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Politica

Rai, Berlusconi scivola su tre lettere. Ecco la strategia di Letta, Tajani e… Salvini

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Sulla Rai cade Berlusconi e con lui quello che vi era di solido in Forza Italia. Mai come ora l’ex cavaliere si è ritrovato ad essere privato di tutte le sue influenze, soprattutto in campo televisivo.
Nell’aula al secondo piano di Palazzo S. Macuto la Commissione di Vigilanza ha espresso solo 22 voti favorevoli alla nomina a Presidente Rai di Marcello Foa, ex firma de Il Giornale presieduto dai Berlusconi; non garantendo il superamento della soglia dei 2/3. Presenti ma astenuti i 6 rappresentanti del PD, 2 LeU e 6 di Forza Italia.
É chiaro che sotto alla bocciatura di Marcello Foa si nasconde la strategia di Antonio Tajani e Gianni Letta ma anche il continum della politica di assorbimento del centrodestra da parte di Salvini.
Ieri in mattinata, Silvio Berlusconi riceve alla clinica San Raffaele, dove si trova per esami di “semplice routine”, il leader leghista che secondo alcune indiscrezione sarebbe riuscito a strappare un sì sull’approvazione di Marcello Foa. Ma alle 8 e 40 la commissione procede al voto senza gli esponenti di Forza Italia che forse hanno disobedito a Berlusconi, secondo anche quanto asserito dal vicepremier Luigi di Maio durante i lavori in commissione Affari Pubblici di Palazzo Madama:” se in queste ore la forza politica con cui abbiamo sottoscritto il contratto di governo mi dice che il leader di un’altra forza politica è d’accordo sul quel nome, ma i parlamentari esprimono un voto discorde dalla volontà del leader, credo che questo rappresenti per noi un’attenuante”.
Ma l’Ottuagenario ha evidentemente ceduto alle pressioni di Gianni Letta: un sì a Foa porterebbe Forza Italia a rimmeterci la faccia ma “ancora di più ce la rimetteresti tu Silvio” afferma Letta. Infatti è indicativo lo stato di salute politica di Berlusconi che non ne azzecca più una: cade su tre lettere, Foa, un nome non lontano dalla sua visione politica nel simpatizzare per Putin, nella visione dell’euro pro Savona
e nell’antipatizzare per il Presidente Mattarella. Ancor di più, secondo molti lettori de il Giornale che ieri hanno espresso le loro opinioni tramite alcuni commenti, questo inciampo comporta la fine di Forza Italia non solo perchè troppo vicino al Pd di Renzi ( che comincerà anche la sua trasmissione su un canale mediaset) ma anche perchè Berlusconi ha bocciato una personalità indipendente, allievo di Montanelli,
che ha lavorato fino al 2011 al Il Giornale. Considerando anche che, dopo la riforma sulla Rai di Matteo Renzi, i veri poteri sono riservati all’Ad, ora Salini in quota Tesoro, e non al Presidente.
Mentre Antonio Tajani Presidente dell’europarlamento è ad un passo dal compiere la tanto sperata e auspicata rottura tra Matteo e Silvio facendo avvicinare quest’ultimo a Renzi così da riproporsi in maniera positiva alla Merkel a Strasburgo. Tajani è arrivato, perciò, a minacciare l’ex cavaliere di dimettersi dalla vicepresidenza di Forza Italia.
Per Matteo Salvini (che si prepara ad assestare il colpo dalla nomina di Bernini su Romani il 23 marzo), invece, questa è l’occasione di lanciare l’opa agli ex (?) alleati forzisti che secondo lo stesso vice premier hanno già cominciato a bussare alla porta di via Bellerio. Per correre ai ripari Berlusconi in un’intervista cerca di chiarire come “il centrodestra non sia finito, ma il servizio pubblico non può essere espressione della sola maggioranza” e la riproposizione del nome di Marcello Foa fa sorgere problemi insormontabili giuridicamente, come sostiene anche Usigrai che propone il consigliere eletto dai dipendenti di Viale Mazzini Riccardo Laganà.
Stamane l’ufficio legale della Rai afferma che il “Cda è nel pieno delle sue funzione”, Marcello Foa può convocarlo come consigliere anziano e procedere alle nomine anche quelle dei Tg, l’unico vero obiettivo politico di Lega e M5S.

Gianpaolo Plini

Castelli Romani

Velletri, con Servadio un nuovo rilancio del centro del storico e delle zone decentrate

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«Al centro del nostro programma elettorale c’è una Città che deve diventare appetibile, vivace, un luogo da mettere in cima alle località da visitare. Oggi il centro di Velletri è una parata di negozi con le saracinesche abbassate, un borgo spento che non richiama quel turismo di qualità che invece merita. Il tessuto economico produttivo di Velletri va ricostruito attraverso il rilancio dell’artigianato e dei mestieri, dei laboratori che possono rimanere aperti per le vie del centro dove chi compra prima ha la possibilità di guardare come viene realizzato il prodotto. Parlo di orafi, pelletterie, ceramisti, norcinerie, insomma botteghe d’arte, di sapori e prodotti che è impossibile trovare nei grandi ipermercati, nei centri commerciali di cui siamo ricchi fuori dal centro storico. La Città, così, potrà godere sia delle aree più commerciali ma anche e di un centro storico con le botteghe artigianali che potranno essere affittate a prezzi calmierati. Soltanto intraprendendo un percorso di qualità è possibile restituire a Velletri l’importanza che merita. È necessario quindi riprogrammare quelle che sono le destinazioni d’utilizzo dei locali nel centro e tornare a prediligere l’artigianato che rappresenta per quest’area una rivalutazione delle tradizioni che caratterizzano la nostra amata e meravigliosa Città. Insieme dobbiamo fin da subito metterci al lavoro per rilanciare la nostra Velletri grazie al borgo ricco di storia, pronto a diventare un salotto all’aperto e ad accogliere un turismo lento e di qualità. E se il borgo deve diventare un prezioso scrigno di bellezze da visitare, abbiamo anche molte idee per le altre zone fuori dal centro. Ognuna avrà la propria vocazione ma ne parleremo strada facendo, insieme, per dare un nuovo volto alla nostra amata Velletri». Così in una nota il candidato Sindaco di Velletri Fausto Servadio

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Economia e Finanza

Bollette, Governo: si studiano nuovi aiuti per imprese e famiglie

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Sul tavolo anche il tema della siccità

Nonostante il calo dei prezzi energetici rispetto ai picchi dei mesi scorsi, il governo si prepara a garantire un sostegno a famiglie e imprese anche oltre il 31 marzo, quando scadono gli sconti previsti dalla legge di bilancio. Questa volta però non ci si limiterà ad una proroga, ma il governo ha già detto di voler cambiare gli aiuti.

Tra le misure allo studio, si va dal bonus famiglie che premia il risparmio, alla soglia per i crediti d’imposta, fino al nodo degli oneri di sistema. Il nuovo decreto è quasi pronto sul tavolo del governo, che punta a portarlo al prossimo consiglio dei ministri, che dovrebbe riunirsi in settimana o al massimo all’inizio della prossima – se dovesse slittare per gli impegni internazionali della premier attesa a Bruxelles per il Consiglio europeo. La logica dei nuovi aiuti, ha spiegato in un’intervista la sottosegretaria all’economia Sandra Savino, è quella della “selettività”.

Si valuta in particolare il rinnovo del bonus sociale con le attuali soglie Isee, mentre per le imprese si studia un credito di imposta modulato sul prezzo del gas: l’idea è fissare una soglia oltre la quale lo sconto aumenta, mentre al di sotto non è previsto.

Per le famiglie, invece, come già annunciato dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, si pensa ad un bonus famiglie basato sui consumi, incentivando il risparmio: sulla misura, tuttavia, si attendono le proiezioni di fattibilità dell’Arera e l’avvio potrebbe quindi slittare al trimestre successivo. C’è poi il tema degli oneri generali di sistema, che finora sono stati azzerati, ma per i quali restano in piedi anche le ipotesi di un taglio parziale o addirittura della reintroduzione. La decisione non è ancora stata presa: “In questo momento ci sono ancora i tavoli tecnici che fanno le simulazioni, ci porteranno la proposta e su quello valuteremo”, spiega il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto.

Ma la preoccupazione delle associazioni dei consumatori è alta e sale il pressing sul governo: se non si rinnova per intero l’azzeramento degli oneri di sistema della luce e l’intervento sul gas, Iva al 5% e oneri, nonostante i prezzi all’ingrosso in calo, le bollette delle famiglie rischiano un’impennata, avvertono in coro, calcolando il rischio di un balzo del 58% per il gas e del 27% per la luce. Resta in primo piano intanto sul tavolo del governo anche il tema della siccità. Dopo la cabina di regia crisi idrica convocata per domani, è atteso nel prossimo consiglio dei ministri anche il decreto per affrontare l’emergenza: un provvedimento con semplificazioni e deroghe per accelerare le opere, per le quali ci sono risorse già stanziate per quasi 8 miliardi.

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In evidenza

Governo, dopo Anastasio che cita Mussolini, un altro scivolone di Rampelli: una rondine non fa primavera ma due….

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Certamente di scivoloni, “quelli del Governo della Meloni” ne stanno facendo parecchi. Pensiamo soltanto che poco meno di una settimana fa si è dimesso Claudio Anastasio, presidente di 3-i, la società pubblica che dovrebbe gestire il software di Inps, Istat e Inail. Anastasio è stato al centro di una grande polemica che gli è costata la poltrona a causa di una sua uscita infelice nell’ambito di una mail (finita sui giornali) che ha scritto e dove ha parafrasato il discorso di Mussolini del 1925 rivolgendosi al Cda e parlando di senso dello Stato, patria e responsabilità dei singoli. “Ho fatto un errore pazzesco – ha detto Anastasio – per il contesto storico di quel discorso, che in nessun modo però ho legato al delitto Matteotti”. Anastasio era collaboratore di Romano Mussolini, figlio del Duce, ma ha dichiarato che mai si è comportato ne privatamente, ne pubblicamente da fascista. Chiaramente il popolo non è fesso come diceva un grande attore perché di fatto Anastasio che certamente non vuole creare grattacapi alla Meloni ha anche capito che non era l’uomo giusto nei panni del presidente di una società in stallo, improduttiva e che dovrebbe necessariamente approfittare dei progetti Pnrr legati alla transizione digitale. E che non sia stato considerato giusto dal consiglio di amministrazione lo si è visto per due grandi reazioni: nessuna risposta alla sua mail e perdipiù uno dei sei del Cda ha dato in pasto alla stampa la mail con l’infelice citazione mussoliniana. Fatto sta che Anastasio si è dimesso e la figuraccia l’ha collezionata e ieri sera è toccato a Rampelli che sì avrà detto anche la sua ma non è certamente un pensiero condivisibile soprattutto se pronunciato da rappresentante delle istituzioni.

“Se due persone dello stesso sesso chiedono il riconoscimento, e cioè l’iscrizione all’anagrafe, di un bambino che spacciano per proprio figlio significa che questa maternità surrogata l’hanno fatta fuori dai confini nazionali”.

Così Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e esponente di FdI, nel corso della trasmissione In Onda su La7 ieri sera.

Parole a cui replica l’esponente del Pd Pina Picierno su Facebook: “Una frase cattiva, non soltanto nei confronti delle coppie che scelgono di accogliere con amore un figlio, ma soprattutto nei confronti dei figli stessi, che nemmeno possono difendersi da questa violenza.

Si spacciano per politici degni del governo del Paese – scrive l’esponente Dem – sono solo reazionari violenti.

Possibile che si arrivino a dichiarare certe cose? Purtroppo due bucce di banane cominciano a far vacillare la capacità che hanno alcuni signori di rappresentare degnamente le istituzioni. Una rondine non fa certamente primavera ma qui sembra che si lascino svolazzare certi pennuti per cominciare a potare qualche ramo secco. A pensar male si fa peccato, sicuramente.

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