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di Angelo Parca
La difesa di Bossetti sul caso Yara sembrerebbe brancolare nell’incertezza. I legali potrebbero chiedere nuove analisi sul Dna in sede di incidente probatorio. Gli investigatori continuano a sentire testimoni e probabilmente convocheranno anche alcuni amici della vittima. Un esito importante e atteso sarà quello delle analisi con il luminol sui veicoli sequestrati e soprattutto sul furgone Iveco, che inizieranno martedì nei laboratori del Ris. Un mezzo che ha un "particolare unico" secondo gli investigatori. I legali, dopo aver annunciato di avere “elementi” per dimostrare la sua innocenza, lunedì potrebbero l’istanza ai giudici della Libertà per il muratore di Mapello, accusato dalla Procura di Bergamo di essere il l’assassino Yara Gambirasio.
E intanto emergono molte contraddizioni: la relazione dei periti sul materiale organico, fa capire che su quegli accertamenti si è creato un giallo nel giallo dopo le dichiarazioni del professore Fabio Buzzi dell’Università di Pavia che, in sostanza, ha rivelato che, oltre a tracce biologiche, anche “formazioni pilifere” di Bossetti erano presenti sul cadavere della ragazzina. Dalla Procura di Bergamo e dagli stessi esperti che stanno eseguendo la perizia, però, sono arrivate solo smentite, anche perché le analisi “sono ancora in corso”.
Gli investigatori sono anche al lavoro sull’immagine di un autocarro simile a quello del muratore ripresa da una telecamera di sorveglianza verso le 18 del 26 novembre 2010, quando Yara scomparve. Risposte utili, infine, potrebbero arrivare dalle ulteriori analisi sulla cella telefonica a cui si agganciarono quel pomeriggio sia il cellulare di Bossetti che quello di Yara. C’è da stabilire, con una sorta di ‘scomposizione’ della cella, dove si trovava esattamente Bossetti e a quale distanza dalla palestra di Brembate di Sopra. Massimo Bossetti ha incontrato più volte il papà di Yara. Lo ricorda anche un collega di Fulvio Gambirasio. "Ci sono stati, da quel che ricordo, sia prima che dopo la scomparsa della ragazza. Anzi, sicuramente". Mi ricordo che quando Gambirasio arrivava io ero a disagio, cioè mi piangeva il cuore per lui, ero un po’ scosso. Ma mi viene anche in mente che Bossetti non batteva ciglio, non una parola". Era davvero impassibile. Io l’ho conosciuto: quando l’ho visto in manette non ci credevo.
Nel frattempo si punta sui computer di Bossetti, un portatile e un fisso, partendo dalla reazione avuta dalla moglie Marita durante l’interrogatorio: quando gli investigatori hanno tentato di portarla sul materiale informatico era intervenuto l’avvocato Claudio Salvagni affermando: "Non rispondiamo".
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