VELLETRI: COSA VISITO? LA PORTA NAPOLETANA

Redazione

Velletri (RM) – Terminata nel 1519, fu chiamata inizialmente “porta del Vescovo”, a causa della vicinanza alla Curia e in seguito “napoletana”, perché immetteva alla strada per Napoli verso Terracina, confine meridionale dello Stato pontificio.

Fin dall’età volsca, Velletri venne racchiusa da grandi mura, rase al suolo nel 338 a.C. dai Romani. Nel Medioevo rivennero costruite le mura castellane, nelle quali si aprivano originariamente sei porte. Nel XVI secolo la cerchia muraria venne verificata e rafforzata con la chiusura di alcune porte e il mantenimento di solo tre porte: porta Romana a nord, porta Santa Lucia, porta Napoletana a sud della città.

Costituita da un corpo centrale e due torrioni laterali, è l’unica rimasta delle porte della cinta muraria rinascimentale che permettevano l’accesso alla città. Fu costruita tra il 1511 e il 1519 da muratori lombardi a completamento del sistema difensivo della città. Nel 1596 la Congregazione del Buon Governo fece incidere su uno degli stipiti la frase «si paga gabella» a dimostrazione che l’edificio, oltre ad assolvere scopi di polizia criminale e controllo sanitario, rappresentava una vera e propria barriera doganale e si doveva pagare una tassa per introdurre generi in città.

Ristrutturata nel 1700, ha ancora la stessa forma: i due torrioni semicircolari furono rinforzati con l’aggiunta di muratura nella parte più bassa per dargli la forma conica che ne aumentava la robustezza, l’intera costruzione ricoperta da un finto bugnato, chiuse la finestra centrale e i due orifizi posti sopra la porta vera e propria. Restaurata nel 1991, ha sei aperture e una finestra quadrata centrale che tanto tempo fa servivano per vedere l’arrivo dei nemici.

Questo accesso è sopravvissuto pressoché incolume fino ai nostri giorni: oggi ospita la sede dell’AIS, (Associazione Italiana Sommelier). Sono perciò esposti attrezzi e testimonianze della civiltà contadina. Periodicamente vi vengono allestite mostre temporanee.