Omicidio Desiree Mariottini: in 4 vanno a processo. La storia

Quattro persone sono state rinviate a giudizio per l’omicidio di Desiree Mariottini, la 16enne trovata morta tra il 18 e 19 ottobre del 2018 in un immobile abbandonato nel quartiere San Lorenzo a Roma. Lo ha deciso il gup.

Le quattro persone sono accusate di omicidio volontario e violenza sessuale di gruppo e cessione e somministrazione di droghe a minori. Il processo è stato fissato per il 4 dicembre davanti alle terza corte d’assise. A processo i nigeriani Alinno Chima, Mamadou Gara, detto Paco, il ghanese Yusef Salia e il senegalese Brian Minthe.

Le avevano assicurato che quel mix di sostanze composto anche di tranquillanti e pasticche non fosse altro che metadone. Dall’ordinanza con cui il gip ha disposto il carcere per i tre fermati per l’omicidio di Desirèe Mariottini – la sedicenne trovata senza vita in uno stabile abbandonato nel quartiere romano di San Lorenzo – emerge che la giovane, in crisi di astinenza, è stata indotta dagli arrestati ad assumere “tali sostanze facendole credere che si trattasse solo di metadone”. Ma la miscela, “rivelatasi mortale” era composta da psicotropi che hanno determinato la perdita “della sua capacità di reazione” consentendo agli indagati di poter mettere in atto lo stupro.

“Meglio che muore lei che noi in galera”: è la frase choc, presente nell’ordinanza, che secondo alcuni testimoni avrebbero pronunciato tre dei quattro accusati. Gli indagati inoltre “impedirono di chiamare i soccorsi per aiutare” Desirée.

L’unico a rispondere alla domande del gip è stato il senegalese Mamadou Gara, mentre il suo connazionale Brian Minteh e il nigeriano Alinno Chima hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Nei confronti dei tre, immigrati irregolari, la Procura contesta i reati di omicidio, violenza sessuale e cessione di stupefacenti. Stessi reati contestati al quarto fermato la cui posizione è al vaglio degli inquirenti per capire che ruolo abbia avuto nella vicenda. Ascoltate in Questura alcune persone informate dei fatti. 

“Non mi sarei mai permesso neanche di sfiorare Desirée perché si vedeva che era una bambina“, avrebbe riferito al suo avvocato Alinno Chima. 

CHI SONO I TRE INDAGATI E IL QUARTO UOMO – I primi tre fermati sono due senegalesi, irregolari in Italia, Mamadou Gara di 26 anni e Brian Minteh di 43. Il terzo è un nigeriano di 40 anni. Hanno tutti e tre precedenti per spaccio di droga. I capi di imputazione sarebbero gli stessi: omicidio volontario, violenza sessuale di gruppo e cessione di stupefacenti.

Mamadou Gara aveva un permesso di soggiorno per richiesta d’asilo scaduto ed aveva ricevuto un provvedimento di espulsione. L’uomo si era reso irreperibile. Era stato poi rintracciato dal personale delle volanti a Roma il 22 luglio 2018 ed era stato richiesto nulla osta dell’autorità giudiziaria per reati pendenti a suo carico.

Yusif Galia, cittadino del Ghana sospettato di essere il quarto uomo e bloccato a Foggia, era in possesso di 11 chilogrammi di droga. Secondo fonti investigative, lo stupefacente era nella baracca dove è stato trovato l’uomo, nella baraccopoli che circonda il Cara – Centro richiedenti Asilo politico di Borgo Mezzanone. L’uomo è stato trovato in possesso anche di una pistola giocattolo, di metadone e di qualche grammo di hascisc. All’arrivo delle forze dell’ordine si è barricato nella baracca ed è stato necessario sfondare la porta per arrestarlo