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Anche l'Italia in corsa per il titolo mondiale dei giochi di logica e strategia

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Tempo di lettura 2 minuti Ventidue nazioni si danno battaglia nella fase decisiva del "Red Bull Mind Gamers"

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Le donne comunicano meglio, gli svizzeri sono i più precisi, i tedeschi sono i migliori ingegneri. I giovani pensano fuori dagli schemi, mentre gli anziani hanno dalla loro l’esperienza. Tutti stereotipi culturali. Ma quanto c’è di vero? Anche per l’Italia, da sempre, gli stereotipi si sprecano. Riuscirà la squadra che dal Politecnico di Torino volerà a Budapest a dimostrare che la nostra nazione può competere nel mondo ai massimi livelli della logica e della strategia? Un evento unico, trasmesso in diretta streaming sabato 25 Marzo su Red Bull TV, darà questa risposta: “Mission: Unlock Enoch”, ultimo atto del primo campionato mondiale di escape room nato sulla piattaforma Red Bull Mind Gamers. Nei tre giorni dell’evento le 22 nazionali qualificate, composte da quattro giocatori ciascuna, più due Wild Card Team, si sfideranno in una corsa contro il tempo in dovranno usare tutte le proprie doti di strategia, intuito visivo, logica e creatività. L’escape room finale è stata ideata e realizzata dal team diretto da Scott Nicholson, guru del settore, visiting professor al MIT e docente di Game Design and Development presso il BNGLab della Wilfrid Laurier University di Brantford in Canada. Nelle fasi di qualificazione oltre 10.000 giocatori hanno provato a risolvere una serie di enigmi sulla piattaforma online Red Bull Mind Gamers. Quasi la metà dei partecipanti era costituita da donne, smontando il pregiudizio che il mondo dei giochi sia “una cosa da maschi”. E non è tutto.

Che gli asiatici siano celebri per le loro capacità di problem-solving lo conferma il fatto che tra le 2.345 squadre che hanno preso parte alla sfida, i vincitori a Singapore e in Corea hanno ottenuto i migliori tempi medi. Ciò nonostante, è stata una squadra dell’Università di Berkeley in California ad aver realizzato il record assoluto: 7 minuti, 7 secondi e 616 millisecondi. Un risultato sorprendente che cancella lo stereotipo dei californiani “rilassati”. Un’efficace comunicazione tra i componenti della squadra potrà essere fondamentale. Saranno avvantaggiati i team con più membri femminili, come la Romania?

La squadra ucraina, composta da amici di vecchia data, è favorita rispetto agli sloveni, che prima di qualificarsi non si erano mai conosciuti? Alcune squadre sono composte esclusivamente da ingegneri, come la Svizzera e l’Oman. Come se la caveranno contro i tecnici informatici francesi o contro i due chimici, il geologo e l’archeologo spagnoli?

I francesi, tutti sotto i 21 anni, sono i più giovani: sarà un vantaggio rispetto agli over 30 della Svezia e dell’Inghilterra? I Turchi, invece, prima della finale non hanno mai messo piede in una escape room: come faranno a competere con gli Inglesi, che complessivamente hanno all’attivo quasi mille partite? Senza contare che in una dei Wild Card Team c’è il campione mondiale di puzzle. C’è solo un modo per scoprirlo. Le semifinali di “Mission: Unlock Enoch” cominceranno giovedì 23 Marzo e solo due tra le 22 squadre in gara conquisteranno un posto per la finalissima di sabato 25. L’ultimo atto di questa sfida mondiale sarà trasmesso dalle ore 20.00 in diretta streaming in esclusiva su redbull.tv. Non resta che collegarsi e scoprire chi sarà il team che si aggiudicherà il primo titolo mondiale di mind games. 

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Roma, una targa in ricordo di Mary Gayley Senni, co-fondatrice del Roseto

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C’è l’anima dei Castelli Romani nel roseto della città di Roma.
Mary Gayley nata a Birdsboro in Pennsylvania in uno dei viaggi in giro per il mondo incontra e si innamora del conte Giulio Senni di cui divenne moglie nel 1913.
Siamo ai primi del novecento: l’Art Nouveau la fa da padrone, Mascagni e le sue opere sono la colonna sonora e nel mondo letterario Hermann Hesse smuove coscienze e cuori.
La prima guerra mondiale smorza un po’ il sogno di questo inizio secolo ma Mary, ormai la contessa Senni, insieme al marito va a vivere a Grottaferrata, nel cuore dei Castelli Romani.
Nasce qui, nel giardino della sua villa, la passione per il giardinaggio: rose ed iris, in particolare.
La sua biografia ci racconta di un suo viaggio a Parigi e della vista al roseto del Parco di Bagatelle.
Al suo ritorno decide che anche Roma, città di cui è innamorata, debba avere il suo roseto.
Nel 1924 regala al Comune di Roma una prima collezione di rose provenienti dal suo giardino di Grottaferrata ma a causa della poca attenzione dell’allora Commissario Regio le rose vengono piantumate al Pincio: una dimostrazione di scarsa sensibilità che sminuisce il carattere sperimentale dell’iniziativa.
Mary Senni arriva al punto di chiedere la restituzione delle stesse rose talmente è delusa dal fatto.
Proprio a sottolineare la grandezza e l’intuizione di questa donna formidabile va ricordato che Armand Millet, botanico francese, diede il nome “Mary Senni” ad un iris “charmant et femminin” – incantevole e femminile.

l’iris Mary Senni

Dopo la guerra nacque il famoso Roseto di Roma.
Venerdì 17 maggio alle ore 15,00 nel Roseto di Roma Capitale vi sarà una cerimonia di posa della targa in memoria di Mary Gayley Senni, co-fondatrice del roseto ed ideatrice del Premio Roma per le nuove varietà di rose.
Un riconoscimento importante figlio di una sensibilità accresciuta verso l’universo femminile da sempre foriero non solo di idee ma che realizza, da sempre, sogni.

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Sergio Leone: un’icona del “sogno americano” del cinema

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Sergio Leone è stato uno dei più grandi registi italiani del XX secolo, noto soprattutto per aver rivoluzionato il genere western e per aver contribuito a definire il “sogno americano” del cinema. La sua influenza si estende ben oltre i confini nazionali, raggiungendo un pubblico internazionale e influenzando generazioni di cineasti.

Nato a Roma nel 1929, Leone ha trascorso la sua infanzia immerso nel mondo del cinema, grazie al suo rapporto privilegiato con suo padre, il regista Vincenzo Leone. Tuttavia, è stato il suo lavoro come assistente alla regia su film come “Quo Vadis” e “Ben-Hur” a plasmare la sua visione cinematografica e a prepararlo per il successo che lo avrebbe atteso.

Il grande colpo di fortuna per Leone è arrivato con il suo primo film da regista, “Per un pugno di dollari” (1964), il primo della celebre trilogia del dollaro. Con questo film, Leone ha ridefinito il genere western, introducendo un nuovo stile visivo e narrativo che ha affascinato il pubblico di tutto il mondo. La sua abilità nel creare tensione attraverso lunghi silenzi, primi piani intensi e musiche iconiche ha trasformato il western in un’esperienza cinematografica completamente nuova.

Ma cosa c’entra tutto questo con il sogno americano? In realtà, molto. Il sogno americano non è solo una questione di geografia, ma anche di aspirazioni e possibilità. Sergio Leone incarnava perfettamente quest’idea, anche se in modo non convenzionale. Pur essendo italiano, ha saputo catturare l’essenza del west americano e ha portato la sua visione unica al grande schermo, conquistando il pubblico e la critica di entrambi i lati dell’Atlantico.

Leone ha continuato a consolidare il suo status di regista di culto con film come “Per qualche dollaro in più” (1965) e “Il buono, il brutto, il cattivo” (1966), entrambi appartenenti alla sua trilogia del dollaro. Questi film hanno elevato il genere western a nuove vette di popolarità e hanno ispirato una generazione di cineasti, da Quentin Tarantino a Martin Scorsese.

Ma non è solo il successo commerciale che rende Leone un’icona del sogno americano del cinema. È anche il suo spirito pionieristico, la sua audacia nell’affrontare nuove sfide e il suo inconfondibile stile artistico che lo distinguono. Anche quando i suoi film non sono stati immediatamente accolti con favore dalla critica, Leone ha perseverato, rimanendo fedele alla sua visione e alla sua passione per il cinema.

In conclusione, Sergio Leone è stato molto più di un regista di successo. È stato un innovatore, un visionario e un’icona del sogno americano del cinema. Attraverso il suo lavoro, ha dimostrato che il talento e la determinazione possono superare qualsiasi confine geografico o culturale, e che i sogni possono diventare realtà, anche nel selvaggio west del cinema.

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Trovare l’anima gemella? Chat online vs. classico “struscio”

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Nel mondo moderno, la ricerca dell’anima gemella ha subito una trasformazione significativa grazie alla diffusione delle tecnologie digitali. Se un tempo il “classico struscio” era il principale modo per incontrare nuove persone, oggi le chat online offrono un’alternativa conveniente e accessibile. Tuttavia, nonostante l’avvento delle piattaforme di incontri virtuali, ci sono ancora coloro che prediligono l’approccio tradizionale. In questo articolo, esploreremo come è cambiato il modo di approcciare l’anima gemella, confrontando le chat online con il classico struscio.

Le Chat online: Un mondo di opportunità virtuali

Le chat online hanno rivoluzionato il modo in cui le persone si incontrano e si connettono. Con un semplice clic, è possibile accedere a una vasta gamma di potenziali partner, filtrando le preferenze e gli interessi per trovare corrispondenze compatibili. Le chat offrono un ambiente confortevole per conoscere nuove persone senza la pressione del contatto fisico immediato. Inoltre, consentono una comunicazione costante e una connessione emotiva prima di un possibile incontro faccia a faccia.

Il classico “struscio”: incontri reali e spontanei

Nonostante l’avvento delle chat online, c’è ancora un fascino intramontabile nel classico struscio. Camminare per strada, frequentare bar o eventi sociali offre l’opportunità di incontrare persone in modo spontaneo e naturale. Questo approccio permette di valutare immediatamente la chimica personale e di creare connessioni autentiche attraverso il contatto visivo, il linguaggio del corpo e la conversazione diretta. Inoltre, il classico struscio offre l’opportunità di scoprire nuove persone nella propria comunità locale e di immergersi nell’atmosfera sociale circostante.

La sfida dell’autenticità e della sincerità

Indipendentemente dall’approccio scelto, sia le chat online che il classico struscio presentano sfide uniche. Nel mondo virtuale delle chat, può essere difficile valutare l’autenticità delle persone e la veridicità delle informazioni fornite. Allo stesso tempo, nel classico struscio, si può incorrere in incontri superficiali o effimeri che non portano a connessioni significative. È essenziale mantenere un equilibrio tra apertura e prudenza, cercando sempre connessioni sincere e autentiche, indipendentemente dal contesto.

In definitiva, il modo di approcciare l’anima gemella è cambiato radicalmente nel corso degli anni, con l’avvento delle chat online e il persistere del classico struscio. Entrambi gli approcci offrono vantaggi e sfide uniche, e la scelta dipende dalle preferenze personali e dalle esperienze individuali. Ciò che conta di più è mantenere un atteggiamento aperto e positivo, essere sinceri nelle proprie intenzioni e cercare connessioni autentiche, ovunque esse si trovino. Che sia attraverso una chat online o un incontro casuale per strada, l’anima gemella può essere trovata nei luoghi più inaspettati.

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