Connect with us

Primo piano

Milano, 70esimo costituzione Italiana: Gentiloni a Palazzo Reale

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 2 minuti Dopo Milano, la Costituzione andrà a Catania, Reggio Calabria, Bari, Cagliari, Aosta, Roma, Venezia, Firenze, Trieste, Assisi e Reggio Emilia. A ogni città verrà associato un articolo dei primi 12 e un tema.

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

MILANO – Parte da Milano il viaggio della Costituzione nel suo 70esimo anniversario. A inaugurarlo questa mattina a Palazzo Reale il premier Paolo Gentiloni, il ministro allo Sport Luca Lotti, il sindaco Giuseppe Sala e il presidente del comitato storico scientifico per gli anniversari di interesse nazionale Franco Marini. Il viaggio si compone di 12 tappe, tante quanti i principi fondamentali della Carta.

Dopo Milano, la Costituzione andrà a Catania, Reggio Calabria, Bari, Cagliari, Aosta, Roma, Venezia, Firenze, Trieste, Assisi e Reggio Emilia. A ogni città verrà associato un articolo dei primi 12 e un tema. Inoltre, ci sarà anche una mostra itinerante con filmati storici, frasi celebri e commenti audio ai 12 articoli, affidati al premio Oscar Roberto Benigni. Al termine del percorso i visitatori potranno rinnovare la propria adesione alla Costituzione con un atto simbolico: l’apposizione di una firma virtuale accanto a quella dei padri costituenti. A Palazzo Reale la mostra sarà aperta al pubblico da oggi al 17 settembre. “Penso che questo esercizio che facciamo di coltivazione della memoria – ha detto Gentiloni – sia prezioso e un grande Paese non può non farlo. Il viaggio che facciamo lo facciamo attorno ai 12 articoli fondamentali, articoli stupefacenti non solo per la forza dei principi che contengono, ma anche per la sintesi incredibile nel linguaggio. Abbiamo fatto bene a decidere di ricordare i 70 anni della Costituzione anche con questo viaggio, ricordarla per le sue origini”.

Gentiloni ha sottolineato l’importanza di partire da Milano “dove Calamandrei nel 1955 diceva che ‘dovunque è morto un italiano per riscattare la dignità e la libertà, andate lì col pensiero perché li è nata la nostra Costituzione. La costituzione è nata nella Resistenza’. Questa frase vuole dire che la Costituzione è nata dove migliaia di ragazzi hanno perso la vita nel corso della Resistenza”. Gentiloni ha voluto anche ricordare “il clima di dialogo in cui è nata” la Carta: “se uno guarda i manifesti elettorali della campagna del 1948 ha la conferma del fatto che l’ambiente in cui ci si trovava era un ambiente di scontro dal punto di vista ideologico certamente più aspro di quello che abbiamo vissuto in questi 70 anni in diversi periodi. Eppure c’è stata la capacità di mettere al primo posto l’interesse nazionale”. Per il capo del governo la Costituzione deve essere ricordata “per la sua attualità perché è un testo vivo, perché i suoi principi fondamentali sono scolpiti e irremovibili”, ha concluso. “È un onore – ha detto Sala – che questo viaggio parta da Milano e che sia legato al primo e per noi più importante articolo che sancisce la fondazione della Repubblica sul lavoro”.  Non a caso, per il sindaco si parte da Milano con l’articolo uno: “Sappiamo – ha detto Sala – che Milano è la città del lavoro, e confermavo al presidente la volontà di mettere al centro della nostra azione il lavoro. Siamo nella fortunata situazione in cui la disoccupazione è diminuita e il turismo cresciuto. A Milano si consolidano i fondamenti della Repubblica”.

Cronaca

Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

Continua a leggere

Editoriali

19 luglio 1992: un maledetto pomeriggio

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

Lo ricordo come allora quel tragico 19 luglio 1992.
Un caldo improponibile, come quello di questi giorni.
Ma era sabato e con gli storici amici del paese l’appuntamento era fisso: “… ci vediamo più tardi al chiosco, verso le 5, e poi decidiamo dove passare pomeriggio e serata …“.
E cosi facemmo!
Arrivammo un po’ alla spicciolata (cellulari, WhatsApp ed altro sarebbero arrivati anni dopo).
Per ultimo, ma non per questo meno importante, uno dei nostri amici, all’epoca cadetto alla scuola sottufficiali dei Carabinieri.
Lo sguardo basso, ferito oserei dire.
Il passo lento, non era il suo solito passo.
Gli occhi lucidi che facevano presagire che qualcosa di grave era successo.
“Hanno ammazzato pure Paolo”, furono le sue uniche indimenticabili parole.
In un momento i nostri sorrisi, la nostra voglia di festeggiare quel sabato si ruppe.
Non erano passati neanche due mesi dell’attentato di Capaci in cui Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta erano stati ammazzati per ordine della Mafia ed ora anche Paolo Borsellino e la sua scorta erano lì dilaniati dall’ennesimo atto vigliacco di Cosa Nostra.
Giovanni e Paolo incarnavano i sogni di quella nostra generazione pronta a scendere in piazza per dire “NO ALLA MAFIA”.
Una generazione che aveva fatto dell’impegno politico e sociale la propria stella polare.
Quei due uomini seppero farci capire quanto l’impegno dovesse essere sempre animato da uno spirito di sacrificio personale.
Ci fecero capire che per cambiare il mondo il primo impegno era mettersi in gioco.
Quel pomeriggio i nostri sogni di ragazzi che volevano un mondo migliore saltarono in aria come quella maledetta bomba in via d’Amelio.
Ma capimmo, anni dopo, che dalla loro morte sarebbe germogliato quel seme che avrebbe fatto crescere la pianta rigogliosa della legalità.
Oggi a più di 30 anni dalla loro morte tengo in mente due loro pensieri:

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

L’ importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza (Giovanni Falcone)
La paura è umana, ma combattetela con il coraggio (Paolo Borsellino)


Ecco paura e coraggio … le loro vite, il loro impegno, il loro sacrificio ci hanno insegnato che possono convivere e farci essere grandi uomini.

Continua a leggere

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti