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Esteri

Obama: "La democrazia ha bisogno della stampa"

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Tempo di lettura 2 minutiPoi anche un consiglio al suo successore Trump riguardo al grande impegno che lo attende: "..talmente grande che non lo si può fare da soli"

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di Paolino Canzoneri

 
USA – Si chiude un'epoca e se ne apre un'altra. Ieri il presidente degli Stati Uniti d'America uscente Barack Obama, come da prassi, ha condotto il suo discorso di addio in una conferenza stampa in procinto di lasciare la Casa Bianca per l'insediamento del nuovo presidente Donald Trump. Un discorso piuttosto profondo e a tratti commovente pieno di gratitudine per anni trascorsi a lavorare duramente per il popolo americano e per realizzare sogni di eguaglianza e di miglior conduzione della vita. Ai giornalisti è andato un suo speciale ringraziamento che in otto lunghi anni lo hanno seguito e il più delle volte sostenuto: "Grazie a voi sono stato un presidente migliore.
 
Gli americani e la democrazia hanno bisogno della stampa , occhio critico su chi detiene il potere. Continuate con la stessa tenacia". Poi anche un consiglio al suo successore Trump riguardo al grande impegno che lo attende: "..talmente grande che non lo si può fare da soli". Nel bilancio personale dei suoi due mandati, Obama, non nasconde la sua soddisfazione specialmente in politica estera dove ricorda quanto sia stato importante il suo contributo nei rapporti fra Russia e Israele: "Intrattenere rapporti costruttivi con la Russia e' una priorità degli Stati Uniti e lo è nell'interesse del mondo intero"; parole dettate dai rapporti inclinati a causa delle recenti accuse di hackeraggio da parte della Russia di Vladimir Putin e dell'invasione della  Crimea che ha gettato le basi per le sanzioni contro Mosca;  mentre per le tensioni mediorientali Obama ha detto : "Lo status quo è insostenibile e negativo per Israele e i palestinesi. Ho fatto tutto quello che ho potuto.
 
Ma la pace non può essere imposta". Allargando l'orizzonte il 44esimo presidente degli Stati Uniti si è più volte soffermato sull'importanza della libertà di stampa nei paesi come Cina e Turchia al momento ad alto rischio. Ovviamente ampio risalto è stato dato al tycoon successore che già da giorni fra esternazioni e tweet vari, aveva già fatto intendere come da un presidente da premio nobel per la pace si possa frettolosamente passare ad un presidente bellicoso e intransigente fissato con la mano pesante contro tutto quello che possa rappresentare qualcosa di antiamericano, anticapitalista o peggio "comunista". Donal Trump nei primi anni 90 aveva provato ad imporre il suo marchio Trump in "terra rossa" con tanto di incontri e meeting vari con esponenti e costruttori russi tanto da scrivere sui social una frase un po megalomane: "La Trump Tower a Mosca è un prossimo passo"; deliri di onnipotenza forse un po esagerati e basati più da impressioni che da accordi concreti mai andati in porto. Putroppo nè la Trump Tower e nè tantomeno un reality show a lungo programmato sono stati realizzati. Una "debacle" quasi assoluta che in un certo modo ha fatto perdere convinzione e fiducia nel fare affari con i russi apparsi troppo "complicati" e non in grado di rappresentar un incentivo serio all'economia. A poche ore dal suo insediamento Trump ha già mostrato tutto il limite della sua intransigenza mentre l'ex presidente Barack Obama lascia con amarezza un paese che stava costruendo dei passi importanti per il bene dei cittadini. Il nuovo corso della storia sta per cominciare.