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L’Onu sta mettendo a disposizione i test di DNA per l’eventuale riconoscimento dei bambini nati da abusi sessuali a donne. I Caschi blu avrebbero dato loro in cambio cibo, denaro, vestiti e telefonini
di Cinzia Marchegiani
Rapporti sessuali pretesi in modo abituale dai Caschi blu in cambio di denaro, cibo vestiti, telefonini e profumi in missioni mondiali sembrerebbe uscire dal rapporto OIOS, i servizi di investigazione interna dell'Onu. Da questi rapporti sessuali non consensuali sarebbero nati moltissimi bambini che nei loro paesi non hanno una vita serena, poiché sono paesi in situazioni economiche disperate e bisognose di molti aiuti umanitari. Lo scandalo che ha investito come uno tsunami l’ONU, ora deve fare i conti con i bambini nati da questi rapporti sessuali “pretesi” dai Caschi blu. Sono bambini già vittime di un sistema e nati in paesi poverissimi. Per questo l’ONU sta mettendo a disposizione i test per verificare la compatibilità del DNA per stabilire le eventuali paternità che darebbe accesso a loro di aiuti economici. Anche se il test per ora non è obbligatorio rappresenta un’onta difficile da metabolizzare, poiché rappresenterebbe la prova degli abusi eventualmente perpetrati. Per questo motivo sembrerebbe che l’Onu voglia adottare un metodo più snello per le eventuali rivendicazioni di paternità da parte delle donne che avrebbero avuto figli da questi rapporti sessuali, quello di istituire una banca dati del Dna di tutte le truppe Onu.
Situazione delicatissima che sembra destinata a non terminare con un semplice test per il riconoscimento dell'eventuale progenie. E lo scandalo dovrà fare i conti con responsabilità profonde che un tribunale dovrà giudicare.