Elezioni regionali, Di Battista: “La più grande sconfitta della storia del M5s”

Sostanziale pareggio tra centrodestra e centrosinistra alle ultime elezioni regionali dove i 5 Stelle escono sconfitti ovunque, in ritirata non strategica al Sud, praticamente assenti al Nord.

Elezioni finite con un 3 a 3 dove il centrodestra, rispetto al gennaio scorso (quando si votò in Emilia-Romagna e il dem Stefano Bonaccini sconfisse la Lega), aggiunge comunque una regione nel proprio Risiko politico. Oggi, quindi, il centrodestra conduce 15 regioni a 5 rispetto al centrosinistra.

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 24/09/2020

Un’evoluzione in cui l’Italia ha cambiato totalmente colore politico rispetto al 2014, quando lo strapotere dei governi “rossi” era di 16 a 4. Poi si è passati al 15 a 4 nel 2018, mentre il quadro è stato ribaltato nel 2019, quando il centrodestra ha rimontato, arrivando a condurre per 10 a 9 (non contando la Valle d’Aosta).

All’interno della coalizione di centrodestra sono iniziate subito le discussioni rispetto a un risultato che il leader della Lega, Matteo Salvini, aveva immaginato come molto più rotondo (“vinceremo 7-0”, aveva detto). Il leader della Lega ha però subito chiarito: “Nel centrodestra non ho competitor”. Secondo gli osservatori, questo risultato – unito a quello del referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari: dove ha vinto il sì, con quasi il 70 per cento – dà respiro al governo e quelle che dovevano essere le elezioni della potenziale spallata sono diventate, dunque, le elezioni della stabilità.




Regione Lazio, Davide Barillari espulso dal M5s: “Abbiamo perso oltre a milioni di voti anche la coerenza e l’onestà”

Espulsione dal gruppo
consiliare del M5s in Regione Lazio e dall’associazione gruppo Movimento 5
Stelle Lazio XI Legislatura per il consigliere Davide Barillari. Questo uno
degli ordini del giorno convocati per domani alle 21 in modalità teleconferenza
dalla capogruppo e presidente dell’associazione gruppo Movimento 5 Stelle Lazio
XI Legislatura, Roberta Lombardi.

Barillari ha spiegato attraverso
un post su Facebook che “La motivazione ufficiale della mia espulsione è aver
creato un sito internet che “confonde” i cittadini, ma che in realtà contiene
solo atti presentati in Regione e informazioni sull’emergenza coronavirus”.

Un pretesto, secondo
Barillari che a sua volta ha chiesto che all’ordine del giorno come primo punto
ci sia la mozione di sfiducia a Roberta Lombardi. E secondo Barillari la vera
motivazione è quella di dare fastidio al Partito Democratico per non essersi mai
allineato a Zingaretti, svolgendo il ruolo di opposizione senza mai abbassare
la testa. “10 anni di battaglie nel MoVimento 5 Stelle- Ha detto ancora
Davide Barillari – Ci ho messo sempre anima e cuore. Ho lavorato con migliaia
di attivisti, denunciando sempre impicci, ingiustizie e corruzione. Sono stato
il primo candidato presidente che ha sfidato Zingaretti. Ma il M5S ormai è
cambiato, e abbiamo perso oltre a milioni di voti anche la coerenza e l’onestà
che ci caratterizzava. Oggi è il mio ultimo giorno nel M5S e dedico a tutti
voi, che credete in me, ogni attimo di lavoro di oggi. Vi assicuro che non
smetterò mai di combattere”.




Azzeramento M5s, Appendino: ripartire dall’Emilia Romagna

Per il Movimento 5 Stelle il voto in Emilia Romagna “è un po’ il risultato di un movimento che non ha più fiducia in sé stesso”. A dirlo la sindaca di Torino Chiara Appendino.

È da lì che dobbiamo ripartire – aggiunge -, nel senso che dobbiamo ritrovare l’orgoglio di appartenere alla comunità del Movimento ritrovandoci sui temi che ci uniscono”.

“I numeri, come quelli venuti fuori dalle regionali in Emilia Romagna e in Calabria, sono un’indicazione importante su cui riflettere, e lo si farà certamente durante gli stati generali del M5s di marzo, ma non possono essere un dato su cui fondare speculazioni in merito al futuro del MoVimento, del Governo o del Paese. L’Esecutivo nazionale sta continuando a lavorare, con un orizzonte fino al 2023, per portare a termine le riforme in programma”, così in un post il ministro M5s Federico D’Incà che ringrazia i candidati Simone Benini e Francesco Aiello per il “lavoro svolto”.

“Il voto delle regionali ha sempre visto il Movimento raccogliere risultati inferiori rispetto alle tornate nazionali, ma va riconosciuto che in Calabria ed Emilia Romagna i risultati sono stati inferiori alle aspettative”. Così il capo reggente M5s Vito Crimi su fb. “Questo però non ci induce ad arrenderci: semmai è vero il contrario. Abbiamo già avviato il lavoro di organizzazione che ci consentirà un maggiore coordinamento”, scrive Crimi sostenendo che sarà necessario “restare uniti, non lasciarsi irretire da facili sirene”.  “Il voto è stato molto polarizzato: è un dato di fatto ed ha portato alcuni nostri elettori a decidere di votare da un’altra parte. Il nostro compito è rilanciare. Non dobbiamo replicare gli altri partiti o creare qualcosa di strutturale con altri partiti ma lavorare sui temi” ha aggiunto Crimi.  “Il capo delegazione lo sceglieremo martedì insieme ai ministri” ha poi informato il ‘reggente del M5s.

“Evolversi o estinguersi – scrive su Fb il viceministro Buffagni -. Da quasi un anno porto avanti questo concetto, anche se, senza successo. Stiamo sbagliando perché ci siamo chiusi nei palazzi. Agli Stati Generali sarà fondamentale ridarci un’identità, degli obiettivi, e tanti motivi affinché i cittadini tornino a camminare con noi”. “Per vincere non bisogna aver paura di perdere. Paura è ciò che ci ha spinto a sbagliare, a rincorrere gli altri, a non tornare davanti ai cittadini dopo il tradimento”.




M5s, dimissioni Di Maio: Crimi il nuovo reggente

Luigi Di Maio rassegna le
dimissioni da capo politico del Movimento cinque stelle. Il ministro lo ha
annunciato, commosso, al termine di un lungo discorso nel quale ha sottolineato
la necessità di rifondare M5s. “Io
mi fido di voi
– ha detto –
mi fido di noi e di chi verrà dopo di me
. Per arrivare fin qui
abbiamo fatto salti mortali. Hanno iniziato Beppe e Gianroberto e a loro va
tutto il mio grazie di cuore”. “Tanti – ha assicurato – mi hanno
scritto non mollare. Ma
io non mollerò mai il M5S, il Movimento è la mia famiglia
“.

“Noi
dobbiamo pretendere il sacrosanto diritto di essere valutati almeno alla fine
dei cinque anni di legislatura.
Io penso che il governo debba andare avanti
, perché alla
fine” della legislatura “i risultati si vedranno ma dobbiamo avere il tempo di mettere a posto
il disordine fatto da chi ha governato per trent’anni prima
“. 

“Le mie funzioni – ha
detto Di Maio – passano a Vito Crimi che
è il rappresentate anziano del Comitato di garanzia, che
ringrazio”. Crimi ha fatto sapere che Di Maio non sarà capo
delegazione a governo.

“Agli
Stati generali – ha detto Di Maio – discuteremo sul cosa, subito dopo gli stati generali passeremo al
chi
“. “Sono consapevole – ha detto il ministro –
che parte del Movimento è rimasta delusa e si è
allontanata”. “Ho lavorato – ha detto Di Maio – per far crescere
il Movimento e proteggerlo dagli approfittatori e dalle
trappole lungo il percorso
, anche prendendo scelte dure e a
volte incomprensibili. La storia ci dice che alcuni la nostra fiducia l’hanno
tradita ma per uno che ci ha tradito almeno dieci quella fiducia l’hanno
ripagata”.

“Abbiamo
tanti nemici, qualcuno che resiste e che ci fa la guerra. Ma nessuna forza
politica è mai stata sconfitta dall’esterno. I
peggiori nemici sono quelli che al nostro interno
lavorano non
per il gruppo ma per la loro visibilità”, ha accusato Di
Maio. “C’è chi è stato nelle retrovie e, senza prendersi
responsabilità è uscito allo scoperto solo per pugnalare alle
spalle”. 

“Dalle
leggi che abbiamo approvato – ha avvertito – non
si può tornare indietro
. Se proveranno a cancellare la legge
anticorruzione, prescrizione o reddito di cittadinanza ci saranno migliaia di
persone in piazza per impedirlo. E io sarò con loro”.

“La scelta di Luigi Di
Maio di lasciare la guida del M5s mi
rammarica, ma è una decisione di cui prendo atto con doveroso rispetto
.
La sua decisione rappresenta una tappa di un processo di riorganizzazione
interna al Movimento ormai in corso da tempo e che, sono persuaso, non avrà
alcuna ripercussione sulla tenuta dell’esecutivo e sulla solidità della sua
squadra”. Lo dichiara il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Le
dimissioni di Luigi Di Maio da capo politico di M5s “credo che sul governo non avranno effetti.
Sono segnali di un dibattito interno a M5s, che io rispetto, su come stare in
questa fase politica. Io penso che schierarsi
contro il centrodestra sia un punto dirimente
“, ha detto
il segretario del Pd Nicola Zingaretti a Rainews 24.




Fuga dal M5s, i deputati M5s Michele Nitti e Nadia Aprile dicono basta

I deputati M5s Michele Nitti e Nadia Aprile hanno lasciato il Movimento 5 Stelle e formalmente fatto richiesta di aderire al gruppo Misto.

“Non posso nascondere che i fatti che mi hanno visto protagonista nell’ultimo periodo mi hanno seriamente scossa – ha detto in una nota Nadia Aprile, Parlamentare uscente del Gruppo M5S alla Camera -. La situazione in cui mi sono trovata è dipesa esclusivamente da un’inesorabile deriva autoritativa del MoVimento e dalla mancata considerazione in cui sono stata tenuta come Parlamentare e come persona”. “Dopo aver riflettuto a fondo” e ritenendo “illegittimo ed infondato il procedimento a mio carico ho deciso di non continuare più a militare nel MoVimento”




Di Battista difende Paragone: “Infinitamente più grillino di tanti altri”. Dal 2018 sono 17 i parlamentari M5S persi per strada…

Gianluigi Paragone, espulso dal “nulla” che secondo lui è diventato il Movimento 5 stelle, è pronto a dare battaglia, pure in tribunale. “Farò ricorso e se mi gira, mi rivolgerò anche alla giustizia ordinaria per far capire l’arbitrarietà delle regole”, annuncia il senatore in un video accorato e urlato su Facebook a meno di 24 ore dalla decisione dei probiviri. E il Movimento torna a dividersi. In particolare, dopo l’endorsement di Alessandro Di Battista che non solo difende Paragone ma lo incorona “infinitamente più grillino di tanti altri”. Così si legge in un commento di Dibba apparso sul profilo Facebook di una militante 5S.

Per il senatore espulso si schiera anche l’altra ‘dissidente’ ed ex ministra Barbara Lezzi, che apprezza l’autonomia di pensiero del “collega” e attacca il Movimento che “espelle gli anticorpi”. E poco dopo il suo post viene condiviso dal senatore Mario Giarrusso. Ma non mancano i ‘contro’, che all’ex conduttore tv non perdonano soprattutto il giudizio tranchant sul “nulla” che sarebbe diventato il ‘sogno’ di Casaleggio e Grillo. E indirettamente gli risponde pure il capo politico: “In appena 20 mesi abbiamo già approvato 40 provvedimenti. Niente male per un Movimento per la prima volta al Governo, no?”, ricorda Luigi Di Maio sui social. Di fatto, con l’ultima ‘cacciata’ sono 17 i parlamentari che il M5s ha perso per strada dall’inizio della legislatura, ossia dal 23 marzo 2018. Tra loro, 11 gli espulsi mentre tre senatori sono passati di botto al ‘nemico’ leghista (Francesco Urraro, Stefano Lucidi e Ugo Grassi), oltre al recentissimo addio di Lorenzo Fioramonti dal ministero dell’Istruzione.

Intanto Luigi Di Maio rivendica i risultati M5s. “C’è qualcuno – dice su Facebook – che pensa che il Governo precedente fosse migliore di questo. Io penso che i conti si debbano fare alla fine. Ho sempre e solo pensato a portare a casa i risultati per gli italiani. Abbiamo portato i leghisti a votare la legge spazzacorrotti, il blocco delle trivelle in mare e il reddito di cittadinanza. Ora siamo in un altro governo. E conta cosa otterremo per gli italiani. Quel che è certo, è che in appena 20 mesi abbiamo già approvato 40 provvedimenti. Niente male per un Movimento per la prima volta al Governo, no?”.

“Ora – conclude – il prossimo passaggio cruciale sarà togliere le concessioni ai Benetton. Abbiamo tagliato i parlamentari, istituito il carcere per i grandi evasori e fatto in modo che chi compie un reato e viene condannato non possa più farla franca con la prescrizione. Riusciremo anche in questo. Perché siamo il Movimento 5 Stelle: unica e reale speranza di questo Paese”.




Rousseau dice no a Di Maio e Grillo: M5s corre da solo alle regionali in Emilia Romagna e Calabria

La scelta del M5S sulle regionali in Emilia Romagna e Calabria avrà ripercussioni sul governo? “No, non ce ne saranno”. Così risponde Luigi Di Maio al termine della cena con gli altri ministri.

“Assolutamente no”. Cosi il premier Giuseppe Conte ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano se il voto sulla piattaforma Rousseau potrebbe avere conseguenze sulla tenuta del governo.

Per la prima volta nella storia del Movimento 5 Stelle la base degli attivisti ha sconfessato una decisione dei vertici. La piattaforma Rousseau ha bocciato la proposta di Luigi Di Maio di prendersi una “pausa elettorale” in vista delle elezioni regionali dei 26 gennaio in Emilia-Romagna e Calabria. Gli attivisti vogliono esserci e vogliono contarsi, anche se, dopo la batosta umbra, i sondaggi non mostrano un grande stato di salute per il Movimento 5 Stelle. Che però sarà in campo e ci sarà da solo. “I militanti 5Stelle hanno sfiduciato Di Maio e Grillo, e con loro il governo contro natura col PD. Le porte della Lega sono aperte a chi vuole davvero il cambiamento”, ha commentato immediatamente Matteo Salvini. “Gli iscritti – ha detto invece Di Maio – ci hanno dato un mandato chiaro e fortissimo: dobbiamo partecipare alle elezioni regionali con tutte le nostre forze ed è quello che faremo. Ora c’è una cosa sola da fare: mettersi a pancia a terra e dare il massimo per queste due regioni”.

Ma per Di Maio è una sconfitta pesante, e lo è anche nelle proporzioni, circa il 70% dei votanti ha bocciato l’idea della “pausa elettorale” e il risultato non potrà non pesare negli equilibri interni. La bocciatura, infatti, è arrivata sotto il fuoco incrociato della feroce opposizione dei territori, ma anche della fronda interna, della quale fanno parte anche gli ex ministri Danilo Toninelli e Barbara Lezzi. Il simbolo lanciato da Beppe Grillo sarà quindi, contro il volere del suo capo politico, sulle schede elettorali delle regionali a gennaio. Ma ci sarà in una situazione delicatissima. Intanto per un risultato che nessuno si aspetta incoraggiante e che potrebbe avere profonde ripercussioni anche sull’equilibrio di governo. Poi perché si dovranno trovare, sia in Emilia-Romagna (dove si ripartirà dai consiglieri uscenti) sia in Calabria (dove il nome più accreditato è quello del docente Francesco Aiello) persone disponibili a mettere la faccia in una campagna elettorale dove, probabilmente, il sostegno del movimento a livello centrale non sarà entusiasta, nonostante le rassicurazioni di Di Maio: “Non so quale risultato raggiungeremo – ha detto – ma io sarò come sempre in prima linea e non mi risparmierò”.

L’opposizione contro la decisione dei vertici, con una convocazione del voto che ha colto tutti un po’ di sorpresa, è partita dai due territori coinvolti. Il coordinatore della campagna per le regionali in Calabria, Paolo Parentela, si è dimesso. In Emilia-Romagna il gruppo regionale ha invitato a votare per il ‘no’ alla pausa elettorale, la consigliera regionale Silvia Piccinini ha parlato di “una presa in giro inaccettabile” e la vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni si è messa a capo della protesta, ritenendo la decisione uno sbaglio: “la gente non prenderà questa ‘pausa’ per un momento di riorganizzazione, ma per una deposizione delle armi a favore di un governo vacillante. Io dico che si deve combattere e non dimostrare debolezza o cedere ai ricatti per paura”. Quindi il 26 gennaio si va al voto e il M5s si misurerà con le due coalizioni. Ma i problemi interni adesso si fanno ingombranti. “Sicuramente il Movimento è in un momento difficoltà – aveva detto Di Maio prima di conoscere il risultato del voto – e lo ammetto prima di tutto io. C’è bisogno di mettere a posto alcune cose”. Probabilmente, dopo lo ‘storico’ voto su Rousseau, molte di più di quelle che il capo politico del Movimento pensava.




Città Metropolitana, una sindaca condannata nel gruppo consigliare del M5s: confusione o incapacità?

La sindaca di Anguillara Sabazia è nel gruppo consigliare del M5s della città metropolitana con delega alla protezione civile e tutela del territorio ma nel sito dei comuni a 5 stelle Anguillara continua a non figurare.

Il problema è che la sindaca si è candidata a primo cittadino nel 2016 con il M5s nonostante avesse una condanna penale passata in giudicato (condonata per indulto) e non ne avesse dato notizia ne al Movimento ne ai cittadini.

In molti si chiedono: Sabrina Anselmo è o non è ancora nel M5s?

La domanda sorge dal fatto che esattamente due anni fa è uscita fuori la notizia che Anselmo è stata condannata a un anno di reclusione, pena patteggiata e dichiarata estinta per indulto, per aver denunciato “falsamente” lo smarrimento di tre assegni incolpando del reato di cui all’art. 648 cp (Ndr. ricettazione) i successivi prenditori sapendoli innocenti”. Così è scritto nella sentenza emessa dal Gup del Tribunale di Civitavecchia Giovanni Giorgianni depositata a dicembre del 2008.

E sempre due anni fa appena appresa la notizia della condanna sul Blog delle Stelle a firma Movimento 5 Stelle venne riportato:

“E’ stato avviato un procedimento disciplinare ex articolo 4 del Regolamento del MoVimento 5 Stelle nei confronti della sindaca di Anguillara Sabazia. E’ stato infatti segnalato ai probiviri che la sindaca sarebbe stata condannata diversi anni fa, tale condanna non risulta nel casellario giudiziario e nei carichi pendenti presentati nel 2015, documenti che il MoVimento 5 Stelle chiede all’atto della candidatura. Se ciò fosse vero la sindaca di Anguillara Sabazia avrebbe dichiarato il falso all’atto della sottoscrizione del documento necessario per candidarsi in cui è specificato di non aver ricevuto condanne in sede penale, anche se non definitive. I probiviri decideranno sulla sanzione definitiva per la sindaca.”

Ebbene, ad oggi, dopo 2 anni, non si ha ancora notizia della decisione presa dai probiviri, il comune di Anguillara Sabazia è sparito dal sito dei comuni a 5 stelle e alla sindaca condannata vengono affidate due deleghe nella Città Metropolitana di Roma Capitale. Complimenti per la coerenza, direbbe qualcuno. Il solito caos pentastellare? O si tratta di incapacità come sostenuto pochi giorni or sono dal direttore de Il Messaggero Virman Cusenza?




Di Maio supera la prova Rousseau e si riconferma capo del M5S

Luigi Di Maio è stato confermato capo politico del M5S con l’80% delle preferenze. A dire sì alla conferma sono stati 44.849 votanti. In 11.278 hanno invece votato contro.

“La riconferma del mio ruolo – ha detto su Facebook, Di Maio – è solo il primo passo per avviare una profonda organizzazione del M5S, per renderlo più vicino ai cittadini per rimarcare la nostra identità. Tra qualche settimana conoscerete la nuova struttura organizzativa che per me deve prevedere compiti ben precisi in capo a persone individuate dal M5S, deleghe su economia, territori, liste civiche, imprese, lavoro, ambiente, sanità, la tanto discussa comunicazione. Non perderò tempo, domani avrete già novità sul rinnovo di alcuni ruoli e procedure interne”.
“Vi ringrazio tutti e vi voglio bene! – ha aggiunto -. Ringrazio chi mi ha confermato la fiducia, chi si è astenuto e chi ha votato contro. Non mi monto la testa, questo è il momento dell’umiltà. Sono sicuro che insieme ripartiremo più forti di prima. Per il MoVimento 5 Stelle e per il Governo italiano che sosteniamo”.

“Con 56.127 preferenze espresse, la nostra piattaforma online ha fatto registrare il record assoluto. Quella odierna è stata non solo la votazione con maggior partecipazione dell’intera storia di Rousseau, ma anche quella più partecipata di sempre a livello mondiale in fatto di democrazia digitale”: scrive il blog delle Stelle in merito alla conferma di Luigi Di Maio. Quando fu eletto la prima volta, durante la kermesse di Rimini del 2017, a votare sulla Piattaforma Rousseau furono 37.442 iscritti.

Per l’altro vicepremier, Salvini, “è stato riconfermato Di Maio, va bene, almeno c’è qualcuno che comanda. Ora Mi aspetto dai cinquestelle un atteggiamento costruttivo”. “Con Di Maio ho lavorato bene per nove mesi, è persona seria, leale, almeno non è un signor no di professione come qualcun altro. Spero abbia ancora il controllo della maggioranza alla Camera e al Senato per approvare delle leggi, si vedrà nelle prossime settimane”. “Se da parte dei cinquestelle mi renderò conto che non c’è questa volontà ognuno trarrà le sue conseguenze. Io confido che ci sia”, ha affermato il leader della Lega. E su Alessandro Di Battista: “Di Battista? Che prenda il motorino e si giri il mondo in motorino…”, ha detto il vicepremier Salvini rispondendo a una domanda sull’ex deputato M5S, considerato un ‘mister no’ dal leader leghista.




M5s, Garante per la privacy sanziona con 50mila euro l’associazione Rousseau: criticità nella piattaforma

Una sanzione di 50.000 euro; completare l’adozione delle misure di auditing informatico; provvedere ad assegnare credenziali di autenticazione ad uso esclusivo di ciascun utente con privilegi amministrativi, entro 10 giorni; entro 120 giorni rivisitazione complessiva delle iniziative di sicurezza adottate. Infine entro il termine di 60 giorni, una valutazione d’impatto sulla protezione dei dati, riferita alle funzionalità di e-voting. E’ quanto ingiunge il Garante per la privacy all’Associazione Rousseau nel provvedimento varato oggi.

Il Garante per la privacy rileva che rimangono ‘‘importanti vulnerabilità rispetto alle quali l’Autorità (valutata anche l’urgenza di intervenire su una struttura, come la piattaforma Rousseau, di particolare rilevanza e delicatezza anche sotto il profilo della partecipazione democratica dei cittadini alle scelte politiche) è tenuta ad intervenire attraverso i poteri che le sono attribuiti”.

Per questo il Garante ingiunge all’Associazione Movimento 5 Stelle e all’Associazione Rousseau quale responsabile del trattamento di provvedere a risolvere tali criticità.

“L’infrastruttura tecnologica di Rousseau come abbiamo comunicato nei giorni scorsi è stata potenziata recependo le osservazioni del Garante e così ha risposto alla domanda di maggiore innovazione e a quella di essere uno strumento all’avanguardia in grado di soddisfare le esigenze degli utenti e delle tante attività che vengono svolte sulla piattaforma”, così Enrica Sabatini, braccio destro di Davide Casaleggio ed una dei soci dell’associazione Rousseau.

Nel giorno delle votazioni per le Europarlamentarie M5S Davide Casaleggio, a quanto si apprende, ha sporto denuncia contro alcuni profili “clone” tra gli iscritti alla Piattaforma Rousseau. Casaleggio questa mattina, si è infatti recato in Procura per denunciare, per conto dell’associazione, la creazione ad hoc di profili di iscritti creati con i loro dati ma senza il consenso di questi ultimi. L’obiettivo, avere più voti sulla piattaforma. La deadline per la fine delle Europarlamentarie scade questa sera alle 22. I candidati che ne usciranno vincenti saranno 76.

“L’ex capogruppo Pd, oggi garante della privacy, ha multato nuovamente l’Associazione Rousseau per 50.000 euro. L’Associazione Rousseau era stata multata anche un anno fa perché non era stato scritto il nome del fornitore di server dentro all’informativa in modo esplicito e il garante aveva fatto una serie di rilievi. Tutti questi rilievi sono stati presi in carico e ci siamo messi a lavorare per risolvere tutti i problemi che erano stati segnalati. Non solo li abbiamo risolti, abbiamo creato una nuova piattaforma di voto su tecnologie allo stato dell’arte mondiale come abbiamo comunicato al Garante prima che ci scrivesse. Nonostante questo oggi il garante, ex capogruppo Pd, ha deciso di multare nuovamente Rousseau per un sistema di voto che non è quello utilizzato oggi e che non è più online”. Lo scrive l’Associazione Rousseau sul blog delle Stelle dove aggiunge: “Ha deciso inoltre di darne pubblicamente notizia durante una votazione in corso su Rousseau con la quale il M5s sta scegliendo i suoi candidati per le elezioni europee”. “Temiamo che ci sia un uso politico del garante della privacy e che possa risentire della sua pregressa appartenenza al Pd. Il garante della privacy dovrebbe tutelare tutti, non solo le persone del suo partito”. Così l’Associazione Rousseau in un post sul blog delle Stelle. “Può il garante della privacy essere un esponente politico di un partito? Noi riteniamo di no e non ci sentiamo tutelati in alcuna maniera” aggiunge Rousseau.




Rogo TMB Rocca Cencia, la Waterloo del M5S. Cittadini e Opposizione all’attacco

All’indomani dell’incendio accorso
all’impianto TBM di Rocca Cencia, la
sensazione è quella della calma prima della tempesta – e non solo politica! -,
da resa dei conti, serrata, tra il martoriato territorio del Municipio VI, cosparso di discariche a
cielo aperto (e di malati oncologici), e il Campidoglio. Le parole della Sindaca
Raggi
, – “se qualcuno ci vuole sabotare, sappia che non ci piegheremo”-, risuonano,
a questo punto della storia, come acqua calda.  

Che quei rapporti sono logori da
un pezzo, lo dimostra la tensione che ieri sera trasaliva davanti all’entrata
dello stabilimento AMA, al netto
dell’odore acre che impiastrava l’aria. Urla e slogan contro la compagine
amministrativa da un lato, mentre dall’altra abbandono dell’impianto alla
chetichella da parte dei consiglieri municipali della maggioranza e,
successivamente, della Sindacata stessa. Questo a significare che il consenso
plebiscitario ottenuto dal Movimento nelle passate elezioni amministrative, proprio
in quei quartieri, si è compromesso in maniera irreversibile, al punto da trasformare
la schiacciante vittoria in una nuova Waterloo.
Perché quella della Rocca Cencia è una questione molto sentita dalla cittadinanza,
ancora di più delle scosse telluriche che stanno scuotendo gli inquilini
(sempre della maggioranza) di Palazzo Senatorio. 

L’incendio, doloso, ha
interessato la vasca di ricezione rifiuti, mandando in fumo (ovvero in diossina)
circa 500 tonnellate di rifiuti cittadini, ospitate nell’area dell’ultimo TMB
di proprietà della società AMA, dopo l’incendio di fine 2018 che ha messo ko
l’impianto del Salario. Le proporzioni sono per fortuna diverse, a Rocca Cencia
il rogo è stato meno esteso, circoscritto, soprattutto grazie all’opera del
personale della società e dei Vigili del Fuoco. Ci vorrà ancora qualche giorno
per avere i risultati della campionatura dell’aria. La Procura di Roma ha
aperto un fascicolo contro ignoti per disastro colposo.

E questo non può e non deve
essere un alibi per il Campidoglio. Che di fronte a tale emergenze avrebbe
dovuto avere il coraggio di chiarire, una volta per tutte, la sua posizione nei
confronti del TMB di Rocca Cencia. Sarà chiuso, riconvertito o cosa? “Si chiami
mafia o incapacità gestionale – va giù duro Marco Manna del Comitato
Periferie Roma Est
– si tratta del secondo impianto andato a fuoco in
pochissimo tempo. Capiamo prima le dimensioni e le conseguenze di tale
incendio, ma visto il carico di lavoro dopo gli eventi del Salario sarebbe
stato il minimo vedere da parte di ama un impegno nella organizzazione di
trasferenze…e invece ci troviamo qui di nuovo a piangere sul latte versato. Dopo
l’incendio del Salario – prosegue – come comitati territoriali abbiamo evitato
di forzare la mano contro la sindaca nonostante vedessimo aumentare ogni giorno
il flusso di mezzi ama che venivano a scaricare qui da tutta Roma. Ora però
basta, o si rivede la gestione dei rifiuti a Roma partendo dalla normativa anche
a livello nazionale o delle chiacchiere ne abbiamo abbastanza”.

“Stamattina la situazione è
ancora più surreale – tuona il capogruppo capitolino della Lista Civica #romatornaroma Svetlana
Celli
– da una parte i presidi di Carabinieri e Vigili de Fuoco, dall’altra
le troupe televisive che riprendevano una fila di camion della spazzatura in
attesa di entrare. Nessuna comunicazione ufficiale da parte di Comune e
Municipio. Tre anni di promesse mancate, scaricabarili e trasparenza a parole:
ecco la gestione dei rifiuti del M5S a Roma”.

“Un’amministrazione normale –
rincara Dario Nanni, consigliere
municipale del VI e Coordinatore di
Italia in Comune di Roma e Provincia
– avrebbe messo in atto tutte le
attività di controllo per mettere in sicurezza l’impianto di Rocca Cencia. Ma
qui siamo arrivati al teatro dell’assurdo dove, una Sindaca eletta tre anni fa,
parla dei problemi di Roma come fosse una studentessa in gita. Mi chiedo perché,
dopo quanto accaduto qualche mese fa al TMB Salario nessuno abbia pensato di
organizzare un servizio di controllo fisso che garantisse la sicurezza di quel
sito”.

I consiglieri di opposizione Compagnone e Celli

La cronaca di ieri notte è segnata anche da un evento piuttosto singolare. “Inizialmente – spiega la Celli – è stato impedito l’accesso all’impianto ai consiglieri comunali e municipali di opposizione, mentre quelli del M5S erano entrati senza problemi. Siamo riusciti ad entrare solo dopo vibrate proteste, anche da parte dei cittadini allarmati che chiedevano risposte a Comune e Municipio. Risposte che non sono arrivate. La Sindaca è scappata via senza parlare coi cittadini, mentre il Presidente del Municipio ha messo in scena il solito stucchevole ‘chiedete alla Regione Lazio’”. Con lei il capogruppo municipale del Pd Fabrizio Compagnone, “vengono meno una delle prerogative dei consiglieri – ha urlato nell’attesa di accedere – e di questa scelta politica qualcuno ne risponderà davanti al giudice”. Poi, finalmente, la situazione si è sbloccata ed entrambi gli esponenti sono riusciti a varcare la soglia dell’impianto.

Ma gli animi si erano ormai
surriscaldati. E quando la Sindaca è uscita di soppiatto all’interno di un’auto
bianca, la folla l’ha inseguita con urla e fischi. “Mi permetto di ricordare
che ieri le esalazioni di quanto bruciava a Rocca Cencia si sono sentite a km
di distanza – riprende Nanni-. In pratica per i cittadini di Roma Est, oltre al
danno la beffa. Perché oltre a dover subire le quotidiane esalazioni e i
continui disagi, ieri hanno anche dovuto respirare ciò che bruciava. Ricordo
sempre che i Cinque Stelle avevano promesso ai cittadini, concludendo proprio
davanti a Rocca Cencia, la loro campagna elettorale del 2016, che quel sito
sarebbe stato chiuso nel momento in cui si sarebbero insediati”.

“Con la chiusura del TMB Salario –
chiosa la capogruppo Celli -, Rocca Cencia rischia di divenire il punto di
approdo di tutti i rifiuti della Capitale. Un appesantimento indegno per un
territorio che ha già fatto la sua parte e continua a farla ogni giorno,
sopportando fumi e cattivi odori. Il Comune, invece di gridare al complotto, si
attivi al più presto per garantire maggiore sorveglianza, un presidio fisso del
sito ed un monitoraggio continuo dei livelli di emissioni”.

Il Presidente del Municipio VI Romanella assediato

È l’inizio di una lunga battaglia,
la politica del Campidoglio, quella di decidere di non decidere, ha mostrato la
corda e nelle peggiore dei modi.