Denise Pipitone, indagini: Lavorino punta il dito su avvocati, Pm e polizia giudiziaria

Tutti ricordiamo le innumerevoli volte in cui la mamma di Denise Pipitone, Piera Maggio, ha partecipato a programmi televisivi per ricordare a tutto il pubblico di telespettatori la scomparsa di sua figlia Denise, rapita – ormai lo si può asserire senza ombra di dubbio – durante un tempo di gioco, in cui era rimasta sola, davanti alla porta di casa, a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani.

Si può certamente asserire che sia stata ‘prelevata’, dato che una bambina di quattro anni – oggi ne avrebbe diciassette –  non si allontana volontariamente dal luogo che più le può offrire sicurezza, e dalla mamma, senza che sia possibile rintracciarla nell’immediato. Tutti ricordiamo le indagini, seguite passo dopo passo da varie trasmissioni televisive, come anche ‘Chi l’ha visto’, e gli interventi dell’avvocato Giacomo Frazzitta, per il quale, possiamo ben comprendere come il caso di Denise Pipitone abbia esulato dalla normale indagine giudiziaria, divenendo una questione personale. La tenacia di Piera Maggio, ancora dopo tredici anni, pare che abbia dato i suoi frutti, a dispetto di quanti ritenevano che ormai fosse impossibile una svolta nelle indagini, specialmente dopo che l’unica indiziata per sequestro della piccola, la sorellastra Jessica Pulizzi, era stata assolta in via definitiva, e non si offrivano agli investigatori altre piste.

La notizia quindi di una ‘soffiata’ anonima nei confronti di una giornalista di ‘Mattino Cinque’, Agnese Virgillitto, ha riaperto i cuori e le indagini, dando nuove speranze alla mamma e a tutti coloro che si sono appassionati alla vicenda, e che sperano che finalmente giustizia sia fatta. La confidenza fatta alla Virgillitto riguarda il reperimento di impronte digitali, quindi biologiche, oggi, con nuove tecnologie, oggetto di ricerca di tracce di DNA. Si conosce infatti il DNA di Denise Pipitone, anche se non sono state repertate sue impronte digitali, e quindi, se dovesse essere rinvenuto in particolari posti, dove di regola non dovrebbe essere trovato, questa sarebbe una traccia significativa, e un indizio decisivo per il completamento di indagini falsate fin dall’inizio da depistaggi. Certamente c’è chi sa e non parla, per omertà endemica o per paura: ma se il muro di gomma si sgretolasse, potremmo giungere a conclusione.

Sulla vicenda abbiamo voluto sentire il parere del noto criminologo professor Carmelo Lavorino, titolare del CESCRIN, Centro Studi Investigazione Criminale, e perito criminologo forense in diversi casi di grande risalto mediatico.

 

Professor Lavorino, pare che, a seguito di una informazione confidenziale alla giornalista di mattino Cinque Agnese Virgillitto, si possano riaprire le indagini sulla scomparsa di Denise Pipitone, che sembravano purtroppo definitivamente concluse.

A proposito del caso di Denise, io ricordo che con il mio gruppo di lavoro demmo delle indicazioni investigative ad alcuni consulenti della parte civile, quindi della famiglia Pipitone, fra le quali indicazioni, si evidenziava il fatto che, quando ci si muove, si lasciano delle tracce. Tracce che sono di tipo biologico, chimico, fisico e anche dattiloscopico, per cui ipotizzammo che, se la bambina avesse lasciato tracce laddove le sue tracce non dovevano essere, questo sarebbe stato un elemento investigativo molto forte. Allo stesso modo, se alcune persone non avrebbero dovuto essere presenti in luoghi frequentati dalla bambina, anche questo sarebbe stato congiuntamente un elemento indiziario di rilievo. Al che ricordo che vennero fissate, documentate, cercate e repertate tutte le tracce sulle macchine, sui sedili, sul cofano, nel portabagagli, su oggetti che qualunque soggetto sospettabile, se avesse rapito la bambina, se l’avesse messa in macchina, se l’avesse portata in determinati luoghi, in quei luoghi o su quegli oggetti o mezzi di trasporto la bambina avrebbe lasciato le tracce che abbiamo detto. Ricordo che all’epoca queste tracce vennero cercate, vennero fissate, con i tamponcini, cotton fioc eccetera, e vennero anche cercate e cristallizzate impronte papillari. Adesso, dopo anni, abbiamo naturalmente una metodica, una tecnologia, che ci consentono di interpretare ed elaborare tracce che all’epoca furono lasciate e osservate. Cioè, non è necessario, né sarebbe possibile, andare oggi a cercare nuovamente tracce di qualsivoglia natura. Con le nuove tecnologie oggi è possibile analizzare quelle tracce avendo riscontri più approfonditi e aggiornati, produrre l’esaltazione e la decrittazione di quelle vecchie tracce. Se è dimostrata la presenza di Denise in questi luoghi, e su queste, diciamo, proprietà private, questi contenitori, su queste macchine, con il reperimento di tracce riferibili a lei, questo rappresenta un indizio molto forte. Altrimenti, siamo da capo a quindici.

 

Delle indagini, cosa mi può dire? Secondo lei, sono state condotte con obiettività e completezza? L’impressione generale è che anche nel processo a Jessica Pulizzi si sia voluto tirar via, senza approfondire i vari temi.

Il problema, in Italia, è che le indagini investigative, sia delle parti civili, sia dell’imputato indagato, e anche quelle del Pubblico Ministero, partono sempre con un certo ritardo, non c’è un coordinamento totale, e non si sa poi realmente quello che dev’essere fatto. Quindi io in queste indagini iniziali, anche per la ricerca della bambina, vedo che c’è stata molta lentezza, molto scoordinamento, e superficialità. Quando poi sono cominciati i sospetti nei confronti di Jessica Pulizzi, il movente ci poteva essere, ma anche altre persone potevano avere altri moventi. Comunque, non c’è stato assolutamente un controllo, una griglia molto forte, tanto che io ricordo, adesso che ne stiamo parlando, ricordo che l’allora Procuratore Capo, quando se ne parlava, faceva un sorrisetto sornione, volendo fare intendere che loro sapevano tutto, e che stavano seguendo una traccia, una linea investigativa, una pista ben precisa, e che stessimo tranquilli perché sarebbero arrivati a  soluzione. È poi andata a finire che la soluzione non c’è stata. È ovvio poi che nei confronti di Jessica sia stato montato un processo di tipo esclusivamente indiziario, e sappiamo, guardi, che in Italia i processi indiziari, se la legge viene applicata, finiscono sempre con una assoluzione, per il secondo comma, cioè che la prova non si è formata. La parte civile l’additò inizialmente in indagini investigative proprie, e poi, con molto ritardo, è stato tentato di aprire nuovi orizzonti. Ma qui purtroppo hanno responsabilità gli avvocati, che non sanno effettuare indagini difensive, per ciò che riguarda la parte civile. I Pubblici Ministeri e la Polizia Giudiziaria ricordo che furono di una lentezza incredibile, e oggi il risultato è quello che Piera Maggio sta pagando. Perché noi possiamo dire che la ragazzina è stata uccisa, che la ragazzina ha subito un incidente e poi gli autori del sequestro si sono disfatti del corpo, che c’è una motivazione che viene da aspetti di vendetta, di gelosia, di invidia. Praticamente nulla è stato fatto. Anche oggi probabilmente stiamo parlando dell’ennesimo delitto non risolto, o di un mistero a più facce.

 

Quindi secondo lei Denise è stata uccisa, o comunque non è più in vita?

Guardi, ho detto, può essere stata uccisa, oppure no. Se non è stata uccisa è stata rapita, è stata venduta, è stata mercificata, è stata adottata, non lo possiamo sapere, perché non ci sono tracce di violenza riferibili alla bambina. Purtroppo siamo ancora nel campo delle ipotesi, perché non ci sono elementi certi, e gli elementi certi non li abbiamo a causa della lentezza, della farraginosità, della superficialità delle indagini iniziali. In Italia succede sempre così.

 

Comunque, visto che questa informazione anonima ha aperto una breccia nel muro di omertà che ha sempre circondato la faccenda, può darsi che altre persone si mettano una mano sulla coscienza e che il silenzio che ha sempre protetto i colpevoli – o le colpevoli – cada definitivamente.

Sì. Bisogna sperare che, se Denise è stata presa all’interno di un gruppo, e in questo gruppo, in cui sono presenti persone  che, per motivi di familiarità, di vicinanza, di affetto, di frequentazione, sanno qualcosa, prima o poi qualcuno potrebbe cedere, e in questo caso si andrebbe a puntare la persona che potrebbe essere l’anello debole della catena. Si lavora sempre, però, a livello indiziario, e dopo molte molte esitazioni. Si ha la tendenza, in Italia, sempre dopo molti anni, a scimmiottare quello che gli americani facevano dieci o venti anni fa, però da noi lo si fa con grandissimo ritardo.

 

Riteniamo che il professor Lavorino si voglia riferire a quelli che sono anche arrivati in televisione, con l’appellativo di ‘Cold Case’, cioè vecchi casi giudiziari investigativi irrisolti, divenuti ormai ‘Cold’, cioè ‘freddi’. I telefilm si concludono sempre con la soluzione di questi ‘casi’, dato che nel frattempo le tecniche investigative si sono affinate, ed è possibile ottenere nuovi e rivelatori riscontri. Come in questo caso. Ci auguriamo che altrettanto possa accadere per la scomparsa di Denise Pipitone, anche se, come accade più volte, la soluzione potrebbe essere sotto gli occhi di tutti, magari ostacolata da quello che in Tribunale si chiama ‘verità processuale’ o ‘ragionevole dubbio’, cioè un processo indiziario, come indicato dal professor Lavorino.

Roberto Ragone

 

 




Caso Denise Pipitone, Piera Maggio: “Non molleremo mai”

di Angelo Barraco

MAZARA DEL VALLO (TP) “Bugie e depistaggi, silenzi omertosi, mostri crudeli e molta cattiveria, errori commessi, speranza e attesa, lavoro e perseveranza, sofferenza, dolore e tanta rabbia, falso buonismo, non verità, colpevoli liberi, delusione e amarezza, troppi magistrati, processi e altro per zero risposte. Dov’è Denise?”. Piera Maggio, con questo messaggio pieno di sofferenza e intimo dolore, ha voluto ripercorrere i suoi tredici anni senza la sua piccola Denise. Tredici anni lunghi e tortuosi, in cui Piera Maggio è stata ingiustamente privata dell’abbraccio di sua figlia che oggi, sarebbe quasi una donna; ha dovuto rinunciare a quell’affetto e a quella complicità che soltanto lei, Piera, aveva con la sua bambina. Perché tutto questo? Per mano di chi? Oggi Piera Maggio, esattamente come tredici anni fa, si asciuga le lacrime che lentamente scavano il volto e grida a gran voce questi sono stati “13 anni della nostra vita, senza verità ne giustizia! Non molleremo mai, nostra figlia va cercata ovunque e dovunque! Tutti hanno un cuore, pochi una coscienza”.

Ma torniamo a quel tragico 1 settembre 2004. Piera Maggio affida la figlia Denise Pipitone alla nonna materna intorno alle 8:30, poiché in quel periodo frequentava un corso di formazione e necessitava di affidare i due figli alla madre. Piera Maggio quel terribile giorno riceve una telefonata alle 12:30, una telefonata che cambierà per sempre la sua vita e quella di tutte le persone che hanno seguito il caso, a Piera Maggio le viene detto al telefono che Denise era scomparsa e che le ricerche erano in corso da mezz’ora ma che non avevano portato ad alcun esito. Piera Maggio non appena giunge a casa vede Polizia e Carabinieri che cercano Denise, iniziano le perquisizioni anche all’interno degli appartamenti dei familiari e viene presa in considerazione l’idea che la bambina si sia allontanata da sola, ma Piera Maggio conosce bene la sua bambina, conosce bene le sue abitudini, sa di cosa ha paura la sua creatura e sa che non è autonoma negli spostamenti e ha paura delle macchine.

La nonna di Denise stava cucinando al momento della scomparsa, e la certezza di collocare Denise in un orario specifico all’interno del garage c’è, poiché la piccola si trovava, almeno fino alle 11.35, con la nonna. La casa in cui viveva Denise si trova in periferia, vicino ad un cimitero, precisamente in Via Domenico La Bruna. L’ultima persona a vedere Denise è stata la zia, in Via Castagnola. Il cugino ha confermato di averla vista giocare quella mattina. Denise aveva mostrato il suo visino innocente dalla porta a specchio della zia, successivamente si avvia verso la casa della nonna, ovvero verso Via Domenico La Bruna, ed è da li che inizia il mistero della scomparsa di Denise, avvenuta in pochi istanti. In questi lunghi anni si sono susseguiti numerosi avvistamenti, tante segnalazioni sono arrivate da tutta Italia e in tanti hanno creduto e sperato di aver visto e individuato la piccola Denise ma purtroppo nulla di concreto è emerso. Nel maggio del 2005 le indagini si concentrano sulla pista familiare e precisamente su Jessica Pulizzi, sorellastra di Denise.

L’accusa contro Jessica Pulizzi si incentra su una frase “ Io a casa c’à purtai” (io a casa gle la portai), catturata durante un’intercettazione ambientale. Dopo anni di processi e dibattimenti, il 27 giugno 2014 Jessica Pulizzi viene assolta dal Tribunale di Marsala con l’accusa di concorso nel sequestro di Denise, assolta per non aver commesso il fatto e per mancanza di prove. I Pm avevano chiesto una condanna a 15 anni poiché “Una serie di indizi chiari, univoci e convergenti inducono a ritenere che Jessica sia stata l’autrice del sequestro. E’ colpevole senza alcun dubbio. Anche se non può aver agito da sola”, un processo di primo grado costituito da 44 udienze. Il 2 ottobre 2015, Jessica Pulizzi viene assolta dalla Corte d’Appello di Palermo. Per lei erano stati chiesti 15 anni di reclusione. Il 19 aprile 2017 viene confermata l’assoluzione per Jessica Pulizzi, oggi definitivamente prosciolta dall’accusa di aver rapito la piccola Denise Pipitone. Dov’è la piccola Denise Pipitone?




Denise Pipitone: 12 anni dalla scomparsa, Piera Maggio: "I colpevoli? Liberi di vivere la loro vita"

di Angelo Barraco

Mazara del Vallo (TP) “Sono trascorsi 12 anni senza mia figlia, senza verità e giustizia! I colpevoli? Liberi di vivere la loro vita, indisturbati”. E’ questo il messaggio che Piera Maggio, madre della piccola Denise Pipitone, scomparsa misteriosamente da Mazara Del Vallo il 1 settembre 2001, scrive nel blog Cerchiamodenise.it, in cui assembla in poche righe il dolore che in questi dodici anni ha accumulato, condividendolo con un’Italia che si è asciugata le lacrime e ha cercato la piccola Denise in lungo e in largo. Una madre che ha sempre avuto coraggio e forza d’animo, che ha sempre gridato sin dal primo momento, a gran voce,  i nomi di coloro che avrebbero rapito Denise. Una torbida storia che abbandona le proprie certezze nelle vie di Mazara del Vallo e lascia spazio a dubbi e misteri che ancora oggi fanno largo a numerosi interrogativi, uno su tutti: Dov’è Denise?. “In galera ci vanno solo i ladri di polli, invece di ladri di bambini, i mostri crudeli, girano per le vie della città, apparentemente tranquilli.  Il mio dolore è uguale al primo giorno, per me, nulla è cambiato, questo lo dico per coloro che pensano ho credono che il tempo lenisce il dolore, non il mio, non in questo modo, così vile, barbaro e crudele. Il sorriso da anni mi è stato spento, ma in qualche modo riesco a regalarne qualcuno, non per questo vivo bene”, conclude il messaggio dicendo “Finché non c’è giustizia non ci sarà mai pace”. 

La storia. Il 1 settembre 2004 Mazara Del Vallo e tutta Italia apprende della scomparsa di una bambina che si chiama Denise Pipitone, ma sin da subito i contorni della vicenda sono opachi. Analizziamo la vicenda attimo per attimo; Denise viene affidata da Piera Maggio –madre di Denise- alla nonna materna intorno alle 8:30, poiché la signora Maggio in quel periodo frequentava un corso di formazione e necessitava di affidare i due figli alla madre. Piera Maggio quel terribile giorno riceve una telefonata alle 12:30, una telefonata che cambierà per sempre la sua vita e quella di tutte le persone che hanno seguito il caso; a Piera Maggio le viene detto al telefono che Denise era scomparsa e che le ricerche erano in corso da mezz’ora ma che non avevano portato ad alcun esito. Piera Maggio non appena giunge a casa vede Polizia e Carabinieri che cercano Denise, iniziano le perquisizioni anche all’interno degli appartamenti dei familiari e viene presa in considerazione l’idea che la bambina si sia allontanata da sola, ma Piera Maggio conosce bene la sua bambina, conosce bene le sue abitudini, sa di cosa ha paura la sua creatura e sa che non è autonoma negli spostamenti  e ha paura delle macchine. La nonna di Denise stava cucinando al momento della scomparsa, e la certezza di collocare Denise in un orario specifico all’interno del garage c’è, poiché la piccola si trovava, almeno fino alle 11.35, con la nonna. La casa in cui viveva Denise si trova in periferia, vicino ad un cimitero, e si trova in Via Domenico La Bruna. L’ultima persona a vedere Denise è stata la zia di Denise in Via Castagnola, proprio il cugino ha confermato di averla vista giocare quella mattina. Denise aveva mostrato il suo visino innocente dalla porta a specchio della zia, successivamente si avvia verso la casa della nonna, ovvero verso Via Domenico La Bruna, ed è da li che inizia il mistero della scomparsa di Denise, avvenuta in pochi istanti. 
 
LE PRIME INDAGINI
Piera Maggio sin da subito viene interrogata e gli viene chiesto se nella sua famiglia vi erano dei rapporti burrascosi, allora indica agli inquirenti immediatamente e sin da subito Jessica Pulizzi e la famiglia poichéquest'ultima è figlia del padre naturale di Denise, ma sull’aspetto investigativo ci torneremo più avanti, adesso ci soffermiamo su un avvenimento che è accaduto il 18 ottobre 2004, esattamente un mese e mezzo dopo la scomparsa di Denise. Siamo a Milano, una guardia giurata che prestava servizio ha notato dei nomadi costituito da un uomo, due donne e tre bimbi, ma nella guardia giurata c’è stato un sobbalzo poiché una di quelle bambine somigliava in modo evidente a Denise Pipitone. La piccola aveva la testa coperta da un cappuccio di colore scuro, ma quel giorno a Milano non pioveva.
 
L’uomo ha avvertito la Polizia ma il gruppo di persone si è allontanato prima dell’arrivo dei poliziotti. L’uomo aveva con se un telefonino e ha registrato di nascosto un video/audio in cui si sente chiaramente la bambina che somiglia a Denise che dice “Dove mi porti?” con una cadenza tipica del sud Italia, prima di questa frase vi è un’altra frase pronunciata dalla donna che fa pensare ancora e supporre che quella bimba sia effettivamente Denise, poiché una donna dice alla piccola “Danàs”, inoltre la guardia giurata aveva notato nel volto di quella piccola una cicatrice, anche Denise aveva una cicatrice sotto l’occhio. 
 
LE ACCUSE A JESSICA PULIZZI
Tante segnalazioni arrivano da tutta Italia, tanti credono di aver visto Denise in diversi luoghi d’Italia ma nulla di concreto, furono scandagliate tante piste, da quella del traffico di organi a quella che portava agli zingari come probabili responsabili. Ma la svolta investigativa arriva nel mese di maggio del 2005, quando le indagini si concentrano sulla pista familiare e su Jessica Pulizzi, la sorellastra di Denise. L’astio di Jessica nei confronti di Piera Maggio è dovuto al fatto che il padre naturaledi Jessica, nonché anche padre naturale di Denise, avrebbe avuto una relazione con Piera Maggio, quindi il motivo sarebbe la gelosia. Jessica già in precedenza aveva manifestato a Piera Maggio il suo disprezzo mediante insulti e foratura di gomme, il rapimento della figlia sarebbe stato un ulteriore atto punitivo. L’accusa contro Jessica Pulizzi si incentra su una frase “ Io a casa c’à purtai” (io a casa gle la portai), catturata durante un’intercettazione ambientale. Jessica ha inoltre detto numerose bugie e ha negato di essere vicino la casa di Denise quel giorno, ma ciò è stato smentito dalle celle telefoniche di quella zona. Il colpo di scena arriva il 5 dicembre nel processo d’appello, dove si apprende in un’intercettazione ambientale risalente all’11 ottobre del 2004, dopo un’accurata ripulitura dei nastri, che Jessica ha detto alla sorella Alice la seguente frase: “Quanno eramu 'ncasa, a mamma l'ha uccisa a Denise» (quando eravamo a casa, la mamma ha ucciso Denise)”, il consulente della difesa dice però che quella frase non si sente.
 
Il 27 giugno 2014 Jessica Pulizzi viene assolta dal Tribunale di Marsala con l’accusa di concorso nel sequestro di Denise, assolta per non aver commesso il fatto e per mancanza di prove. I Pm avevano chiesto una condanna a 15 anni poiché “Una serie di indizi chiari, univoci e convergenti inducono a ritenere che Jessica sia stata l'autrice del sequestro. E' colpevole senza alcun dubbio. Anche se non può aver agito da sola”, un processo di primo grado costituito da 44 udienze, lungo, torbido ma inconcludente. Intanto gli anni passano, le indagini vanno avanti e il pg della Corte d’Appello di Palermo ha chiesto pochi giorni fa per Jessica Pulizzi 15 anni di carcere durante il processo di secondo grado. Il sostituto procuratore Rosalba Scaduto ha dichiarato: “In appello sono emersi molti più indizi a carico di Jessica Pulizzi rispetto al processo di primo grado. Tutti indizi, univoci e concordanti, che portano a lei. Non è mai saltata fuori un'alternativa”. Si sono svolte il 22/05/2015 anche le arringhe di parte civile sul caso della scomparsa di Denise ed è stata richiesta la condanna di Jessica Pulizzi inquanto la sua colpevolezza era emersa durante il processo d’Appello.
 
Il 2 ottobre 2015, Jessica Pulizzi viene assolta dalla Corte d’Appello di Palermo. Per lei erano stati chiesti 15 anni di reclusione, era stata assolta anche in primo grado. Noi de L’Osservatore D’Italia, a seguito di questo esito processuale, intervistammo l’Avvocato Giacomo Frazzitta. Ecco alcuni stralci dell’intervista.
 
Jessica è stata assolta, vi aspettavate questa assoluzione?
“E’ chiaro che un giudizio particolarmente difficile non può avere un risultato scontato, la sensazione, e di sensazioni purtroppo in diritto non si può vivere ma si vive di certezze, da uomini era una sensazione interessante, avevamo una sensazione positiva. Vero è che ad un certo punto abbiamo notato l' umore da parte della Corte, tuttavia il procedimento aveva degli atti d’Appello ben precisi, ben determinati, che non avevano lacune, che evidenziavano deficit dell’utilizzo di primo grado. Questi erano ritenuti fondati alla riapertura del dibattimento e quindi è chiaro che non avevamo certezza me una buona idea di aver fatto un buon lavoro, il massimo che si poteva fare”.
 
In merito agli elementi contro Jessica?
“In merito agli elementi contro Jessica in particolare si era approfondito anche l’accesso nell’abitazione dopo due ore dalla scomparsa  della piccola Denise Pipitone nella casa di Anna Corona e che in realtà si è avuto modo di rilevare che è stato sviato questo accesso dalla Anna Corona stessa che li ha fatti entrare nella casa della vicina. In questa storia, mi spiace doverlo dire, c’è tanta gente che è a conoscenza, e ne abbiamo prova di fatti e di elementi, che possono far mutare il senso di questa tragica vicenda. Purtroppo queste persone o sono reticenti o comunque non raccontano la verità, tutto questo ha fatto male a questo processo indiziario e dunque oltre a nascere con grosse difficoltà genetiche, lo ha ulteriormente aggravato  con la reticenza e la non collaborazione di molti testi terzi per paura e tanti altri motivi. Sta di fatto che nonostante questo siamo riusciti ad avere un quadro abbastanza chiaro, un puzzle in cui mancano dei tasselli. Non c’è ombra di dubbio, non posso negarlo, ma abbiamo dei punti certi in questo puzzle”.  
 
Nei primi di ottobre del 2015, una ragazza ha scritto il seguente messaggio sul profilo facebook di Piera Maggio “Sono Denise Mamma”. Giornali locali e nazionali riprendono la notizia, le tv urlano alla novità. La trasmissione “Chi l’ha visto?” riuscii a mettersi in contatto con la ragazza, che ha riferito di non essere stata lei a scrivere il messaggio aggiungendo poi il seguente messaggio “Se ci fosse Denise ve la verreste a prendere?”. Le novità incalzano e un uomo avrebbe chiamato alla redazione del TGR Basilicata affermando “Denise Pipitone è viva ed è qui, in Basilicata” e avrebbe affermato inoltre di conoscere la ragazza apparsa a “Chi l’ha visto?” e che ha lasciato il messaggio alla mamma di Denise, Piera Maggio. Noi intervistammo l’Avvocato Giacomo Frazzitta che ci ha riferito che “Tutto sto tram tram mediatico mi sembra di una stupidità immensa, è tutta una storia che fino a quando non sapremo del dna che dobbiamo dire in più di questa storia, niente”, aggiunse inoltre che “Quando il 12 di agosto mi arrivò questa segnalazione io non impiegai neppure un secondo, neppure parlai con la mia cliente, quando lei mi mando questo segnale io girai questa segnalazione nel giro di un minuto alla Procura perché l’abbinamento cognome e faccia mi hanno fatto un po’ fatto saltare dalla sedia, perché il cognome era un cognome che era entrato nell’inchiesta anni fa, perché è un cognome –come dissi nella trasmissione di mercoleì (Chi l’ha visto?)-  ha una certa linea di conduzione con l’indagine e con il processo che è terminato con l’assoluzione. E quindi diciamo che da questo punto di vista mi è sembrato giusto che l’accertamento venisse fatto secondo un protocollo completo, il protocollo completo non può essere: “noi abbiamo preso i certificati, a noi sembra che noi sia lei”. Questa storia va segnata da certezze quindi una volta che abbiamo avuto la sensazione che questa storia era passata sotto gamba nella procura di competenza, Piera Maggio ha ritenuto di dover fare questo passaggio televisivo che ha creato questo riscontro a livello nazionale. si dovrà chiudere semplicemente con il dna, non c’abbiamo altri riscontri. E’ verosimile che da quello che stiamo percependo forse non otterremo il risultato da noi atteso però mai dire mai, facciamo il protocollo per intero, perché è questo che noi lamentiamo. Noi stiamo facendo questo perché dove ci sono segnalazioni che possono avere una loro valenza, dove posso avere una loro conducenza all’interno delle indagini, il protocollo di verifica deve essere completo”. L’esame del dna ha dato esito negativo, non è Denise la ragazza del messaggio: Dov’è Denise? 



DENISE PIPITONE: L'INTERVISTA A PIERA MAGGIO E ALL'AVVOCATO GIACOMO FRAZZITTA

di Angelo Barraco
 
Mazara Del Vallo (TP) – Lunedì 26 ottobre ha avuto luogo a Mazara del Vallo un corteo per festeggiare i 15 anni di Denise Pipitone, la piccola scomparsa misteriosamente il 1 settembre 2004.
 
Si è festeggiato un compleanno senza verità e giustizia, come indica lo striscione sorretto da Piera Maggio e da Pietro Pulizzi, i genitori della piccola.  I genitori della piccola hanno attraversato la città con dietro tanti cittadini che si chiedono da troppi anni  risposte su uno dei misteri che ha scosso l’Italia e non solo. Il corteo è partito alle 17:00 da Piazza della Repubblica, la gente accorsa era tanta, c’erano genitori con bambini a seguito che sorreggevano cartelloni con su scritto “Giustizia per Denise” e hanno voluto manifestare la loro vicinanza alla famiglia. Un corteo silenzioso, come silenzioso è il dolore che scava dentro l’anima di chi cerca disperatamente una figlia, una madre ed un padre sempre pronti ad affrontare tutto e l’avvocato Giacomo Frazzitta, anch’esso presente al corteo, che in questi anni ha lottato e lotta alla ricerca della verità.
 
Gli occhi lucidi di Piera Maggio nel momento in cui parla di Denise non rimangono di certo indifferenti, la sete di giustizia e di verità accompagnata dal dolore per l’assenza di una figlia che si trova nel limbo degli scomparsi da troppi anni è tanta. Tanti sono stati i giornalisti che sono intervenuti nel corso del corteo per strappare una parola alla signora Maggio. Da piazza della Repubblica si è giunti poi fino a via M.Rossi (zona Macello), vicino la scuola che frequentava Denise. E’ stato allestito un palco dove ci sono stati alcuni interventi. Noi abbiamo intervistato Piera Maggio e L’Avvocato Giacomo Frazzitta.

Il dolore di una madre, guardando un letto vuoto, è tanto e Piera Maggio scrive un post su facebook, dei suoi pensieri in merito a Denise, alle indagini e a questi anni: “Allo stato attuale dopo 11 anni, di peripezie indagini e processi, secondo i giudici non esiste nessun colpevole per il sequestro di Denise, non ci hanno fornito nessun altra pista alternativa, rispetto alle persone principalmente accusate, insomma chi non vuol vedere non vede, chi non vuol sentire non sente e chi dovrebbe parlare non parla. Noi non ci fermeremo non è finita, andremo avanti nella ricerca di Denise, della verità e giustizia”. Aggiunge inoltre “Giustamente alcuni dicono di non voler entrare in merito nella nostra vicenda, ne di dare un nome o un volto al mostro, ma che ci saranno le persone preposte a farlo. Altri invece immaginano, credono, sanno, ma non si esprimono, molti da tempo hanno già dato un volto all'essere ignobile che ci ha colpiti” continua inoltre “Io invece dico che la libertà di pensiero e di parola senza ledere alcuno è un nostro diritto in un paese democratico. Allora mi chiedo, se è venuto sotto casa mia un ladro di bambini qualunque, scegliendo mia figlia a caso, una bambina tra tante, il mio consiglio premuroso da genitore è di stare attenti ai vostri figli ! perchè in questi casi il mostro di turno non colpisce una volta sola, quindi io mi aspetto da oggi in poi un sano allarmismo generale nella città di Mazara, in Italia e non solo, così come è stata rapita Denise senza alcun motivo, potrebbe colpire qualsiasi altro bambino anche domani, in questo caso andrebbero presi seri provvedimenti” e prosegue “Invece A tutela dei minori, perché combatto anche per questo, In generale vorrei che passasse il messaggio, che i bambini non vengano utilizzati a proprio scopo personale per ripicca o vendetta. Esistono persone inumane dettate dalla cattiveria e da una mente contorta, non può essere dato loro spazio di agire tranquilli. In molti conoscono la mia vicenda, purtroppo non è un caso isolato, basti pensare che con modalità e storie diverse in altri casi di cronaca il bambino è diventato il mezzo più facile utilizzato per colpire qualcuno, spesso nella maggioranza dei casi per far del male al proprio coniuge” aggiunge che “Non basta pensare che discostandosi dai drammi altrui si rimanga puliti e immuni dalle brutte storie (sono fatti che riguardano loro a noi non ci tocca più di tanto) non sempre è così, il dramma la tragedia non ti avvisa non bussa alla tua porta non chiede permesso, arriva e basta quanto meno te lo aspetti. Nel nostro paese necessità il bisogno di tutelare i più vulnerabili, come anche i bambini, che in alcuni casi si trovano ingarbugliati in mezzo alle beghe degli adulti che senza giustificazione agiscono da vigliacchi.” E conclude “C'è bisogno di agire concretamente cercare di mettere un frego a quegli individui che agiscono senza ritegno, con l'utilizzo di azioni concrete e decisive nei loro confronti. E' un nostro dovere morale ribellarci all' assuefazione del male, all' indifferenza, il male andrebbe estirpato alla radice affinché non proliferi indisturbato, ma evidentemente non tutti la pensano così … spesso rimane libero di agire e continuare sotto gli occhi di tutti, e chissà magari un giorno il male toccherà qualcun altro”.
 
La Storia. Il 1 settembre 2004 tutta Mazara Del Vallo e tutta Italia apprende della scomparsa di una bambina che si chiama Denise Pipitone, ma sin da subito i contorni della vicenda sono opachi. Analizziamo la vicenda attimo per attimo; Denise viene affidata da Piera Maggio –madre di Denise- alla nonna materna intorno alle 8:30, poiché la signora Maggio in quel periodo frequentava un corso di formazione e necessitava di affidare i due figli alla madre. Piera Maggio quel terribile giorno riceve una telefonata alle 12:30, una telefonata che cambierà per sempre la sua vita e quella di tutte le persone che hanno seguito il caso; a Piera Maggio gli viene detto al telefono che Denise era scomparsa e che le ricerche erano in corso da mezz’ora ma che non avevano portato ad alcun esito. Piera Maggio non appena giunge a casa vede Polizia e Carabinieri che cercano Denise, iniziano le perquisizioni anche all’interno degli appartamenti dei familiari e viene presa in considerazione l’idea che la bambina si sia allontanata da sola, ma Piera Maggio conosce bene la sua bambina, conosce bene le sue abitudini, sa di cosa ha paura la sua creatura e sa che non è autonoma negli spostamenti  e ha paura delle macchine. La nonna di Denise stava cucinando al momento della scomparsa, e la certezza di collocare Denise in un orario specifico all’interno del garage c’è, poiché la piccola si trovava, almeno fino alle 11.35, con la nonna. La casa in cui viveva Denise si trova in periferia, vicino ad un cimitero, e si trova in Via Domenico La Bruna. L’ultima persona a vedere Denise è stata la zia di Denise in Via Castagnola, proprio il cugino ha confermato di averla vista giocare quella mattina. Denise aveva mostrato il suo visino innocente dalla porta a specchio della zia, successivamente si avvia verso la casa della nonna, ovvero verso Via Domenico La Bruna, ed è da li che inizia il mistero della scomparsa di Denise, avvenuta in pochi istanti. 
 
Piera Maggio sin da subito viene interrogata e gli viene chiesto se nella sua famiglia vi erano dei rapporti burrascosi, allora Piera Maggio indica agli inquirenti immediatamente e sin da subito Jessica Pulizzi e la famiglia poiché Jessica Pulizzi è figlia del padre naturale di Denise, ma sull’aspetto investigativo ci torneremo più avanti, adesso ci soffermiamo su un avvenimento che è accaduto il 18 ottobre 2004, esattamente un mese e mezzo dopo la scomparsa di Denise. Siamo a Milano, una guardia giurata che prestava servizio ha notato dei nomadi costituito da un uomo, due donne e tre bimbi, ma nella guardia giurata c’è stato un sobbalzo poiché una di quelle bambine somigliava in modo evidente a Denise Pipitone. La piccola aveva la testa coperta da un cappuccio di colore scuro, ma quel giorno a Milano non pioveva. L’uomo ha avvertito la Polizia ma il gruppo di persone si è allontanato prima dell’arrivo dei poliziotti. L’uomo aveva con se un telefonino e ha registrato di nascosto un video/audio in cui si sente chiaramente la bambina che somiglia a Denise che dice “Dove mi porti?” con una cadenza tipica del sud Italia, prima di questa frase vi è un’altra frase pronunciata dalla donna che fa pensare ancora e supporre che quella bimba sia effettivamente Denise, poiché una donna dice alla piccola “Danàs”, inoltre la guardia giurata aveva notato nel volto di quella piccola una cicatrice, anche Denise aveva una cicatrice sotto l’occhio. 
 
Tante segnalazioni arrivano da tutta Italia, tanti credono di aver visto Denise in diversi luoghi d’Italia ma nulla di concreto, furono scandagliate tante piste, da quella del traffico di organi a quella che portava agli zingari come probabili responsabili. Ma la svolta investigativa arriva nel mese di maggio del 2005, quando le indagini si concentrano sulla pista familiare e su Jessica Pulizzi, la sorellastra di Denise. L’astio di Jessica nei confronti di Piera Maggio è dovuto al fatto che il padre naturaledi Jessica, nonché anche padre naturale di Denise, avrebbe avuto una relazione con Piera Maggio, quindi il motivo sarebbe la gelosia. Jessica già in precedenza aveva manifestato a Piera Maggio il suo disprezzo mediante insulti e foratura di gomme, il rapimento della figlia sarebbe stato un ulteriore atto punitivo.
 
L’accusa contro Jessica Pulizzi si incentra su una frase “ Io a casa c’à purtai” (io a casa gle la portai), catturata durante un’intercettazione ambientale. Jessica ha inoltre detto numerose bugie e ha negato di essere vicino la casa di Denise quel giorno, ma ciò è stato smentito dalle celle telefoniche di quella zona. Il colpo di scena arriva il 5 dicembre nel processo d’appello, dove si apprende in un’intercettazione ambientale risalente all’11 ottobre del 2004, dopo un’accurata ripulitura dei nastri, che Jessica ha detto alla sorella Alice la seguente frase: “Quanno eramu 'ncasa, a mamma l'ha uccisa a Denise» (quando eravamo a casa, la mamma ha ucciso Denise)”, il consulente della difesa dice però che quella frase non si sente. Il 27 giugno 2014 Jessica Pulizzi viene assolta dal Tribunale di Marsala con l’accusa di concorso nel sequestro di Denise, assolta per non aver commesso il fatto e per mancanza di prove. I Pm avevano chiesto una condanna a 15 anni poiché “Una serie di indizi chiari, univoci e convergenti inducono a ritenere che Jessica sia stata l'autrice del sequestro. E' colpevole senza alcun dubbio. Anche se non può aver agito da sola”, un processo di primo grado costituito da 44 udienze, lungo, torbido ma inconcludente. Intanto gli anni passano, le indagini vanno avanti e il pg della Corte d’Appello di Palermo ha chiesto pochi giorni fa per Jessica Pulizzi 15 anni di carcere durante il processo di secondo grado. Il sostituto procuratore Rosalba Scaduto ha dichiarato: “In appello sono emersi molti più indizi a carico di Jessica Pulizzi rispetto al processo di primo grado. Tutti indizi, univoci e concordanti, che portano a lei. Non è mai saltata fuori un'alternativa”. Si sono svolte il 22/05/2015 anche le arringhe di parte civile sul caso della scomparsa di Denise ed è stata richiesta la condanna di Jessica Pulizzi inquanto la sua colpevolezza era emersa durante il processo d’Appello.




DENISE PIPITONE: PIERA MAGGIO SCRIVE UNA LETTERA ALLA FIGLIA

Redazione

Mazara del Vallo – La mamma della piccola Denise Pipitone ha preso carta e penna e ha scritto alla sua bambina a 10 anni dalla sua scomparsa. L'augurio di tutti è che Piera Maggio possa riabbracciare sua figlia.

Ecco il testo della lettera:  

Ciao tesoro mio,

tu forse non ti ricordi di me, io sono la tua mamma, mi chiamo Piera. Sono trascorsi dieci lunghi anni 

senza poterti vedere senza poterti abbracciare e coccolarti come spesso facevo, mi manchi tantissimo. 

Oggi sarai diventata una bellissima signorina di quasi quattordici anni, che sicuramente non conosce 

la sua vera identità. Ti chiami Denise, questo è il tuo vero nome, ti abbiamo fortemente voluta, sei 

nata a Mazara del Vallo in Sicilia, poi all’età di quasi quattro anni, delle cattive persone ti hanno 

portata lontano da noi, strappandoti dal nostro amore, facendoci soffrire lasciandoci nell’angoscia più 

totale. Quando eri piccolina all’età di tre anni, ti piaceva tanto cantare, conservo ancora le canzoncine 

mentre lo facevi. I tuoi cartoni preferiti erano Hamtaro Piccoli Criceti e le sventure di Sophie, la 

mattina se non terminava la puntata non volevi andare alla scuola materna. Una volta hai voluto che ti 

comprassi “la bambola di vetro” così la chiamavi tu! si trattava di una bambola di porcellana, io non 

volevo fartela tenere fra le braccia per paura che si rompesse e ti facessi del male, non c’è stato nulla

da fare era una delle tue preferite e l’hai anche chiamata Sophie, la protagonista del tuo cartone. 

Ricordi, prima di andare a letto ti raccontavo la favola, tu recitavi le preghierine in compagnia del tuo 

angioletto Serafino, e dopo beatamente ti addormentavi senza troppe storie. Eri troppo forte e 

divertente quando facevi le imitazioni delle persone che più ti colpivano, e poi quella mania che avevi 

delle scarpe con i tacchi e le borse, se vedevi qualcuno che indossava delle scarpe che a te piacevano, 

allora gli chiedevi “me lo fai fare un giro?”. Per non parlare della stranezza che provai quando un 

giorno tu, seduta a guardare la tv della domenica mattina, ti senti dire mentre guardavi la messa, che 

eri estasiata dal talare che indossava il prete che celebrava la funzione, cosa insolità per una bambina 

di quattro anni, ti piacque così tanto che commentammo insieme quale ti era sembrato più bello. E poi 

da piccola eri una crocerossina perfetta, ti munivi di cotone intriso di l’alcool, ed eri pronta a curare 

gli altri, guai se notavi qualcuno di noi con qualche crosticina… Sempre nel 2004, esattamente nel 

mese di giugno, dopo aver partecipato al matrimonio di un parente, sei rimasta colpita dall’abito da 

sposa e dal velo nuziale, tanto da giocare con la tua cuginetta “allo sposo e alla sposa”, dicevi sempre 

che andavi al tuo “patrimonio” storpiando la parola, si! … perché nelle tue fantasie di bambina, un 

giorno ti saresti sposata per indossare il velo e l’abito che tanto a te piaceva. Ricordo con rammarico 

quella volta che ti ho dato qualche sculacciata, oggi per questo mi sento un po’ in colpa… Avrei tante 

altre cose da scrivere, non basterebbe una pagina, e quindi mi fermo qui!.

Adesso quello che ci rimane sono quei bei ricordi di una bambina tanto buffa e biricchina che amava 

tanto parlare, sorridere e scherzare e che risultava molto più matura rispetto alla sua età, che sapeva 

esprimere tanto amore verso chi gli voleva un bene dell’anima. 

Denise, sei sempre nei nostri pensieri, nei nostri cuori, hai lasciato un vuoto immenso in noi, manchi 

tantissimo al tuo papà e a tuo fratello che ha tanto sofferto la tua assenza. 

Oggi il dolore ha assunto un retro gusto di rabbia e frustrazione, per tutto quello che è successo in 

questi anni. Tante sono le persone che ti vogliono bene, ma anche quelle che hanno voluto che questo 

male continuasse e agisse nel silenzio…

Noi siamo qui ad attendere con speranza il tuo ritorno, vogliamo giustizia per coloro che questo male 

abominevole e disumano lo hanno procurato! Io non mi arrendo, noi non ci arrendiamo! E assieme a 

me, tutte le persone che ti vogliono bene e che attraverso noi, hanno imparato a conoscerti!!!

Ovunque tu sia spero che tu stia bene e che ti senta amata come avremmo fatto noi. 

Non so dove, non so quando, io ti riabbraccerò! TI VOGLIAMO UN MONDO DI BENE!

P.S. Denise, se ho suscitato in te un qualche ricordo o se ti riconosci in quello 

che ho scritto, mettiti in contatto con noi!

La tua mamma, Piera Maggio (Pietra)

 

Sono passati dieci anni dalla scomparsa di Denise Pipitone. La bambina, figlia di Piera Maggio e di Piero Pulizzi, stava giocando davanti la casa materna a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani verso le dodici quando si sono perse le tracce.

La maggiore indiziata è stata dall’inizio la sorellastra Jessica Pulizzi, nata dal padre Piero e la moglie di questi, Anna Corona. La presunta gelosia nei confronti della bambina nata fuori dal matrimonio, che avrebbe destabilizzato l’ambiente familiare è stato considerato come movente valido, e alcuni elementi indiziari, tra cui affermazioni false raccontante agli inquirenti e un’intercettazione telefonica in cui l’indiziata parlò della piccola, ma i giudici hanno ritenuto che la stessa fosse riferita alla mattina prima della scomparsa.

 

 

 

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DENISE PIPITONE: PROSSIMA TAPPA IL 3 OTTOBRE

di Silvio Rossi

Mazara del Vallo (TP) – La prossima udienza del processo si terrà a Palermo il prossimo 3 ottobre, tra i convocati c’è il maresciallo Di Girolamo, per la questione dell’ispezione a casa di Anna Corona. La madre di Denise Piera Maggio spera che il processo di appello possa finalmente aiutarla a ritrovare la bambina (che oggi avrebbe quattordici anni), e crede fortemente che la figlia sia ancora viva, definendo “atto di sciacallaggio” una nuova lettera, recapitata in forma anonima, su cui è scritto che Denise è stata uccisa e sepolta sotto la spiaggia di Mazara. Piera Maggio ha un portale sempre aggiornato dedicato alla sua bambina che si chiama www.cerchiamodenise.it 

 

La nuova intercettazione

Nello scorso mese di aprile è iniziato il processo di appello, e nuove rivelazioni sono giunte per modificare il quadro dell’accusa. In una nuova intercettazione, che riguarda i giorni successivi alla scomparsa, ma che è stata resa pubblica solo ultimamente, si sentono due persone dire: «Ciao Pe, vai a prendere Denise», «Ma Peppe che ti ha detto? Dove la devo portare?»

Non si conoscono le due persone, ma l’intercettazione è stata realizzata con una cimice installata nel motorino di Jessica, per cui certamente la ragazza era presente nel momento in cui sono state pronunciate queste parole.

Nel nuovo dibattimento si stanno rivalutando anche altri elementi. Primo tra tutti l’atteggiamento di Anna Corona, che poche ore dopo la scomparsa fece entrare i carabinieri nell’appartamento della vicina di casa al posto del suo.

 

La prova del video

È stato chiesto anche di acquisire come prova un video girato da Giacomo Frazzitta, avvocato di Piera Maggio, in cui un testimone, Battista Della Chiave, settantacinquenne sordomuto, asserisce di aver visto il primo settembre 2004, giorno della scomparsa, un uomo entrare in un magazzino dove lavorava in quel periodo, con una bambina in braccio che fece una telefonata. Da quel magazzino circa venti minuti dopo mezzogiorno, quando la notizia non era ancora di dominio pubblico, partì una telefonata verso Antonietta Lo Cicero, madre di Anna Corona, che ha testimoniato come le fu detto di andare da figlia e nipote perché era successo qualcosa. Chi ha chiamato era però coinvolto nella storia, perché ancora la vicenda della scomparsa non era di pubblico dominio.

 

La posizione di Jessica Pulizzi

I giudici hanno deciso anche di ascoltare Alice Pulizzi, la sorella minore di Jessica, per verificare l’alibi di quest’ultima, dato che i tabulati della sua utenza mobile indicano la sua presenza nel pressi di casa Pipitone proprio il giorno della scomparsa. Potrebbe quindi aggravarsi la condizione di Jessica. Se le nuove prove saranno ritenute credibili la posizione dell’accusata potrebbe cambiare notevolmente. Infatti in assenza di nuovi elementi sarebbe stato in ogni caso difficile per l’accusa dimostrare la colpevolezza superando “ogni ragionevole dubbio”.

La scomparsa di Denise

Fra pochi giorni, il primo settembre, ricorreranno dieci anni dalla scomparsa di Denise Pipitone. La bambina, figlia di Piera Maggio e di Piero Pulizzi, stava giocando davanti la casa materna a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani verso le dodici quando si sono perse le tracce.

La maggiore indiziata è stata dall’inizio la sorellastra Jessica Pulizzi, nata dal padre Piero e la moglie di questi, Anna Corona. La presunta gelosia nei confronti della bambina nata fuori dal matrimonio, che avrebbe destabilizzato l’ambiente familiare è stato considerato come movente valido, e alcuni elementi indiziari, tra cui affermazioni false raccontante agli inquirenti e un’intercettazione telefonica in cui l’indiziata parlò della piccola, ma i giudici hanno ritenuto che la stessa fosse riferita alla mattina prima della scomparsa.

 

Il processo

Sei anni dopo la scomparsa della bambina è iniziato il processo di primo grado presso il tribunale di Mazara del Vallo. Imputati erano Jessica Pulizzi, per concorso in sequestro di persona (gli accusatori hanno ritenuto che la ragazza avesse avuto dei complici),  Gaspare Ghaleb, suo ex compagno, che è stato condannato a due anni per aver fornito false dichiarazioni ai PM, e la madre Anna Corona. Mancava però una prova che avrebbe potuto inchiodare la ragazza alle sue responsabilità, quindi il processo di primo grado ha visto nel giugno 2013 l’assoluzione di Jessica perché gli elementi accusatori non fornivano una certa responsabilità dell’imputata.

 

 




MARSALA, SCOMPARSA DENISE PIPITONE: IL GIP ARCHIVIA LA POSIZIONE DI ANNA CORONA

Redazione

Marsala (TP) – Il gip di Marsala ha archiviato la posizione della madre di Jessica Pulizzi, Anna Corona, come richiesto dalla procura a gennaio, nell'ambito del secondo troncone d'indagine per la scomparsa di Denise Pipitone. La bambina manca dalla sua casa di Mazara del Vallo dal primo settembre 2004, quando sparì, rapita, all’età di quasi 4 anni. La bambina manca dalla sua casa di Mazara del Vallo dal primo settembre 2004, quando sparì, rapita, all’età di quasi 4 anni.La bambina manca dalla sua casa di Mazara del Vallo dal primo settembre 2004, quando sparì, rapita, all’età di quasi 4 anni. Adesso Denise ha 13 anni e la mamma Piera Maggio non si arrende all'idea di riabbracciarla.