MAFIA CAPITALE, LUCA ODEVAINE: 1 EURO PER IMMIGRATO

Redazione

Roma – Secondo l'inchiesta portata avanti dai carabinieri del Ros "un articolato meccanismo corruttivo" faceva capo a Luca Odevaine che, "in qualità di appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull'accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, è risultato in grado di ritagliarsi aree di influenza crescenti" in questo specifico settore. Odevaine era in grado, secondo gli investigatori, di "garantire consistenti benefici economici ad un 'cartello di imprese' interessate alla gestione dei centri di accoglienza, determinando l'esclusione di imprese concorrenti".
 
Ventimila euro al mese per favorire il gruppo La Cascina. Luca Odevaine «riceveva da Cammisa, Ferrara, Menolascina e Parabita la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l'aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014», per favorire il gruppo La Cascina nella gestione dell'emergenza profughi. È quanto si legge nell'ordinanza firmata dal gip di Roma Flavia Costantini, che ha però rigettato la richiesta di misura cautelare nei confronti di Odevaine, indagato nell'ambito della fase due dell'inchiesta Mafia capitale. In particolare, a quanto si legge nell'ordinanza, a Odevaine viene contestata «la vendita della sua funzione e per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio in violazione dei doveri d'imparzialità della pubblica amministrazione, consistenti, tra l'altro nell'orientare le scelte del Tavolo di Coordinamento Nazionale sull'accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, al fine di creare le condizioni per l'assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite dal gruppo La Cascina; nel comunicare i contenuti delle riunioni e le posizioni espresse dai rappresentanti delle istituzioni nel tavolo di coordinamento nazionale; nell'effettuare pressioni finalizzate all'apertura di centri in luoghi graditi al gruppo La Cascina; nel predisporre i bandi delle gare suindicate in modo da garantire l'attribuzione al raggruppamento di imprese del quale faceva parte il gruppo La Cascina di un punteggio elevato; nel concordare con gli esponenti del gruppo La Cascina il contenuto dei bandi di gara; nel favorire l'aggiudicazione delle gare suindicate al raggruppamento di imprese del quale faceva parte il gruppo La Cascina». Secondo l'ordinanza avrebbe ricevuto tali somme «in parte, direttamente ovvero per il tramite di Bravo Stefano e di Bruera Marco, i quali unitamente a Addeo Gerardo e ad Addeo Tommaso curavano la predisposizione della documentazione fittizia finalizzata a giustificare l'ingresso delle somme nelle casse delle fondazioni e delle società riferibili a Odevaine».

Ecco le conversazioni di Luca Odevaine:

"…altre cose in giro per l'Italia … possiamo pure quantificare, guarda … se me dai … cento persone facciamo un euro a persona … non lo so, per dire, hai capito? E …e basta, uno ragiona cosi' dice va beh … ti metto 200 persone a Roma, 200 a Messina … 50 la' … e … le quantifichiamo, poi…". E' Luca Odevaine, in una conversazione con alcuni suoi collaboratori intercettata nella sua stanza negli uffici della Fondazione IntegraAzione, a prospettare quello che il gip Flavia Costantini definisce "un vero e proprio tariffario per migrante ospitato". A titolo esplicativo Odevaine parla dell'accordo stretto, tra gli altri, con Salvatore Buzzi, presidente della 'cooperativa 29 giugno' e spiega: "Gli ho fatto avere altri centri, in Sicilia… in provincia di Roma e quant'altro, quindi su tutto quella… quella parte la' ci mettiamo d'accordo dovremo…, piu' o meno, stiamo concordando una cifra tipo come 1 euro a persona, ci danno, calcolando che so' almeno un migliaio di persone, dovrebbero essere grosso modo un migliaio di persone, insomma so' 1000 euro al giorno quindi 30.000 euro al mese che entrano…"

 
Chi è Luca Odevaine? Luca Odevaine, era pubblico ufficiale al Tavolo di coordinamento nazionale sull'accoglienza dei rifugiati, percepiva uno stipendio pulito di 136.000 euro invece in cambio di una retribuzione netta di 5000 euro mensili pagate dal Buzzi, aveva il compito di orientare le scelte del Tavolo al fine di creare le condizioni per l'assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite da soggetti economici riconducibili a Buzzi e Coltellacci, inoltre effettuava pressioni finalizzate all'apertura di centri in luoghi graditi a Buzzi. Luca Odevaine all'originario compenso mensile forfettario di 5.000 euro, proposta dla Buzzi, ha chiesto in base ad un vero e proprio tariffario, una quota fissa per singolo migrante, che sarebbe potuta aumentare proporzionalmente con l'incremento dei migranti ospitati. Luca Odevaine è finito in carcere per per corruzione aggravata. Luca Odevaine è considerato un individuo di intensissima pericolosità sociale, può scappare in Venezuela.
 




MAFIA CAPITALE, INTERCETTAZIONI SHOCK: SPUNTANO DANIELE LEODORI E BRUNO ASTORRE

Nella conversazione si parla di presunti interessamenti di Daniele Leodori, presidente del Consiglio regionale del Lazio, Alessio D’Amato, capo regia tecnica sulla Sanità regionale, il deputato democratico Bruno Astorre. “Astorre pure se sta a muove Leodori (Daniele Leodori, ndr) l’ha chiamato…”, dice Guarany.

Redazione

I Carabinieri del Ros stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, emessa dal gip del Tribunale di Roma su richiesta della locale Procura distrettuale antimafia, nei confronti di 44 indagati, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni e trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante delle modalità mafiose.

Il secondo troncone della maxi inchiesta ruota attorno alle figure di Carminati, Salvatore Buzzi, suo braccio imprenditoriale e Luca Odevaine, quest’ultimo ex componente del tavolo tecnico sull’immigrazione del ministero dell’Interno, e del consigliere regionale Gramazio. Nelle intercettazioni si fa specifico riferimento a presunti coinvolgimenti del presidente del Consiglio regionale del Lazio, Daniele Leodori, Alessio D’Amato, capo regia tecnica sanità della Regione e del deputato del Partito democratico Bruno Astorre.

Ulteriori 21 persone, indagate per i medesimi reati, sono sottoposte a perquisizione. Gli interventi sono tuttora in corso nelle province di Roma, Rieti, Frosinone, L’Aquila, Catania ed Enna. I provvedimenti scaturiscono dalla prosecuzione delle indagini avviate nel 2012 dal Ros, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Roma, che il 2 dicembre scorso avevano consentito un primo intervento nei confronti dell’organizzazione mafiosa facente capo a Massimo Carminati, con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 37 indagati per associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio ed altri reati, con l’aggravante delle modalità mafiose e per essere l’associazione armata. Le indagini, in questa nuova fase, hanno permesso di acquisire ulteriori elementi in ordine all’esercizio del metodo mafioso da parte del sodalizio, confermato anche dalle testimonianze rese da diversi imprenditori vittime. È stata acclarata, inoltre, la centralità, nelle complessive dinamiche dell’organizzazione mafiosa diretta da Carminati, di Salvatore Buzzi, riferimento di una rete di cooperative sociali che si sono assicurate, nel tempo, mediante pratiche corruttive e rapporti collusivi, numerosi appalti e finanziamenti della Regione Lazio, del Comune di Roma e delle aziende municipalizzate

Le indagini, coordinate dalla Procura distrettuale antimafia della Capitale, hanno, tra l’altro, consentito di documentare la partecipazione di Luca Gramazio all’associazione mafiosa, in qualità di esponente della parte politica che interagiva, secondo uno schema tripartito, con la componente imprenditoriale e quella propriamente criminale. Il predetto, infatti, dapprima nella carica di capogruppo Pdl al Consiglio di Roma Capitale ed in seguito quale capogruppo Pdl (poi Fi) presso il Consiglio regionale del Lazio, sfruttando la propria appartenenza ai suddetti organi amministrativi e la conseguente capacità di influenza nell’ambiente istituzionale, poneva in essere condotte strumentali al conseguimento degli scopi del sodalizio. È emersa, quindi, la diffusa attività di condizionamento attuato dal sodalizio diretto da Massimo Carminati, determinata dalla rete di rapporti e dal ramificato sistema tangentizio intessuti dal gruppo mafioso e coinvolgenti pubblici amministratori e pubblici ufficiali. Gli ulteriori approfondimenti in direzione di Luca Odevaine, i cui contatti con Buzzi erano emersi in relazione al coinvolgimento delle relative imprese nella gestione dell’emergenza immigrati, hanno confermato l’articolato meccanismo corruttivo facente capo allo stesso Odevaine che, in qualità di appartenente al Tavolo di coordinamento nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, è risultato in grado di ritagliarsi aree di influenza crescenti nello specifico settore. La prosecuzione delle indagini ha permesso di documentare come Luca Odevaine fosse in grado di garantire consistenti benefici economici ad un cartello d’imprese interessate alla gestione dei centri di accoglienza, determinando l’esclusione di imprese concorrenti dall’aggiudicazione dei relativi appalti.

Tra i 44 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip per la seconda tranche di ‘Mafia Capitale’ ci sono anche l’ex presidente del Consiglio comunale di Roma, Mirko Coratti, l’ex assessore alla Casa del Campidoglio, Daniele Ozzimo, i consiglieri comunali Giordano Tredicine, Massimo Caprari e l’ex presidente del X Municipio (Ostia) Andrea Tassone.

Regione Lazio – Corruzioni sono state individuate anche alla Regione Lazio, in particolare riguardo le figure di Gramazio e Ozzimo. In particolare, queste riguardano “le convenzioni per l’emergenza alloggiativa” con le connesse “turbative d’asta in relazione” a questi appalti. Poi ci sono le corruzioni “connesse al piano di dismissione del patrimonio immobiliare di Roma”.

Infine, la turbativa della gara relativa all’assegnazione del Cup (Centro unico prenotazioni sanitarie) della Regione Lazio, in cui risulta indagato anche Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto del governatore Nicola Zingaretti (Pd).
Negli atti si legge che “Buzzi, Carminati e Gramazio, elaboravano il progetto di partecipazione alla gara, assumevano le determinazioni generali in ordine alla turbativa e utilizzavano il ruolo di Gramazio, espressione dell’opposizione in Consiglio Regionale per rivendicare, nel quadro di un accordo lottizzatorio, una quota dell’appalto”.

Inoltre, “mediante intese, collusioni e accordi fraudolenti tra i partecipanti alla gara e con Angelo Scozzafava, pubblico ufficiale componente la commissione di aggiudicazione, finalizzati a ottenere per RTI Sol.Co. l’aggiudicazione di uno dei lotti in concorso, turbavano la gara comunitaria centralizzata a procedura aperta finalizzata all’acquisizione del servizio CUP occorrente alle Aziende Sanitarie della Regione Lazio” per un importo di “91.443.027,75 euro, indetta dalla Regione Lazio”.

Agli atti risulta una intercettazione per questo appalto, in cui discutono, tra gli altri, Buzzi, Carminati e Carlo Guarany. Nella conversazione si parla di presunti interessamenti di Daniele Leodori, presidente del Consiglio regionale del Lazio, Alessio D’Amato, capo regia tecnica sulla Sanità regionale, il deputato democratico Bruno Astorre. “Astorre pure se sta a muove Leodori (Daniele Leodori, ndr) l’ha chiamato…”, dice Guarany.

Questo l’elenco completo dei destinatari della custodia cautelare in carcere:

Massimo Carminati, Salvatore Buzzi, Carlo Maria Guarany, Claudio Caldarelli, Nadia Cerrito, Paolo Di Ninno, già detenuti; Claudio Bolla; Massimo Caprari; Mirko Coratti; Antonio Esposito; Francesco Ferrara; Emilio Gammuto; Luca Gramazio; Michele Nacamulli; Daniele Ozzimo; Angelo Scozzafava; Franco Figurelli; Pierpaolo Pedetti; Fabrizio Franco Testa

Sono 25 le persone finite ai domiciliari nell’ambito della fase due dell’inchiesta Mafia capitale.

Tra loro, oltre ai nomi già emersi, come l’ex presidente del Municipio di Ostia Andrea Tassone e il capogruppo Pdl in Campidoglio Giordano Tredicine. In particolare, ecco la lista dei destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari firmata dal gip di Roma Flavia Costantini: Emanela Bugitti, Piera Chiaravalle, Sandro Coltellacci, Alessandra Garrone, tutti già agli arresti domiciliari. Poi Gerardo Addeo; Tommaso Addeo; Gaetano Altamura; Stefano Bravo; Marco Bruera; Mario Cola; Domenico Cammissa; Santino Dei Giudici; Guido Magrini; Angelo Marinelli; Salvatore Menolascina; Mario Monge; Brigidina Paone; D. P.; Stefano Venditti; Paolo Solvi; Fabio Stefoni; Andrea Tassone; Giordano Tredicine; Tiziano Zuccolo; Carmelo Parabita.




ROMA, AMA: PANZIRONI CONDANNATO A 5 ANNI

di Maurizio Costa

Roma – La scia di Mafia Capitale continua a mietere le sue vittime. L'ex amministratore delegato di Ama, Franco Panzironi, è stato condannato a 5 anni e 3 mesi per 841 assunzioni sospette avvenute tra il 2008 e il 2009.

Il pm di Roma, Corrado Fasanelli, aveva chiesto questa condanna già a dicembre, quando lo scandalo della mafia a Roma aveva appena messo in subbuglio l'amministrazione capitolina.

Panzironi avrebbe assunto 841 persone in Ama, tra il 2008 e il 2009, in 41 casi con chiamata diretta senza concorso e senza bandi. L'accusa è di abuso d'ufficio e falso. L'ex ad di Ama non potrà più accedere ai pubblici uffici e dovrà risarcire il comune di Roma.

I giudici hanno anche condannato Luciano Cedrone, ex direttore del personale (3 anni e 1 mese); Bruno Frigerio, ex presidente della commissione esaminatrice (3 anni e 3 mesi); Gianfranco Regard, ex capo settore legale di Ama (1 anno e 1 mese). Assolti Ivano Spadoni, Lorenzo Allegrucci, Sergio Bruno e Giovanni D'Onofrio.

Il sindaco di Roma, in una nota, ha dichiarato che:

"la sentenza di condanna a carico dell'ex amministratore delegato di Ama, Franco Panzironi, getta piena luce sulla vicenda nota come Parentopoli, e dà ragione al Campidoglio che si era costituito parte civile. Gli anni della giunta Alemanno hanno segnato, anche nelle aziende comunali, il momento di massimo buio: favoritismi, assunzioni a chiamata nominale, abusi d'ufficio, falsi. Tutto, come si evince dalla sentenza di condanna, per favorire gli amici degli amici e occupare aziende che devono invece essere al servizio dei cittadini. Noi abbiamo denunciato fin dall'inizio quello che era avvenuto e, una volta arrivati al governo della città, lo abbiamo avversato operando in piena trasparenza e usando lo strumento delle gare e dei bandi pubblici. D'altra parte, la vicenda di Parentopoli e le relative responsabilità politiche hanno sin dall'inizio preannunciato quanto avremmo compreso con chiarezza grazie all'indagine sul Mondo di mezzo, di cui lo stesso Panzironi è protagonista. Alla luce della sentenza di oggi, Ama sta procedendo a verificare tutte le possibili strade per metter la parola fine a quella stagione. Per quanto riguarda Roma, la nostra amministrazione ha deciso di rivalersi anche in sede civile: chiederemo almeno 100.000 euro per il danno d'immagine subito dalla città. Sono convinto che – come è successo già in sede penale – la magistratura riconoscerà le nostre ragioni e mi impegno fin d'ora a utilizzare tutti i soldi che riusciremo a ottenere per il decoro, in particolare per la cancellazione delle scritte che imbrattano i muri della città".




MAFIA CAPITALE, ODEVAINE CONFESSA: "HO PRESO IL DENARO DA SALVATORE BUZZI"

di Alberto De Marchis

Si comincia a parlare. Luca Odevaine, arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Mafia Capitale”; ha ammesso di aver preso del denaro da Salvatore Buzzi. Lo stesso Odevaine, assistito dall’avvocato Luca Petrucci, ascoltato dai pm in sede di dichiarazioni spontanee, ha ricostruito il suo rapporto con Buzzi, l’uomo delle cooperative sociali, ritenuto dagli inquirenti in strettissimi legami con Massimo Carminati. L’ex coordinatore nazionale per l’accoglienza dei richiedenti asilo, ha spiegato ai magistrati di “aver preso soldi da Buzzi per svolgere una sorta di ruolo di ‘facilitatore'”.

Lo scandalo di mafia capitale. Mafia Capitale, conosciuta anche come Cupola Romana o ancora Clan Carminati, è una delle organizzazioni criminali di stampo mafioso-politico-imprenditoriale che operava a Roma a partire circa dal 2000. Le radici di questa organizzazione si trovano a partire dalle rapine dei Nuclei Armati Rivoluzionari negli anni ottanta e successivamente nella banda della Magliana. Mafia capitale nel 2014 è stata oggetto dell’operazione Mondo di Mezzo, che ha posto fine alla sua attività criminale di tipo mafioso

I precedenti. Nell’aprile 2008, Franco Panzironi aiutava Gianni Alemanno nella sua campagna elettorale per diventare sindaco di Roma, con un apporto di un milione e mezzo di euro. Anche Riccardo Mancini aveva aiutato Gianni Alemanno, finanziandolo nella campagna del 2006 e come tesoriere nella campagna del 2008.
Il 28 aprile 2008, a Roma, Gianni Alemanno, divenuto sindaco, nominava Franco Panzironi a capo dell’AMA Spa, (Azienda Municipale Ambiente per la raccolta dei rifiuti di Roma)[7] e Riccardo Mancini alla guida di EUR Spa (azienda che si occupa della gestione e della valorizzazione del patrimonio mobiliare e immobiliare di sua proprietà all’interno del quartiere romano dell’Esposizione Universale di Roma). Franco Panzironi a capo dell’AMA Spa, è stato insidiato da Massimo Carminati e da Salvatore Buzzi, che hanno imposto negli ingranaggi operativi dell’azienda il direttore generale e un consigliere.

Anche Riccardo Mancini era stato messo a libro da Massimo Carminati ma era reticente, voleva far da solo, ritardava gli interventi ed è stato picchiato e poi scartato, anche perché è finito in carcere per aver preso, senza la protezione, 80.000 euro da solo, per una commessa di autobus.

Dal 2008, a Roma si rileva l’inefficienza delle società pubbliche, sprechi e disservizi. ATAC, Ama Spa,[10] Eur Spa, società con entroiti milionari dovrebbero essere fiorenti e invece sono in deficit permanente e hanno bisogno di continui sussidi di soldi dei contribuenti, elargiti dai dirigenti di Stato, per continuare a svolgere i servizi.  Nel 2010, a Roma, aveva preso il via un’indagine sul malaffare, per una intuizione del procuratore Pietro Saviotti e ha portato i frutti di un lavoro su scala molto ampia, durata quattro anni.

Il 26 settembre 2011, al largo delle coste di Alghero, la Guardia di finanza intercettava una barca con a bordo circa 500 chili di cocaina che tagliata e venduta al dettaglio avrebbe fruttato oltre 200 milioni di euro. Roberto Grilli, lo skipper finiva in carcere, si sentiva tradito da una cupola romana che controllava il traffico di cocaina e ha incominciato a fare il nome di Riccardo Brugia. Da queste dichiarazioni è partita l’indagine “Mondo di Mezzo”.  Il 12 dicembre 2012 il quotidiano l’Espresso pubblicò un articolo intitolato il Re Di Roma, riferendosi a Massimo Carminati come capo di una potente organizzazione criminale e che già aveva avuto grande clamore nella pubblica opinione. Il 2 dicembre 2013, a Roma, la società Servizi Ambientali Srl. controllata dall’AMA Spa, che gestiva la raccolta dei rifiuti nei piccoli comuni intorno a Roma, è stata dichiarata ufficialmente fallita dal Tribunale di Roma. L’amministratore delegato era stato Stefano Andrini, nominato da Gianni Alemanno e dimessosi per aver firmato un documento falso sulla finta residenza in Belgio del senatore Nicola Di Girolamo. Il 16 marzo 2014, a Roma, l’azienda Ama Servizi Ambientali Srl è andata in bancarotta, infatti nel suo bilancio mancano oltre 5 milioni di euro. Il successore di Andrini è stato Giovanni Fiscon, indagato per lo sversamento di rifiuti tossici in seguito al maltempo di febbraio a Ponte Malnone. Il 15 marzo 2014, a Roma, Daniele Fortini, il nuovo amministratore delegato dell’AMA Spa, con la pagina Amministrazione Trasparente, ha mandato on-line gli stipendi dei quadri e dei dirigenti dell’AMA Spa e i loro curriculum. Nel panorama mafioso romano il figlio Leonardo di Ernesto Diotallevi chiede al padre chi è il capo dei capi di Cosa Nostra a Roma e il padre gli risponde che teoricamente è lui stesso.[26] Prima di lui, Giuseppe Calò, stabilmente insediatosi a Roma sin dal 1973, ove veniva tratto in arresto il 30 marzo 1985. Ma oggi aveva importanza Giovanni De Carlo




MAFIA CAPITALE: ECCO LA REGISTRAZIONE ESCLUSIVA DE L'OSSERVATORE D'ITALIA

L'esclusiva testimonianza de L'Osservatore d'Italia di due ingegneri informati sui fatti. Un'intercettazione audio che mettiamo a disposizione in versione integrale, per poter dare il massimo dell'informazione ai cittadini di Roma e non solo…

 

di Maurizio Costa

Roma
– L'impianto di Mafia Capitale è talmente variegato e fluido da riuscire ad essere entrato in varie attività illecite romane: dai rifiuti ai campi rom, dalle opere architettoniche alle aule del Campidoglio. All'interno della nostra inchiesta riguardante la 'Vela' di Tor Vergata", abbiamo intercettato una conversazione che fa un quadro sulla situazione degli appalti capitolini. Le due persone che prendono la parola sono ingegneri, informati sui fatti poiché hanno partecipato a varie gare d'appalto istituite dal comune di Roma.

Come è emerso poi dalle indagini, il modo più facile per fare soldi per Carminati e tutta la sua cricca era quello di entrare nei bandi comunali, vincerli e cominciare a macinare soldi.

Queste azioni illecite venivano effettuate attraverso la connivenza degli apparati comunali e attraverso vari giri di mazzette. Ci siamo anche interessati a questa circolazione di denaro delle cooperative romane attraverso l'inchiesta sul 'Nuovo Cinema Aquila', che fruttavano a Buzzi e Carminati milioni di euro l'anno.

Dall'intercettazione risaltano vari passaggi importanti: “Io le dico come sta la situazione perché nessuno vi dice la verità” afferma uno dei due uomini. All'inizio della conversazione si parte dalla situazione della 'Vela' di Tor Vergata, costruita per i mondiali di nuoto del 2009 e mai terminata. “Questi appalti come sono stati dati? È semplicissimo. Dovevano essere dati a prezzo chiuso – continua uno dei due interlocutori – dove adesso per finire ci vogliono altri 100 milioni”. In questo caso si parla del completamento della struttura di Tor Vergata, che è una cattedrale nel deserto e verrà forse ultimata se Roma dovesse vincere la candidatura alle olimpiadi.

Come è possibile che il proprietario è Caltagirone e hanno dato una concessione senza gara d'appalto? Non si può dare una concessione senza gara” ha continuato l'ingegnere.

Continuando sull'argomento della 'Vela', il signore afferma che “quello è il fatto della cricca, è stato un appalto dato col sistema del ministero delle Infrastrutture. Perché a Balducci non gli hanno sequestrato tutti i beni?”. Angelo Balducci è l'ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici: a giugno del 2013, Giuseppe Pignatone ha disposto il sequestro di 13 milioni di euro a Balducci per corruzione per i fatti dei mondiali del 2009 e il G8. Per i magistrati che si sono interessati di Balducci, il “sistema di patente illegalità e corruttela richiedeva inevitabilmente una copertura politica, rispetto alla quale gli episodi dei ministri Claudio Scajola e Pietro Lunardi (beneficiari di lussuosi appartamenti), la vacanza offerta al sottosegretario Carlo Malinconico a spese di Francesco De Vito Piscicelli su richiesta di Balducci e il coinvolgimento dell'onorevole Denis Verdini nella nomina di Fabio De Santis, braccio destro di Balducci e coimputato in due procedimenti, a provveditore della Toscana, rappresentano solo una piccola quota del fenomeno emersa in sede di accertamento giudiziale”.

Il secondo interlocutore continua la discussione, affermando che “appena hai fatto l'appalto e l'hai vinto con un ribasso esagerato immediatamente vai in variante (cioè cambi il prezzo originale n.d.r.), mettendoti d'accordo con la direzione dei lavori. Poi ti inventi qualche nuovo prezzo, come il costo del ferro, ed è tutto così”.

A questo punto la conversazione volge al passato, alle gare d'appalto di qualche tempo fa: “Quando si fece lo stadio Olimpico si partì con un prezzo di 80,5 miliardi (di lire) ed è finito almeno a 250 miliardi, ma potrebbero anche essere di più”.

I due interlocutori parlano anche della metropolitana C di Roma, che sarebbe partita con un grande vizio di legge: “Noi abbiamo fatto ricorso con quattro imprese, perché sul bando si legge che il primo lotto era un miliardo e 120 milioni. Chi prende il primo lotto – continua l'ingegnere – si aggiudica automaticamente il secondo lotto. Ma secondo la legge non può essere così, perché non puoi aggiudicarti l'appalto al finanziamento. Il Tar ci dà pure torto”.

Un'intercettazione audio che mettiamo a disposizione in versione integrale, per poter dare il massimo dell'informazione ai cittadini di Roma e non solo. Mafia Capitale ha avuto le mani sulla città di Roma per troppo tempo e adesso, grazie anche al lavoro del Ros e dei Carabinieri, tutto il marciume sta venendo fuori.




MAFIA CAPITALE: ECCO LA REGISTRAZIONE ESCLUSIVA DE L'OSSERVATORE D'ITALIA

 

L'esclusiva testimonianza de L'Osservatore d'Italia di due ingegneri informati sui fatti. Un'intercettazione audio che mettiamo a disposizione in versione integrale, per poter dare il massimo dell'informazione ai cittadini di Roma e non solo…

 

di Maurizio Costa

Roma
– L'impianto di Mafia Capitale è talmente variegato e fluido da riuscire ad essere entrato in varie attività illecite romane: dai rifiuti ai campi rom, dalle opere architettoniche alle aule del Campidoglio. All'interno della nostra inchiesta riguardante la 'Vela' di Tor Vergata", abbiamo intercettato una conversazione che fa un quadro sulla situazione degli appalti capitolini. Le due persone che prendono la parola sono ingegneri, informati sui fatti poiché hanno partecipato a varie gare d'appalto istituite dal comune di Roma.

Come è emerso poi dalle indagini, il modo più facile per fare soldi per Carminati e tutta la sua cricca era quello di entrare nei bandi comunali, vincerli e cominciare a macinare soldi.

Queste azioni illecite venivano effettuate attraverso la connivenza degli apparati comunali e attraverso vari giri di mazzette. Ci siamo anche interessati a questa circolazione di denaro delle cooperative romane attraverso l'inchiesta sul 'Nuovo Cinema Aquila', che fruttavano a Buzzi e Carminati milioni di euro l'anno.

Dall'intercettazione risaltano vari passaggi importanti: “Io le dico come sta la situazione perché nessuno vi dice la verità” afferma uno dei due uomini. All'inizio della conversazione si parte dalla situazione della 'Vela' di Tor Vergata, costruita per i mondiali di nuoto del 2009 e mai terminata. “Questi appalti come sono stati dati? È semplicissimo. Dovevano essere dati a prezzo chiuso – continua uno dei due interlocutori – dove adesso per finire ci vogliono altri 100 milioni”. In questo caso si parla del completamento della struttura di Tor Vergata, che è una cattedrale nel deserto e verrà forse ultimata se Roma dovesse vincere la candidatura alle olimpiadi.

Come è possibile che il proprietario è Caltagirone e hanno dato una concessione senza gara d'appalto? Non si può dare una concessione senza gara” ha continuato l'ingegnere.

Continuando sull'argomento della 'Vela', il signore afferma che “quello è il fatto della cricca, è stato un appalto dato col sistema del ministero delle Infrastrutture. Perché a Balducci non gli hanno sequestrato tutti i beni?”. Angelo Balducci è l'ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici: a giugno del 2013, Giuseppe Pignatone ha disposto il sequestro di 13 milioni di euro a Balducci per corruzione per i fatti dei mondiali del 2009 e il G8. Per i magistrati che si sono interessati di Balducci, il “sistema di patente illegalità e corruttela richiedeva inevitabilmente una copertura politica, rispetto alla quale gli episodi dei ministri Claudio Scajola e Pietro Lunardi (beneficiari di lussuosi appartamenti), la vacanza offerta al sottosegretario Carlo Malinconico a spese di Francesco De Vito Piscicelli su richiesta di Balducci e il coinvolgimento dell'onorevole Denis Verdini nella nomina di Fabio De Santis, braccio destro di Balducci e coimputato in due procedimenti, a provveditore della Toscana, rappresentano solo una piccola quota del fenomeno emersa in sede di accertamento giudiziale”.

Il secondo interlocutore continua la discussione, affermando che “appena hai fatto l'appalto e l'hai vinto con un ribasso esagerato immediatamente vai in variante (cioè cambi il prezzo originale n.d.r.), mettendoti d'accordo con la direzione dei lavori. Poi ti inventi qualche nuovo prezzo, come il costo del ferro, ed è tutto così”.

A questo punto la conversazione volge al passato, alle gare d'appalto di qualche tempo fa: “Quando si fece lo stadio Olimpico si partì con un prezzo di 80,5 miliardi (di lire) ed è finito almeno a 250 miliardi, ma potrebbero anche essere di più”.

I due interlocutori parlano anche della metropolitana C di Roma, che sarebbe partita con un grande vizio di legge: “Noi abbiamo fatto ricorso con quattro imprese, perché sul bando si legge che il primo lotto era un miliardo e 120 milioni. Chi prende il primo lotto – continua l'ingegnere – si aggiudica automaticamente il secondo lotto. Ma secondo la legge non può essere così, perché non puoi aggiudicarti l'appalto al finanziamento. Il Tar ci dà pure torto”.

Un'intercettazione audio che mettiamo a disposizione in versione integrale, per poter dare il massimo dell'informazione ai cittadini di Roma e non solo. Mafia Capitale ha avuto le mani sulla città di Roma per troppo tempo e adesso, grazie anche al lavoro del Ros e dei Carabinieri, tutto il marciume sta venendo fuori.




MAFIA CAPITALE, IGNAZIO MARINO ANNUNCIA: “PRONTI ALTRI 120 INDAGATI”

di Maurizio Costa

Roma – La capitale d'Italia è pronta a fronteggiare una nuova ondata di indagati nell'inchiesta di Mafia Capitale, che già da qualche mese ha messo in subbuglio l'amministrazione comunale capitolina. Il sindaco Ignazio Marino ha detto: “Sbrigatevi ad approvare la delibera, perché stanno per arrivare altri 120 avvisi di garanzia per Mafia Capitale”, riferendosi all'approvazione del Piano di vendita degli immobili del comune di Roma. Parole molto dure, che hanno gettato fermento e preoccupazione all'interno dell'aula Giulio Cesare. Presente alla seduta anche il commissario del Pd romano, Matteo Orfini, che è rimasto senza parole.

Gli emendamenti che caratterizzano la vendita immobiliare sono stati bloccati, quindi nessun altro lotto può essere inserito all'interno della delibera comunale. Neanche la sede dell'associazione 'Imagine', fondata da Marino, sarà toccata dal provvedimento. Questa onlus, infatti, paga solamente 162 euro al mese per occupare un immobile a San Lorenzo, in via dei Volsci. Sebbene il sindaco non sia più all'interno dell'associazione, questo fatto fa storcere il naso ai cittadini romani.

Riguardo all'annuncio di Ignazio Marino sui nuovi provvedimenti di Mafia Capitale, Francesco Storace ha scritto su Twitter che “Ignazio Marino spara: «In arrivo 120 provvedimenti giudiziari per mafia capitale». Ora siediti e spiega per bene a chi mandi il pizzino”, una frase che ha gettato forti polemiche sull'operato del sindaco della capitale.

Intanto, la Direzione Nazionale Antimafia (Dna) ha stilato il rapporto per il 2014 e ha rilevato la potenza di Massimo Carminati all'interno della politica e dell'amministrazione romana. Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare Antimafia, ha presentato questo rapporto della Dna: “avvalendosi del legame con alcuni personaggi dell'estrema destra romana divenuti negli anni importanti personaggi politici o manager pubblici, e attraverso alcuni esponenti del mondo imprenditoriale, l'organizzazione di Carminati ha potuto condizionare pesantemente il contesto politico ed amministrativo romano, determinando la nomina di personaggi graditi in posizioni strategiche quali quelle di presidente e di capo segreteria dell'assemblea capitolina, di presidente della Commissione per la Trasparenza del consiglio capitolino, di direttore generale, consigliere di amministrazione, dirigente dell'azienda municipalizzata Ama; ottenendo l'allontanamento e la sostituzione del direttore del dipartimento per i servizi sociali del Comune di Roma in quanto non sensibile alle esigenze del sodalizio; intervenendo nelle elezioni comunali di Sacrofano, paese alle porte di Roma”.

Un rapporto molto forte che getta nuove ombre sull'operato delle precedenti giunte capitoline.




MAFIA CAPITALE: ROGATORIA IN ARGENTINA, LA PROCURA ACCENDE I FARI SU GIANNI ALEMANNO

di Maurizio Costa

Roma – Il procuratore capo Giuseppe Pignatone e l'aggiunto Michele Prestipino stanno indagando su alcuni presunti viaggi di Gianni Alemanno, che avrebbe trasportato in Argentina una valigia piena di contanti per evadere il Fisco italiano. La notizia sarebbe stata appresa da alcune intercettazioni telefoniche di Luca Odevaine, ex componente del tavolo tecnico sull'immigrazione del Ministero dell'Interno. Per questo, il Ros ha chiesto una rogatoria internazionale per avere maggiori informazioni all'Argentina riguardo agli spostamenti di denaro dell'ex sindaco romano.

Gianni Alemanno ha dichiarato di avere passato solamente una vacanza con la famiglia in Argentina per vedere i ghiacciai della Patagonia, ma le intercettazioni di Odevaine fanno trapelare particolari differenti: "Per soldi se so’ scannati – dice Odevaine al telefono con Mario Schina – ma sai che Alemanno s’è portato via … ha fatto quattro viaggi lui e il figlio con le valige piene de contanti.. ma te sembra normale che un sindaco…". "E nessuno l'ha controllato?" risponde Schina. E Odevaine risponde: "No, è passato al varco riservato". Parole pesanti che gettano ombre sui comportamenti di Alemanno. Le autorità argentine hanno dato la disponibilità al Ros a fornire documenti e tracce degli spostamenti di Gianni Alemanno.

Sarebbe uno scandalo ancora più grande se un sindaco avesse trasportato soldi all'estero, per di più sporcati dai presunti legami con Buzzi e Carminati. 




MAFIA CAPITALE: COMMISSARIATI DUE APPALTI AMA

di Maurizio Costa

Roma – Il prefetto delle capitale, Giuseppe Pecoraro, ha preso la decisione di commissariare due appalti che l'Ama, la municipalizzata di Roma per i rifiuti urbani, aveva affidato alla cooperativa "Edera" e al Consorzio Nazionale Servizi di Bologna (Cns). La sfilza di commissariamenti deriva dall'inchiesta Mafia Capitale: infatti, entrambe le cooperative avevano stretti rapporti con Massimo Carminati, ex Nar, e Salvatore Buzzi, indagato già per l'inchiesta romana.

L'accusa ipotizza che Franco Cancelli, presidente della cooperativa "Edera", abbia commesso il reato di turbativa d'asta, spartendo gli appalti proprio con Salvatore Buzzi, braccio destro di Carminati. Cancelli si dichiara innocente e, dopo aver passato un periodo ai domiciliari, adesso è tornato in libertà grazia al tribunale del riesame.

Massimiliano Cesali, avvocato di "Edera", annuncia che la cooperativa "ricorrerà al Tar, perché il commissariamento è basato solamente su ipotesi investigative. E ci sono in ballo 170 lavoratori con le loro famiglie".




ROMA: DOPO MAFIA CAPITALE APPROVATO IL PIANO ANTICORRUZIONE

di Maurizio Costa

Roma – L'amministrazione comunale ha approvato il Piano anticorruzione, che entrerà subito in vigore anche se dovrà essere modificato. L'assessore alla Legalità e alla Trasparenza, Alfonso Sabella, ha voluto fortemente questo accordo, che garantirà maggiore trasparenza nella scelta delle aziende appaltatrici e la rotazione di dirigenti e impiegati capitolini.

"Abbiamo approvato il provvedimento perché c’era una scadenza di legge. – ha affermato Alfonso Sabella – Nella delibera abbiamo previsto la rimodulazione del piano entro tre mesi da oggi. Ed è un lavoro che faremo anche ascoltando sindacati e associazioni. Dobbiamo rendere più efficaci e rapidi i meccanismi della rotazione per farla partire più in fretta. I dirigenti e i funzionari devono ruotare. Il mio obiettivo è di integrare questo piano con la direttiva sugli appalti e con il nuovo regolamento comunale sui contratti".

Verrà potenziato anche l'Ufficio anticorruzione, che vigilerà su tutti i casi spinosi che capiteranno all'interno del palazzo del Campidoglio. Il Piano individuerà i bandi e le gare d'appalto più a rischio, che determineranno un'attenzione maggiore da parte dell'Ufficio anticorruzione. Dopo Mafia Capitale, sembra che l'amministrazione capitolina si stia rimettendo in carreggiata per riportare Roma a una situazione più normale e trasparente.
 




MAFIA CAPITALE, IGNAZIO MARINO: "INACCETTABILE ARTICO L’ESPRESSO – ADIREMO VIE LEGALI"

Nota del sindaco di Roma Ignazio Marino

Roma – Ho letto l’articolo che l’Espresso (on line da oggi e nelle edicole domani) ha titolato “Mafia Capitale, la finanza bussa alla porta di Ignazio Marino”. Personalmente, e come sindaco di Roma Capitale, l’ho trovato inaccettabile e mi vedo costretto a chiedere all’avvocatura capitolina di adire alle vie legali a tutela del nome della città, dei miei concittadini e anche mio. Parto dalle prime righe, dove si scrive che “visto che Ignazio Marino la tirava troppo per le lunghe, lo scorso venerdì i finanzieri del nucleo di polizia tributaria hanno bussato agli uffici del Campidoglio e hanno ordinato l’esibizione di centinaia di documenti che riguardano decine di appalti sospetti”. Qui c’è un falso bello e buono: io non l’ho mai tirata per le lunghe, al contrario.

Roma Capitale ha ricevuto il giorno 16 gennaio 2015 da parte dei Ros la richiesta di esibizione di  documenti relativi alle vicende contenute nell’inchiesta della Procura. Il termine per la consegna dei documenti era stabilito per oggi, 22 gennaio 2015. Gli uffici li hanno preparati e hanno immediatamente contattato i Ros  perché li venissero a prendere. Essi ci hanno comunicato che avrebbero provveduto a ritirarli domani, venerdì 23 gennaio 2015. Noi, dunque, abbiamo rispettato i tempi alla lettera e quei documenti non li avremmo mai potuti consegnare se non di fronte ad una richiesta come quella che ci è pervenuta lo scorso 16 gennaio.
Fin qui siamo alle ricostruzioni palesemente false (era così difficile riportare serenamente i fatti così come sono realmente avvenuti, senza inventare ritardi inesistenti?). Ma il nocciolo più negativo dell’articolo è nel fatto di allineare e affastellare tanti diversi episodi per scrivere che, “studiando decine di incartamenti e informative è evidente che il magna magna non è affatto un luogo comune della plebe ignorante ma il tratto distintivo indiscutibile della Capitale”. Frasi sostenute da commenti anonimi addirittura attribuiti a pubblici ministeri.
Nell’articolo tutto è confuso: gli scandali non hanno data né padri, e l’attuale amministrazione è presentata con falsa accondiscendenza: “Il sindaco Marino ci prova, promette da anni (ma se siamo in Campidoglio da un anno e mezzo!) onestà e trasparenza, ma finora non sembra essere riuscito a smantellare una struttura marcia dove i controlli non esistono, la confusione amministrativa è regola lo statu quo un moloch apparentemente invincibile”. No, questa non è Roma e neppure l’amministrazione che ho l’onore di guidare. Gli scandali e la corruzione sono il cancro che questa giunta ha deciso di avere come nemici. Abbiamo varato le nuove regole sugli appalti a 50 giorni dall’avvio dell’inchiesta su Mafia Capitale meritandoci, ancora stasera, l’apprezzamento del presidente dell’autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone. Crediamo che quasi tre milioni di cittadini, e i tanti che in Italia e nel mondo amano Roma, meritino una informazione migliore, senza populismi ad effetto che ricordano gli slogan di certa cattiva politica.