Mafia Capitale, sequestrata la villa di Carminati a Sacrofano e gli altri beni ai protagonisti del “Mondo di Mezzo”

Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito la
confisca definitiva di beni riconducibili, direttamente o indirettamente, a CARMINATI
Massimo (classe 1958), BRUGIA Riccardo (classe 1961), LACOPO Roberto (classe
1965), BUZZI Salvatore (classe 1955), GAGLIANONE Agostino (classe 1958),
GAUDENZI Fabio (classe 1972), GUARNERA Cristiano (classe 1973) e DE CARLO
Giovanni (classe 1975), tutti tratti in arresto, nel dicembre 2014, da personale del R.O.S.
Carabinieri di Roma nell’ambito dell’operazione “Mondo di mezzo”.
La confisca rappresenta l’epilogo delle indagini patrimoniali svolte nei confronti degli
indagati e dei loro “prestanome”, delegate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma
al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria ai sensi del “Codice antimafia” (D.Lgs.
159/2011), in una cornice di coordinamento investigativo con l’Arma dei Carabinieri.
Gli specialisti del G.I.C.O. hanno ricostruito il “curriculum criminale” dei proposti, accertando
la sussistenza dei requisiti di “pericolosità sociale” e della rilevante sproporzione tra i redditi
dichiarati e i patrimoni accumulati nel tempo, necessari affinché il Tribunale capitolino
emettesse vari decreti di sequestro, su richiesta della Procura della Repubblica, eseguiti a
partire dalla fine del 2014.
Parallelamente all’iter giudiziario per i reati contestati agli indagati, sono stati celebrati i vari
gradi di giudizio dell’autonomo procedimento per la misura di prevenzione, che si è
concluso con la pronuncia della Corte di Cassazione del 22 ottobre u.s., che ha dichiarato
inammissibili i ricorsi proposti dalle parti, rendendo così definitiva la confisca di:

  • 4 società operanti nei settori immobiliare e del commercio di prodotti petroliferi;
  • 13 unità immobiliari e un terreno siti a Roma e in provincia;
  • 13 automezzi;
  • 69 opere d’arte di importanti esponenti della scena artistica della seconda metà del XX
    secolo (Pop Art, Nouveau Réalisme, Futurismo e Surrealismo);
  • numerosi rapporti finanziari;
    per un valore di stima pari a circa 27 milioni di euro.
    A Massimo CARMINATI, condannato per associazione per delinquere, traffico di influenze
    illecite e corruzione in relazione alle vicende di cui all’operazione in argomento e noto per i
    suoi trascorsi nella formazione di estrema destra Nuclei Armati Rivoluzionari (N.A.R.),
    nonché per il “rapporto stabile e funzionale” con la “Banda della Magliana” e il furto al
    caveau della Banca di Roma presso la Città Giudiziaria di Roma, commesso tra il 16 e il 17
    luglio 1999, sono state confiscate, tra l’altro, la villa di Sacrofano e opere d’arte per un
  • valore stimato di oltre 10 milioni di euro. Un’altra villa, nella stessa località, è stata affidata
  • in comodato d’uso gratuito, per vent’anni, all’A.S.L. Roma 4 per la realizzazione di una
  • importante struttura sociosanitaria per aiutare le famiglie di pazienti con autismo.
  • Nei confronti di Salvatore BUZZI, imprenditore a capo dell’ampia rete di cooperative
  • coinvolte nell’inchiesta e anch’egli condannato per associazione per delinquere, traffico di
  • influenze illecite e corruzione, la misura patrimoniale ha ad oggetto due immobili a Roma
  • nonché le quote e il patrimonio di due società, per un valore stimato di oltre 2,6 milioni di
  • euro.
  • Indipendentemente dall’esito del giudizio penale, la confisca di beni è stata disposta anche a
  • carico del “braccio destro” di CARMINATI, Riccardo BRUGIA, e dell’altro sodale Fabio
  • GAUDENZI, nonché degli imprenditori Roberto LACOPO – con riferimento, tra l’altro, alla
  • società che gestiva il distributore di carburante sito in Corso Francia a Roma – Agostino
  • GAGLIONE, Cristiano GUARNERA e Giovanni DE CARLO.
  • L’operazione testimonia il costante impegno dell’Autorità Giudiziaria e della Guardia di
  • Finanza di Roma nell’aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati dalla criminalità, allo
  • scopo di restituirli alla collettività.



Mafia Capitale, Massimo Carminati è tornato libero

Massimo Carminati, uno dei principali protagonisti dell’inchiesta Mafia capitale, ha lasciato oggi il carcere di massima sicurezza di Massama, a Oristano, ed è tornato libero. A quanto apprende l’Adnkronos, dopo tre rigetti da parte della Corte d’Appello, l’istanza di scarcerazione per scadenza dei termini di custodia cautelare, con il meccanismo della contestazione a catena, presentata dagli avvocati Cesare Placanica e Francesco Tagliaferri, è stata accolta dal Tribunale della Libertà. Carminati esce dal carcere dopo 5 anni e 7 mesi di detenzione.

“Deve ritenersi che in relazione ai due capi di imputazione (capo 2 e 23 del secondo decreto di giudizio immediato) il termine complessivo massimo di custodia cautelare è scaduto, con la conseguenza che va disposta la scarcerazione dell’appellante”, scrivono i giudici. “In definitiva – aggiungono – non può dirsi che nel procedimento in esame siano sospesi i termini di durata della misura cautelare, trattandosi dì procedimento rientrante tra quelli per i quali non opera la sospensione”.

“Nel caso specifico, il rinvio disposto dalla Suprema Corte di Cassazione per la rideterminazione della pena, anche in considerazione della esclusione dell’aggravante ad effetto speciale, originariamente contestata in relazione ai due reati di corruzione, di cui all’articolo 416 bis C.p. impedisce di ritenere irrevocabile la statuizione”. “La Suprema Corte ha affermato, in proposito, che ‘qualora venga rimessa dalla Corte di cassazione al giudice di rinvio la sola determinazione della pena, la formazione del giudicato progressivo riguarda esclusivamente l’accertamento del reato e la responsabilità dell’imputato; pertanto la detenzione dell’imputato deve essere considerata custodia cautelare e non come esecuzione dì pena definitiva’. Dunque, per concludere questo segmento del discorso, non può ritenersi che la statuizione nei confronti di Carminati in relazione ai due capi di incolpazione per cui è cautelato sia divenuta irrevocabile nei termini sopra detti”, scrivono ancora i giudici.
“In tal senso depone anche la pronuncia della Suprema Corte di Cassazione che in relazione ai due titoli in esame non statuisce la definitivita. Riprendendo il discorso che ci occupa, va osservato che la pronuncia di annullamento della Suprema Corte, in parte limitatamente al trattamento sanzionatorio, in parte in punto di responsabilità, ha comportato la regressione del procedimento alla fase di Appello, con evidenti conseguenze sia sotto il profilo dell’allungamento dei tempi processuali sia sotto il profilo strettamente cautelare”, concludono.

Carminati è accusato dalla procura di Roma di essere a capo di una associazione per delinquere di stampo mafioso che avrebbe condizionato gare d’appalto tra il 2011 e il 2015, corrompendo imprenditori, funzionari pubblici, esponenti politici. Ex componente della banda della Magliana, Carminati si trovava a Massama dal 2017, trasferito dal carcere di Parma. “Siamo soddisfatti che la questione tecnica che avevamo posto alla Corte d’Appello e che tutela un principio di civiltà sia stata correttamente valutata dal Tribunale della libertà’”, dice alll’Adnkronos l’avvocato Placanica.




Mafia Capitale, processo d’appello: pene ridotte a Buzzi e Carminati

Ridotte in appello le condanne per Massimo Carminati e Salvatore Buzzi nell’ambito del processo al Mondo di Mezzo. Per l’ex Nar ridotta la pena da 20 anni del primo grado ai 14 anni e sei mesi inflitti oggi. Per Buzzi dai 19 anni, ai 18 e 4 mesi di oggi.La terza corte di appello di Roma ha anche riconosciuto l’associazione mafiosa.

Ribaltato così quanto deciso in primo grado

I giudici hanno riconosciuto l’associazione a delinquere di stampo mafioso, l’aggravante mafiosa o il concorso esterno, a vario titolo, oltre che a Carminati e Buzzi, anche per Claudio Bolla (4 anni e 5 mesi), Riccardo Brugia (11 anni e 4 mesi), Emanuela Bugitti (3 anni e 8 mesi), Claudio Caldarelli (9 anni e 4 mesi), Matteo Calvio (10 anni e 4 mesi). Condannati anche Paolo Di Ninno (6 anni e 3 mesi), Agostino Gaglianone (4 anni e 10 mesi), Alessandra Garrone (6 anni e 6 mesi), Luca Gramazio (8 anni e 8 mesi), Carlo Maria Guaranì (4 anni e 10 mesi), Giovanni Lacopo (5 annu e 4 masi), Roberto Lacopo (8 anni), Michele Nacamulli (3 anni e 11 mesi), Franco Panzironi (8 anni e 4 mesi), Carlo Pucci (7 anni e 8 mesi) e Fabrizio Franco Testa (9 anni e 4 mesi).

“Abbiamo sempre detto che le sentenze vanno rispettate: lo abbiamo fatto in primo grado e lo faremo anche adesso. La corte d’appello ha deciso che l’associazione criminale che avevamo portato in giudizio era di stampo mafioso e utilizzava il metodo mafioso. Era una questione di diritto che evidentemente i giudici hanno ritenuto fondata”. Così il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini ha commentato a caldo la decisione dell’appello nel processo al Mondo di mezzo. In aula erano presenti anche il pm Luca Tescaroli e i procuratori generali Antonio Sensale e Pietro Catalani.
A luglio del 2017 i giudici di primo grado avevano escluso l’aggravante mafiosa per tutte le persone coinvolte dall’inchiesta, riconoscendo invece la corruzione e l’esistenza di due gruppi criminali. Per questo Massimo Carminati e Salvatore Buzzi erano stati condannati a 20 e 19 anni di reclusione in una sentenza che ha riguardato altre 44 persone, tra cui politici e uomini dell’amministrazione. Una sentenza storica in cui sono state inflitte pene pesanti proprio per gli episodi di corruzione con condanne, in alcuni casi, superiori alle richieste della Procura.
“Questa sentenza conferma la gravità di come il sodalizio tra imprenditoria criminale e una parte della politica corrotta abbia devastato Roma”. Così il sindaco di Roma Virginia Raggi subito dopo la sentenza della Corte di Appello di Roma.” Conferma, qualota ce ne fosse ancora bisogno, che bisogna tenere la barra dritta sulla legalità. E’ quello che stiamo facendo e continueremo a fare per questa città e i cittadini”.

Per la difesa di Buzzi invece “Quanto accaduto è grave, è un atto assolutamente stigmatizzabile l’aver riconosciuto in questa roba la mafia. Credo che per molti cittadini da oggi sia molto pericoloso vivere in Italia: è una bruttissima pagina per la giustizia del nostro Paese” dice Alessandro Diddi, legale di Salvatore Buzzi.Sulla stessa lunghezza d’onda anche Giosuè Naso, legale di Massimo Carminati, “Questa sentenza rappresenta per me una sorpresa, perchè già non condividevo la sentenza di primo grado che aveva riconosciuto due associazioni distinte. L’insussistenza dell’accusa mafiosa mi sembrava inattaccabile: mi sbagliavo. Questo collegio ha invece riconosciuto l’esistenza della mafia. E se persino questo collegio, che è uno dei migliori della corte d’appello, ha riconosciuto l’aggravante mafiosa di questa, o io non capisco più nulla di diritto, ci può stare, oppure è successo qualcosa di stravagante che ha influito sulla sentenza. In questo Paese la magistratura mette bocca su tutto e si arroga il compito di moralizzare la società”.




Mafia Capitale: riparte processo Alemanno

ROMA – La diversa composizione del collegio giudicante porterà il processo stralcio di Mafia Capitale, in cui è imputato per corruzione e finanziamento illecito l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno a ripartire da zero. La rinnovazione del dibattimento è legata alla nuova composizione della seconda sezione penale che nell’udienza svolta oggi (Alemanno era presente in aula) ha rinviato il processo al prossimo 17 novembre per permettere alla Procura di mettere a disposizione il supporto informatico con le intercettazioni trascritte nel processo principale andato a sentenza nel luglio scorso. Nel procedimento, iniziato ufficialmente il 23 marzo del 2016, si sono costituite parti civili il Comune di Roma, Cittadinanzattiva, Ama spa, Confconsumatori e Assocum.




Mafia Capitale: giudicati i 46 imputati del processo. Cade l'accusa di mafia

 

ROMA – Il tribunale di Roma ha condannato Salvatore Buzzi a 19 anni di reclusione al termine del processo a mafia capitale, 20 anni per Massimo Carminati, 11 per Luca Gramazio, ex capogruppo del Pdl in Comune. Cade l'accusa di associazione mafiosa a 19 imputati del processo a mafia capitale, tra cui i presunti capi Carminati e Buzzi. Per l'ex capo dell'assemblea Capitolina Mirko Coratti (Pd) la corte ha deciso una pena di 6 anni di reclusione. Luca Odevaine, ex responsabile del tavolo per i migranti, è stato condannato a 6 anni e 6 mesi. Undici anni per il presunto braccio destro di Carminati, Ricardo Brugia, 10 per l'ex Ad di Ama Franco Panzironi. L'ex minisindaco del municipio di Ostia, commissariato per infiltrazione mafiose, Andrea Tassone è stato condannato a 5 anni.

Su 46 imputati tre sono stati assolti. Si tratta di Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, per i quali la Procura aveva chiesto 16 anni di carcere, e l'ex dg di Ama Giovanni Fiscon, per il quale erano stati chiesti 5 anni. Secondo l'accusa Rotolo e Ruggiero avrebbero garantito i contatti tra Mafia Capitale e ambienti della 'ndrangheta.

Rispetto alle richieste della Procura che aveva proposto per tutti gli imputati 5 secoli di carcere, i giudici della decima Corte presieduta da Rosanna Ianniello hanno inflitto oltre 250 anni di carcere, dimezzando di fatto le pene. I giudici hanno detto che "la mafia a Roma non esiste, come andiamo dicendo da 30 mesi" ha detto l'avvocato di Massimo Carminati, Giosuè Naso. "La presa d'atto della inesistenza dell'associazione mafiosa – ha aggiunto – ha provocato una severità assurda e insolita. Mai visto che a nessuno di 46 imputati non venissero date attenuanti. Sono pene date per compensare lo schiaffo morale dato alla procura". Per Naso "certamente lo sconfitto è Pignatone", il procuratore capo di Roma, "non so se ci sono dei vincitori"

I giudici della X sezione del Tribunale di Roma sono stati chiamati a giudicare i 46 imputati del processo a Mafia Capitale, l'associazione che avrebbe condizionato la politica romana, guidata da l'ex Nar Massimo Carminati e dal ras delle cooperative Salvatore Buzzi. Il presidente della Corte Rosanna Ianniello, prima di entrare in camera di consiglio, ha ringraziato il "personale amministrativo" del tribunale, "senza il quale non sarebbe stato possibile portare a compimento il processo" e i tecnici, che hanno "lavorato con competenze e dedizione". Un ringraziamento, da parte del presidente, anche alla procura, in particolare al pm Luca Tescaroli, che "si è contraddistinto per la professionalità" e agli avvocati difensori. Il sindaco di Roma Virginia Raggi sarà presente alla lettura della sentenza Mafia Capitale. Lo si apprende dall'avvocato della Raggi, Alessandro Mancori. Nel procedimento il comune di Roma è parte civile.

Mafia Roma: pm Ielo, sentenze si rispettano – "Questa sentenza riconosce un'associazione a delinquere semplice, non di tipo mafioso. Sono state date anche condanne alte. Rispettiamo la decisione dei giudici anche se ci danno torto in alcuni punti mentre in altri riconoscono il lavoro svolto in questi anni. Attenderemo le motivazioni". Lo afferma il procuratore aggiunto Paolo Ielo dopo la sentenza della X sezione penale del Tribunale di Roma.

"Avevi ragione tu, sono soddisfatto". Queste le parole pronunciate da Massimo Carminati parlando con la sua legale Ippolita Naso, commentando la sentenza che lo condanna a 20 anni, anziché a 28 anni, non essendo stata riconosciuta l'associazione mafiosa. L'avvocato era convinto che l'associazione mafiosa non sarebbe stata riconosciuta e così è stato. "Avevi ragione tu", le ha detto quindi Carminati.

"Ora mi devono togliere subito dal 41 bis". E' la prima richiesta che Massimo Carminati ha rivolto al suo avvocato Ippolita Naso subito dopo la lettura delle sentenza della X sezione penale del tribunale di Roma che non ha riconosciuto l'esistenza dell'associazione mafiosa. "Non me lo aspettavo – ha aggiunto l'ex Nar al telefono con l'avvocato – avevi ragione tu ad essere ottimista". "Carminati temeva – ha detto l'avvocato Naso – che le pressioni mediatiche avessero portato ad un esito negativo per lui".

Buzzi a legali,ora quando esco da carcere? – "Ora quando esco?": questo il primo commento di Salvatore Buzzi dopo la lettura della sentenza per i 46 imputati di mafia capitale, esprimendo felicità per l'esito del processo. "Mi auguro – ha aggiunto parlando con il suo avvocato – che alla luce di questa decisione la mia permanenza in carcere stia per finire".

Raggi, oggi vittoria dei cittadini – "Mafia Capitale: imprenditori, politici, dipendenti pubblici corrotti e personaggi della criminalità di un passato non lontano. Hanno ucciso Roma, hanno mortificato la dignità dei cittadini e generato un immenso danno d'immagine all&rsquoItalia intera. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza il contributo determinante di una classe politica compiacente, a volte addirittura asservita a questi delinquenti. E oggi è la vittoria dei cittadini, della società civile e della legalità sulla criminalità, sul malaffare e sulla vecchia politica". Così la sindaca di Roma Virginia Raggi su Fb
 




Roma, Mafia Capitale: chiesti 28 anni per carminati

 

ROMA – Massimo Carminati deve essere condannato a 28 anni di carcere. E' questa la richiesta del procuratore aggiunto Paolo Ielo e dei sostituti Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli alla X sezione penale del tribunale di Roma, al termine della requisitoria al processo per Mafia Capitale. L'ex Nar è ritenuto dalla procura il capo e l'organizzatore dell'associazione mafiosa.

La procura ha chiesto poi per Salvatore Buzzi, il ras delle Cooperative considerato ai vertici di Mafia Capitale, la condanna a 26 anni e 3 mesi di carcere.

Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e i sostituti Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli, hanno impiegato quattro udienze per indicare le prove e le verifiche effettuate che sono alla base delle loro richieste.

Diciannove anni e 6 mesi per Luca Gramazio, ex consigliere prima del comune di Roma e poi della Regione Lazio, e 21 anni per Franco Panzironi, ex Ad di Ama. 




Mafia Capitale, appalti campi nomadi: 13 rinvii a giudizio


Redazione


ROMA – Il gip di Roma ha rinviato a giudizio 13 persone per un presunto giro di tangenti (soldi, assunzioni e altre utilità) legato all'assegnazione di lavori in alcuni campi nomadi di Roma. E' un'indagine parallela a quella per Mafia Capitale. Via libera anche a quattro patteggiamenti.

Rinviati a giudizio, tra gli altri, funzionari del dipartimento politiche sociali del Comune, imprenditori e altri pubblici ufficiali. Il processo è stato fissato al 19 aprile davanti alla ottava sezione penale. Nel procedimento si è costituito parte civile il Comune di Roma su istanza presentata dall'avvocato Enrico Maggiore dell'avvocatura interna dell'ente.

Tra i rinviati a giudizio anche Emanuela Salvatori, funzionaria del Campidoglio già condannata a 4 anni per i suoi affari con il ras delle coop Salvatore Buzzi. I pm contestano, a seconda delle posizioni e per fatti avvenuti tra fine 2013 e marzo 2014 i reati di corruzione, falso e turbativa d'asta. Il gip Simonetta D'Alessandro ha ratificato i patteggiamenti per l'imprenditore Massimo Colangeli, pena due anni di reclusione e versamento di 40mila euro, Roberto Chierici, amministratore di due cooperative, che ha patteggiato una pena di 3 anni e 5 mesi e versamento di 75mila euro, Eliseo de Luca, il funzionario della polizia municipale (2 anni e 9 mesi oltre al versamento di 50mila euro), e Giuseppe Sesto, amministratore di una società coinvolta, che ha patteggiato 1 anno e 6 mesi di reclusione.




Roma, Mafia Capitale: 20 rinviati a giudizio per i lavori alla sala Giulio Cesare

Redazione

ROMA – Venti persone sono state rinviate a giudizio dal gip di Roma in un filone dell'inchiesta su Mafia Capitale. Sono accusate di associazione a delinquere, turbativa d'asta, falso e truffa ai danni del Comune. Tra gli appalti al centro dell'indagine anche quello dei lavori della sala Giulio Cesare, l'aula consiliare del Campidoglio. Coinvolti l'imprenditore Fabrizio Amore e Maurizio Anastasi, ex responsabile della Sovrintendenza. Il processo è stato fissato al prossimo 2 marzo davanti alla IV sezione penale.

L'imprenditore Amore è il collegamento con la maxinchiesta sul 'mondo di mezzo': nel giugno del 2015, nell'ambito della seconda tranche di arresti per Mafia Capitale, venne perquisito perchè accusato, in qualità di responsabile di fatto della cooperativa 'Progetto Recupero', di aver turbato la gara per l'accoglienza di 580 persone, in concorso con il ras delle cooperative Salvatore Buzzi e Massimo Carminati. Per queste accuse nei giorni scorsi la Procura ha chiesto l'archiviazione per Amore, indagato per trasferimento fraudolento di valori.

Secondo l'accusa, Amore era cosi' sicuro di vincere la gara per i lavori all'Aula Giulio Cesare tanto da stipulare contratti ed effettuare pagamenti in acconto ai subappaltatori alcuni giorni prima dell'apertura delle buste contenenti le offerte. Il patto tra gli appartenenti all'associazione, secondo l'accusa, ha fatto si' che alla gara fossero infatti invitate esclusivamente societa' riconducibili allo stesso soggetto economico.




Si sgonfia Mafia Capitale, chiesta archiviazione per 116 indagati

Redazione 

ROMA – Sono 116 gli indagati nella maxinchiesta su Mafia Capitale per i quali la Procura di Roma ha chiesto al gip l'archiviazione. Tra le persone su cui i pm di piazzale Clodio non hanno trovato elementi per proseguire le indagini figurano politici, imprenditori, professionisti e personaggi già al centro di altre inchieste giudiziarie. Tra loro anche il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, il presidente del consiglio regionale Daniele Leodori, l'ex braccio destro e l'ex capo segreteria di Alemanno Riccardo Mancini e Antonio Lucarelli.

Mafia Capitale è una presunta organizzazione di stampo mafioso che vede come esponente di spicco Massimo Carminati, ex terrorista dei Nar, accusato di aver corrotto pubblici funzionari ed esponenti politici così da alterare gli appalti pubblici. Nel processo su Mafia Capitale sono coinvolti membri della criminalità organizzata, esponenti politici e funzionari pubblici romani.

 




Mafia Capitale: Assolto Maurizio Venafro e condannato Mario Monge

Red. Cronaca

ROMA – Il Tribunale di Roma ha assolto con formula piena l’ex capo di Gabinetto della Regione Lazio Maurizio Venafro, accusato di turbativa d’asta in uno dei filoni del processo a Mafia Capitale. Condannato invece a un anno e quattro mesi di reclusione Mario Monge della cooperativa Sol.Co. Venafro e Monge erano finiti sotto processo per l’affidamento della gara d’appalto inerente l’assegnazione del servizio cup della Regione Lazio nel 2014. Secondo l'accusa, l’appalto del servizio regionale, il centro unico di prenotazione della sanità laziale, sarebbe stato aggiudicato secondo un’ottica di spartizione tra cooperative vicine ad ambienti di destra e di sinistra. La gara fu poi sospesa su iniziativa del Governatore del Lazio Nicola Zingaretti dopo quanto emerso dall’inchiesta su Mafia Capitale. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo, a conclusione della sua requisitoria, aveva chiesto per Venafro una pena di 2 anni e mezzo e per Mario Monge di 2 anni, con la concessione per entrambi delle attenuanti generiche e la richiesta di assoluzione dal reato di rivelazione del segreto d’ufficio. Il Tribunale di Roma ha quindi concesso a Mario Monge la sospensione condizionale della pena e la non menzione mentre resterà interdetto dall'avere rapporti con la pubblica amministrazione per tutta la durata della pena. Monge dovrà anche risarcire i danni alla Regione Lazio, all'associazione Cittadinanzattiva onlus, ad Assoconsum, a Confconsumatori federazione regionale Lazio e a due cooperative che aderivano al consorzio Sol.Co. Quindi dovrà versare una provvisionale immediatamente esecutiva di 80 mila euro complessivi, di cui 60 mila destinati alla sola Regione.

Michele Baldi (LZ): "Assoluzione Venafro vittoria sul piano politico e umano"  "L'assoluzione con formula piena di Maurizio Venafro è una buona notizia sia sul piano politico sia soprattutto, per quanto mi riguarda, sul piano umano. Sul piano politico perchè comunque tutto quello che potrebbe intaccare la fiducia dei cittadini nella politica sarebbe sempre una sconfitta di tutti; sul piano umano perchè spesso si dimentica che prima del politico c'è sempre un uomo con la sua famiglia, i suoi affetti, la sua vita. Questa è l'ennesima dimostrazione che i processi si celebrano nelle aule dei tribunali e che gli unici delegati a giudicare sono e devono essere solamente i magistrati a cui va sempre la mia riconoscenza per il loro impegno (a questo proposito vorrei ricordare che domani è l'anniversario della strage di Via D'Amelio). I tribunali fatti in qualche redazione di giornale o in qualche aula politica sono l'esatto contrario della giustizia e in questo momento francamente penso ai figli di Maurizio Venafro sperando che da oggi, attraverso questa assoluzione per non aver commesso il fatto, possano ritrovare tutta la loro serenità". Così in una nota Michele Baldi, Capogruppo della Lista Civica Nicola Zingaretti al Consiglio Regionale del Lazio.

 




MAFIA CAPITALE, ATTO TERZO: ANCORA PD

Red. Cronaca

Roma – Ventotto gli indagati dalla Procura di Roma dopo la conclusione delle indagini sul terzo filone di quella che è stata definita l'inchiesta su Mafia Capitale. E questa terza fase vede la comparsa di altri nomi eccelsi del partito di Matteo Renzi come l'ex capogruppo al Consiglio Regionale del Lazio Marco Vincenzi,  l'ex capogruppo del Pd in Consiglio comunale Francesco D'Ausilio, e il consigliere regionale del Partito Democratico Eugenio Patanè.

Per quanto riguarda la figura di Marco Vincenzi si parla di corruzione. E l'ex capogruppo Pd in Regione Lazio non appena ricevuto l'avviso ha presentato le dimissioni dalla carica di presidente della Commissione Bilancio della Regione Lazio, oltre ad auto sospendersi dal Partito Democratico. Vincenzi, che ora rischia di vedersi spalancare le porte del Tribunale per il processo avrebbe presentato due emendamenti, approvati il 17 giugno 2014, finalizzati a mettere a disposizione direttamente ai municipi e ai comuni laziali i fondi erogati dalla Regione, di 1,2 milioni di euro "così creando le premesse per consentire a Buzzi e alle cooperative allo stesso riconducibili di superare le difficoltà per accaparrarsi le risorse economiche", e di essersi attivato per individuare altri seicentomila euro. In cambio, Marco Vincenzi, avrebbe ricevuto da Salvatore Buzzi un contributo da 10mila euro, per le spese della campagna elettorale di Emanuela Chioccia, candidata sindaco nel giugno 2014 al comune di Tivoli. "Ribadisco la mia totale estraneità alla vicenda, sicuro di aver sempre operato nella più assoluta correttezza e nel pieno rispetto della legge" ha riferito Vincenzi in Regione Lazio dove ha anche sottolineato che "Il contributo di 10mila euro dato da Salvatore Buzzi attraverso bonifico bancario" è "tracciato e nel rispetto della legge sul finanziamento ai partiti".

L'accusa per Francesco D'Ausilio è invece quella di aver ricevuto, insieme al capo staff della sua segreteria, Salvatore Nucera "la promessa di corresponsione di una porzione della somma di 130mila euro da parte di Salvatore Buzzi per compiere atti contrari ai dover del proprio ufficio, consistenti nella approvazione della liquidazione dei debiti fuori bilancio del comune di Roma". L'ex capogruppo comunale del Pd avrebbe anche "facilitato sul piano politico-istituzionale l'aggiudicazione di dieci procedure negoziate indette dal dipartimento tutela ambiente del Comune" in cambio della promessa di ricevere il cinque percento del valore economico della metà dei lotti assegnati, "nonché la corresponsione della somma di almeno 12.240 euro".

Finanziamento illecito ai partiti l'accusa per il consigliere regionale Pd Eugenio Patanè che secondo la tesi accusatoria avrebbe ricevuto, "senza deliberazione dell'organo sociale competente né l'iscrizione in bilancio", 55 mila euro attraverso l'Associazione Progetto Lazio nel 2014.

"È imbarazzante il silenzio che Nicola Zingaretti ha fatto calare sulla vicenda che ha coinvolto il presidente della Commissione Bilancio e un altro consigliere del Partito Democratico. – Commenta il consigliere in Regione Lazio FDI-AN Fabrizio Santori – Silenzio che avvolge anche i vertici del Pd nazionale – prosegue Santori – e i renziani al governo sempre pronti a bacchettare il prossimo. Auspichiamo che emerga la verità politica di questi intrecci tra Buzzi e il Partito Democratico. Quanti fondi sono stati pagati dalla galassia delle coop di Mafia Capitale nelle casse del Pd e quanti sono stati trasferiti nei conti del mandatario di Zingaretti per la sua sontuosa campagna elettorale? Basta silenzi – conclude Santori – è venuto il momento che Zingaretti riferisca in aula ma con le sue dimissioni sul tavolo"

LEGGI ANCHE: MAFIA CAPITALE: MARCO VINCENZI E L’EPILOGO DELLA GRANDE BUGIA