L'INCHIESTA – ROMA VINOPOLI: MERCATO CHE VAI ROMANELLA CHE TROVI… INCLUSA QUELLA DI BERTUCCI

di Maurizio Costa, Christian Montagna, Angelo Parca, Chiara Rai

Sono tantissimi i vini “tarocchi” che circolano per i mercati rionali della città eterna. Nonostante la fioritura di nuove denominazioni di origine controllata ci sono due mondi opposti che camminano paralleli: mentre istituzioni, consorzi e grandi cantine lanciano le novità della Doc Roma, tra cui il tradizionale spumante Romanella, molti venditori al mercato propinano alla clientela ignote bottiglie spacciate per “Romanella”, ma che in realtà sono spesso dei comuni vini gassificati e zuccherati che nulla hanno a che fare con lo spumante tutelato Roma Doc.

Tra questi appare addirittura il sindaco di Nemi Alberto Bertucci che, al mercato di piazza Gimma di Roma, vende a 2,90 euro delle bottiglie con etichette prive delle indicazioni di legge, con su scritto “Romanella”.

Si tratta di un amministratore pubblico del territorio dei Castelli Romani, patria di ottimi vini Doc. L’osservatore d’Italia ha immortalato il sindaco nemese, intento a servire i clienti dietro il banco, vicino agli scaffali con su esposta la Romanella by Bertucci, venduta perdipiùsenza rilasciare lo scontrino fiscale. Purtroppo non è l’unico ad alimentare questo modus operandi.

I controlli ci sono ma il fenomeno è molto diffuso: “Abbiamo intensificato i controlli – afferma Stefano Vaccari, capo dipartimento dell’Ispettorato centrale Tutela Qualità e Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari – e operato sequestri e sanzioni che sono regolate dal decreto legislativo 61 del 2010”. Nel decreto, salva l’applicazione delle norme penali, per il suddetto fenomeno è prevista una sanzione amministrativa da 2 mila fino a 13 mila euro. E la cassazione penale (Sez. III, 6.10.2010 n. 39714) dice esplicitamente che il reato di frode si configura non solo quando il prodotto sia pericoloso ma anche se viene commercializzato con indicazioni non veritiere.

Dunque, non si scherza con la “Doc” che è a tutti gli effetti un marchio di garanzia dei vini prodotti in zone delimitate e con indicazione del loro nome geografico. Il disciplinare è rigido in quanto i vini tutelati, prima di essere immessi al consumo, devono superare approfondite analisi chimiche e sensoriali. La nuova Doc Roma, nata nel 2011, prevede i vini: bianco, rosso, rosso riserva, rosato, “Romanella” spumante, Malvasia puntinata, Bellone. Nel 2013 conta ben 500 mila bottiglie sul mercato con 21 aziende a regime per una superficie coltivata di 58 ettari. Mentre la Romanella registra a consuntivo circa 50 mila bottiglie.

Al momento l’unica cantina che produce la Romanella Doc Roma è Fontana Candida che con coraggio e un importante investimento, ha recuperato la tradizione dello spumante Romanella immettendo sul mercato un prodotto tutelato e di elevata qualità al prezzo di circa 10 euro.

Un forte contrasto rispetto all’opera devastante dei furbetti frodatori: “E’ un fenomeno radicato da troppi anni – spiega l’enologo e direttore della cantina Fontana Candida Mauro Merz – i prodotti spacciati per Romanella non hanno nulla a che fare con questo tradizionale spumante. Chi si appropria indebitamente di questa denominazione dev’essere perseguito”. Merz dichiara che ogni anno vengono commercializzate dai 4 ai 5 milioni di bottiglie di Romanella “tarocca”. La Romanella autentica altro non era che una rifermentazione in bottiglia, ma senza aggiunta di lieviti e con naturale formazione di anidride carbonica. La Doc Roma, sostituisce la pratica empirica con processi di spumantizzazione razionali quali il metodo charmat o il metodo classico.

LA ROMANELLA BY “BERTUCCI” E IL SINDACO DI NEMI

Il primo cittadino Alberto Bertucci è stato immortalato dalle telecamere de L’osservatore d’Italia al banco che riporta il suo cognome, all’interno del mercato di piazza Gimma di Roma nel quartiere africano, dove sono esposte in bella vista delle bottiglie con su scritto “Romanella” ma che in realtà non hanno niente a che vedere con l’unica Romanella che può essere commercializzata e prodotta in quanto tutelata dalla Doc Roma.  Sull’etichetta della Romanella del sindaco c’è scritto: “Romanella Dolce, azienda agricola Bertucci Romano & figli” (Bertucci Romano è il padre del sindaco). C’è poi una immagine con dei grappoli d’uva. Oltre a questo non c’è nulla. Insomma è una Romanella griffata “Bertucci”. Il consumatore non sa dunque che cosa c’è nella bottiglia che non costa neppure poco per essere anonima: 2,90 euro. Sarà così onerosa perché si tratta dell’esclusiva Romanella del primo cittadino di Nemi?
Una regolare etichetta deve riportare invece la denominazione di vendita (vino bianco, rosso, oppure rosato), l’indicazione dell’azienda imbottigliatrice o del produttore con relativo indirizzo, l’indicazione del paese di provenienza, il volume nominale del recipiente nonché la percentuale di alcol contenuta e il lotto. Quest’ultimo, è lo strumento essenziale per la rintracciabilità del prodotto che permette di risalire a un imbottigliatore, a una data, a una partita. Inoltre, laddove necessario, deve essere presente la dicitura “contiene solfiti” e infine il codice ICQRF deve comparire sul sistema di chiusura dei vini spumanti e sulla capsula degli altri vini. Si tratta, anche in questo ultimo caso, di uno strumento per la rintracciabilità del prodotto e la sua mancanza è tutt’oggi una causa di sequestro di partite di vino da parte delle autorità competenti a vigilare. Infine, il titolo alcolometrico effettivo deve essere indicato con precisione, altrimenti si configura una mancanza di sicurezza informativa e possono essere contestate ipotesi di frode.
Che non si tratti di una trovata pubblicitaria? Certo è che risulta alquanto singolare vedere un primo cittadino vendere una bottiglia del genere. Tra l’altro Alberto Bertucci è già imputato per turbativa d’asta e frode nei pubblici incanti rispetto allo stesso Comune che amministra.

IL SINDACO AL MERCATO “SAVOIA” A PIAZZA GIMMA

Un sindaco che ultimamente si è dichiarato “inoccupato” che vende la  Romanella di famiglia, perdipiù senza scontrino fiscale.  Il mercato Savoia di piazza Gimma nel cuore del quartiere Africano a Roma ha anche altre tipologie di vini “fai da te”. Si può trovare con molta facilità la bottiglia in plastica senza tappo ermetico e privo di etichetta e soprattutto c’è un prodotto non plus ultra, che non appare da nessun’altra parte: la Romanella del sindaco.  Non è uno scherzo, è tutto vero!

Al banco 47 vicino all’ingresso al mercato coperto in via Tripolitania c’è il sindaco di Nemi Alberto Bertucci che vende al banco che riporta il suo cognome “Bertucci” e dove è esposta frutta e verdura e soprattutto La Romanella prodotta dall’azienda agricola “Bertucci Romano & figli”.
L’osservatore d’Italia ha immortalato il sindaco in azione. Sulla bottiglia di Bertucci c’è una etichetta che non riporta alcuna ulteriore indicazione oltre al nome “Romanella dolce” e alla denominazione dell’azienda. Gli altri banchi non sono da meno ma sicuramente non scrivendo assolutamente nulla sulle bottiglie hanno perlomeno evitato di scrivere sulle bottiglie la denominazione “Romanella”, prodotto disciplinato esclusivamente dalla Doc Roma. Infatti proseguendo la passeggiata per il mercato di piazza Gimma, sono numerose le bottiglie anonime vendute. Molte riportano ancora l’etichetta dell’acqua minerale in parte strappata e in parte deteriorata. In queste bottiglie in plastica vi è presumibilmente del vino ignoto che potrebbe essere anche frutto di un esperimento casalingo ad opera del commerciante stesso. Eppure siamo in un posto snob dove i prodotti non costano poi così poco. Infatti la Romanella del primo cittadino costa 2,90 contro 1,90 del vino gassificato etichettato e imbottigliato di Genzano di Roma che costa 1,90 a bottiglia venduto al mercato di Don Bosco.

Insomma, il Savoia, è un grande mercato, nato dalla fusione di altri due (quello di via Tripolitania e quello di viale Eritrea) che risale agli anni ’70, e stride il fatto che vengano venduti anche dei prodotti di discutibile provenienza. In questo mercato sono presenti diversi coltivatori diretti di Latina e dintorni che da anni sono un punto di riferimento per la clientela dello storico quartiere.  “Mi dà una bottiglia di vino rosso? – chiediamo ad un negoziante – certo signore è quello nostro, genuino”. E si torna a casa con un’altra bottiglia senza identità. Si potrà bere? E chi lo sà, magari è più buona dell’originale.

IL MERCATO “CARLO CALISSE” A DON BOSCO

La caratteristica di questo mercato è la vendita del vino Romanella, ma che con questo prodotto non ha nulla a che fare

Quando su un prodotto c’è scritto Romanella eppure, con grande stupore, Romanella non è. Abbiamo trovato anche questa tipologia di prodotto. Il “Carlo Calisse” nel quartiere Don Bosco è un mercato rionale in piedi da oltre un decennio che per ambientazione somiglia agli scenari popolari che si potrebbero trovare immortalati in frammenti di film pasoliniani. Solo che entrandovi si trova un po’ di tutto: le persone di diverse nazionalità che lasciano un po’ di amaro in bocca rispetto alla tradizione romanesca che arretra. Oltre ai venditori “stranieri”, si può trovare il pugliese, il produttore di amatrice e il marchigiano. Insomma Il mercato coperto Don Bosco è variopinto soprattutto grazie alle diverse provenienze dei protagonisti che lo animano. La caratteristica di questo mercato è che qui si vende il vino Romanella con  scritto sull’etichetta “Romanella” ma che con questo prodotto non ha nulla a che fare perché contiene anidride carbonica aggiunta e quindi non può neppure essere definito un vino spumante, come invece riportato in etichetta, bensì si tratta di un vino gassificato. L’etichetta, in ogni caso, riporta le indicazioni obbligatorie per legge, almeno su questo c’è chiarezza. Peccato però che non si tratti dello spumante Romanella. Per il resto è un normale vino gassificato proveniente da Genzano di Roma e venduto ad un prezzo più che accessibile: soltanto 1 euro e 90 per una bottiglia di Romanella “tarocca”. Abbastanza pulito il “Calisse” è generoso nella quantità di frutta e verdura e soprattutto di vini esposti: dai classici bottiglioni regolarmente etichettati alle ormai sempreverdi bottiglie anonime in plastica chiuse con un tappo arrangiato e approssimato, senza l’ombra dell’etichetta e tantomeno così lindo e garbato da dire “lo compro”. Insomma ce n’è per tutte le tasche e tutti i gusti.

Convivono le bottiglie regolari con le bottiglie fuorilegge: per esempio c’è un cesto di vini con una indicazione ben chiara “Vini doc dei Castelli Romani” ma dentro, a parte una sola tipologia di Doc, ci sono vini che non hanno la denominazione controllata e che vengono mischiati nel calderone dei vini la cui origine è protetta. La signora Lina è vicina al bancone con i vini esposti, le abbiamo chiesto che tipologia di vino acquista: “Acquisto solo il vino garantito – dice – lo vede questo cartello? Ci sono dentro solo i vini doc e io questi compro!”. In realtà non è così perché in quel cesto ci sono anche i vini che non sembrano Doc ma la differenza è percepibile soltanto a coloro che conoscono minimamente la differenza tra l’uno e l’altro e che comunque si fermano un attimo a leggere l’etichetta. Non ci vuole molto, per chi ne ha bisogno, s’inforcano gli occhiali e si legge. Laddove non vi è la denominazione di origine ci si trova di fronte ad un vino, seppur tracciato, di qualità enochimica e sensoriale inferiore rispetto ad uno Doc.

IL MERCATO “BELSITO” ALLA BALDUINA

La Romanella è un prodotto noto in questo mercato ma nessuno lo vende

Le cose funzionano anche a Roma dove il rispetto per i prodotti di qualità Made in Italy esiste ancora. Il mercato rionale di Belsito nel quartiere di Roma Nord Balduina è un buon esempio che abbiamo deciso di raccontare, facendo emergere che la buona condotta esiste e che non sempre si può fare di tutta l’erba un fascio. Il culto per i prodotti enogastronomici può esistere anche in ambienti dove forse la scarsa informazione sui nuovi dispositivi e denominazioni di origine controllata non sono poi così celebri.  La Romanella è un prodotto noto in questo mercato ma nessuno lo vende. Anzi i commercianti consigliano di andarla a comprare nelle enoteche o nei supermercati qualora ne vendano o ancora meglio nei ristoranti del Lazio. Insomma la distribuzione tradizionale che sicuramente avrà i prodotti di cui si può certificare la garanzia e la tracciabilità. Belsito è un mercato grande dove tutta la settimana c’è frutta e verdura fresche e pesce a volontà. La curiosità ci ha spinti a chiedere ai commercianti perché non prediligessero la vendita del vino: “siamo un mercato che si concentra sui prodotti agroalimentari – dice un venditore – ci sono dei controlli e non vorremmo farci carico di pesanti sanzioni soltanto per qualche bottiglia di vino che essendo magari “fatto in casa” risulterebbe fuorilegge”.

IL MERCATO DI TORRE SPACCATA IN VIALE DEI ROMANISTI

La caratteristica di questo mercato è il vino ignoto che può diventare tutto e niente a seconda delle esigenze.

Il mercato coperto di “Torre Spaccata” in Viale dei Romanisti, che prosegue anche al di fuori con bancarelle lungo la strada, è molto grande e la varietà di vini sospetti è vasta. La caratteristica di questo mercato è il vino ignoto che può diventare tutto e niente a seconda delle esigenze. Chiedo un Frascati doc? Mi si dà una bottiglia con liquido giallognolo senza etichetta spacciandola per il vino castellano. Chiedo un Colli Lanuvini? E mi si propina una bottiglia in plastica di liquido rosso che all’occorrenza si trasforma nell’oggetto dei desideri del consumatore. Insomma ce n’è per tutti gusti. Nei banchi lungo l’ingresso ecco apparire la prima anomalia: una esposizione di bottiglie in plastica vecchie e rovinate, senza nessun tappo sigillato o traccia di etichetta, se non quella della marca dell’acqua precedentemente imbottigliata in quel contenitore. La plastica potrebbe deteriorare il vino e inoltre, ad occhio nudo, le condizioni igieniche di imbottigliamento e conservazione sono pessime. Come biglietto da visita iniziale non c’è male e per questo si è deciso di entrare e proseguire il tour alla ricerca dei vini “tarocchi” di cui la provenienza e più che improbabile per non parlare del contenuto: dentro, repetita iuvant, potrebbe esservi di tutto e per di più non vi è chiusura ermetica. Una volta all’interno del mercato si è aperto un sipario a dir poco pittoresco, di quelli che ricordano altri tempi: il macellaio di fiducia intento a tagliare la carne alla signora anziana che non entra nei supermercati, il norcino con i salumi appesi e il fruttivendolo che soltanto a guardare la merce esposta mette allegria per la varietà di colori degli alimenti ben evidenziati dai cartellini variopinti con indicati i prezzi della merce al chilogrammo. Ai primi banchi abbiamo chiesto se da qualche parte avremmo potuto trovare la Romanella, che, come si è già detto, è un marchio in esclusiva della Doc Roma e non può essere venduta senza autorizzazioni e conseguente etichetta nel rispetto del disciplinare. In tutta risposta il commerciante ha da subito impugnato una bottiglia scura e anonima spacciandola per il famoso “spumantino de noantri”. E voilà il gioco è fatto: una strizzatina d’occhio da parte del venditore che veste i panni dell’intenditore collaudato che impersonifica la garanzia stessa del vino ignoto che si trova tra le mani. Con soli 2,50 euro passa la paura e si acquista un vino che sarà pure “genuino” ma non è certo la Romanella che ci si aspetta. L’unica cosa certa è lo scontrino del pagamento effettuato. E il turista in visita ai pittoreschi mercati romani? Si fiderà delle bottiglie senza nome vendute da chi magari non masticando la lingua ciancicherà due o tre battute all’Albertone nazionale? Le opinioni dei frequentatori dei banchi coperti a Torre Spaccata sono diverse: c’è il consumatore che si fida ciecamente del banchista che da anni lo serve bene, e quindi si compra anche il vino ignoto e c’è il consumatore che preferisce acquistare i vini nell’enoteca: “li pagherò un po’ di più – dice una signora – ma almeno so quello che bevo!”.

LA ROMANELLA E IL WEB

I vini gassificati spacciati per “Romanella”, quelli tarocchi per intenderci, sfilano anche sul web. Girando sulla rete ci si imbatte nei siti più svariati che propongono l’acquisto di romanelle che nulla hanno a che fare con l’originale Doc Roma. “Vino Rosso dei Castelli Romani denominato “romanella” è un vino amabile…” si legge sul sito http://www.salumieprodottitipici.it dove in bella vista c’e’ una bottiglia – senza nessuna etichettatura – e un bel bicchiere contenente il liquido rosso. Il tutto per soli euro 4,90 a bottiglia. “Romanella bianco secco e frizzante vino” si legge sul sito http://italian.alibaba.com dove per poter acquistare il “prezioso liquido” occorre telefonare al signor P. C. il cui numero viene riportato nello stesso sito. Ma andando avanti nel nostro viaggio internautico alla scoperta di falsi d’autore. Ecco apparire sul campo di battaglia “La Romanella del Gladiatore” , e anche una bottiglia denominata Romanella accostata a della porchetta il tutto sul sito http://statigr.am. Ce ne sarebbero delle altre ma lasciamo a chi di dovere il compito di scovarle.