquere. In passato era stato già denunciato per traffico di rifiuti illeciti e per insolvenza fraudolenta. Quest'ultima denuncia, era arrivata sulla scia della morosità accumulata negli anni dall'uomo per i mancati pagamenti dei pedaggi autostradali da parte dei suoi camion. L'indagine, dunque, ha evidenziato come la crescita del suo patrimonio avesse camminato di pari passo con gli illeciti commessi nel tempo. Viceversa, a fronte dell'ingente somma di beni accumulati, la sua dichiarazione dei redditi risultava essere nettamente inferiore al dovuto.

La confisca. La confisca di beni all'imprenditore è motivata dalla sua pericolosità sociale e dalla provenienza illecita del suo patrimonio.