Marsala, oltre facebook: 50 amici si ritrovano "di persona" dopo 40 anni

 
di Angelo Barraco
 
MARSALA (TP) “Di tutte le cose che la sapienza procura in vista della vita felice, il bene più grande è l’acquisto dell’amicizia” disse Epicuro. Un valore sacro che ogni essere umano coltiva con parsimonia e cura affinché sia il più possibile ben saldo e longevo, proprio come hanno fatto pochi giorni fa i “Picciotti di Pastorella”, cinquanta amici che dopo 40 anni si sono ritrovati –grazie all’iniziativa di Giuseppe Pizzo- attorno ad un tavolo a raccontarsi le storie di un passato in cui la comunicazione digitale erano una mera utopia.
 
Non c’erano di certo le richieste di amicizia, i like o le condivisioni di post su facebook che oggi invece servono per alimentare l’autostima dei più egocentrici leoni da tastiera ma si viveva una vita che paragonata a quella odierna si può definire  certamente pura,  concreta e sicuramente legata a sani principi. Siamo alla fine degli anni 60, inizio anni 70, l’Italia salutava il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat per accogliere Giovanni Leone, il mondo della musica era destinato a cambiare poichè la band di Liverpool  The Beatles pubblicava il loro ultimo album “Let It Be” e mentre numerose guerriglie tra cattolici e protestanti infiammano l’Irlanda del Nord, l’Italia dal suo canto piangeva i suoi morti a seguito della terribile Strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 in cui morirono 17 persone e ne rimasero ferite 88, successivamente vi fu la Strage di Gioia Tauro del 22 luglio 1970 in cui morirono 6 persone e ne rimasero ferite 66, seguì poi la Strage di Piazza della loggia in cui morirono 8 persone e ne rimasero ferite 102, la Strage dell’Italicus del 4 agosto del 1974 in cui morirono 12 persone e 105 rimasero feriti e la Strage di Bologna che cagionò la morte di 85 persone e il ferimento di 200 feriti. Un paese che viveva un forte clima di tensione da Nord a Sud ma che affrontava tutto con la voglia di un cambiamento oltre le nubi e il temporale. I giovani marsalesi trascorrevano le loro giornate tra una sigaretta e una chiacchiera, scoltavano la musica, suonavano e si ritrovavano nei bar che erano sempre affollati  o nelle piazze delle città che la sera diventavano un punto cardine, dove tutti sfoggiavano un look attillato in cui predominavano i pantaloni a zampa di elefante, il capello con la brillantina e i baffi vistosi e ben pettinati.Oggi non ci sono più gli anni di piombo, non c’è più la piazza come luogo unico di ritrovo e simbolo di appartenenza, non c’è più il capello con la brillantina o il pantalone vellutato ma ci sono volti che raccontano percorsi di vita, ci sono le rughe e tanti ricordi e storie da raccontare, ma quel che rimane in ognuno di loro è lo spirito di appartenenza ad una generazione che ha rappresentato il cambiamento sociale ed etico, c’era la voglia di rinascita che oggi è  indelebilmente impressa nelle memorie e nei ricordi scalfiti in ogni ruga del corpo. “La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla” disse lo scrittore, giornalista e saggista colombiano Gabriel José de la Concordia García Márquez.