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MAURIZIO LUPI SI DIMETTE

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Tempo di lettura 2 minuti Il ministro riferisce addirittura le parole usate da Renzi: "Non posso chiederti le dimissioni. Non te le ho mai chieste perche' e' una decisione tua e perche' non posso"

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Redazione

E' così. Dopo una prima resistenza, il ministro Lupi ha deciso di abbandonare la poltrona. Nonostante la resistenza di Angelino, ha vinto il silenzio di Renzi. Il caso Grandi Opere costringe Maurizio Lupi alle dimissioni. Domani alle 11 il ministro delle infrastrutture riferira' in Parlamento, in via ufficiale, ed altrettanto in via ufficiale dara' la notizia del suo abbandono. Oggi pomeriggio l'annuncio di fronte alle tribune televisive, impersonificate da Bruno Vespa e dal suo salotto di Porta e Porta. Anche Renzi e' stato preavvertito, come lo stesso Sergio Mattarella. Pressioni da parte del premier che lo hanno portato alla decisione dell'abbandno? Lui smentisce, recisamente. Riferisce addirittura le parole usate da Renzi: "Non posso chiederti le dimissioni. Non te le ho mai chieste perche' e' una decisione tua e perche' non posso". A chiedere qualcosa, invece, e' lo stesso ministro. Vale a dire: lasciate in pace, ora, la mia famiglia. Che la storia stesse per giungere all'epilogo lo si era capito a meta' giornata, nel corso della riunione a Montecitorio dei capigruppo.

Un confronto nel corso del quale e' la maggioranza, con il Pd in testa, a premere affinche' l'informativa andasse fatta nonostante i dubbi delle opposizioni. Ora si ragiona sul sostituto. Il primo nome a circolare e' quello di Raffaele Cantone, presidente dell'Autorita' Nazionale nti Corruzione da un anno. Renzi ha mostrato di apprezzare il lavoro del magistrato anti camorra, tanto da farne la 'vetrina' dell'impegno del governo contro la corruzione. Sarebbe un segnale di grande determinazione, da parte dell'esecutivo, a fare pulizia nei gangli dell'amministrazione pubblica. E, tuttavia, Renzi difficilmente si privera' del suo apporto all'Anac a meno di un anno dall'insediamento. L'altro nome emerso per il dopo Lupi e' quello di Mauro Moretti, amministratore delegato di Finmeccanica, gia' 'candidato' a occupare quella casella nel governo Renzi, ma superato all'ultimo momento proprio dall'esponente di Cl.

Moretti ha dato prova in Ferrovie dello Stato e, ora, in Finmeccanica di sapere fare 'pulizia' all'interno delle realta' che e' andato a dirigere, accompagnando sempre il rinnovamento a una importante opera di spending review. A rendere pero' complicato l'arrivo di Moretti al ministero di Porta Pia c'e' il procedimento in corso sul disastro ferroviario di Viareggio, avvenuto quando Moretti era ancora amministratore delegato di FS. Difficile, spiegano comunque fonti parlamentari, credere "che Ncd 'sacrifichi' un ministro, che non risulta nemmeno indagato, senza avere una contropartita". E' per questa ragione che le stesse fonti invitano ad "allargare lo sguardo" su altre caselle rimaste scoperte nel governo. Quella degli Affari Regionali, rimasta vuota dopo le dimissioni di Lanzetta e 'arricchita' dalla delega per il Sud. Un incarico che potrebbe essere affidato a Gaetano Quagliariello, cosi' da ripristinare gli equilibri politici dentro l'esecutivo. Si tratta solo di ipotesi, per il momento, di un primo ventaglio di nomi sui quali e' aperta una riflessione in Parlamento e tra le forze di governo. Una discussione che potrebbe avere anche tempi lunghi, almeno fino alle regionali, con Matteo Renzi a mantenere l'interim alle Infrastrutture.

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Cronaca

Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Editoriali

19 luglio 1992: un maledetto pomeriggio

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Lo ricordo come allora quel tragico 19 luglio 1992.
Un caldo improponibile, come quello di questi giorni.
Ma era sabato e con gli storici amici del paese l’appuntamento era fisso: “… ci vediamo più tardi al chiosco, verso le 5, e poi decidiamo dove passare pomeriggio e serata …“.
E cosi facemmo!
Arrivammo un po’ alla spicciolata (cellulari, WhatsApp ed altro sarebbero arrivati anni dopo).
Per ultimo, ma non per questo meno importante, uno dei nostri amici, all’epoca cadetto alla scuola sottufficiali dei Carabinieri.
Lo sguardo basso, ferito oserei dire.
Il passo lento, non era il suo solito passo.
Gli occhi lucidi che facevano presagire che qualcosa di grave era successo.
“Hanno ammazzato pure Paolo”, furono le sue uniche indimenticabili parole.
In un momento i nostri sorrisi, la nostra voglia di festeggiare quel sabato si ruppe.
Non erano passati neanche due mesi dell’attentato di Capaci in cui Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta erano stati ammazzati per ordine della Mafia ed ora anche Paolo Borsellino e la sua scorta erano lì dilaniati dall’ennesimo atto vigliacco di Cosa Nostra.
Giovanni e Paolo incarnavano i sogni di quella nostra generazione pronta a scendere in piazza per dire “NO ALLA MAFIA”.
Una generazione che aveva fatto dell’impegno politico e sociale la propria stella polare.
Quei due uomini seppero farci capire quanto l’impegno dovesse essere sempre animato da uno spirito di sacrificio personale.
Ci fecero capire che per cambiare il mondo il primo impegno era mettersi in gioco.
Quel pomeriggio i nostri sogni di ragazzi che volevano un mondo migliore saltarono in aria come quella maledetta bomba in via d’Amelio.
Ma capimmo, anni dopo, che dalla loro morte sarebbe germogliato quel seme che avrebbe fatto crescere la pianta rigogliosa della legalità.
Oggi a più di 30 anni dalla loro morte tengo in mente due loro pensieri:

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

L’ importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza (Giovanni Falcone)
La paura è umana, ma combattetela con il coraggio (Paolo Borsellino)


Ecco paura e coraggio … le loro vite, il loro impegno, il loro sacrificio ci hanno insegnato che possono convivere e farci essere grandi uomini.

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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