TERRA DEI FUOCHI: MUORE IL BOSS PENTITO CARMINE SCHIAVONE

di Christian Montagna

Muore nel Lazio tra l'indifferenza di molti l'ex boss dei Casalesi nonché collaboratore di giustizia Carmine Schiavone. Probabilmente, a causarne il decesso sarebbe stato un infarto giunto in seguito ad una caduta dal tetto della sua abitazione durante dei lavori di manutenzione di qualche giorno prima. A 72 anni, Carmine Schiavone viene stroncato proprio nella sua terra; quella terra che tanto i suoi parenti avevano tanto devastato. Fuoriuscito dal programma di protezione per i pentiti, le sue dichiarazioni sul traffico e lo smaltimento di rifiuti tossici nella cosiddetta Terra dei fuochi fecero senza dubbio scalpore.

Lo Stato, grazie alla collaborazione di questo boss pentito, venne per la prima volta a conoscenza in maniera dettagliata delle attività illecite della camorra. Un affare da settecento mila euro al mese che portò ma continua ancora a portare morte e devastazione ovunque nelle terre tra Lazio e Campania. Veleni sotterrati silenziosamente dai casalesi senza alcuna remore con la speranza di non essere mai scoperti. Era il lontano 1997 quando Carmine Schiavone davanti alla commissione ecomafie raccontò come fosse una lieta novella, il modo in cui i casalesi riuscirono a smaltire rifiuti tossici; soltanto nel 2013 però queste dichiarazioni segretate per anni uscirono allo scoperto. Ma forse, era troppo tardi. In una delle tante dichiarazioni, l'ex boss Schiavone ammonì prontamente gli abitanti di Casapesenna, Casal di Principe e Castel Volturno, comunicando loro la triste realtà che li attendeva visti i veleni che da anni stavano respirando.

Ettari di terreni contaminati, rifiuti radioattivi abbandonati nel sottosuolo, fanghi nucleari provenienti dalla Germania: una vera e propria consolidata alleanza tra mafia, 'ndrangheta, camorra e Sacra Corona Unita. Il tutto, naturalmente, ai danni degli onesti costretti ora a sottomettersi alle chemioterapie per curare i tumori. Uno scempio che ha distrutto intere generazioni, alla pari di quello nazista dello scorso secolo. Grazie a Schiavone, cento trentasei persone furono arrestate e condannate all'ergastolo tra cui i cugini Francesco Schiavone detto Sandokan, Bidognetti e Michele Zagaria e la cupola del clan fu letteralmente smantellata. Ma l'iter giudiziario di Carmine non terminò qui: nel 2008, il suo nome tornò alla ribalta in seguito a delle voci che lo davano come l'organizzatore dell'attentato a Roberto Saviano, scrittore di Gomorra ancora oggi sotto protezione. Lo ricorderanno indubbiamente tutti nelle interviste televisive alle Iene e in quei racconti che ora fanno tremare milioni e milioni di napoletani. Cordoglio è stato espresso anche dal procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho in seguito alla notizia della morte che lo ha definito" come un uomo la cui collaborazione fu fondamentale in quanto primo esponente di un clan che apriva uno squarcio sul sistema criminale dei Casalesi ; l'unico che davvero ci ha aiutato capire una realtà in cui accanto alla forza militare c'era una rilevante forza economico-imprenditoriale".