ISIS, FUGGE DA PADOVA PER COMBATTERE IN SIRIA: ORA È RICERCATA

Redazione

Padova – E' inseguita da un mandato d'arresto Meriem Rehaily, la marocchina 21enne di Arzergrande (Padova) fuggita da casa nel luglio 2015 per andare a combattere in Siria. Il provvedimento è stato firmato dal gip di Venezia Roberta Marchiori su richiesta della Procura antiterrorismo. Su di lei, che si farebbe ora chiamare sorella Rim, pende un'accusa di terrorismo. In febbraio era corsa la voce che la giovane avesse telefonato al padre dicendosi pentita della scelta, ma lo stesso genitore aveva smentito la notizia.




ORRORE ISIS, SCOPERTE 50 FOSSE COMUNI IN IRAQ

Redazione

Iraq – Oltre 50 fosse comuni sono state scoperte in alcune zone dell'Iraq, un tempo controllate dall'Isis. Lo rivela l'inviato dell'Onu, Jan Kubis, al consiglio di Sicurezza parlando di "prove dei crimini atroci" commessi dai jihadisti. La scoperta – riferisce la Bbc – è avvenuta negli ultimi tempi dopo che le aree sono passate sotto il controllo di Baghdad. In una delle fosse, a Ramadi, c'erano almeno 40 corpi. Resti umani trovati anche a Sinjar, Anbar e Tikrit. Le vittime sarebbero membri di tribù, minoranza Yazidi, soldati iracheni e donne.




ISIS IN ITALIA: ARRUOLAVA JIHADISTI, MACEDONE FERMATO A VENEZIA-MESTRE

Redazione

A Venezia-Mestre i carabinieri del Ros stanno notificando ed eseguendo decreti di fermo e di perquisizione domiciliare emessi dalla Procura della Repubblica di Venezia nei confronti di un cittadino macedone indagato per arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale.

Il provvedimento scaturisce dagli elementi raccolti nell'ambito dell'attività investigativa svolta dal Ros per il contrasto del radicalismo di matrice islamista. In particolare, "il monitoraggio del cittadino fermato ha consentito di verificare come lo stesso – spiega una nota dei Carabinieri – fosse dedito alla selezione ed al reclutamento, in territorio italiano, di aspiranti mujaheddin da sottoporre ad un imam bosniaco per le successive attività di radicalizzazione, arruolamento nell'organizzazione terroristica Is ed instradamento verso i teatri di guerra mediorientali".

L'attività investigativa ha documentato anche la partenza dall'Italia, verso la Siria, di tre cittadini macedoni e bosniaci, due dei quali deceduti combattendo nelle fila dell'Is tra il 2013 e il 2014 e il terzo tuttora impegnato nei combattimenti.

Da tale contesto investigativo – prosegue la nota – sono scaturiti anche gli elementi informativi che hanno originato i decreti di espulsione per motivi di prevenzione del terrorismo emessi dal ministro dell’Interno nei confronti di due cittadini macedoni e di un cittadino marocchino, quest’ultimo non eseguito in quanto si trova in Marocco




MINACCIA ISIS: TERRORISTI TRA GLI IMMIGRATI

di Angelo Barraco
 
Roma – L’immigrazione è un fenomeno che sta caratterizzando particolarmente l’Europa in questi ultimi anni. Sono in tanti gli uomini, le donne e i bambini che affrontano il mare in balia delle onde, delle tempeste, sperando di trovare nel nostro paese e/o nell’Europa un impiego che permetta loro di star bene e di vivere, a differenza della situazione precaria e di guerra che vivono nel loro paese. Ma se i miliziani dell’Isis si nascondessero tra i migranti che dalla Libia raggiungono Lampedusa? Non è da escludere, ci metterebbe in rischio inoltre anche l’Europa. Il Ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian ha dichiarato che c’è bisogno di una situazione politica urgente in Libia: “Daesh si sta stabilendo… la Libia mi preoccupa dal settembre 2014. Sono lì, a 300 km dalla costa europea, e si stanno espandendo”. Ha sottolineato che la distanza tra la Libia e Lampedusa è di 350 Km e ha aggiunto: “"quando sul Mediterraneo c'è bel tempo, c'è il rischio che (i miliziani dell'Isis) possano fare la traversata, mescolandosi ai migranti. E' un grande rischio. Tutti sono consapevoli del pericolo che il conflitto in Siria ed Iraq, dove stiamo vedendo alcuni risultati positivi, si trasferisca in un nuovo conflitto in Libia. Ci deve essere un governo di unità nazionale. C'è un serio processo politico in corso, sostenuto dal Consiglio di sicurezza dell'Onu. E' urgente”. 
 
Il giornale tedesco Bild riporta un'intervista al Ministro Federale del lavoro e degli affari sociali della Germania,  Andrea Nahles, che vuole tagliare i benefici per i rifugiati che non possono essere integrati. Ha sottolineato che coloro che vogliono rimanere in Germania devono attenersi alle regole e ai valori del paese. Nahles aveva incaricato il suo dipartimento per votare una legge necessaria per le fasi d’integrazione degli immigrati. Il ministro ha sottolineato che la legge non riguardava il caso specifico della Germania, ma anche gli immigrati dell’UE. Sottolinea che i cittadini dell’Unione hanno il diritto di vivere all’interno dell’UE e dove vogliono, ma devono cavarsela da soli e non dipendenti dall’assistenzialismo sociale sin dal loro ingresso in Europa. Precisa che la questione non dovrebbe far dimenticare chi ha vissuto in Germania per diverso tempo: “Ci sono anche un milione di disoccupati di lunga durata, che continuano ad avere bisogno del nostro sostegno”, anche lavoratori poco qualificati, lavoratori a tempo determinato, donne che lavorano part-time ma desiderano tornare full time. 



L'ISIS FA UNA STRAGE A DAMASCO: SIRIA IN GINOCCHIO

Redazione

Damasco – Lo Stato islamico ha rivendicato l'attentato contro un santuario sciita di Sayyida Zeinab, a sud di Damasco. L'agenzia di stampa "al Amaq", considerata vicina al gruppo terroristico, riferisce che l'attacco è opera del sedicente "califfato".

Il bilancio di tre esplosioni, avvenute a distanza ravvicinata, è di almeno 60 morti e oltre 110 feriti.

Il santuario custodisce le spoglie di una delle nipoti di Maometto ed è frequentato da numerosi pellegrini sciiti nonostante la guerra. Lo scorso 26 gennaio due attacchi terroristici contro il quartiere al Zahraam di Homs (165 a nord di Damasco) avevano causato 19 morti.

In un comunicato diffuso sul web, l'Isis afferma che due suoi kamikaze si sono fatti esplodere contro il santuario. Per i media siriani invece le esplosioni sono state tre, due causate da kamikaze e una da un'autobomba.

Il governo siriano vuole mettere fine al bagno di sangue nel Paese ma accusa l'opposizione presente ai colloqui di pace a Ginevra di mancanza di serietà. L'Alto comitato negoziale, che è presente a Ginevra ma al momento rifiuta di negoziare, "non è serio", ha affermato l'ambasciatore di Damasco all'Onu Bashar al-Jaafari. Bassma Kadamani, membro dell'opposizione, ha precisato che l'Alto comitato non è a Ginevra per negoziare, ma per "gettare le basi" di un negoziato. Il portavoce Salem Muslit ha assicurato che l'opposizione resterà a Ginevra per il tempo necessario, senza una data limite, ma, ha aggiunto, "aspettiamo un passo avanti dell'altra parte: se lo fanno, noi ne faremo dieci".

Damasco ha chiesto di inziare i negoziati di pace "senza precondizioni", che non saranno in alcun modo accettate. "Negozieremo sempre, senza precondizioni nè interferenze straniere", ha spiegato Jaafari. "L'attentato di oggi al santuario sciita è la prova del legame tra l'opposizione e i terroristi", ha aggiunto. L'opposizione invece per sedersi al tavolo chiede l'interruzione dei bombardamenti aerei contro i civili e la fine dell'assedio, l'apertura all'arrivo di iuti umanitari eseenziali e la liberazione dei prigionieri.

Nel frattempo il segretario di Stato Usa John Kerry ha lanciato un appello chiedendo al regime e all'opposizione siriani di "cogliere il momento" e sfruttare al massimo l'opportunità dei colloqui di pace di Ginevra. Kerry ha accusato le forze di Bashar al-Assad di ridurre allo stremo i civili e ha chiesto al presidente siriano di consentire l'arrivo degli aiuti umanitari nelle città assediate.




L'ISIS RIVENDICA LA STRAGE IN CALIFORNIA A SAN BERNARDINO

di Angelo Barraco

California – Gli investigatori che stanno indagando sulla strage di San Bernardino hanno individuato un legame tra la strage e l’Isis. La Cnn riferisce –citando fonti investigative- che Tashfeen Malik avrebbe scritto un post  su facebook dove incitava  Abu Bakr al-Baghdadi, il temuto leader dello Stato Islamico. L’Fbi ha riferito, in merito alla strage, che si tratta di “un atto di terrorismo”. La conferma arriva dalla rivendicazione ufficiale dell’Isis che attraverso Aamaq, network di propaganda, afferma che a compiere la strage sono stati due sostenitori dello Stato Islamico e si afferma che l’attacco “è arrivato dopo la dichiarazione degli americani che gli Usa non erano a rischio di attentati terroristici” inoltre in diversi account dell’Isis si festeggia quanto accaduto a San Bernardino e vengono lanciate nuove e ulteriori minacce agli Usa. Circola inoltre un’immagine in cui si vede l’Empire State Building con la scritta “Fiumi di sangue aspettano l’America”. In America intanto si è generato un ulteriore incitamento all’uso delle armi da parte dello Sceritto di una contea di New York: “Alla luce dei recenti avvenimenti negli Usa e nel mondo. Incoraggiando i cittadini che sono autorizzati a portare un'arma da fuoco a farlo”. Il capo della Polizia di San Bernardino inoltre ha riferito che i killer avrebbero potuto colpire ancora e avrebbero potuto fare un altro attacco. Ricordiamo che i colpi esplosi sono stati 12 ma a casa di Syed Rizwan Farook e la moglie, Tashfeen Malik sono state trovate munizioni e armi. In quella casa inoltre c’era una copia di istruzioni su come fabbricare una bomba. 
 
La Strage di San Bernardino. Un massacro che è costato la vita a 14 persone e ha portato al ferimento di 21 persone, l’America piange ancora morti e ha paura. I due killer Syed Rizwan, 28 anni, e Tashfeen Malik, 27 anni, si sono introdotti in un centro disabili, armati, e hanno sparato per 30 secondi. Non hanno esitato a fermarsi di fronte a chi non poteva reagire, ma si sono fermati soltanto per caricare i fucili. La strage attualmente risulta senza un movente ben preciso. I killer poi sono fuggiti a bordo di un suv nero, mentre sul posto la polizia e gli artificieri provvedevano a controllare un pacco sospetto  e dell’esplosivo trovato dopo nell’edificio. Una segnalazione ha portato gli inquirenti a Redlandes, dove è stato individuato il suv che precedentemente si era dato alla fuga. Inizia così un vertiginoso inseguimento con scontro a fuoco tra polizia e killer che hanno lanciato esplosivi dai finestrini. Le forze dell’ordine hanno sparato contro l’autovettura dei killer, i killer erano dotati di due fucili e due pistole e nel corso dello scontro a fuoco sono morti. E’ stata fermata inoltra una terza persona che, allo stato attuale, non è dato sapere se è coinvolta o meno nella vicenda poiché, come riferisce il capo della Polizia di San Bernardino “E' stata vista fuggire dal luogo della sparatoria e la stiamo interrogando”. Nella loro abitazione, nella località di Redlands, a pochi chilometri dal luogo della strage, gli agenti federali hanno trovato un vero e proprio arsenale, tra cui oltre 5 mila munizioni ed esplosivi artigianali: 12 'tubi-bomba' come quello rinvenuto nei pressi della sala conferenze dell'Inland Regional Center, teatro della sparatoria, dove era in corso un party di Natale proprio degli ex colleghi di Farook. Emergono i legami con il terrorismo e a riferirlo sono fonti dell’Fbi: “"Era in contatto telefonico e via social media con più di un soggetto legato al terrorismo internazionale". Gli agenti per fermare a loro fuga hanno esploso 380 colpi. L’Isis esulta sui social scrivendo con l’hashtag #American Burning “Tre leoni ci hanno fatto diventare orgogliosi” oppure “le strade della California sono piene di soldati con armi pesanti, l'America sta bruciando”.



L'ISIS MINACCIA LA GRAN BRETAGNA: "LONDRA COME PARIGI"

di Angelo Barraco
 
Londra – In Gran Bretagna è allarme terrorismo, soprattutto dopo i raid contro l’Isis. Non si sa quando si potrebbero verificare gli attacchi ma l’allarme e la concretezza delle minacce è ststa riscontrata dall’intelligence europea e americana, poiché avrebbero raccolto informazioni concrete su attacchi terroristici. Tali informazioni riguarderebbero militanti dell’Isis in Siria e in Iraq che sarebbero stati esortati a tornare in Gran Bretagna per compiere degli attacchi come quelli di Parigi.
 
Il riferimento alla strage di Parigi è stato trovato in diversi messaggi circolati in rete che ripetevano “Londra come Parigi”. Gli attacchi inglesi contro l’Isis in Siria hanno avuto inizio nelle ultime ore e sono stati colpiti sei obiettivi nell’est siriano al confine con l’Iraq, dove si trova il campo petrolifero di Omar che è definito dalle autorità inglesi come il campo che fornisce il 10% dei profitti che l’Isis ricava dal petrolio. Obama riferisce: “L'Isis è una minaccia globale che deve essere sconfitta con una risposta globale”, il presidente francese Francois Hollande ritiene che i raid sono “una nuova risposta all'appello alla solidarieta' degli europei”. La Russia dal suo canto rinnova l’invito ad una coalizione ma da il “benvenuto a qualsiasi azione volta alla lotta contro il terrorismo, a combattere l'Isis”. Anche l’Italia è a rischio attacco Isis e l’allerta è massima da parte dell’intelligence italiana che monitora siti web e ha identificato circa 20 profili che tiene sotto controllo.
 
L’allarme attentati in Italia è elevato anche in vista del Giubileo, ma ci sono circa 1.200 luoghi  in tutta Italia a rischio. Il monitoraggio sul territorio italiano è serrato, inoltre c’è un monitoraggio anche sui Foreign Fighters, ovvero soggetti che partono dall’Italia per combattere in Siria e che sono circa 90. 



ISIS: 17ENNE AUSTRIACA PESTATA A MORTE. TENTAVA LA FUGA DA RAQQA DOPO AVER SOGNATO LA JIHAD

di M.L.S.


Roma
– Era scappata di casa nell'aprile di 2 anni fa, all'età di17 anni, pronta ad arruolarsi tra le fila del sedicente Stato Islamico: dall'Austria alla Siria con l'intento di combattere per Allah. Poi i ripensamenti, l'orrore ed il tentativo di fuga da Raqqa, punito dall'esercito del califfato con un pestaggio a morte. Protagonista dell'assurda vicenda sarebbe Samra Kesinovic, partita nel 2014 alla volta di Raqqa insieme all'amica Sabina Selimovic. La notizia, come spiega il “Daily Mail”, sarebbe stata riportata da alcune testate austriache, mentre da Vienna non sarebbe trapleato alcun commento.

Verso la jihad. Partite da Vienna, le due teenagers erano volate fino ad Ankara, prima di addentrarsi nella regione turca di Adan e scomparire per diverso tempo. Erano riapparse poi sui social network, kalashnikov alla mano insieme ad altri miliziani armati. In breve, avevano rinnegato la civiltà: giusto il tempo di armarsi e sposare 2 bestie, 2 killer che uccidono in nome della jihad. Le due giovani, in seguito, avevano iniziato una convivenza con i loro aguzzini, entrambe nello stesso appartamento. Parlando tramite sms con la redazione del settimanale “Paris Match”, Sabina aveva riferito di essere giunta a Raqqa dopo aver attraversato a piedi il confine con la Turchia. Aveva spiegato anche che si stava divertendo in Siria, finalmente libera di professare la sua religione a Pieno. “Qui sono davvero libera – aveva evidenziato – posso praticare la mia religione, mentre a Vienna non era possibile”.

Inghiottite dall'Isis. La morte della 17enne Samra Kesinovic, secondo il “The Local”, è stata definita da una donna tunisina che aveva diviso l'abitazione di Raqqa con le due giovani, prima di riuscire a sfuggire dalla città. Le sorti della coetanea e compagna di viaggio, invece, erano già state rese note da David Scharia, membro del comitato contro il terrorismo del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che aveva riferito di aver: ”Ricevuto da poco delle informazioni riguardo due ragazze 15enni, di origine bosniaca, che hanno lasciato l'Austria. Tutti, sia i servizi dell'intelligence sia i familiari le stanno cercando. Entrambe sono state reclutate dal sedicente Stato Islamico. Una di loro (Sabina, ndr) è morta durante un conflitto in Siria, mentre dell'altra si sono perse le tracce”.

Bagnate nel fondamentalismo. Secondo gli inquirenti, dietro la radicalizzazione delle due ragazze vi sarebbe la figura di Mirsad O., predicatore dell'Islam di origine bosniaca di stanza a Vienna. L'uomo, secondo gli inquirenti, avrebbe plagiato le due giovani di origini bosniache affinchè sposassero la barbara causa dell'Isis. Arrestato nei giorni scorsi per aver fatto parte di una presunta organizzazione con sede in Austria, accusata di fornire sostegno economico all'Isis tramite una fitta rete di finanziamenti, nega di aver avvicinato le due ragazze per indurle all'estremizzazione. Le due ragazze, però, non sono le sole ad essere partite dall'Austria. Sarebbero 130, infatti, le persone che hanno deciso di schierarsi al fianco degli jihadisti. Stando alle parole spese dal portavoce del ministro degli Interni austriaco, Alexander Marakovits, sono soprattutto i giovani a decidere di lasciare il paese per fare la guerra al fianco dei terroristi. “Se riusciamo a prenderli prima che lascino il paese abbiamo una possibilità di aiutarli – ha detto Marakovits – ma una volta partiti, anche se cambiano idea, è quasi impossibile che riescano a tornare indietro”. 




L'ISIS TERRORIZZA: "ISSEREMO BANDIERA DEL CALIFFATO IN VATICANO"

Redazione

"Chiediamo ad Allah di sostenere i mujaheddin contro gli agenti dei leader dell'idolatria e i crociati finché la bandiera del Califfato non sarà issata su Istanbul e la Città del Vaticano". E' la minaccia dell'Isis contenuta nell'ultimo numero del loro magazine, Dabiq. L’Isis ha diffuso dunque sul web la sua rivista Dabiq che dedica la copertina e l’articolo di apertura al massacro di Parigi così come agli altri attacchi rivendicati nell’ultimo periodo. Nelle prime pagine ci sono anche due foto che si riferiscono alla distruzione del Metrojet russo nel Sinai. La prima immagine mostra una lattina, un detonatore ed un apparato elettronico: secondo i terroristi è l’ordigno che ha provocato il disastro. A fianco la foto di un passaporto russo, intestato – sempre secondo la versione della rivista – ad uno dei passeggeri del volo partito da Sharm El Sheikh. Difficile stabilire l’autenticità. Potrebbe solo essere un tentativo dei jihadisti di sfruttare il momento. Lo Stato Islamico, quando si era assunto la responsabilità, aveva anche annunciato che al momento opportuno avrebbe svelato il metodo impiegato.

Nel frattempo l'Isis ha annunciato di aver ucciso due suoi prigionieri, un norvegese e un cinese. Due mesi fa i miliziani del Califfato avevano chiesto il pagamento di un riscatto per la loro liberazione tramite un'inserzione sulla rivista dei jihadisti "Dabiq". I due ostaggi uccisi dovrebbero esserre Ole Johan Grimsgaard Ofstad, 48enni di Oslo, e Fan Jinghui, freelance 50enne di Pechino. Non si è a conoscenza di quando e dove i due erano stati rapiti.

L'annuncio è stato dato nel numero 12 della rivista in lingua inglese, con una pagina che apparentemente mostra i corpi dei due ostaggi e la scritta "giustiziati perché abbandonati dalle nazioni e dalle organizzazioni kafir (infedeli)".




ISIS: RAID AEREO USA UCCIDE L'UOMO NERO, IL BOIA "JIHADI JOHN"

Redazione
 
Washington – I mass media Usa hanno anticipato una notizia che  è stata confermata dal Pentagono ovvero che nel corso di un raid aereo in Siria è stato colpito il temibile boia dell’Isis “Jihadi John”, l’uomo che senza pietà ha tagliato la gola a tanti ostaggi stranieri. Il Pentagono però non è in grado di dire al momento se “Jihadi John” (il suo vero nome è Mohamed Emwazi), sia stato ucciso o no. Intanto arrivano commenti in merito a quanto accaduto è stato confermato da parte del portavoce della Difesa Peter Cook: “sono in corso verifiche del risultato dell'operazione di stanotte. Forniremo ulteriori informazioni se e quando sarà appropriato”.
 
La Abc ritiene che il boia sia stato ucciso poiché sarebbe rimasto colpito mentre lasciava un edificio a Raqqa mentre stava salendo a bordo di un veicolo. L’Abc ha citato fonti vicine ad Obama  e l’operazione è stata definita senza errori, senza danni collaterali e secondo le autorità il boia sarebbe stato disintegrato. Il boia chi era? Un 27enne completamente vestito di nero con pistola in una fondina di cuoio e in mano teneva un minaccioso coltello.
 
Chi sono state le sue vittime? Il primo a finire sotto le mani del boia è stato l’americano James Foley il 19 agosto 2014. Successivamente sono stati brutalmente sgozzati Steven Sotloff, i britannici David Haines e Alan Henning, l'americano Peter Kassig e i giapponesi Haruna Yukawa e Kenji Goto. Il terribile killer era in fuga da mesi. 
 
Madre del giornalista americano decapitato Se verrà confermata la morte di Jihadi John sarà «una piccolissima consolazione per noi». Lo ha detto Diane Foley, la madre del giornalista americano che è stato la prima vittima del 'boia dell'Is' nell'agosto del 2014, che ha sempre criticato l'amministrazione americana per non aver fatto abbastanza per liberare il figlio e gli altri ostaggi occidentali poi decapitati dallo Stato Islamico. «Questo enorme sforzo per dare la caccia a questo uomo folle pieno d'odio quando non hanno fatto neanche metà di questi sforzi per salvare gli ostaggi quando questi giovani americani quando erano ancora vivi», ha aggiunto Foley che in passato ha condannato Washington per la sua politica di non negoziare per la liberazione degli ostaggi. Dopo l'identificazione di Jihadi John come Mohammed Emwazi lo scorso febbraio, Foley aveva detto che è «sconvolgente come una persona giovane con molti talenti li possa usare per azioni così cattive» rivolgendo un pensiero anche alla sua famiglia. Poi aveva parlato della necessità di punire ma anche perdonare i responsabili dell'uccisione del figlio: «devono essere puniti perché la loro brutalità è orribile, ma dobbiamo anche perdonare perché ad un certo punto l'odio non può continuare».



ISIS: TURCHIA PREPARA L'INVIO DI UN CONTINGENTE MILITARE IN SIRIA

di M.L.S.


Ankara
– La Turchia sarebbe in procinto di inviare un contingente di 10.700 soldati in Siria per combattere l'Isis. La notizia è stata divulgata dal quotidiano filo-governativo “Yeny Safak”, secondo cui Ankara si starebbe preparando per l'invio di truppe già a metà dicembre. Inoltre, stando sempre alle rivelazioni della testata, il Governo turco presenterà il programma alle grandi potenze nel week end, durante il G20 di Antalya. All'interno del documento, utile a fare il punto sulla questione siriana, ci saranno anche delle richieste di aiuti economici.

Il programma. Obiettivo della manovra sarebbe quello di cercare una svolta nella repressione dell'esercito jhiadista, oltre a fornire una valida alternativa alla crisi dei migranti. Ankara, infatti, avrebbe previsto l'ingresso in Siria per 46 chilometri, da 7 regioni turche differenti. L'apertura di una breccia nelle maglie del Califfato, utile a creare “zone sicure” in grado di ospitare fino a 5 milioni di profughi nel tentativo di arginare l'enorme flusso migratorio che corre verso l'Europa.
Nel pacchetto, oltre alle 17 “zone sicure”,sarebbe compreso l'allestimento di 6 campi profughi ed 11 basi logistiche.

La conferma. L'annuncio del quotidiano arriva sulla scia delle dichiarazioni rilasciate dal premier Ahmet Davutoglu. Dal presidente Recep Tayyip Erdogan, invece, arriva una conferma indiretta. Secondo Erdogan, infatti, la vittoria del partito di Governo alle elezioni del primo novembre in Turchia sarebbe una grande opportunità per risolvere la crisi della regione. Secondo il Capo dello Stato, dopo i risultati elettorali:” Non c'è più incertezza politica nel paese”.