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KAROL WOJTYLA ATTRAVERSO I RICORDI DI DON PAWEŁ PTASZNIK.

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Tempo di lettura 5 minuti Fin dal primo giorno del mio servizio il Santo Padre mi ha fatto sentire “in famiglia”.

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di Rita Sberna

Mons Pawel, è stato collaboratore per dieci anni di Papa Giovanni Paolo II e Responsabile della Sezione polacca della Segreteria di Stato Vaticana: abbiamo chiesto a Monsignore, i ricordi che porta nel cuore del Beato in prossimità della Sua Santificazione.


Mons. Pawel, Lei è stato collaboratore di Giovanni Paolo II per 10 anni. Qual è stata la Sua impressione sia da consacrato che da uomo nell’aver vissuto con un Santo?
Sì. Devo dire che sono stati per me dieci anni meravigliosi, anni di un grazia particolare, per la quale ringrazio il Signore ogni giorno. Li ho vissuti con la chiara consapevolezza d’aver avuto l’onore di partecipare al ministero del grande Papa, uomo di profonda fede e di illimitato impegno per la vita della Chiesa e per la diffusione del Vangelo di Cristo nel mondo. Non ho pensato però alla santità, o almeno non ho avuto il coraggio di chiamare questa realtà per nome. Forse sarebbe per me troppo impegnativo? Sì, a volte mi viene un rimorso: il rimorso che, vivendo accanto a un santo, non abbia approfittato bene di questa opportunità per imparare la santità. Ma mi consola il pensiero che questa scuola non è finita… Comunque, ammiravo soprattutto il suo continuo, profondo contatto con Dio, il suo spirito di preghiera, la sua capacità di vedere, analizzare e valutare le vicende e di risolvere i problemi alla luce del Vangelo. E poi, la sua semplicità, l’apertura, l’attenzione che aveva per ogni uomo che incontrava – come se fosse l’unico al mondo. E alla fine, la sua pazienza e la totale dedizione al Signore nella sofferenza…
 

Ultimamente Le è stato dato l’ incarico di tradurre il testamento di Giovanni Paolo II. Cos’ha significato per Lei, questo compito?
Alcuni giorni prima della dipartita del Santo Padre, mi ha chiamato Mons. Dziwisz, mi ha dato una cartella con delle pagine scritte a mano dicendo: “Bisogna cominciare a tradurlo”. Era il testamento… In quel momento, di colpo, mi sono reso conto che inevitabilmente si avvicinava il momento in cui questo testamento sarebbe stato letto. E’ stato per me il momento più doloroso… forse anche più doloroso dell’ora della morte stessa: mentre tutta la Chiesa pregava per la sua guarigione, io sapevo che la fine era imminente… Cominciai la traduzione. A un certo momento arrivai alle parole che mi hanno profondamente  confortato. Nell’anno 1980, scriveva così: “Accettando già ora questa morte, spero che il Cristo mi dia la grazia per l'ultimo passaggio, cioè la [mia] Pasqua. Spero anche che la renda utile per questa più importante causa alla quale cerco di servire: la salvezza degli uomini, la salvaguardia della famiglia umana, e in essa di tutte le nazioni e dei popoli (tra essi il cuore si rivolge in modo particolare alla mia Patria terrena), utile per le persone che in modo particolare mi ha affidato, per la questione della Chiesa, per la gloria dello stesso Dio”.Avevo davanti agli occhi quell’immensa distesa di gente che in Piazza San Pietro pregava con tutto l’animo, e pensavo: “Questa morte è davvero utile per la causa che Lui ha servito per tutta la vita… Il Signore ha accolto la sua preghiera”.
 

Lei ha anche avuto l’incarico di curare i discorsi di Papa Wojtyla, aiutandolo anche nella riscrittura finale dei testi “Memoria e identità” e “Trittico romano”. Com’era con Lei, Giovanni Paolo II?
Fin dal primo giorno del mio servizio il Santo Padre mi ha fatto sentire “in famiglia”. Certo, all’inizio avevo una reverenza confinante con la paura. Ma lui non creava distanze, non dimostrava nessuna “maestà”, ispirava serenità, sì che dopo qualche istante potei tranquillamente fare il mio lavoro. All’inizio sembrava che il mio compito fosse quello di “scriba veloce”. Quando il Santo Padre si è rotto la mano, non poteva scrivere e nello stesso tempo voleva continuare a lavorare, a preparare i suoi discorsi, qualcuno gli ha consigliato di servirsi di uno scrittore e di dettare i testi. Poi questo modo di lavorare gli è piaciuto e ha continuato, prima con Mons. (oggi cardinale) Ryłko e poi con me. Presto mi sono reso conto che non finiva qui – non si trattava solo del lavoro tecnico di un dattilografo. Quando ho cominciato il mio lavoro nella Segreteria di Stato stava per essere pubblicato il libro “Dono e mistero”. Ho ricevuto il testo in fase di elaborazione finale e mi è stato chiesto di completare il lavoro, di curare l’edizione polacca e di collaborare con i traduttori. E’ stato il primo lavoro serio, con certa responsabilità. E poi, anche nel lavoro quotidiano, il Papa attendeva da me una collaborazione attiva e creativa. Chiedeva spesso il mio parere su temi concreti, o sui testi che aveva appena dettato. All’inizio avevo timore di esprimere i miei giudizi davanti al Papa, grande filosofo e teologo, conoscitore della Sacra Scrittura e della letteratura mondiale. Ma, man mano,acquistai più coraggio e spesso ebbi la possibilità di scambiare con Lui idee, osservazioni, o anche di entrare nel merito delle questioni. E poi c’erano i documenti più importanti – encicliche, esortazioni, lettere apostoliche – e i libri, fino a “Memoria e identità” e al “Trittico Romano”.
 

Mons. Pawel, Lei ha curato personalmente la sezione del casting per il film dedicato a Karol Wojtyla: Karol un uomo diventato Papa (2005) Karol un Papa rimasto uomo (2006) e Giovanni Paolo II (2006). Com’è stata questa esperienza?
E’ stata bella e interessante – un campo di creatività per me totalmente nuovo. Mi pare che mi abbia introdotto in questo mondo Gian Franco Svidercoschi, che conoscevo dai tempi della redazione del “Dono e mistero”. I produttori stavano cercando un consulente, uno che conoscesse Giovanni Paolo II da vicino e potesse suggerire alcuni particolari o valutare se le invenzioni artistiche corrispondessero al carattere della persona e dell’insegnamento del Papa. L’altro consulente, forse con più esperienza, era padre Tucci, gesuita, organizzatore dei viaggi pontifici, che poi è stato creato cardinale. Devo dire che la collaborazione con il regista Giacomo Battiato e il protagonista Piotr Adamczyk è stata stupenda. Forse perché tutti volevano una cosa sola: far vedere Giovanni Paolo II con tutta la ricchezza della sua storia, della sua personalità e della sua opera. Certo, una fiction è sempre una sintesi artificiale, ma a parere di molti il film sembrerebbe riuscito bene. E in seguito ci sono stati altri impegni, ad esempio il documentario “Testimonianza”, realizzato sulla base del libro scritto dal Card. Dziwisz con la collaborazione di Svidercoschi.
 

Ha ricevuto in dono un dossier su Karol Wojtyla,  copia del testamento di donazione del monumento e un album fotografico contenente più di 300 foto ora custodito in Vaticano. Ma qual è il dono che in assoluto le ha lasciato Giovanni Paolo II?
Di cose materiali, avevo la tonaca bianca e lo zucchetto, che Lui stesso mi aveva donato; ora, l’una e l’altro sono esposti nella chiesa di San Stanislao a Roma, della quale sono rettore. Ovviamente possiedo anche i suoi libri con l’autografo. Ma questi sono solo un ricordo della sua persona e dei bei tempi che ho passato accanto a Lui. Il dono più grande che tengo nel cuore è la sua paterna amicizia, il suo esempio di vita unita a Cristo e sicuramente la sua preghiera. Sa, Egli aveva nella sua cappella alcuni fogli dell’edizione polacca de “L’Osservatore Romano”, con i nomi di tutti i capi dicastero e degli ufficiali polacchi in servizio alla Santa Sede. Vi era anche il mio nome. So che il Papa ogni giorno pregava per questi suoi collaboratori. Pregava dunque anche per me. E sono certo che questa sua preghiera continua…   
 

Se dovessimo ricordare la figura di Giovanni Paolo II in una sola parola, quale sarebbe più attinente?
Forse in tre: Un grande uomo santo.    

 

Don Paweł Ptasznik
Nato nel 1962. Sacerdote cattolico, prelato, dottore in teologia. Laureato presso: Il Seminario Maggiore e la Pontificia Accademia Teologica a Cracovia, la Pontificia Universita' Gregoriana a Roma.

Dal 1996 legato alla Sezione Polacca del Segretariato dello Stato della Citta' del Vaticano, dal 2001 facente funzione di direttore. E' anche responsabile dell'assistenza spirituale degli immigrati polacchi presso la diocesi di Roma. Rettore della Chiesa e Ospizio di S. Stanislao a Roma.
Autore dei libri: "Lasciate che i bambini vengano a me" (1991); "Lo Spirito Santo nei sacramenti dell'iniziazione cristiana secondo i libri liturgici della riforma dopo il Concilio Vaticano II (1995); "Alla luce del Vangelo" (1999-2000), piu' diversi tabella pubblicati in riviste scientifiche e popolari. Redattore delle seguenti opere del Papa Giovanni Paolo II: "Dono e Mistero" (1996); "Alzatevi, andiamo!" (1994); "Trittico romano" (2003); "Memoria e identita'" (2005). Attualmente redattore capo delle "Opere raccolte di Giovanni Paolo II". Consulente dei film: "Karol. Un uomo diventato Papa." (2005); "Karol. Un Papa rimasto uomo" (2006); "Giovanni Paolo II" (2006).                                                    

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Rai Yoyo, per la gioia di grandi e piccini torna “L’Albero Azzurro”

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Tremila puntate per “L’Albero Azzurro”. Da lunedì 6 maggio il programma per bambini più longevo della tv italiana torna in una rinnovata edizione e per l’occasione viene promosso in prima serata “L’Albero Azzurro”. Appuntamento dal lunedì al giovedì, alle ore 20.50, su Rai Yoyo e RaiPlay.
 
Unico nel panorama televisivo italiano “L’Albero Azzurro” è il programma che ha saputo conquistare i cuori di intere generazioni: 32 edizioni, 34 compleanni dalla prima trasmissione del 1990, e ben 2099 puntate andate in onda fino a ora sono la forza di un progetto editoriale e di un brand Rai che ha da sempre saputo rinnovarsi nel segno di una evoluzione dei linguaggi e dell’estetica senza mai tradire l’intuizione originale e il significato poetico di un luogo speciale per i più piccoli. Quella di lunedì 6 maggio sarà la puntata numero tremila: un record per un programma dedicato ai bambini.
 
In occasione dei 70 anni della Tv, L’Albero Azzurro trova una nuova collocazione alle 20.50, regalando 15 storie originali ai bambini prima di andare a dormire. È un cambiamento che trasforma lo spazio luminoso dell’Albero Azzurro con una magica e suggestiva nuova luce. Le avventure di Dodò e dei suoi amici si aprono a una dimensione più intima, dove, attraverso storie coinvolgenti e qualche brivido, sono indagate le emozioni e le paure dei cuccioli. Il momento è speciale, al limite della giornata, prima o dopo il sonno, o dopo un momento intenso di attività. Le avventure ci accompagnano nel mondo fantasmatico che si delinea tra la coscienza e l’immaginazione, alla ricerca di parole e comportamenti che fanno ritrovare sicurezza e allontanano i timori.
 
Sempre nel segno del divertimento, Dodò (che ha la voce di Paolo Carenzo ed è animato da Emanuele Buganza) e i suoi amici Zarina e Ruggero incontrano creature buffe e bizzarri personaggi, fanno viaggi speciali e sogni incredibili guidati dalla stella più splendente, scoprendo così che anche i suoni provenienti dalle zone sconosciute o buie, molto spesso, possono essere più amichevoli che paurosi. A condurre il gioco sono sempre Laura Carusino e Andrea Beltramo, che con il loro sguardo attento rappresentano i rassicuranti ruoli di adulti di riferimento. Laura e Andrea proteggono, sostengono, invitano all’autonomia, aiutano ad affrontare con gioia e leggerezza, ma anche con chiarezza e verità, le piccole e “grandi” conquiste di ogni giorno.
 
In un ideale percorso di crescita, le avventure del nostro beniamino Dodò partono dalla “sua” casa, il set con l’albero azzurro, un nido che accoglie e disegna uno spazio colorato e rassicurante per tutti i bambini. L’innesco di trama è sempre un “problema” che impedisce al cucciolo di rilassarsi, che sia la paura del buio o dei mostri, la paura di fare brutti sogni o di lasciare andare un giocattolo rotto, fino ad arrivare a paure più complesse come la paura che i grandi litighino o quella di diventare grandi. Il passaggio segna l’ingresso nell’immaginario di Dodò.
 
Un nuovo set che porta la firma di Franco Bottara mette in scena il mondo del fantasmatico dove il problema e la paura vengono affrontati e risolti con l’aiuto di personaggi spaventosamente buffi e travestimenti capaci di suscitare stupore. Laura e Andrea danno vita a personaggi di fantasia in grado di tradurre le emozioni dei cuccioli e di aggiungere una nota comica e sdrammatizzante a situazioni che altrimenti potrebbero risultare troppo minacciosi. In questo modo, il format mantiene e rinforza il suo modo tipico di strizzare l’occhio a un tipo di ironia e di estetica che aggiunge una nota di contemporaneità e comicità che piace anche ai più grandi.
 
A problema risolto, si torna all’Albero. L’ultimo passaggio è quello della canzone che aiuta a ricomporre il conflitto e a spostare il focus del bambino dalle proprie paure individuali a un rituale condiviso e rassicurante…. Cantando, anche gli ultimi timori si dissolvono. Il corredo musicale è in linea con questa edizione speciale, proponendo qualche sano antidoto contro la paura, rime scaccia fantasmi e nuovi arrangiamenti per le canzoni già in repertorio. All’Albero Azzurro la cosa importante è stare insieme e rinnovare un modo autentico per crescere.
 
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Friuli Venezia Giulia, prosegue con successo il Festival delle Dimore Storiche

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Prosegue con successo con la seconda edizione il Festival delle Dimore Storiche organizzato da ADSI FVG (Associazione delle Dimore Storiche): quattro giorni per conoscere la storia del Friuli Venezia Giulia, visitando e vivendo il ricco patrimonio artistico ed architettonico della regione che spesso resta nascosto dietro siepi e cancelli.
 
Dal 25 al 28 aprile, con l’apertura straordinaria delle dimore e dei parchi, è stato realizzato un ricco programma di eventi organizzati grazie all’iniziativa dei proprietari: degustazioni, concerti, presentazioni di libri, esercizi di cucina..
 
Sono 21 le dimore private, ancora oggi abitate, che hanno aperto le porte e proprio i proprietari hanno fatto da guida per raccontarne non solo storia e caratteristiche architettoniche, ma anche aneddoti e curiosità dei luoghi che si tramandano da generazioni.
 
“È una grande soddisfazione poter organizzare il secondo Festival dopo la sfida della prima edizione: il nostro obiettivo era proprio quello di renderlo un appuntamento annuale; – sottolinea il presidente di Adsi Fvg Raffaele Perrotta –lavorando da mesi per costruire un programma ricco e vario in modo da attrarre sia chi vive sul territorio sia chi arriva da fuori regione e da oltre confine. Si tratta di un’occasione unica per far conoscere un patrimonio unico in Europa per storia, per valore culturale ed artistico.”
 
Sono sedici le dimore ad aver aperto in provincia di Udine: partendo dalla Carnia con Palazzo De Gleria (Comeglians), scendendo nelle colline a nord della città con Casa Asquini (Fagagna), La Brunelde Casaforte d’Arcano (Fagagna), Villa del Torso Paulone (Brazzacco di Moruzzo), Villa Gallici Deciani (Cassacco), Villa Schubert (Marsure), passando per il centro di Udine con Palazzo Orgnani,  Palazzo Pavona Asquini e Villa Garzoni, fino ad arrivare a sud con Casa Foffani (Clauiano), il Folador di Villa Rubini (Trivignano), Villa Iachia (Ruda), Villa Lovaria (Pavia di Udine), Villa Pace (Campolongo Tapogliano), Villa Ritter de Zahony (Monastero di Aquileia), Villa Vitas (Strassoldo di Cervignano del Friuli).          
 
Tre dimore invece nel goriziano, Villa Attems Cernozza di Postcastro (Lucinico), Villa del Torre (Romans d’Isonzo) e Villa Marchese de Fabris (San Canzian d’Isonzo), e due nel pordenonese, il Palazzo d’Attimis Maniago (Maniago) e Palazzo Scolari (Polcenigo).
 
Il programma è risultato ricco e variegato con oltre 40 eventi comprendenti aperitivi in villa e degustazioni, cene, presentazioni di libri, mostre d’arte e fotografiche, concerti, conferenze, spettacoli teatrali.
 
Per la visita guidata alle dimore era richiesta un’offerta minima di 10 euro a persona: i fondi raccolti serviranno a sostenere ulteriori progetti di valorizzazione del patrimonio culturale privato ADSI FVG e del territorio circostante. Bambini e ragazzi fino a 17 anni entravano gratis.
 
Il programma completo delle aperture e degli eventi con luoghi, orari e prezz disponibile su: bit.ly/3VryIWM, oppure consultando i profili social (Instagram e Facebook del Festival).
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A Milano l’arte elegante del pugliese parigino

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Palazzo Reale a Milano  sta celebrando, per la prima volta, con una mostra monografica, il talento di Giuseppe De Nittis esponendo una novantina dipinti, tra oli e pastelli, provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private, italiane e straniere, tra cui il Musée d’Orsay e il Petit Palais di Parigi, i Musée des Beaux-Arts di Reims e di Dunquerke, gli Uffizi di Firenze – solo per citarne alcuni – oltre allo straordinario nucleo di opere conservate alla GAM di Milano e una selezione dalla Pinacoteca di Barletta, intitolata al Pittore, che ne conserva un eccezionale numero a seguito del lascito testamentario della vedova Leontine De Nittis.
 
La consacrazione di Giuseppe de Nittis come uno dei grandi protagonisti della pittura dell’Ottocento europeo è avvenuta grazie alla fortuna espositiva di cui ha goduto a partire dalla magnifica retrospettiva dedicatagli nel 1914 dalla 11a Biennale di Venezia. Altre tappe fondamentali sono state la mostra ‘Giuseppe De Nittis. La modernité élégante’ allestita a Parigi al Petit Palais nel 2010-11, e nel 2013 la fondamentale monografica a lui dedicata a Padova a Palazzo Zabarella.
 
In ‘De Nittis. Pittore della vita moderna’ si intende esaltare la statura internazionale di un pittore che è stato, insieme a Boldini, il più grande degli italiani a Parigi, dove è riuscito a reggere il confronto con Manet, Degas e gli impressionisti, con cui ha saputo condividere, pur nella diversità del linguaggio pittorico, l’aspirazione a rivoluzionare l’idea stessa della pittura, scardinando una volta per sempre la gerarchia dei generi per raggiungere quell’autonomia dell’arte che è stata la massima aspirazione della modernità.
 
I francesi e De Nittis, che si è sempre sentito profondamente parigino di adozione, hanno affrontato gli stessi temi, come il paesaggio, il ritratto e la rappresentazione della vita moderna che De Nittis ha saputo catturare lungo le strade delle due metropoli da lui frequentate, in quegli anni grandi capitali europee dell’arte: Parigi e Londra. Ha saputo rappresentare con le due metropoli, in una straordinaria pittura en plein air, i luoghi privilegiati della mitologia della modernità, che saranno collocati al centro di un percorso espositivo articolato lungo un arco temporale di vent’anni, dal 1864 al 1884, ricostruendo un’avventura pittorica assolutamente straordinaria, conclusasi prematuramente con la sua scomparsa a soli 38 anni di età. I risultati da lui raggiunti si devono a un’innata genialità, alla capacità di sapersi confrontare con i maggiori artisti del suo tempo, alla sua curiosità intellettuale, alla sua disponibilità verso altri linguaggi. È inoltre tra gli artisti dell’epoca che meglio si è saputo misurare con la pittura giapponese allora diventata di moda.La mostra vede infine la collaborazione di METS Percorsi d’Arte, che ha contribuito al progetto espositivo con l’apporto di un importante nucleo di opere provenienti da collezioni private, tra le quali il Kimono color arancio, Piccadilly e la celeberrima Westminster.
 
Tutto questo è sottolineato dalla mostra e dal ricco catalogo Silvana Editoriale.
 
Una vita breve ma sufficiente per entrare nella storia dell’arte
 
Giuseppe De Nittis nacque a Barletta il 25 febbraio 1846. A pochi mesi dalla sua nascita, il padre si suicidò dopo due anni di carcere per motivi politici e Giuseppe crebbe con i tre fratelli nella casa dei nonni paterni. Fin dall’infanzia manifestò una forte propensione alla pittura e, nonostante il parere contrario della famiglia, si iscrssee nel 1861 all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Insofferente agli schemi accademici, fu espulso due anni dopo ed iniziò a dipingere en plen air con altri artisti, come Federico Rossano e Marco De Gregorio. Nel 1866 partì per Firenze dove prese contatto con il gruppo dei Macchiaoli. Dopo aver visitato Palermo, Roma, Venezia e Torino, nel 1867 si trasferì a Parigi dove due anni dopo sposò Léontine Lucile Gruvelle. Nel 1869 partecipò per la prima volta al Salon con opere molto vicine al gusto parigino. Il soggiorno napoletano del 1870 vide il suo stile arrivare alla maturità e all’indipendenza artistica e il ritorno a Parigi nel 1872 segnò il suo successo con la partecipazione al Salon dell’opera ‘Una strada da Brindisi a Barletta’. Il dipinto ‘Che freddo!’ esposto al Salon nel 1874 rappresentò l’affermazione definitiva dell’artista, che si meritò anche l’appellativo ‘peintre des Parisiennes’ (pittore della parigine). Nello stesso anno partecipò con ben cinque tele alla prima esposizione di quello che sarà il gruppo impressionista tenutosi nello studio del fotografo Nadar. In cerca di nuovi stimoli partì poco dopo per Londra, dove realizzò una serie di opere dedicate alla vita quotidiana della città. Partecipò all’Esposizione Universale di Parigi nel 1878 con dodici lavori che polarizzarono l’attenzione sia del pubblico che della critica. Negli ultimi anni si concentrò particolarmente sulla tecnica del disegno a pastello. Colpito da una forte bronchite nel 1883, rimase per mesi bloccato a letto e dipingere diventò sempre più difficile; morì a  Saint-Germain-en-Laye (Francia)   il 21 agosto del 1884 a causa di un ictus cerebrale. È sepolto a Parigi, nel cimitero di Père-Lachaise (divisione 11) ed il suo epitaffio fu scritto da Alessandro Dumas figlio. Sua moglie Léontine donò molti suoi quadri alla città natale del pittore, ora conservati nella Pinacoteca De Nittis collocata nel Palazzo della Marra a Barletta.
 
Informazioni:
 
Una mostra Comune di Milano – Cultura | Palazzo Reale | CMS.Cultura
 
A cura di Fernando Mazzocca e Paola Zatti , fino al  30.06.2024
 
Orario: Da martedì a domenica ore 10:00-19:30, giovedì chiusura alle 22:30. Ultimo ingresso un’ora prima. Lunedì chiuso.
 
Biglietti
 
Aperto: € 17,00; Intero: € 15,00;Ridotto: € 13,00; Esclusi i costi di prevendita.
 
Info e prenotazioni: palazzorealemilano.it     mostradenittis.it
 
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