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IMMIGRATI: SCACCIACRISI PER POCHI

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L'inchiesta di Angelo Barraco – Maurizio Costa – Matteo La Stella – Cinzia Marchegiani – Christian Montagna

Migliaia e migliaia di richiedenti asilo pronti ad essere ospitati in centri che negli ultimi mesi stanno proliferando senza soluzione di continuità. Il Lazio è in assoluto la Regione che ospita più migranti, appena dietro la Sicilia, in testa per ovvie ragioni di prossimità. Per la sola provincia di Roma sono stati stanziati altri 27milioni di euro per soli 7 mesi, tramite i quali si collocheranno ben 3185 immigrati nelle strutture temporanee. 

SICILIA E PUGLIA: IL BUSINESS DEI CENTRI DI ACCOGLIENZA – di Angelo Barraco
I viaggi della speranza che compiono gli immigrati dalla Libia per raggiungere l’Italia sono viaggi estenuanti che lasciano in mare sempre una lunga scia di morte e dolore. Le operazioni di salvataggio consentono agli immigrati un’alternativa di vita, pervasa da guerre e da una morte quasi certa. I migranti, arrivati nel nostro territorio, vengono distribuiti in strutture d’accoglienza temporanee, nei C.A.R.A. e nello SPRAR. Il C.A.R.A. è il Centro di accoglienza per richiedenti asilo in cui i migranti vengono accolti non appena giunti. Le percentuali sulla distribuzione dei migranti nelle strutture temporanee sono variate dall’anno 2013 al 2015. Nella regione Sicilia  vediamo che nell’anno 2013 nelle strutture temporanee vi era una presenza di immigrati pari al 55%, percentuale che si è notevolmente ridotta nel 2014 dove il numero dei migranti è arrivato al 22%. Nel 2015 invece, in Sicilia, vi è stato un ribasso dell’1% e la percentuale è del 21%. I dati ufficiali del governo mostrano che nella regione Sicilia vi sono 13.999 immigrati presenti nel territorio di cui 5036 si trovano nelle strutture temporanee e le strutture temporanee presenti in Sicilia sono 110, 4231 immigrati si trovano nei C.A.R.A./CDA e CPSA e sono 4732 i posti SPRAR occupati. Abbiamo provato a contattare alcuni centri d’accoglienza della Sicilia per chiedere in che condizioni vivono gli immigrati, come si trovano e se i centri in questione si trovano nelle condizioni tali per poter accogliere nuovi migranti, in vista dei numerosi flussi migratori. La risposta dei direttori dei centri d’accoglienza è stata negativa e si sono rifiutati di rispondere a semplici e formali domande riferendo che per rispondere a tali domande avremmo dovuto aspettare il Legale Rappresentante. Come mai? Perché vige questo silenzio e questa segretezza su informazioni che riguardano l’intera comunità? Abbiamo provato a contattare altri centri d’accoglienza ma in altri casi non hanno risposto. Analizziamo adesso la Puglia e vediamo come è cambiata la distribuzione dei migranti dal 2013 al 2015. Nel 2013 abbiamo avuto il 20% di migranti presenti nelle strutture temporanee, percentuale che è scesa nel 2014 ed è arrivata a toccare il 9% e tale percentuale è rimasta stabile anche per il 2015. Vediamo che i migranti presenti nel territorio regionale sono 5.826. I migranti presenti nelle strutture temporanee sono invece 1610 e di 2353 sono i migranti presenti nel CARA/CDA e CPSA, i posti SPRAR occupati invece sono 1854. Le strutture temporanee presenti nella regione Puglia sono invece 31. I dati sono forniti dal Ministero degli Interni. Spesso ci si chiede: ma quanto da lo stato ai centri d’accoglienza per ogni immigrato? In Sicilia la cifra si aggira attorno ai 45 euro al giorno che lo stato finanzia per ogni immigrato, se si tratta di un minorenne la cifra aumenta a 70 euro circa. Ovviamente ai migranti non viene data la cifra intera ma viene fornito il pasto, il letto, il vestiario e un minimo di pocket money di 2.50 ma non di più. In Puglia invece il contributo che viene dato per ogni immigrato si aggira intorno ai 30/35 euro al giorno.

13% DEGLI IMMIGRATI NAZIONALI OSPITATI NEL LAZIO – di Maurizio Costa

Il Lazio è la seconda regione per numero di immigrati ospitati nei centri di accoglienza. I numeri diramati del ministero dell'Interno fanno trasparire una situazione abbastanza sbilanciata. Cominciamo, però, con l'illustrare il funzionamento degli immigrati in Italia, che è gestito dalle prefetture territoriali.

I Cara e i Cda – I centri che accolgono gli immigrati sono differenti. I Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) rappresentano delle strutture che ospitano immigrati in attesa del permesso di asilo politico. Sono molto simili ai Cda (Centro di accoglienza) che garantiscono prima accoglienza allo straniero rintracciato sul territorio nazionale per il tempo necessario alla sua identificazione. Nel Lazio c'è solamente un centro di questo tipo e è il Cara di Castelnuovo di Porto. In questa struttura sarebbero ospitati ben 830 persone, un numero eccessivo che però riflette la grande emergenza del centro, che viene gestito da una multinazionale francese. Gli immigrati dovrebbero rimanere all'interno dei centri Cara solamente per un massimo di 35 giorni. Dopodiché, l'ospite dovrebbe ricevere un permesso di soggiorno, rinnovabile ogni tre mesi, sempre in attesa dello status di rifugiato politico.I Cara sono stati oggetto molto spesso di interesse da parte di Mafia Capitale, che gestiva il Cara di Mineo, in Sicilia, e voleva mettere le mani su quello di Castelnuovo di Porto, ma con una sentenza del Tar, Buzzi e Carminati non hanno raggiunto il loro scopo.
Progetto Sprar – Il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) costituisce una rete di centri di seconda accoglienza destinata ai richiedenti e ai titolari di protezione internazionale. In poche parole, queste strutture dovrebbero ospitare gli immigrati già in possesso di una forma di riconoscimento di protezione internazionale (rifugiati, titolari di protezione sussidiaria o umanitaria). Visto che però le pratiche per assegnare questi visti sono molto lente in Italia, questi centri accolgono anche immigrati senza lo status di rifugiati, quindi in attesa del riconoscimento. Gli enti locali ricevono i soldi per lo Sprar direttamente dal ministero dell'Interno attraverso il Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo (FNPSA). Il Lazio, con lo Sprar, accoglie più immigrati di tutte le altre regioni, ben 4.791 (più della Sicilia, che ne ha 4.782). La regione, quindi, accoglie il 21% degli immigrati delle strutture Sprar italiane. Un numero altissimo, che viene aumentato da tutti quegli immigrati che vivono in altri tipi di strutture, che sono, solamente nel Lazio, 2.891.
Dai dati ufficiali nazionali dello Sprar, leggiamo che “delle 7.823 persone accolte, il 30% (2.347) è richiedente protezione internazionale, mentre i restanti 5.476 sono titolari di una forma di protezione (per il 26% sussidiaria, per il 24% umanitaria; il restante 20% ha ottenuto lo status di rifugiato)”. Parlando di valori assoluti, cioè Sprar e Cara insieme, il Lazio è la seconda regione in Italia per numero di immigrati accolti. Sono 8.490 gli ospiti dei centri e questo numero rappresenta il 18% del totale in Italia. Se solo pensiamo che la Valle d'Aosta ospita solamente 61 immigrati, il dato fa ancor più rabbrividire. Anche perché la regione alpina, qualche giorno fa, ha rifiutato di ospitare altri 70 immigrati stranieri.
Hub nel Lazio – Intanto la Regione sta correndo ai ripari per quel che riguarda l'immigrazione. La prefettura ha indetto un bando regionale per trovare un hub, un centro di smistamento, per cercare di dare una prima cernita agli immigrati, per poi mandarli nei centri Sprar o Cara. Il vincitore del bando dovrà trovare una struttura adatta, ad esempio un'ex caserma, e fornire dei servizi essenziali, come screening sanitario, rilascio di certificazioni sanitarie, pulizia, erogazione dei pasti e rilascio di un “pocket money” pro capite di 2,50 euro. La prefettura farà una gara al ribasso, ma parte da un pagamento di 33,25 euro (oltre Iva) per persona al giorno, da versare direttamente nelle casse dell'eventuale cooperativa che gestirà il centro. Il prezzo andrà al ribasso ma sarà comunque vincolato al numero di immigrati presenti nell'hub. I numeri sono elevatissimi ma non si può neanche volgere il capo dall'altra parte quando ci troviamo di fronte a situazioni emergenziali del genere. I profughi più presenti in Italia provengono da Iraq e Afghanistan, dato che fa riflettere più di tutti gli altri.

CAMPANIA: TRA ASSOCIAZIONI, ONLUS E CENTRI ALBERGHIERI UN GIRO D’AFFARI MILIONARIO – di Christian Montagna

In vista delle nuove normative adottate dall'UE e dei nuovi obblighi imposti dalla Commissione Europea in materia di immigrazione, gli esosi flussi di migranti che da anni si susseguono lasciando ovunque sangue, disperazione e disordine, hanno letteralmente invaso le nostre coste, senza che concretamente nessuno avesse dato una mano nel fronteggiare l'emergenza. A breve però ci verrà detto che accogliere gli immigrati sarà un obbligo a cui nessun paese europeo potrà sottrarsi; che bisognerà aiutare i paesi da cui partono gli immigrati e che la nostra nazione come anche atri paesi del Mediterraneo sarà concretamente supportata. Era davvero necessario contare tutti questi morti prima di poter prendere una decisione così significativa? A quanto pare, L'Europa lo ha formalmente stabilito solo adesso.
CARA, SPRAR e strutture temporanee:
In Campania, la situazione immigrati pare essere di gran lunga sottaciuta o meglio sottovalutata; forse perché non sembra un problema che possa interessare a pieno la regione o forse ancora perché ci sono talmente tanti problemi interni che pensare alla questione immigrati vien davvero difficile. Dopo aver contattato personalmente i centri predisposti all'accoglienza di immigrati provenienti perlopiù dalla Libia, pare che in Campania questi siano spariti. Eppure, per le strade si vedono. Saranno tutti regolari con permesso di soggiorno? O forse saranno tutti evasi ai controlli di sicurezza diventando fantasmi nella società? I numeri provenienti dagli aggiornamenti statistici di Marzo 2015 del Governo, parlano chiaro: dal 2011 al 2014, il numero di immigrati si è letteralmente triplicato. Paragonando il 2014 ai primi mesi del 2015, è lampante un aumento di arrivi che sempre meno riescono ad essere gestiti come si dovrebbe. Soltanto a Febbraio 2015, in Campania, nelle strutture temporanee, nei CARA e nello SPRAR, sono stati ospitati il 7% degli immigrati su un totale di oltre 67 mila arrivi. Se la matematica non è un opinione, oltre 4 mila immigrati dovrebbero trovarsi in Campania. Ma dove sono finiti? Nelle strutture temporanee risultano, stando ai sondaggi dello scorso Febbraio, 3740 presenze; nei CARA non vengono per nulla menzionati e nei posti SPRAR occupati ne risultano 1080. In tutta la regione inoltre, al momento, risultano esistenti 99 strutture temporanee, ma di quelle intervistate, nessuna ha dichiarato di avere in affido immigrati. Ma perché? La risposta è semplice: si è scoperto che gli immigrati risiedano in strutture alberghiere che profumatamente si fanno pagare il noleggio
delle camere.
L'affare campano:
Soltanto a Maggio 2014 è giunta la direttiva ufficiale secondo la quale si stabilisce un rimborso di 40 euro al giorno per il vitto e l'alloggio e 6 euro da destinare all'assistenza. Nel frattempo però, prima che questa giungesse , c'è chi ne ha approfittato ottenendo cifre più ampie. La maggior parte degli albergatori napoletani ha ospitato in oltre 22 strutture più di mille persone ricavando 43 euro al giorno. Sebbene la Protezione Civile, che da Roma coordina il tutto, avesse garantito questa collocazione come temporanea, non è stato così. Soltanto all'Hotel Cavour, alla stazione centrale di piazza Garibaldi a Napoli, tutt'ora albergano 88 nordafricani. In Campania il business annuo è di circa 50 milioni di euro. Un giro di affari milionario su cui convergono interessi di associazioni, onlus, centri alberghieri e… forse anche politici. Oltre ai fondi giornalieri messi a disposizione degli immigrati, ci sarebbero inoltre anche i "pocket money", ovvero 2,50 euro extra al giorno pro-capite per eventuali spese extra compresi medi
cinali analgesici e antidolorifici.
La dislocazione sul territorio e i disagi:
La maggior parte degli immigrati in Campania si concentra nella Provincia di Napoli, in quelle zone comprese tra Giugliano, Licola, Varcaturo e Pozzuoli. Soggiornano in alberghi come fossero turisti nonostante la legge lo vieti dopo il 35 esimo giorno di permanenza. Non pochi sono stati i problemi di integrazione e di convivenza con gli abitanti dei luoghi: a Varcaturo, all'Hotel Carrafiello, lo scorso anno è stata addirittura messa in scena una protesta degli immigrati per non aver ricevuto i Pocket Money in tempo; a Licola, all'hotel Panorama, scena simile ma per diversi motivi; a Caserta, per questioni legate alla criminalità organizzata hanno più volte messo in atto vere e proprie guerriglie urbane. A gestire il tutto è la Prefettura di Napoli che tramite apposite gare d'appalto affida ad associazioni, onlus e cooperative l'incarico di provvedere ai migranti e gli enti aggiudicatori, a loro volta, si rivolgono alle strutture alberghiere, si occupano dei pasti, di lezioni di
italiano e di assistenza medica.

BASILICATA: 5 MILIONI MESSI SUL PIATTO PER I NUOVI CENTRI – di Matteo La Stella

La Basilicata, colpita di riflesso dagli innumerevoli sbarchi che interessano il mezzogiorno, detiene già l'1% dei cittadini extracomunitari presenti sul territorio nazionale, pari a 889 unità dislocate nei 9 centri di accoglienza attivi sul territorio. Per far fronte alle titaniche previsioni d'arrivo, le due province lucane, orchestrate dal Viminale, hanno messo sul piatto quasi 5 milioni di Euro divisi in 2 gare d'appalto destinate all'individuazione di nuovi centri di accoglienza. La prefettura di Potenza, punta a chiudere un accordo quadro (accordo inteso tra più operatori economici) da 3.213.210,00 Euro, così da poter ospitare altre 429 unità sul territorio di competenza, dal 6 giugno fino a fine anno. A Matera invece, la spesa stimata per altre 200 anime sarebbe di 1.680.000,00 euro. Cifre provvisorie dato che a seconda della quantità di migranti in arrivo, il numero di accolti nei centri potrebbe crescere a dismisura. Le cifre, seppur indicative, fanno riferimento ad una spesa giornaliera che si aggira intorno ai 35 euro oltre IVA ad assistito. Quest'ultimo, inoltre,  ha diritto ad una ricarica telefonica da 15 euro appena entrato nel centro di accoglienza e ad un budget quotidiano che oscilla tra i 2,50 euro dei singoli individui ai 7,50 euro dei nuclei familiari. Intanto dalla regione, l'organo deputato al coordinamento dei flussi migratori  punta a raddoppiare la "portata" dei centri sul territorio. L'obiettivo è quello di accogliere ben 2000 cittadini non comunitari. Fondamentale per l'attuazione del progetto, in ottemperanza dell'accordo Stato Regioni del 2014 e già trasmessa con il Ministero dell'Interno, UPI (Unione delle Provincie d'Italia) e Anci (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), la costruzione tra le altre cose di un “hub” regionale. Quest'ultimo avrà la funzione di smistare i migranti negli centri di accoglienza della regione che verrano adeguatamente preparati all'evento. Lo rende noto l'organismo di Coordinamento della Regione Basilicata in materia di immigrati e rifugiati politici, annoverando tra gli altri cambiamenti la trasformazione del Centro di identificazione ed espulsione (CIE) di Palazzo San Gervasio in Centro di Accoglienza per richiedenti asilo (CARA).

SARDEGNA: MILIONI PER LE STRUTTURE  EROGATI CON PROCEDURE D’URGENZA – di Cinzia Marchegiani
La Regione Sardegna rappresenta un esempio tangibile di quanto l’immigrazione dei flussi provenienti dall’Africa abbia profondamente colpito quest’isola. Gli ultimi dati aggiornati a febbraio 2015 indicano 1.402 immigrati accolti nelle strutture aggiudicate con regolare gara di appalto delle prefetture. La Sardegna partecipa concretamente con il 2% nella distribuzione delle persone assistite in mare o fatti arrivare attraverso voli speciali, nel cuore di questa isola.
Resort snobbati dai migranti
I bandi delle Prefetture della Sardegna che servono ad aggiudicare alle strutture alberghiere e associazioni l’accoglienza degli immigrati, con tanto di erogazione “pocket money” del valore di 2,50 euro pro capite / pro die, fino ad un massimo di 7,50 euro per nucleo familiare (da fornire sotto forma di buoni spendibili in strutture ed esercizi commerciali convenzionati o di denaro contante) e di una tessera/ricarica telefonica di 15 euro all’ingresso nella struttura e l’erogazione per uso personale e per esigenze acclarate da prescrizione medica (di alcuni farmaci di fascia C, compresi quelli per uso pediatrico, quali antipiretici, antidolorifici, creme contro traumi, creme/pomate antiemorroidali, antiscabbia o per dermatiti in generale), nascondono in realtà un flusso di denaro incredibile, si parla di milioni e milioni di euro, che con procedure d’urgenza il Ministero dell’Interno eroga, 35 euro a persona per un totale di 275 giorni all’anno. Strutture che sono alberghi da favola che per un normale vacanziere costano 65/70 euro a persona. Ma non solo, quello che emerge dai fatti avvenuti su quest’isola ha dell’incredibile, oltre a questi appalti di natura milionaria, si celano altri costi legati ai voli di Stato per trasportare le persone che vengono accolte nelle strutture aggiudicatrici, resort da mille e una favola, poiché la Sardegna non ha tante disponibilità che possano soddisfare le condizioni richieste, del vitto, alloggio e assistenza. Ma i resort non sono spesso di gradimento e  vengono snobbati dai richiedenti d’asilo perché location troppo isolate e con un aggravio di spese gli stessi rifugiati chiedono e pretendono di essere spostati in altre città italiane…altri invece, approfittando della mancata sicurezza e vigilanza, sono fuggiti senza lasciare traccia.
210 immigrati presi dal canale di Sicilia
Solo pochi giorni fa, una nave mercantile Spagnola ha fatto sbarcare direttamente al Porto di Cagliari 210 immigrati che aveva soccorso nel canale di Sicilia, e poi opportunamente distribuiti dalla Prefettura di Cagliari nelle strutture ricettive dell’isola, un operazione che ha imposto il blocco del traffico nella statale e impegnato centinaia di mezzi e uomini delle forse dell’ordine e volontariato. “La Sardegna sta diventando come Lampedusa”, sono le preoccupazioni del deputato di Unidos Mauro Pili e Salavatore Deidda di FdI che commentando quest’ultima notizia hanno sollevato i timori che l’isola diventi la frontiera degli sbarchi provenienti da Libia e Nord Africa, vissuta di fatto come una forzatura dello Stato, facendo diventare questi porti come zona franca, alimentando anche le tensioni sociali. Deidda replica: ”Non solo a Cagliari, divenuta oramai una zona franca sulle leggi riguardanti i parcheggiatori e venditori abusivi, ma ricordiamo anche Valledoria, Castelsardo, Aritzo. Le Istituzioni, sia quella regionale che le amministrazioni locali – prosegue Deidda – devono chiedere al Governo di attuare un blocco navale ed impedire l'arrivo di altre navi e, come richiesto dalla Regione Valle d'Aosta, rifiutarsi di essere oggetto di trasferimenti di immigrati su decisione del Ministro dell'Interno.” Una lettura attenta dei bandi della prefettura si può intuire come questi “sbarchi forzati” erano contemplati: “tuttavia la Prefettura si riserva la facoltà di derogare a tale limite (100 posti per struttura) qualora la struttura abbia una capienza superiore, in relazione all’andamento del flusso migratorio ed in caso di indisponibilità di altre strutture idonee.
 

Castelli Romani

Frascati: eletti i presidenti delle Commissioni Affari Istituzionali e Bilancio

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Eletti ieri i presidenti della Commissione Affari Istituzionali e della Commissione Bilancio, Patrimonio e Partecipate del Comune di Frascati, rispettivamente Maria, detta Emanuela, Bruni e Roberto Mastrosanti.

Una nuova elezione che segue le dimissioni, sembrerebbe senza alcuna motivazione, di Anna delle Chiaie e Marco Lonzi.

La Commissione Affari Istituzionali, da Statuto del Consiglio Comunale, spetta di diritto alle opposizioni che siedono a Palazzo Marconi che oggi erano rappresentate dalla stessa Emanuela Bruni, Roberto Mastrosanti, Anna delle Chiaie e Matteo Angelantoni con la sola assenza di Marco Lonzi.

Maria, detta Emanuela, Bruni

All’unanimità dei presenti viene eletta la dottoressa Bruni, già candidata sindaco nel 2021 del centro destra Frascatano: un curriculum vitae che spazia dalla carriera giornalista, a ruoli istituzionali – la prima donna a presiedere il cerimoniale di Palazzo Chigi – ed, attualmente, consigliere del CdA del MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo.

Roberto Mastrosanti

Per la Commissione Bilancio, Patrimonio e Partecipate viene eletto, sempre all’unanimità dei presenti compresi i capogruppo dei partiti di maggioranza di Palazzo Marconi, l’avvocato Roberto Mastrosanti, già sindaco della città: una regola non scritta, ma sempre rispettata dall’assise tuscolana, attribuisce sempre alle opposizioni tale presidenza in virtù del fatto che trattasi, pur sempre, di una commissione di controllo.
Si ricuce così il rischio di un blocco dell’attività politica del Consiglio Comunale.
A caldo il commento del commissario cittadino di Forza Italia, nonché membro della segreteria provinciale, il dottor Mario Gori: “Eletti due consiglieri comunali con grande esperienza Amministrativa ed Istituzionale, oltre che stimati professionisti, che, sicuramente, eserciteranno le loro funzioni nell’interesse della collettività”. Si aggiunge poi, nella serata, dalle pagine Facebook, il commento della Lega Frascati che oltre ad augurare un “buon lavoro” ai neoeletti scrive: “su queste commissioni parta un percorso di costruzione di una alternativa politico-amministrativa all’attuale giunta a guida PD”.

Ai neo presidenti auguriamo un buon lavoro.

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Ambiente

ANBI, trasparenza e sicurezza lavoratori: Consorzi di Bonifica bresciani primi firmatari protocollo con Prefettura

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Massimo Gargano: “E’ il nostro, fattivo contributo a far sì che il 1 Maggio non sia mera celebrazione della Festa dei Lavoratori, ma impegno quotidiano”
 
“E’ un impegno concreto non solo per la trasparenza nell’utilizzo di risorse pubbliche, ma anche per il controllo sull’osservanza rigorosa delle disposizioni in materia di collocamento, igiene, sicurezza sul lavoro, tutela dei lavoratori sia contrattualmente che sindacalmente: temi di drammatica attualità e su cui ribadiamo la nostra, massima attenzione in tutta Italia.”
 
Ad affermarlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), annunciando la  firma del Protocollo di Legalità per la Prevenzione dei Tentativi di Infiltrazione della Criminalità Organizzata negli Appalti Pubblici tra il Prefetto di Brescia, Maria Rosaria Laganà ed i Presidenti dei locali Consorzi di bonifica, Luigi Lecchi (Cdb Chiese) e Renato Facchinetti (Cdb Oglio Mella).
 
I due enti consortili sono impegnati nella realizzazione di importanti opere per la gestione dell’acqua, grazie alle risorse pubbliche, stanziate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (P.N.R.R.), nonchè da fondi nazionali e regionali; da qui l’esigenza di salvaguardare la realizzazione delle opere da possibili tentativi di infiltrazione da parte di gruppi legati alla criminalità organizzata, in grado di condizionare le attività economiche.
 
Come strumento efficace, per conseguire gli obbiettivi di tutelare la trasparenza nelle procedure concorsuali di appalto, è stato esteso l’obbligo di acquisire le informazioni antimafia prima della sottoscrizione dei contratti, che vedranno l’inserimento di precise clausole nel merito.
 
“Mai come ora devono essere rafforzati gli strumenti di prevenzione antimafia ed anticorruzione salvaguardando, al contempo, l’esigenza di assicurare certezza e celerità nell’esecuzione dei lavori pubblici” dichiara il Prefetto, Laganà.
 
La sottoscrizione del Protocollo di Legalità nasce su iniziativa dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) e vede i Consorzi di bonifica bresciani tra i primi firmatari.
 
“L’atto sottoscritto a Brescia conferma l’impegno dei Consorzi di bonifica ed irrigazione per la trasparenza e la prevenzione dei tentativi d’infiltrazione della criminalità organizzata: ora sono ampliate le informazioni antimafia nei bandi di gara e viene rafforzata la vigilanza sulla sicurezza dei lavoratori. E’ il nostro, fattivo contributo a far sì che il 1 Maggio non sia mera celebrazione della Festa dei Lavoratori, ma impegno quotidiano” dichiara Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.
 
Con il Prefetto, i Presidenti dei Consorzi di bonifica “Chiese” ed “Oglio Mella” hanno condiviso anche la necessità di proseguire gli investimenti dedicati alle infrastrutture idriche, indispensabili all’intera provincia sia per l’irrigazione, sia per la salvaguardia di un territorio idrogeologicamente fragile.
 
Privo di virus.www.avast.com



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Politica

Pescara, convention FdI: Meloni annuncia candidatura alle europee

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Il colpo di teatro arriva solo alla fine: perché la candidatura in tutte le circoscrizioni era oramai più che scontata ma lei chiede anche di scrivere sulla scheda “solo Giorgia, il mio nome di battesimo” perché “io sarò sempre e solo una di voi, una del popolo”.

Lo dice Giorgia Meloni dopo quasi un’ora di comizio, tra una battuta e l’altra pure sulle sue condizioni, “sull’ottovolante” per gli otoliti.


Lanciando non solo la campagna elettorale di Fratelli d’Italia per le europee ma anche la sfida a pesare il suo consenso personale, dopo un anno e mezzo alla guida del governo.
La premier dal palco vista mare di Pescara chiama il suo popolo al plebiscito su di sé (‘Giorgia Meloni detta Giorgia” sarà la dicitura sulla lista che consentirà di indicare come preferenza solo il nome) mentre in platea la ascoltano “l’alleato fedele” Antonio Tajani, Lorenzo Cesa e Maurizio Lupi.

Matteo Salvini, come annunciato all’ultimo, non c’è e fa solo una comparsata, collegato per strada, da Milano. “Ci ha preferito il ponte”, dice lei a metà tra lo scherzo e la punzecchiatura. Per poi infilarsi in 73 minuti di discorso in cui ripercorre la storia di Fratelli d’Italia, ricordando che alle scorse europee “mancammo di pochissimo il quorum del 4%” mentre ora il partito punta almeno a confermare quel 26% conquistato il 22 settembre scorso, che ha portato la destra al governo. Ora, è l’Europa a essere “a un bivio” e tutti “devono essere pronti a fare la loro parte” sprona parlamentari e militanti la premier, che è anche presidente di Fdi e di Ecr, quei conservatori europei che, è convinta, saranno “strategici e fondamentali” nella prossima legislatura Ue. L’impresa, “difficile ma non impossibile”, per Meloni, è quella di replicare a Bruxelles “il modello italiano” di una “maggioranza che metta insieme le forze del centrodestra” per “mandare all’opposizione la sinistra anche in Ue”.


“Mai con la sinistra” è il mantra, che serve a spazzare via, almeno per ora, le ipotesi di cedimenti dopo il voto, quando ci sarà da sedersi al tavolo delle trattative per i nuovi vertici europei. Anche perché – è il concetto che ripete da inizio anno la Meloni – un conto sono gli accordi per la Commissione, altro è una maggioranza stabile al Parlamento europeo.


Intanto, archiviata la conferenza programmatica (quello che ironicamente anche nel ‘fantacongresso’ che circola tra i Fratelli d’Italia viene definito il ‘Giorgia beach party”, che dava parecchi punti in classifica a chi lo pronunciava) ora “c’è la campagna elettorale”. E i dirigenti del partito già hanno iniziato a organizzare i prossimi appuntamenti. Non essendo “la leader del Pd so che il partito mi aiuterà”, ha detto Meloni lanciando una delle tante stilettate a Elly Schlein, cui tuttavia dà il ruolo di avversaria. E se “Giorgia”, come ha detto lei stessa dal palco, in giro andrà poco perché vuole restare concentrata sull’attività di governo, toccherà alla sorella, Arianna Meloni, uscire di più dalle retrovie di qui al voto dell’8 e 9 giugno (un appuntamento per la responsabile della segreteria e delle tessere sarà quasi sicuramente al Sud, in Salento).


Per il resto la premier sfodera il classico armamentario da comizio, attacca Schlein chiamandola direttamente per nome ma anche il Movimento 5 Stelle quando parla del Superbonus come della “più grande patrimoniale al contrario” fatta in Italia. E poi la natalità che deve diventare centrale, la difesa delle origini “guidaico-cristiane” dell’Europa, il cambio di passo già impresso a Bruxelles sulle politiche green, sull’auto, sui migranti. E l’ennesima difesa di Edi Rama (e un attacco a Report) “linciato da quella che poi chiamano Telemeloni, solo perché ha aiutato l’Italia”.

Alla fine il saluto con Ignazio La Russa (che si è perso l’Inter per sentire la premier ma ha la partita “registrata” e poi corre a vedersi il secondo tempo) e niente pranzo sul lungomare, dove pure la aspettavano. Non sta bene, sempre gli otoliti, dicono i suoi. “Se mi vedete sbandare – scherza lei dal palco – non vi preoccupate, cerco di stare ferma e ce la faccio”. Prima della frase più attesa: “Ho deciso di scendere in campo per guidare le liste di Fdi in tutte le circoscrizioni elettorali, se sopravvivo….”. 

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