Rosatellum, sì del Senato al quinto voto di fiducia: i Cinque Stelle scendono in piazza

L’Aula del Senato dice sì anche a questo quinto voto di fiducia chiesto dal governo alla riforma della legge elettorale. I voti a favore sono stati 145, quelli contrari 17. Nessun astenuto. I presenti sono stati 172, i votanti 162. Passa così l’articolo 6 del “Rosatellum”. L’articolo 5 era stato approvato con voto elettronico senza ricorrere alla fiducia.

Palazzo Madama aveva in precedenza dato il via libera anche ai primi quattro voti di fiducia chiesti dal governo al “Rosatellum”. Nella quarta votazione i voti a favore sono stati 150, 60 i no. Nessun astenuto. I presenti sono stati 217, i votanti 210.

Intanto Beppe Grillo è arrivato in piazza della Rotonda dove il M5s manifesta contro la legge elettorale. “Abbassate le bandiere, qui stiamo facendo una battaglia per tutto il popolo italiano“.

Al terzo voto di fiducia i sì sono stati 148, 61 i no. Nessun astenuto. I presenti sono stati 217, i votanti 209.

Il sì al secondo voto di fiducia è arrivato con 151 sì, 61 no, nessun astenuto. I presenti sono stati 220, i votanti 212. La prima fiducia era passata con 150 sì, 61 no e nessun astenuto. I presenti sono stati 219 e i votanti 211. Ok dunque al’l’articolo 1 della riforma elettorale.

Nel corso del suo intervento in Aula, l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha giudicato “Singolare e sommamente improprio il far pesare sul presidente del Consiglio la responsabilità di una fiducia che garantisse l’intangibilità della proposta in quanto condivisa da un gran numero di partiti.  Ma si può far valere l’indubbia esigenza di una capacità di decisione rapida da parte del Parlamento – si chiede Napolitano – fino a comprimerne drasticamente ruolo e diritti sia dell’istituzione sia dei singoli deputati e senatori?. L’interrogativo – prosegue – è sorto nelle ultime settimane con la posizione di fiducia su parti sostanziali del testo prima che si aprisse in aula alla Camera il confronto sugli emendamenti all’art.1. Il dilemma non è – per Napolitano – fiducia o non fiducia, anche perché non è mai stata affrontata, neppure dinanzi alla Corte, un’obiezione di incostituzionalità della fiducia. C’è però stato, nell’esperienza italiana, ricorso alla fiducia in occasioni e modalità molto diverse tra loro. Quali forzature può implicare e produrre il ricorso a una fiducia che sancisca la totale inemendabilità di una proposta di legge estremamente impegnativa e delicata? Mi pronuncio, con tutte le problematicità e le riserve che ho motivato, per la fiducia al governo Gentiloni, per salvaguardare il valore della stabilità, per consentire, anche in questo scorcio di legislatura, continuità dell’azione per le riforme”.

Il governo ieri ha posto la fiducia sul Rosatellum 2.0 anche in Senato. La decisione certifica l’uscita di Mdp dalla maggioranza: i capigruppo dei bersaniani sono saliti al Quirinale per informare Mattarella della decisione che arriva dopo settimane di tensioni e continui distinguo con il governo Gentiloni. L’addio di Mdp alla maggioranza non è una buona notizia per il premier in vista della discussione della legge di Bilancio: al Senato i numeri diventano ancora più risicati. Ma su questo fa spallucce il segretario Dem, Matteo Renzi che liquida la vicenda spiegando che “mettere la fiducia è un atto assolutamente legittimo e questa legge elettorale permetterà ai cittadini di scegliere i parlamentari. Il resto è discussione autoreferenziale e lontana dai problemi delle persone”.

La cronaca parlamentare vuole che il governo abbia rotto gli indugi sulla fiducia dopo che i cinque stelle e i senatori di Sinistra italiana avevano respinto l’appello a rinunciare al voto segreto su una quarantina di emendamenti da loro presentati. Immediate le proteste dello schieramento che si oppone al Rosatellum. Anche il presidente del Senato Pietro Grasso ha ricevuto la sua dose di critiche, con tanto di “occupazione” del suo scranno da parte della capogruppo di Sinistra Italiana Loredana De Petris. Il governo aveva fatto conoscere la sua posizione sin dal primo mattino: “Se rinunciano a chiedere i voti segreti ci penseremo seriamente se mettere o meno la fiducia” aveva detto il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Luciano Pizzetti.

Ma M5s e Si non hanno fatto retromarcia. Anzi hanno chiesto lo scrutinio segreto anche sulle pregiudiziali di costituzionalità, negato però dal presidente Grasso in base al Regolamento. Una novità, per M5s, che in passato aveva criticato il voto segreto. Dopo la bocciatura delle pregiudiziali, la ministra Anna Finocchiaro ha immediatamente posto la fiducia su cinque dei sei articoli della legge (escluso solo il 5, che contiene solo la clausola di invarianza finanziaria). Una mossa che ha suscitato l’ira di M5s, Si e Mdp. I primi hanno occupato i banchi del governo (e si sono messi una benda sugli occhi in segno di protesta), e Loredana De Petris si è seduta sullo scranno di Grasso appena questi si è alzato per andare alla Capigruppo. La conferenza dei capigruppo ha stabilito che le cinque chiame nominali per i cinque voti di fiducia si svolgeranno domani a partire dalle 14, mentre le dichiarazioni di voto e il voto finale ci saranno giovedì mattina. Domattina, nella discussione sulla fiducia, potrebbe intervenire Giorgio Napolitano, che nei giorni passati ha espresso riserve sia sulla legge sia sul ricorso alla fiducia.

Ma la fiducia apre poi una nuova ferita nel Pd: quattro senatori (Vannino Chiti, Walter Tocci, Luigi Manconi e Claudio Micheloni) hanno preannunciato che non parteciperanno al voto, in dissenso, mentre Massimo Mucchetti si riserva la decisione. Gli altri gruppi che sostengono il Rosatellum 2.0 (Fi, Ap, Lega, Autonomie, Ala-Sc, Drezione Italia) hanno confermato l’appoggio. Fi , ha detto Paolo Romani, “voterà sì convintamente” anche se non voterà la fiducia. Male invece la manifestazione dei professori del Comitato per il No all’Italicum: solo poche decine di persone davanti al Senato




Bufera M5S, dopo Raggi arriva Appendino: indagata per falso ideologico in atto pubblico

TORINO – Ancora nella bufera l’M5S che dopo tutte le accuse alla sindaca capitolina Virginia Raggi per la quale è stato richiesto il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta per la nomina di Renato Marra (fratello di Raffaele, ex capo del personale capitolino già a processo per corruzione) adesso si trova a digerire un altro ciclone giudiziario:  la sindaca di Torino, Chiara Appendino, è indagata dalla Procura di Torino per falso in relazione al bilancio 2016. Il reato nell’ambito dell’inchiesta sull’area ex Westinghouse, per un debito ‘fantasma’ di 5 milioni di euro verso Ream scomparso dal bilancio 2016. L’indagine era stata aperta nei mesi scorsi in seguito a un esposto dei capigruppo di opposizione Alberto Morano (lista Morano) e Stefano Lo Russo (Pd).

La vicenda riguarda l’area ex Westinghouse: nel 2012 Ream (una partecipata di Fondazione Crt) acquisì il diritto di prelazione sulla zona dove sorgerà il nuovo centro congressi di Torino. Versò al Comune una caparra di 5 milioni. A fine 2013 la Città aggiudicò ad Amteco-Maiora il progetto, operazione perfezionata alla fine dello scorso anno, quando il Comune ha incassato una parte dei 19,7 milioni offerti dai privati e, di conseguenza, avrebbe dovuto “decurtare” i 5 da restituire a Ream. Non è andata così: la somma non è stata né versata né iscritta a bilancio.

Gli uomini della Finanza avrebbero in mano delle carte che testimonierebbero i rapporti con la società immobiliare partecipata dalla Fondazione Crt e mail tra sindaca, assessori e funzionari. Non solo, decine di funzionari e dirigenti di Palazzo Civico sono stati sentiti in procura dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio. Tra questi, l’ex direttrice del settore Finanze del Comune, Anna Tornoni, che avrebbe raccontato di pressioni da parte del capo di gabinetto, Paolo Giordana, perché non iscrivesse il debito di 5 milioni a bilancio. Tornoni, che nel frattempo è stata destinata ad altro incarico, aveva confermato agli inquirenti di aver avuto rapporti prevalentemente con Paolo Giordana nella predisposizione dei conti che poi si sarebbero riversati nel bilancio di assestamento. L’impianto accusatorio avrebbe trovato conferma anche in alcune mail. “Ti pregherei di rifare la nota evidenziando solo le poste per le quali possono essere usati i 19,6 milioni di Westinghouse – si legge in un messaggio di posta elettronica inviato da Giordana a Tornoni, il 22 novembre 2016 – Per quanto riguarda il debito con Ream lo escluderei al momento dal ragionamento, in quanto con quel soggetto sono aperti altri tavoli di confronto”.

“Sono assolutamente serena e pronta a collaborare con la magistratura, certa di aver sempre perseguito con il massimo rigore l’interesse della Città e dei torinesi”. Così la Appendino commenta l’avviso di garanzia. “Desidero essere ascoltata il prima possibile al fine di chiarire tutti gli aspetti di una vicenda complessa relativa all’individuazione dell’esercizio di bilancio al quale imputare un debito che questa amministrazione mai ha voluto nascondere”




Lazio, M5S su nomine direttori dei Parchi: “Ennesime illegittimità”

LAZIO – “Prima la maggioranza ha modificato una legge per andare incontro, a detta dell’assessore Buschini, a “principi di efficientamento”, quindi, con le elezioni alle porte, la ha scientemente violata”. E’ quanto ha sostenuto Gaia Pernarella, capogruppo del Movimento 5 Stelle,  nel corso del question time tenutosi presso la il Consiglio Regionale in cui ha interrogato il presidente della Giunta Regionale, Nicola Zingaretti, e l’assessore ai Rapporti con il Consiglio, Ambiente e Rifiuti sul perché la Regione abbia proceduto alle nomina di tre Direttori dei Parchi regionali nonostante l’incompletezza delle procedure amministrative e la mancanza degli organismi preposti all’individuazione degli stessi. Dopo degli stessi aggiungi : in pratica si è violato l’obbligo di fare indicare due dei tre nomi papabili al l’incarico di direttore al comitato di gestione in quanto i comitati non sono mai stati istituiti. E quindi neanche potranno deliberare le nomine postume, come previsto X atti urgenti e indifferibili, all’interno dei quali comunque non possono  rientrare nomine apicali. In particolare l’attenzione della consigliera del Movimento 5 Stelle si è concentrata sulle nomine di Daniele Badaloni, figlio dell’ex presidente della Regione Piero, al Parco Naturale Regionale di Bracciano Martignano, di Danilo Casciani al Roma Natura, e di Giorgio De Marchis al Parco Naturale dei Monti Aurunci. “Non siamo entrati nel merito dei curriculum che in alcuni casi ci sono sembrati anche buoni e in altri abbiamo già pesantemente censurato – ha ribadito la Pernarella – ma sull’iter amministrativo che ha portato a una illegittima nomina dei Direttori, arrivata dopo quattro anni e mezzo dall’insediamento della Giunta quando il termine previsto dalla legge è di 45 giorni. Che altra urgenza poteva avere il presidente Zingaretti se non l’imminente scadenza elettorale e la necessità di nominare amici alla testa di truppe cammellate in vista del voto?”




M5S, Di Maio nuovo leader e candidato: “Cambieremo l’italia”

Luigi Di Maio candidato premier e leader movimento dopo le primarie online M5s. L’esito della consultazione è stato comunicato a Rimini. “La responsabilità che mi avete affidato – ha detto il vice presidente della Camera –  è grande ma tutti insieme ce la possiamo fare perché noi siamo il M5S e non dobbiamo mai dimenticarlo”. “Porterò avanti il mio ruolo con disciplina e onore”, aggiunge. “Il nostro sarà il governo della riscossa degli italiani. Formeremo una squadra di governo di cui essere orgogliosi”.  Alle prossime elezioni “gli italiani dovranno scegliere tra vivere e sopravvivere“.

Meno di 40 mila votanti segnano il passaggio epocale del M5S. E Grillo, che tra un blues e un altro sembra vibrare della sua libertà riconquistata di uomo di spettacolo, lo sintetizza emozionato così: «Prima abbiamo liberato la rabbia con un urlo e il nostro diritto al grido. E ora stiamo andando verso una nuova dimensione e tra gridare e il futuro ci vuole un detonatore…». Quel detonatore si chiama Di Maio, 31 anni, da Pomigliano d’Arco, vicepresidente della Camera e da ieri non solo candidato premier, ma anche capo politico. Ancora la risata rivelatrice di Grillo: «Da domani il capo politico del M5S non avrà più il mio indirizzo. Le denunce non arriveranno più a casa mia…eh, eh, eh…Sono cazzi tuoi Luigi». Grillo tornerà ai suoi show, finalmente sgravato – spera – dai ricorsi che lo hanno sommerso in questi anni per colpa di uno statuto che non c’è e di regole troppo ballerine. È soprattutto per questo che ha abdicato. Ma non se ne andrà del tutto. Resterà garante, padre nobile, un genitore che tiene d’occhio i figli da casa. «Io non so dove stiamo andando ma non posso uscire dal Movimento perché è nel mio dna».

 

I geni si ereditano ma per Di Maio non sarà semplice. Il suo è già il discorso di un candidato pronto alla sfida. Sminuisce il flop dei voti sul sistema Rousseau, «perché sono i milioni di voti degli italiani che ci servono per vincere». Annuncia di voler abbattere la legge elettorale in discussione alla Camera, il Rosatellum Bis, «fatta per trasformare il primo partito nel Paese, il M5S, nell’ultimo in Parlamento». Promette «una squadra di governo di capaci», prima delle elezioni, e assicura di essere cosciente «che il compito che mi è stato affidato non è di cambiare il M5s, ma di cambiare il Paese». «Non possiamo illuderci di governare il Paese solo con chi ci vota, ma abbiamo il dovere di coinvolgere tutti coloro che non ci hanno votato. Noi non siamo entrati nelle istituzioni per impadronircene».

 




M5S: Di Battista non si candida a premier. Di Maio senza rivali

“Ho deciso di non candidarmi a Premier del Movimento 5 Stelle. Le ragioni le spiegherò durante il mio intervento sabato prossimo a Rimini”. Lo scrive il deputato M5s Alessandro Di Battista su Facebook.

“Tra poco – scrive Di Battista – si inizierà a votare e invito alla massima partecipazione. A colui che sarà candidato faccio un grande in bocca al lupo ricordandogli che avrà un compito meraviglioso: quello di portare avanti il programma votato da migliaia di iscritti. Ringrazio tutte le persone che in queste ore mi hanno scritto chiedendomi di candidarmi. È meraviglioso avere tutto questo sostegno. Allo stesso tempo sono sicuro che la mia scelta sia quella giusta. A riveder le stelle!”, conclude.

Luoigi Di Maio rimane dunque senza rivali politici. A proposito delle candidature per “Premier del M5S”  che strano ieri sul mio profilo di iscritto al Movimento era presente un avviso per la segnalazione della candidatura da farsi entro le ore 12 del 18 settembre (oggi). Alle ore 10.45 mi sono accorto che quell’avviso è sparito e che quindi, se mai avessi voluto, ora pur essendo ancora nei termini non potrò candidarmi come Premier del M5S . Ma le regole ? E’ quanto si legge su un post di Facebook di un utente che voleva verificare la possibilità di presentare la candidatura a Premier del M5S.




M5S, Regionali Lazio: Lombardi si candida alle primarie

Roberta Lombardi, in un post su facebook, ha annunciato la sua candidatura alle Regionarie M5S per il candidato alla presidenza della Regione Lazio.

“Il prossimo voto in Regione per finire l’opera e cambiare davvero le cose. Quindi ci sono e ci metto la faccia, perché dopo Roma c’è un intero sistema da scardinare anche nel Lazio e questa è la nostra occasione, non possiamo più perderla”, scrive Lombardi nel post dal titolo: “finiamo l’opera e cambiamo davvero le cose”.




Elezioni, centrodestra unito stacca M5S e Pd: ecco il sondaggio

Centrodestra unito a sei punti e mezzo dalla soglia chiave del 40%, M5S in calo di quasi tre punti rispetto a tre mesi fa, Pd indietro fermo al 25,4%.

E’ la fotografia delle intenzioni di voto, rilevata dal sondaggio dell’istituto di ricerca Index Research, realizzato per Piazza Pulita, la trasmissione de La 7 condotta da Corrado Formigli.

Alla domanda “Se ieri si fossero tenute le elezioni politiche, lei per quale partito avrebbe più probabilmente votato?” il 27,1% degli intervistati ha indicato il Movimento 5Stelle, mezzo punto in meno rispetto a dieci giorni fa e quasi tre punti in meno rispetto a tre mesi fa.

Il 25,4% avrebbe scelto il Partito Democratico. Lega Nord terzo partito con 14,7% delle preferenze degli intervistati, più di un punto e mezzo in più rispetto a tre mesi fa. Il 13,6% ha indicato Forza Italia. Il centrodestra unito arriva al 33,6%.

Luigi di Maio, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi sono considerati i leader del Paese. L’istituto di ricerca guidato da Natascia Turato inaugura la stagione dei “duelli” tra i principali protagonisti dei principali schieramenti politici in vista di un “toto premier”.

Nell’elettorato M5S Luigi Di Maio batte Alessandro Battista a mani alte: il 70% degli intervistati preferisce il vice presidente della Camera al parlamentare romano, indicato dal 20%. Nell’elettorato di centrodestra, testa a testa tra Silvio Berlusconi (37%) e Matteo Salvini che conquista il 33% delle preferenze.

Tra gli elettori del Pd e di Alternativa Popolare, Matteo Renzi con il 52% delle preferenze rimane il leader preferito rispetto all’attuale presidente del Consiglio Paolo Gentiloni (33%).

Metodo di raccolta: Interviste telefoniche con metodologia C.A.T.I. Con questionario strutturato

Interviste complete 800

Totale contatti effettuati: 4.009




Elezioni in Sicilia, M5s: campagna elettorale sui Nebrodi per Di Maio e Cancelleri

di Peppe Cuva

Nel pomeriggio dell’11 settembre il candidato del Movimento Cinque Stelle  alla presidenza della regione Giancarlo Cancelleri insieme al deputato nazionale del M5S nonché vicepresidente della camera dei deputati Luigi Di Maio hanno fatto tappa sui Nebrodi visitando tre comunità ovvero quelle di San Fratello, di Tusa e di Mistretta.

In tutti e tre paesi hanno dapprima fatto una visita istituzionale ai primi cittadini e poi girato per le vie dei tre comuni per parlare con gli abitanti degli stessi. A Mistretta, in particolare, Cancelleri e Di Maio intorno alle ore 20, dopo essere passati dal comune e avuto un incontro col sindaco e tutta la giunta comunale, hanno incontrato cittadini e simpatizzanti del M5S con in testa il responsabile del meet-up cittadino Gaetano Russo. Durante l’incontro i due pentastellati hanno parlato con i vari cittadini delle problematiche che affliggono questo territorio e hanno fatto intendere che saranno vicini a tutte le istanze che saranno presentate dagli utenti e hanno voluto sottolineare che hanno voluto incontrare i sindaci per capire ancora meglio quali sono le difficoltà e le problematiche che hanno afflitto e continuano ad affliggere queste comunità. Ovviamente non poteva mancare qualche accenno alla campagna elettorale per le prossime elezioni e il candidato Cancelleri senza giri di parole ha dichiarato che la prima azione che farà in caso di elezione come nuovo governatore della Sicilia sarà il taglio totale dei vitalizi e dei privilegi ai politici e sarebbe un grande risparmio per le casse siciliane e potrebbe anche essere una boccata di ossigeno per le piccole comunità come quelle dei Nebrodi .

“Il biglietto da visita è uno solo, dice Cancelleri, tagli degli stipendi dei deputati-parlamentari e abolizione dei vitalizi degli ex deputati. Credo che davvero la scelta sia ormai di campo, continua il candidato del M5S, o noi o loro diceva un nostro slogan e io lo ripeto ancora una volta: o quelli che hanno spolpato la Sicilia negli ultimi 20 anni perchè l’hanno già governata e governata male, oppure noi che stiamo cercando di raccontare una storia diversa di questa regione, io spero che i cittadini, conclude Cancelleri, abbiano chiara l’idea che giorno 5 novembre si può davvero cambiare”.

Mentre Luigi Di Maio crede nella vittoria di Cancelleri e del Movimento Cinque Stelle perchè vede nei siciliani una voglia di cambiare e girare pagina dopo i governi a dir poco fallimentari del centro destra prima e del centro sinistra con Crocetta poi. “Questi sono territori che tra il 2012 e il 2014, afferma Luigi Di Maio, hanno subito uno shock per colpa di leggi scellerate che si sono fatte a Roma, la chiusura dei tribunali, lo smantellamento degli ospedali, la chiusura delle carceri, tutto questo ha eliminato un’economia del territorio senza sostituirla con un’altra”. Continua di Maio: “La verità è che a Roma si facevano leggi per continuare a finanziare sprechi e spese inutili e si facevano tagli agli enti locali di tutto il territorio nazionale tra cui comuni come questi in cui 10.000 o 20.000 euro appostati al bilancio fanno la differenza”. “In questi anni, sottolinea il vicepresidente della camera, siamo gli unici che ci siamo tagliati gli stipendi addirittura per finanziare una strada, siamo gli unici che abbiamo fatto partire col taglio degli stipendi le nuove imprese, abbiamo risolto i problemi della Sicilia tagliandoci gli stipendi? No! Però avremo un po’ di credibilità rispetto a tutti gli altri che gli stipendi se li tenevano e ce le facevano crollare le strade e ci chiudevano ospedali e tribunali”. “E’ su questa credibilità che noi vogliamo fondare, dice Di Maio, non una promessa, ma un rapporto con le persone che è quello di dire: abbiamo un programma, tutti gli altri vi hanno già governato, quindi in ogni caso chiunque si voti delle altre forze politiche ti ritrovi quelli di prima, quelli che questo disastro lo hanno creato”.




Palermo, il Tribunale sospende le regionarie: tegola su M5S

PALERMO – A poco meno di due mesi dalle elezioni regionali in Sicilia, un’altra tegola sul Movimento Cinque Stelle: la quinta sezione civile del tribunale di Palermo ha sospeso la validità e gli effetti delle cosiddette “regionarie” siciliane, le elezioni on line che hanno incoronato Giancarlo Cancelleri candidato del Movimento a governare la Sicilia. Il provvedimento cautelare emesso dal giudice sospende l’elezione e rinvia la causa al 18 settembre per l’integrazione del contraddittorio nei confronti dei candidati classificatisi in posizione utile per entrare in lista. Il ricorso è stato presentato da Mauro Giulivi, un militante siciliano, difeso dagli avvocati Lorenzo Borrè e Riccardo Gentile. Giulivi era stato escluso per non aver firmato un documento che gli era stato sottoposto dal Movimento e dallo staff, necessario per potersi candidare. Si tratterebbe di uno di quei testi ad hoc che M5s fa firmare ai candidati chiamandoli codici etici, ma che in realtà sarebbero clausole contrattuali.

Di Maio, non è test nazionale, è referendum – “Più che un test nazionale, il voto del 5 novembre lo vedo come un referendum: si può votare contro chi ha usato la Sicilia come un bancomat o votare per noi”. Così Luigi Di Maio in mattinata a Radio Capital dove tuttavia aveva aggiunto: “E’ ovvio che il voto in Sicilia sarà un segnale utile. Anche nel 2012 dopo il successo in Sicilia siamo diventati la prima forza politica a livello nazionale” alle elezioni del 2013.




Propaganda regime fascista: scontro Renzi – M5S

 

Scontro tra Matteo Renzi e i Cinquestelle sulla proposta di legge a prima firma Fiano (Pd), che introduce il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista. "Il provvedimento in esame si palesa quale sostanzialmente 'liberticida'". Con queste parole i Cinque stelle, in un parere depositato in commissione alla Camera, bocciano la proposta di legge. Il M5s boccia il testo perché, spiega, vengono punite "anche condotte meramente elogiative, o estemporanee che, pur non essendo volte alla riorganizzazione del disciolto partito fascista, siano chiara espressione della retorica di tale regime, o di quello nazionalsocialista tedesco". E invece, sostengono i Cinque stelle, "la Cassazione ha confermato che l'idoneità lesiva della condotta viene in rilievo solo in quanto realizzata nel corso di pubbliche riunioni o manifestazioni, non anche in un ambito privato e ciò ha correttamente determinato, ad esempio sulla punibilità 'saluto romano', pronunciamenti da parte dei giudici di merito con sentenze di senso diverso a seconda dei casi, senza arbitrari automatismi". "'Liberticida' era il fascismo non la legge sull'apologia di fascismo. Bisogna dirlo al M5s: era il fascismo liberticida. Almeno la storia!". Lo scrive su Twitter il segretario del Pd Matteo Renzi, che commenta il parere dato dai Cinque stelle alla legge Fiano che oggi sarà in Aula alla Camera




M5S su Alitalia: si parla di crisi con un transito di 36 milioni di passeggeri solo a Fiumicino

 

 di Fabiola Velli – M5s Fiumicino

 

FIUMICINO (RM) – Nel pomeriggio di Giovedi 4 Maggio si è tenuto il Consiglio Comunale Straordinario sulla crisi Alitalia presso la Sala Mensa di Alitalia all’aeroporto L.Da Vinci. Come gia’ nel precedente Consiglio Comunale Straordinario che aveva avuto luogo nel mese di Aprile al Terminal 5, sono intervenute le rappresentanze delle forze politiche di tutti i livelli istituzionali, per sostenere il Sindaco e il Consiglio Comunale tutto, nel richiedere a gran voce l’intervento dello Stato per salvare quella che era la nostra compagnia di bandiera e che nonostante tutto viene ancora percepita come il simbolo dell’eccellenza italiana nel mondo.

E’ importante tenere alta l’attenzione di tutti sulla questione, per evitare che la dismissione e svendita di un’altra importante fetta del nostro patrimonio nazionale avvenga nel silenzio e nell’indifferenza dei politici. dei media e dei cittadini he non sono direttamente coinvolti.
L’alienazione del nostro vettore aereo nazionale ad investitori esteri avrebbe ripercussioni economiche pesantissime, in primis per il Comune di Fiumicino che fra l’impiego diretto e l’indotto vede coinvolta la maggioranza della popolazione, e in secondo luogo ma non meno rilevante, per tutta l’economia nazionale che andrebbe a perdere una delle aziende piu importanti di tutto il Centro Sud, oltre che la capacita’ di gestire in modo indipendente i propri rapporti politici economici e commerciali con il resto del mondo.
Secondo il comunicato stampa di Omniroma del 3 maggio, nella riunione congiunta delle Commissioni Parlamentari Lavoro e Trasporti alla Interrogazione dei portavoce 5 Stelle Romano e Crippa il ministro Calenda avrebbe risposto:
'Mi sono più volte espresso sulla responsabilità del management operativo di ALITALIA e non vi è dubbio che l'idea di gestire da Abu Dhabi la Compagnia sia stato un gravissimo errore'.
Se il fallimento di ALITALIA è da attribuire al management imposto da Etihad, questo significa che non solo una grande e storica azienda come ALITALIA, con 40.000 dipendenti tra diretti ed indiretti, rischia la chiusura per colpa di un management inadeguato e predatore, ma l'intero Paese rischia di rimanere senza vettore aereo, principale motore della nostra industria aeronautica, con effetti destabilizzanti per diversi settori della nostra economia.
Ora che l’azienda è stata commissariata, per quale ragione il ministro Calenda , che si è espresso più volte sulla responsabilità dei manager, ha accettato che fosse nominato commissario Enrico Laghi, uno dei principali responsabili di questo disastro quando faceva parte del management di Alitalia insieme a Montezemolo?
Visto che ai Commissari compete il potere di avviare l'azione di responsabilità verso chi ha determinato questo disastro, un buco di bilancio di 600 milioni di euro solo nel 2016, come possiamo pensare che Enrico Laghi possa avviare un'azione contro se stesso e i suoi sodali, in primis Montezemolo che ha avuto la grande idea di rinnovare le livree e le poltroncine degli aerei di ALITALIA pur sapendo che l'azienda fosse in profondo rosso?
Ci sembra che il disegno si ripeta sempre uguale ogni volta che si vuole svendere un’azienda, e cioè si procede a eliminare i costi del personale per poter vendere il marchio e le strutture liberi dal peso delle persone e quindi molto piu’ appetibili.
Del resto parlare di crisi con un transito di 36 milioni di passeggeri solo a Fiumicino ed il settore in crescita è una teoria talmente assurda da non essere piu’ credibile per nessuno.
Quello che urge davvero è un Piano nazionale programmato che serva da rilancio per tutta l’economia di settore e che ci porti a riprendere a livello mondiale la posizione di prestigio ed eccellenza che ci spetta.
A troppi farebbe comodo una Italia debole e disastrata, facile da sottomettere e poco competitiva, ma noi non abbiamo nessuna intenzione di cedere il passo e arrenderci, a partire da Fiumicino.
Martedi pomeriggio andremo in Commissione Trasporti al Senato e come sempre vi aggiorneremo sugli sviluppi.