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Cronaca

Denise Pipitone, indagini: Lavorino punta il dito su avvocati, Pm e polizia giudiziaria

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Tempo di lettura 5 minuti Lavorino: “Purtroppo hanno responsabilità gli avvocati, che non sanno effettuare indagini difensive, per ciò che riguarda la parte civile.”

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Tutti ricordiamo le innumerevoli volte in cui la mamma di Denise Pipitone, Piera Maggio, ha partecipato a programmi televisivi per ricordare a tutto il pubblico di telespettatori la scomparsa di sua figlia Denise, rapita – ormai lo si può asserire senza ombra di dubbio – durante un tempo di gioco, in cui era rimasta sola, davanti alla porta di casa, a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani.

Si può certamente asserire che sia stata ‘prelevata’, dato che una bambina di quattro anni – oggi ne avrebbe diciassette –  non si allontana volontariamente dal luogo che più le può offrire sicurezza, e dalla mamma, senza che sia possibile rintracciarla nell’immediato. Tutti ricordiamo le indagini, seguite passo dopo passo da varie trasmissioni televisive, come anche ‘Chi l’ha visto’, e gli interventi dell’avvocato Giacomo Frazzitta, per il quale, possiamo ben comprendere come il caso di Denise Pipitone abbia esulato dalla normale indagine giudiziaria, divenendo una questione personale. La tenacia di Piera Maggio, ancora dopo tredici anni, pare che abbia dato i suoi frutti, a dispetto di quanti ritenevano che ormai fosse impossibile una svolta nelle indagini, specialmente dopo che l’unica indiziata per sequestro della piccola, la sorellastra Jessica Pulizzi, era stata assolta in via definitiva, e non si offrivano agli investigatori altre piste.

La notizia quindi di una ‘soffiata’ anonima nei confronti di una giornalista di ‘Mattino Cinque’, Agnese Virgillitto, ha riaperto i cuori e le indagini, dando nuove speranze alla mamma e a tutti coloro che si sono appassionati alla vicenda, e che sperano che finalmente giustizia sia fatta. La confidenza fatta alla Virgillitto riguarda il reperimento di impronte digitali, quindi biologiche, oggi, con nuove tecnologie, oggetto di ricerca di tracce di DNA. Si conosce infatti il DNA di Denise Pipitone, anche se non sono state repertate sue impronte digitali, e quindi, se dovesse essere rinvenuto in particolari posti, dove di regola non dovrebbe essere trovato, questa sarebbe una traccia significativa, e un indizio decisivo per il completamento di indagini falsate fin dall’inizio da depistaggi. Certamente c’è chi sa e non parla, per omertà endemica o per paura: ma se il muro di gomma si sgretolasse, potremmo giungere a conclusione.

Sulla vicenda abbiamo voluto sentire il parere del noto criminologo professor Carmelo Lavorino, titolare del CESCRIN, Centro Studi Investigazione Criminale, e perito criminologo forense in diversi casi di grande risalto mediatico.

 

Professor Lavorino, pare che, a seguito di una informazione confidenziale alla giornalista di mattino Cinque Agnese Virgillitto, si possano riaprire le indagini sulla scomparsa di Denise Pipitone, che sembravano purtroppo definitivamente concluse.

A proposito del caso di Denise, io ricordo che con il mio gruppo di lavoro demmo delle indicazioni investigative ad alcuni consulenti della parte civile, quindi della famiglia Pipitone, fra le quali indicazioni, si evidenziava il fatto che, quando ci si muove, si lasciano delle tracce. Tracce che sono di tipo biologico, chimico, fisico e anche dattiloscopico, per cui ipotizzammo che, se la bambina avesse lasciato tracce laddove le sue tracce non dovevano essere, questo sarebbe stato un elemento investigativo molto forte. Allo stesso modo, se alcune persone non avrebbero dovuto essere presenti in luoghi frequentati dalla bambina, anche questo sarebbe stato congiuntamente un elemento indiziario di rilievo. Al che ricordo che vennero fissate, documentate, cercate e repertate tutte le tracce sulle macchine, sui sedili, sul cofano, nel portabagagli, su oggetti che qualunque soggetto sospettabile, se avesse rapito la bambina, se l’avesse messa in macchina, se l’avesse portata in determinati luoghi, in quei luoghi o su quegli oggetti o mezzi di trasporto la bambina avrebbe lasciato le tracce che abbiamo detto. Ricordo che all’epoca queste tracce vennero cercate, vennero fissate, con i tamponcini, cotton fioc eccetera, e vennero anche cercate e cristallizzate impronte papillari. Adesso, dopo anni, abbiamo naturalmente una metodica, una tecnologia, che ci consentono di interpretare ed elaborare tracce che all’epoca furono lasciate e osservate. Cioè, non è necessario, né sarebbe possibile, andare oggi a cercare nuovamente tracce di qualsivoglia natura. Con le nuove tecnologie oggi è possibile analizzare quelle tracce avendo riscontri più approfonditi e aggiornati, produrre l’esaltazione e la decrittazione di quelle vecchie tracce. Se è dimostrata la presenza di Denise in questi luoghi, e su queste, diciamo, proprietà private, questi contenitori, su queste macchine, con il reperimento di tracce riferibili a lei, questo rappresenta un indizio molto forte. Altrimenti, siamo da capo a quindici.

 

Delle indagini, cosa mi può dire? Secondo lei, sono state condotte con obiettività e completezza? L’impressione generale è che anche nel processo a Jessica Pulizzi si sia voluto tirar via, senza approfondire i vari temi.

Il problema, in Italia, è che le indagini investigative, sia delle parti civili, sia dell’imputato indagato, e anche quelle del Pubblico Ministero, partono sempre con un certo ritardo, non c’è un coordinamento totale, e non si sa poi realmente quello che dev’essere fatto. Quindi io in queste indagini iniziali, anche per la ricerca della bambina, vedo che c’è stata molta lentezza, molto scoordinamento, e superficialità. Quando poi sono cominciati i sospetti nei confronti di Jessica Pulizzi, il movente ci poteva essere, ma anche altre persone potevano avere altri moventi. Comunque, non c’è stato assolutamente un controllo, una griglia molto forte, tanto che io ricordo, adesso che ne stiamo parlando, ricordo che l’allora Procuratore Capo, quando se ne parlava, faceva un sorrisetto sornione, volendo fare intendere che loro sapevano tutto, e che stavano seguendo una traccia, una linea investigativa, una pista ben precisa, e che stessimo tranquilli perché sarebbero arrivati a  soluzione. È poi andata a finire che la soluzione non c’è stata. È ovvio poi che nei confronti di Jessica sia stato montato un processo di tipo esclusivamente indiziario, e sappiamo, guardi, che in Italia i processi indiziari, se la legge viene applicata, finiscono sempre con una assoluzione, per il secondo comma, cioè che la prova non si è formata. La parte civile l’additò inizialmente in indagini investigative proprie, e poi, con molto ritardo, è stato tentato di aprire nuovi orizzonti. Ma qui purtroppo hanno responsabilità gli avvocati, che non sanno effettuare indagini difensive, per ciò che riguarda la parte civile. I Pubblici Ministeri e la Polizia Giudiziaria ricordo che furono di una lentezza incredibile, e oggi il risultato è quello che Piera Maggio sta pagando. Perché noi possiamo dire che la ragazzina è stata uccisa, che la ragazzina ha subito un incidente e poi gli autori del sequestro si sono disfatti del corpo, che c’è una motivazione che viene da aspetti di vendetta, di gelosia, di invidia. Praticamente nulla è stato fatto. Anche oggi probabilmente stiamo parlando dell’ennesimo delitto non risolto, o di un mistero a più facce.

 

Quindi secondo lei Denise è stata uccisa, o comunque non è più in vita?

Guardi, ho detto, può essere stata uccisa, oppure no. Se non è stata uccisa è stata rapita, è stata venduta, è stata mercificata, è stata adottata, non lo possiamo sapere, perché non ci sono tracce di violenza riferibili alla bambina. Purtroppo siamo ancora nel campo delle ipotesi, perché non ci sono elementi certi, e gli elementi certi non li abbiamo a causa della lentezza, della farraginosità, della superficialità delle indagini iniziali. In Italia succede sempre così.

 

Comunque, visto che questa informazione anonima ha aperto una breccia nel muro di omertà che ha sempre circondato la faccenda, può darsi che altre persone si mettano una mano sulla coscienza e che il silenzio che ha sempre protetto i colpevoli – o le colpevoli – cada definitivamente.

Sì. Bisogna sperare che, se Denise è stata presa all’interno di un gruppo, e in questo gruppo, in cui sono presenti persone  che, per motivi di familiarità, di vicinanza, di affetto, di frequentazione, sanno qualcosa, prima o poi qualcuno potrebbe cedere, e in questo caso si andrebbe a puntare la persona che potrebbe essere l’anello debole della catena. Si lavora sempre, però, a livello indiziario, e dopo molte molte esitazioni. Si ha la tendenza, in Italia, sempre dopo molti anni, a scimmiottare quello che gli americani facevano dieci o venti anni fa, però da noi lo si fa con grandissimo ritardo.

 

Riteniamo che il professor Lavorino si voglia riferire a quelli che sono anche arrivati in televisione, con l’appellativo di ‘Cold Case’, cioè vecchi casi giudiziari investigativi irrisolti, divenuti ormai ‘Cold’, cioè ‘freddi’. I telefilm si concludono sempre con la soluzione di questi ‘casi’, dato che nel frattempo le tecniche investigative si sono affinate, ed è possibile ottenere nuovi e rivelatori riscontri. Come in questo caso. Ci auguriamo che altrettanto possa accadere per la scomparsa di Denise Pipitone, anche se, come accade più volte, la soluzione potrebbe essere sotto gli occhi di tutti, magari ostacolata da quello che in Tribunale si chiama ‘verità processuale’ o ‘ragionevole dubbio’, cioè un processo indiziario, come indicato dal professor Lavorino.

Roberto Ragone

 

 

Cronaca

Morte Tina Turner, lutto nel mondo dello spettacolo e della cultura

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In molti hanno reso omaggio alla superstar della musica Tina Turner, morta all’età di 83 anni dopo una lunga malattia nella sua casa di Küsnacht, vicino a Zurigo, in Svizzera. Dal frontman dei Rolling Stones Mick Jagger a Elton John, passando per Diana Ross e Angela Bassett, che ne aveva interpretato il ruolo in “What’s Love to do with it”.

Le parole di Mick Jagger scritte su Twitter: “Sono così addolorato per la scomparsa della mia meravigliosa amica Tina Turner. Era davvero un’artista e una cantante di enorme talento. Era stimolante, calorosa, divertente e generosa. Mi ha aiutato tantissimo quando ero giovane e non la dimenticherò mai”. Tina si è esibita con Jagger durante il live Aid del 1985 ed è stata in tour con la band negli anni 60. Anche l’altro Rolling Stones, Ronnie Wood, l’ha ricordata come “una grande amica della nostra famiglia”.

Da Elton John ad Angela Bassett

Erykah Badu ha detto che Tina Turner era una “icona culturale”, mentre Alicia Keys la considerava una guerriera. “Abbiamo perso una delle più emozionanti ed elettriche performer del mondo. Una leggenda assoluta su disco e sul palco. Era intoccabile. Condoglianze a Erwin e alla sua famiglia. La notizia più triste”, ha commentato sui social network Elton John. “Come dire addio a una donna che si è appropriata del suo dolore e del suo trauma e lo ha usato come mezzo per aiutare a cambiare il mondo? Attraverso il coraggio di raccontare la sua storia, l’impegno a mantenere la rotta nella sua vita, a prescindere dai sacrifici, e la determinazione a ritagliarsi uno spazio nel rock and roll per se stessa e per gli altri che le assomigliano, Tina Turner ha mostrato agli altri che vivevano nella paura come dovrebbe essere un bel futuro pieno di amore, compassione e libertà. Le sue ultime parole per me sono state: ‘Non mi hai mai imitato. Invece, hai raggiunto il profondo della tua anima, hai trovato la Tina che è in te e l’hai mostrata al mondo’. Terrò queste parole vicino al mio cuore per il resto dei miei giorni”, il ricordo dell’attrice Angela Bassett, che ha interpretato la Turner nel film del 1993 “What’s Love Got to Do With It”.

Il mondo black femminile “Sono triste, sono sotto shock”, ha twittato Diana Ross, postando una foto che le ritraeva assieme all’altra sua contemporanea. Per Viola Davis, Tina Turner è stata “iconica, bellissima, una sopravvissuta, brillante” e “il nostro primo simbolo di eccellenza”. E anche Gloria Gaynor ha salutato “una leggenda iconica che ha aperto la strada a tante donne nella musica rock, sia nere che bianche”.

Altri omaggi “La sua musica continuerà a ispirare le generazioni future”, ha scritto Mariah Carey. Eros Ramazzotti: “Ti sarò sempre riconoscente”. “Sarò per sempre grato per il fatto di essere stato in tour con te, in studio insieme ed essere tuo amico”, ha scritto Bryan Adams. “Era Vota la Voce 1989 quando conobbi Tina Turner. Una vera star, una bestia da palcoscenico. In trasmissione ci divertimmo molto. Poi non andammo a cena… Ma ricordo il suo sorriso e quella grinta”, scrive Vasco Rossi ricordando l’incontro con la cantante. Debbie Harry dei Blondie spiega di avere “beneficiato dell’energia, della creatività e del talento di Tina Turner. Una donna che ha iniziato nei campi di cotone della zona rurale di Nutbush, TN, ed è arrivata al top”.

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Castelli Romani

Rocca di Papa, dai Pc alla penna e calamaio? Ballottaggio o viaggio nel tempo?

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Rocca di Papa – Il comandante della Polizia Locale di Nemi e funzionario di Roma Capitale Gabriele Di Bella, per circa 3 anni comandante della Municipale e responsabile dell’Ufficio Risorse Umane di Rocca di Papa fino allo scorso 29 novembre torna sull’argomento del completo abbandono della macchina organizzativa del comune collinare.

“Mi chiedo dove sono finiti tutti i leoni da tastiera che mi attaccavano sui social, mentre cercavo di sistemare le situazioni precarie e di completo abbandono che ho trovato in Comune, dal punto di vista amministrativo, tecnologico e organizzativo con mezzi e strutture che non venivano aggiornate da decine di anni. Ora che la macchina amministrativa è ferma completamente da alcuni mesi, e addirittura si rischia di perdere quanto fatto di buono negli anni precedenti. Di recente, afferma Di Bella, ho saputo che i nuovi computer e l’adeguamento tecnologico stipulato a prezzi convenienti, grazie ad una collaborazione intrapresa con una azienda leader di Roma, dopo regolare bando, rischiano di andare persi: “Si potevano acquistare 50 computer a poche migliaia di euro, come da stipula precedente da me redatta, invece è stata rinnovata la proroga con l’azienda al doppio della spesa per le casse comunali, senza studiare le carte amministrative“.  Un fatto gravissimo che potrebbe portare al prossimo inquilino del palazzo comunale a trovarsi senza pc e con penna e calamaio non per sua colpa.

I fatti sono molto chiari: quando Di Bella arriva nel 2019trova sulla sua scrivania polvere e scartoffie. Chiede formalmente un computer ma senza ottenere risposta quando diventa Responsabile delle Risorse Umane riscontra un situazione ai limiti della legalità o fuori, tra cui programmi senza licenze, mancata informatizzazione e carenza di strumenti. Con le poche risorse in bilancio individua sul Mepa la possibilità di noleggio Pc con possibilità di riscatto. Il contratto ha scadenza 31/12/2022. Una corrispondenza con la società in data 15 novembre chiarisce i passi futuri: con 7 mila euro si riscattano i computer che diventano del Comune. La proroga è scaduta il 31 marzo 2023. Quindi ci si chiede a che titolo sono all’interno del Comune quei Pc? Qual’è adesso il contratto e l’impegno di spesa visto che per legge è possibile una sola proroga? Chi garantisce poi la manutenzione resta un vero e proprio mistero se si pensa che il prossimo fine settimana si tiene un ballottaggio elettorale. Il venerdì prima del week end elettorale c’è stato un guasto nel sistema informatico e anche l’impossibilità di stampare documenti e tessere elettorali. Chi ha riparato il guasto e quando? “Il Comune – aggiunge Di Bella – non può essere sicuramente gestito come fosse casa propria. Ci sono delle regole sugli appalti da rispettare, bisogna agire con trasparenza e nel rispetto delle norme altrimenti si incorre in problemi seri. In attesa di risposte – prosegue il Comandante Di Bella – mi auguro che il Prefetto Giannini voglia adottare le dovute precauzioni al fine di garantire il corretto svolgimento del prossimo ballottaggio elettorale“.

Il comandante e funzionario della Polizia Locale Gabriele Di Bella, in partenza per l’Emilia Romagna,  come da richiesta del suo Comando di Roma, per dare aiuto e sostegno nelle operazioni di soccorso torna anche sul discorso delle assunzioni di personale e delle progressioni verticali su cui aveva lavorato per far assumere e promuovere il personale cercando di migliorare la professionalità della macchina amministrativa. 

“Le due deleghe che avevo come comandante della Municipale e responsabile del personale, assegnatemi dalla giunta, dopo il pensionamento del mio predecessore, le ho portate a termine con passione e nell’interesse dell’amministrazione pubblica e del personale tutto, come nello spirito e nell’indirizzo dell’intera giunta e sindaco in primis. Ci tengo a precisare che con il mio cessare dall’incarico per volere del commissario prefettizio giunto in Comune per la caduta del sindaco e dell’amministrazione comunale, dalla sera del 29 novembre, non ho potuto partecipare alla commissione esaminatrice per le progressioni professionali verticali. Quindi è fuori luogo accusare il sottoscritto di non aver contribuito a far crescere il personale alle categorie professionali superiori, come scrive qualcuno sui social, in quanto non ne facevo parte. Anzi ci tengo a precisare, che mi era stato detto che il responsabile del personale, quando ero ancora in carica, non avrebbe potuto partecipare alla commissione esaminatrice, quando ne ha invece come da normativa vigente pieno titolo. E difatti in quella nuova composta dal commissario prefettizio e segretario comunale ; il mio sostituto attuale nelle due deleghe che avevo (polizia locale e personale), ne ha poi fatto parte. Con le carte alla mano posso dire questo; forse era solo il mio nome e la mia persona che non era gradita in quella commissione, per motivi legati a questione politiche da parte di qualche ex componente della giunta decaduta, non certo per le normative vigenti . Per concludere, dice un sempre combattivo Di Bella, sono in attesa, con l’arrivo del nuovo prefetto di Roma Giannini, di essere ricevuto, per portare all’attenzione degli organi superiori competenti le situazioni anomale che in questi mesi sono accadute ed ho riscontrato al Comune di Rocca di Papa. Che hanno arrecato danno alle casse comunali e all’intera macchina amministrativa, situazione amministrativa comunale che il sindaco eletto si ritroverà a gestire, partendo da sotto zero, trovando un Comune privo di figure importanti e professionalmente preparate per portare avanti virtuosamente un Ente Pubblico, visto il fuggi fuggi di molti qualificati dirigenti e funzionari verso altri comuni avvenuti in questi ultimi mesi”.  Nei prossimi giorni il comandante Di Bella, illustrerà in una conferenza stampa, anche altre situazioni a suo dire anomale che ha riscontrato tra le carte e documenti alla mano in suo possesso.

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Cronaca

Roma, Palazzo Marina apre al pubblico

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Sabato 27 e domenica 28 maggio, la Marina Militare partecipa alla 11a edizione della manifestazione di architettura, arte e cultura denominata Open House Roma, aprendo le porte di Palazzo Marina alla cittadinanza e offrendo visite guidate gratuite.
 
Open House Roma è un evento annuale che consente l’apertura gratuita di circa 200 siti di qualunque epoca della Capitale, notevoli per le loro caratteristiche architettoniche e solitamente inaccessibili, con visite guidate gratuite. La Marina Militare, grazie a Open House, ha la possibilità di mostrare ai cittadini con quale passione mantiene e valorizza questo patrimonio storico, artistico e culturale. Una visita che porta gli ospiti a scoprire i luoghi caratteristici della sede dello Stato Maggiore della Marina: dal cortile interno al monumentale Scalone d’Onore, dai lunghi corridoi screziati dai marmi all’elegante Biblioteca Storica, fino ad arrivare alle imponenti ancore nere provenienti dalle corazzate austroungariche Teghettoff e Viribus Unitis, simbolo della vittoria italiana sul mare nella Prima Guerra Mondiale, che per i romani rendono Palazzo Marina il “Palazzo delle Ancore”. 
 
Le visite sono su prenotazione (www.openhouseroma.org/node/5621) e l’ingresso avviene dall’entrata in Lungotevere delle Navi 17 (lato Ancore), dalle ore 09.00 alle ore 12.00 e dalle ore 14.00 alle 18.00 (ultimo ingresso) in entrambi i giorni. In occasione dell’evento è disponibile un punto informativo presso il quale ricevere materiale promozionale e conoscere i prodotti editoriali della Marina Militare come il Notiziario della Marina, Rivista Marittima e i volumi dell’Ufficio Storico, insieme al personale di Forza Armata che illustrerà le opportunità professionali che questa offre.
 
Approfondimenti:
Palazzo Marina si erge sulle sponde del Tevere a ribadire la naturale e storica vocazione marittima dell’Italia e a ricordare come la penisola abbia conquistato un ruolo preminente nella storia ogni qual volta abbia investito sul mare, assecondando la sua geografia. Questo è il messaggio che l’edificio “trasmette” da oltre 90 anni attraverso la sua posizione e attraverso un programma iconografico (e quindi comunicativo) espresso fin dalla facciata e poi ribadito all’interno, nel susseguirsi degli ambienti di rappresentanza. Palazzo Marina fu inaugurato il 28 ottobre 1928 e autorizzata la sua costruzione con Legge speciale del 18 luglio 1911. L’’edificio, destinato ad ospitare il Ministero della Marina, in base al “policentrismo delle sedi” imposto da Giolitti, non fu allineato con gli altri palazzi della Difesa su via XX Settembre ma fu “destinato” al quartiere Flaminio, che offriva, all’epoca, nuovi spazi e nuove prospettive all’espansione della città.
L’ubicazione in prossimità del Tevere, e in particolar modo del porto fluviale (poi Scalo de Pinedo) fu ritenuta di valore simbolico tale da indurre il Governo Giolitti a investire solo per il Ministero della Marina – la cui costruzione era giudicata urgente giacché gli spazi nella temporanea sede nel Convento di Sant’Agostino erano insufficienti – denaro pubblico nell’acquisto da privati del terreno su cui edificare il palazzo, mentre per tutti gli altri dicasteri coevi impose tassativamente l’utilizzo di aree demaniali. La vicinanza al fiume, infatti, colloca il Palazzo della Marina in una “ideale e anche fisica continuità tra il Tevere navigabile e il mare” e rimanda all’identità marinara che Roma, attraverso il suo fiume – e sua antica via per il Mediterraneo -, ha sempre rivendicato, ponendosi alla stregua di Venezia e Genova. Genova, Roma e Venezia sono, infatti, i nomi iscritti sulle tre finestre monumentali dell’avancorpo centrale della facciata di Palazzo Marina sul Lungotevere: sono i simboli dell’Imperium Maris italiano nella storia che vengono menzionati anche all’interno dell’edificio, sia nelle decorazioni pittoriche di Antonino Calcagnadoro, Giuseppe Rivaroli, Pieretto Bianco, Pio e Silvio Eroli, sia nelle arti applicate realizzate da Umberto Bellotto. Il palazzo,eretto appositamente per la Marina Militare (all’epoca Regia Marina) e ad essa esclusivamente dedicato, “parla” di mare attraverso iscrizioni, simboli, raffigurazioni e quello straordinario “ordine architettonico marinaro” che il suo progettista, Giulio Magni, inventa per l’occasione. Vero e proprio unicum per la sua intonazione navale, Palazzo Marina offre l’occasione di percorrere un viaggio simbolico e storico a ritroso attraverso le glorie d’Italia sul mare, dalla Grande Guerra all’antica Roma. Un percorso che, nel lungo periodo di gestazione dell’edificio, ha assunto la sua definitiva configurazione nel giugno 1929, quando furono posizionate in facciata le ancore delle corazzate austroungariche Teghettoff e Viribus Unitis,
 



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