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L’ Italia registra un calo delle nascite. Negli ultimi mesi, i dati Istat hanno confermato uno dei problemi strutturali del nostro Paese: i nuovi nati continuano a calare vertiginosamente e di conseguenza anche il tasso di fecondità è risultato essere il più basso dall’ultimo censimento.
Tale fenomeno incide fortemente sulla popolazione italiana che risulta meno giovane e più anziana. Il calo delle nascite va ad incidere sugli indicatori demografici che subiscono inevitabilmente dei cambiamenti importanti.
Tuttavia, cambia il saldo naturale, la fecondità media e l’età media della popolazione. Se, come in Italia, c’è un calo delle nascite si alza quello relativo ad una popolazione maggiormente anziana.
In Italia, purtroppo, il calo delle nascite è determinato da molti aspetti tra cui, la disoccupazione, l’entrata preponderante delle donne nel mondo del lavoro e il ritardo delle coppie nella pianificazione di voler fare un figlio.
Queste appena elencate sono tutte concause che scatenano mutamenti inevitabili sulla fecondità e anche sul cambiamento del concetto di genitorialità.
Oggi molte coppie non si sentono pronte a responsabilizzarsi verso la nascita di un bambino e preferiscono non provare questa esperienza. In alcuni casi, anche la mancanza di denaro o di un’occupazione fissa fa propendere per la scelta di non avere figli.
Non è più, come mezzo secolo fa, il momento in cui le donne facevano le casalinghe e si occupavano esclusivamente dei figli, oggi la donna insegue la carriera e la copertura di posizioni lavorative di alto livello (es. direttrici, manager …).
Questi aspetti inevitabilmente vanno ad incidere sulle nascite e soprattutto sull’idea di programmare l’arrivo di un figlio.
Tante cause conseguono ad arrivare a questi risultati che ribaltano la stabilità della popolazione, registrando dati inaspettati. Gli sbalzi demografici, a prescindere, dalle epoche sono sempre esistiti poiché ogni decennio ha registrato delle caratteristiche differenti.
In alcuni casi sono cambiati anche i tassi di mortalità e l’aumento del saldo migratorio. Quest’ultimo, in Italia, ha incrementato forti sbalzi negli ambiti multiculturali e di innalzamento/abbassamento della popolazione. L’entrata in gioco di nuove lingue, nuovi modi di approcciarsi alle relazioni e soprattutto nuove religioni.
In questo caso, l’Italia ha dovuto lavorare sull’inclusione, sulla pianificazione di concetti legislativi legati all’accoglienza.
Pertanto, essendo l’argomento piuttosto ampio e complesso, dobbiamo essere pronti ad affrontarlo con alte capacità comunicative e di scambio reciproco.
Alessandro T.
8 Maggio 2025 at 15:48
Articolo favoloso, centra il concetto in modo impeccabile, complimenti Professoressa Randi.
Alessandro T.